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AIUTARE I TESTIMONI DI GEOVA ( Per gentile conc. di Achille Lorenzi )

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Chi sono i Testimoni di Geova

 

LA VITA DI CHARLES RUSSEL, FONDATORE DEI TESTIMONI DI GEOVA

Charles Taze Russel nacque in Pennsylvania nel febbraio del 1852.

All’età di quindici anni era uno scettico in quanto alla fede, ma poco dopo cominciò a studiare la Bibbia costruendosi un metodo personale per la sua interpretazione; questo metodo rimane ancora oggi il fondamento teologico dei Testimoni di Geova. Nel 1870 organizzò un gruppo di studio a Pittsburgh e sei anni dopo ne venne nominato “pastore”; ma non fu mai riconosciuto né consacrato pastore dai fratelli anziani, nel senso biblico neotestamentario di questo termine.

Nel 1879 finanziò la Zion’s Watch Tower (Torre di Guardia di Sion), un periodico che entro quello stesso anno salì alla tiratura di seimila copie e nel 1961 raggiunse la stupefacente quota di 3 milioni e 800 mila copie. Dieci anni dopo, Russell diede inizio alla Società dei Trattati della Torre di Guardia. Questa ed altre società simili stampano una quantità enorme di pubblicazioni, che vengono diffuse largamente in ogni città degli Stati Uniti, in Italia, e nel resto del mondo.

In seguito ad accuse di avere una relazione al di fuori del matrimonio e di avere commesso irregolarità nell’amministrazione delle attività della Zion, Russell fu lasciato dalla moglie, che nel 1987 si separò da lui e nel 1906 ottenne il divorzio. In seguito Russel dovette pagarle oltre 3 milioni di alimenti, un pagamento che aveva evitato mediante un falso trasferimento di azioni.

Gran parte della vita di quest’uomo è scritta su verbali di Tribunali; passando da un processo all’altro, fu sempre riconosciuto colpevole e alla fine smarscherato come spergiuro, impostore, falso ministro di culto. Nel primo decennio del nostro secolo Russell mise in vendita, al costo di un dollaro la libbra, del “grano miracoloso”, promettendo dei raccolti cinque volte superiori a qualsiasi altro. Un giornale, il Brooklyn Daily Eagle, denunciò la truffa in un suo articolo e Russell chiese, per questo motivo, un risarcimento di 100 mila dollari per diffamazione; ma perdette la causa, quando i periti dichiararono di non aver trovato alcuna superiorità in quel grano. Davanti ad un altro tribunale, nel Canada, Russel fu costretto ad ammettere di non conoscere la lingua greca, che aveva dichiarato sotto giuramento di conoscere. Fu dichiarato colpevole di falso giuramento. Questi fu l’uomo che ha fondato il gruppo dei testimoni di Geova, agli insegnamenti del quale milioni di persone affidano la loro vita e il loro destino eterno.

Le dottrine di Russel si diffusero anche per la forte personalità e il talento letterario del loro autore. La sua opera maggiore uscì in sei volumi, col titolo di Studies in the Scriptures, un’opera che egli metteva sullo stesso piano e anzi al disopra della Bibbia. Non solo, infatti, riteneva i suoi scritti necessari alla comprensione della Bibbia, ma “giunse ad affermare che sarebbe stato meglio non leggere le Scritture e leggere i suoi libri, anziché leggere le Scritture e trascurare i suoi libri” (Martin-Klann, Il Geova della Torre di Guardia, p. 32). Nonostante questa gravissima affermazione, dei suoi scritti sono state diffuse più di 16 milioni di copie, pubblicate in 35 lingue diverse.

Il 16 ottobre 1916, sul treno, mentre ritornava in Texas da uno dei suoi giri di conferenze, Charles Taze Russel morì. A proposito dei suoi funerali, sulla Torre di Guardia del 1916 furono riportate le seguenti righe dove Russel viene addirittura innalzato in modo blasfemo allo stesso livello di Gesù:

Charles Taze Russell, tu sei stato incoronato come re dal Signore; e per i secoli dei secoli il tuo nome sarà conosciuto fra le genti, e i tuoi nemici verranno e adoreranno ai tuoi piedi” (La Torre di Guardia di Sion, 1 dicembre 1916, pp. 366, 367).

Brevemente, citiamo anche le altre due figure fondamentali per i testimoni di Geova. Il primo è Joseph Franklin Rutherford, che fu il secondo presidente della Torre di Guardia, il quale tentò di demolire il mito del suo predecessore, eliminando dalla sede centrale della società ogni sua immagine, e innalzando se stesso al suo posto. Opporsi alla sua volontà era come opporsi a Dio. Rutherford reinterpretò tutte quelle Scritture che servivano a rafforzare la sua posizione all’interno dell’organizzazione e le adattò ai suoi schemi. In una cosa assomigliò a Russell: anche lui predisse la fine del mondo *, ma si sbagliò altrettanto miseramente del suo predecessore.

L’altra figura che vogliamo considerare è quella del terzo presidente dell’organizzazione, Nathan Homer Knorr. Ai suoi tempi fu insediato un comitato al quale da allora in poi spetta il compito di provvedere direttive all’intera organizzazione, e che tutt’oggi, conosciuto come Corpo Direttivo, rappresenta in effetti, “la Voce di Geova“; è soltanto ad esso che spetta il compito di far fluire le verità divine all’intera associazione mondiale dei Testimoni, e a nessun altro. È quest’organismo collegiale, composto esclusivamente da maschi di razza bianca, che detta le regole sull’abbigliamento, sulle abitudini sessuali nel matrimonio, sull’organizzazione delle adunanze, sul numero di ore da dedicare al proselitismo, sulla scelta dello svago e su ciò che si può o non si può leggere. Quando uno qualsiasi dei più di cinque milioni di aderenti al gruppo viene meno nell’osservanza di una delle migliaia di regole stabilite da questa pervasiva e onnipresente oligarchia, viene immantinente scomunicato o, per usare un termine a loro caro, “disassociato“.

* Nota: Ricordiamo che Russel, per le sue predizioni (poi rivelatesi sbagliate), attinse anche a sistemi occulti come la piramidologia (lo studio della Grande Piramide egizia) e la numerologia; vedi in particolare C.T. Russell, Thy Kingdom Come, vol. 3 di Studies in the Scriptures, ed. 1916, pagg. 322 e 342.


LE DOTTRINE DEI TESTIMONI DI GEOVA

Il messaggio centrale dei testimoni di Geova, quello che spiega il loro successo, è l’annuncio di un nuovo mondo: un messaggio che risponde ai desideri degli uomini e soddisfa le loro attese nel modo più facile ed allettante. Uno degli opuscoletti diffusi dai testimoni di Geova è La buona notizia del regno e proprio ad esso attingeremo, citando brani anche estesi, per avere davanti a noi le loro dottrine nelle stesse loro parole (se non c’è altra indicazione, i numeri di pagina si riferiscono a questo opuscolo).

La Trinità. I testimoni di Geova negano con forza la Trinità. “C’è un solo vero Dio che è onnipotente e supremo… Chi vuole la vita, incluso il Suo Figlio principale, Cristo Gesù, deve riconoscere la Sua supremazia ed assoggettarsi a Lui” (p. 5). Gesù e Geova-Dio non sono la stessa persona, né Gesù è uguale a Dio. Solo Geova è supremo” (p. 6). Lo Spirito Santo è soltanto la potenza di Dio, non è personale né divino.

Che cosa rispondere a queste affermazioni? L’insegnamento biblico intorno alla Trinità nasce dal fatto che nella Bibbia tre Persone vengono riconosciute come divine: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Basta vedere le numerose, esplicite testimoniante di Genesi 1:26; Matteo 28:19; 1 Corinzi 12:4-6; 1 Pietro 1:2, 1 Giovanni 5:7,8. (Per uno studio dettagliato che dimostra come la Trinità sia una dottrina della Bibbia si veda qui).

Il fatto che neghino la divinità di Gesù Cristo e la Sua essenziale uguaglianza con Dio il Padre, pone i testimoni di Geova al di fuori del Cristianesimo. La Parola di Dio dichiara riguardo a Cristo: “Poiché in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità” (Colossesi 2:9). “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio” (Giovanni 1:1). “Poiché Egli, che era sempre stato Dio per la Sua natura, non si tenne stretto alle Sue prerogative di uguaglianza con Dio, ma si svestì di ogni privilegio acconsentendo d’essere uno schiavo e di nascere come un uomo mortale” (Filippesi 2:6,7).

Espiazione e riscatto. Poiché riconoscono che l’uomo è un peccatore, anche se il loro concetto di peccato non è profondo, i testimoni di Geova descrivono la redenzione come un riscatto: “Così Geova-Dio, mandato il Suo Figliuolo Gesù Cristo sulla terra, per mezzo di Lui e della Sua morte provvide un prezzo di riscatto… Per mezzo del riscatto Cristo Gesù ricuperò ciò che era perduto, ossia una perfetta vita umana con i suoi diritti e le sue prospettive terrene” (p. 13). Avendo dato questa vita umana, Egli non potè riprenderla e quindi risuscitò come “creatura di Spirito”. “La Bibbia indica che per mezzo di questo riscatto ad alcuni sarà data la vita nei cieli, ed altri sulla terra” (p. 15).

Notate che ciò che fu perduto, e che doveva perciò essere redento non è la vita spirituale, ma “la perfetta vita umana con i suoi diritti e le sue prospettive terrene”. Secondo questa setta, la morte di Gesù ha semplicemente ristabilito il diritto dell’uomo di vivere una tranquilla vita di perfezione sulla terra. C’è qui ben poca consapevolezza del peccato quale grave offesa contro un Dio santo, né si comprende la profonda necessità di un’espiazione vicaria, compiuta da Cristo per mezzo del suo sangue, perché la giustizia e la santità di Dio ricevessero soddisfazione. In Matteo 20:28 e in Marco 10:45 la morte di Gesù viene descritta come un riscatto, ma Giovanni 1:29 e 1 Pietro 2:24 mostrano che l’obiettivo di questa morte era la liberazione dal peccato, non la semplice acquisizione di una benedizione terrena. I testimoni di Geova hanno una visione inesatta del peccato, della salvezza, della redenzione e dell’espiazione vicaria mediante il sangue di Cristo.

“Milioni ora viventi non moriranno mai”. Questo titolo viene spesso diffuso come un messaggio. La convinzione dei testimoni di Geova è che fra non molto, durante l’attuale generazione, Dio distruggerà le forze di Satana nella battaglia di Harmaghedon. Nel giorno in cui questa battaglia avverrà Satana sarà annientato per sempre e, da quel momento, tutti coloro che hanno accettato il messaggio dei testimoni di Geova vivranno una vita felice su una terra rinnovata.

Quando i testimoni di Geova annunziarono una conferenza che aveva il titolo sopra riportato, un Pastore evangelico ideò un eloquente messaggio in risposta a quel titolo. Fondandosi su Efesini 2:2, egli annunciò un sermone sul tema: “Milioni ora viventi sono già morti”. La speranza su cui insistono i testimoni di Geova, legata alla terra, indica che la loro religione è priva della speranza del cielo e rivela che il loro anelito è rivolto a qualcosa di terreno: è rivolto ad una vita più facile sulla terra senza dover passare per il ravvedimento. È, come ben si vede, qualcosa di ben poco elevato e di molto grossolano. Questo spiega, in gran parte, la facilità con cui molti aderiscono alla setta; per il resto, tale adesione viene spiegata con la ossessiva opera di convincimento che viene compiuta dai propagandisti e dai responsabili della setta.

La seconda venuta di Gesù. Secondo i testimoni di Geova, Gesù è ritornato nel 1914. Quando Gesù disse che sarebbe ritornato, non intese dire che sarebbe ritornato in carne visibile agli uomini viventi sulla terra. Egli ha dato la Sua vita terrena come un riscatto e non può perciò riprendersi tale vita… La Buona Notizia per oggi è che Cristo Gesù è ritornato, che il Regno di Dio per mezzo di Lui è stato stabilito ed estende attualmente la Sua legge al cielo…” (p.19). “Tutte le prove dimostrano che Gesù ha assunto il potere del Regno ed ha incominciato il Suo regno dal cielo nell’anno 1914″ (p.21).

Quali prove i testimoni di Geova presentano per dimostrare che Cristo è “ritornato” nel 1914? Essi indicano Matteo 24:3,7,8, dove guerre, carestie, terremoti e dolori sono preannunziati come segni del ritorno del Signore (pp. 20,21).

In realtà, questi sono i segni preannunciati dal Signore per il Suo ritorno, ma i testimoni di Geova dimenticano che il ritorno del Signore fu promesso come un ritorno visibile: “Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo” (Atti 1:11). Lo stesso capitolo del Vangelo di Matteo al quale i testimoni di Geova rimandano riguardo ai segni, contiene la promessa: “E allora apparirà nel cielo il segno del Figliuolo dell’Uomo, ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figliuol dell’Uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria” (Matteo 24:30). È sufficiente un altro versetto, per smentire questa dottrina. Dopo la Sua risurrezione, Gesù disse a coloro i quali pensavano che Egli fosse uno spirito: “Guardate le mie mani ed i miei piedi, perché sono ben io; palpatemi e guardate; perché uno spirito non ha carne e ossa come vedete che io ho” (Luca 24:39).

Esiste un inferno senza fine? Nell’opuscolo dei testimoni di Geova si legge: “Alcune organizzazioni religiose sostengono che ci sarà una vita nel cielo o un tormento eterno in un fuoco d’inferno. Come abbiamo visto, la Bibbia non sostiene l’idea di un tormento eterno e non limita la speranza di una vita futura di pace e di felicità soltanto in cielo” (p. 18). “Così, quando una persona muore, la sua anima non va direttamente in cielo, e non va neppure in un luogo di tormento chiamato inferno” (p. 11). “La pura e semplice verità a questo riguardo è che, quando una persona muore, entra nell’incoscienza e non sa più nulla” (p. 12).

I testimoni di Geova condividono con gli Avventisti del Settimo Giorno la teoria del sonno delle anime, ossia la convinzione che le persone, morendo, cessano d’esistere. Questi due gruppi condividono anche la credenza che il destino dei malvagi sia l’annientamento totale e che l’anima non si separa mai dal corpo: se muore il corpo, muore anche l’anima. Che questa sia una convinzione del tutto falsa appare chiaramente da Matteo 10:28: “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire il corpo e l’anima nella geenna” (vedi anche Apocalisse 20:15).

Usanze civili. Ormai da lungo tempo i testimoni di Geova sono fermi nel loro rifiuto di salutare la bandiera nazionale. “I Testimoni di Geova non salutano la bandiera di alcuna nazione” (Let God be true, 1946 p. 234). Essi si oppongono fermamente al servizio militare di ogni tipo, anche in forze non combattenti.

Per poter restar fermi in queste loro prese di posizione, alquanto arbitrarie e per la verità poco civili, i testimoni di Geova ignorano completamente Romani 13:1-15. In questo passo, infatti, Paolo insiste che i cristiani devono essere soggetti ai conduttori della nazione e li devono onorare con l’ubbidienza; al v. 5 l’apostolo spiega anche il motivo per cui devono comportarsi così: “Perciò è necessario star soggetti non soltanto a motivo della punizione, ma anche per motivi di coscienza”.

A partire dal 1945 giunsero alla conclusione, annunziata nella Torre di Guardia, che le trasfusioni di sangue sono contrarie alla legge divine. Questa convinzione deriva da un’interpretazione chiaramente arbitraria ed errata di Levitico 17:14.


CONCLUSIONE

Tirando un po’ le somme su questo movimento, innanzitutto rileveremo che i testimoni di Geova presentano “un altro vangelo”, grossolano e terreno: essi non hanno alcuna speranza nel ritorno visibile di Cristo o in un’eterna gioia in cielo, alla presenza di Dio. Il loro è un tentativo di raggiungere un “nuovo mondo” senza passare attraverso la rigenerazione personale (la nuova nascita in Cristo) che è proprio il requisito fondamentale posto dal Vangelo.

Inoltre le opere hanno, in questo movimento come in tutte le dottrine umane, un’importanza preminente: “Per ottenere l’approvazione finale da parte di Geova“, spiega This Good News of the Kingdom, bisogna “restare fedeli a Geova fino ad Harmaghedon, e poi nel nuovo mondo. Se volete essere fra queste persone, dovete dimostrare di essere il tipo di persona che Geova vuole in questo mondo” (p. 30). Il concetto cristiano di grazia, il dono immeritato di un Dio d’amore sparisce.

I testimoni di Geova dicono che riconoscono la Bibbia come l’unica Parola di Dio, la sola ad essere ispirata, e anche questo loro richiamarsi alla Bibbia spiega in parte il loro successo. Oggi, se interrogati al riguardo, essi negano di porre gli scritti di Russell o di Rutherford sullo stesso piano della Bibbia e molti di loro credono nella Bibbia, anche se ne ignorano gli insegnamenti. Ma di fatto hanno travisato il messaggio biblico giungendo perfino, molto temerariamente, a manipolare il testo delle Scritture. La loro traduzione della Bibbia l’hanno chiamata Traduzione del Nuovo Mondo ed ha subito modifiche al testo, in appoggio alla loro negazione della divinità di Cristo (si veda questo studio comparato).

L’ignoranza delle persone riguardo alla Bibbia e ai suoi insegnamenti ha fatto il gioco di questa organizzazione. Di tale ignoranza, infatti, approfittano i “testimoni” che vengono addestrati a dare alcune spiegazioni-tipo, partendo dal greco o dall’ebraico e facendo grande impressione sull’uomo comune non istruito. Questo fatto è un urgente invito a studiare a fondo la Bibbia, per poter contrapporre la verità cristiana a tutte le sfrontate bugie di una dottrina che, inventata da un uomo che non aveva il minimo senso delle cose spirituali, irretisce troppa gente spesso semplice e in buona fede.

Conoscere e aiutare i Testimoni di Geova
in cosa credono i testimoni di geova – il condizionamento mentale – come aiutarli

Chi sono i Testimoni di Geova?

I Testimoni di Geova sono riconosciuti dallo Stato italiano come “Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova”. Ma chi sono in effetti? Per rispondere ci baseremo sia sulla loro letteratura, sia sulle opere migliori di specialisti sulla storia e sulla dottrina dei Testimoni di Geova.

La prima cosa da precisare è che i Testimoni di Geova (TdG) non sono cristiani, anche se si dichiarano gli unici veri cristiani. Essi negano infatti i fondamenti stessi del Cristianesimo: la divinità di Gesù Cristo il Figlio di Dio, la salvezza attraverso la fede in Lui, e la Trinità.

In secondo luogo, i TdG hanno una propria Bibbia (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture), che non è quella ebraico-cristiana, perché in molti punti essenziali è stata manipolata in maniera da confermare la loro dottrina (le modifiche sono elencate in questo studio). Cioè non sono i TdG che si conformano alla Sacra Scrittura, ma è questa che viene adattata alla dottrina stabilita dal Corpo Direttivo dei TdG. Quest’ultimo perciò ha la grave colpa di aver falsificato la Sacra Scrittura in cose essenziali, per farle dire cose che essa non dice o per farle dire il contrario di quello che essa dice.

L’Organizzazione del movimento, la Torre di Guardia (Watch Tower, con sede a Brooklyn), e il periodico “La Torre di Guardia”, sono considerate dai TdG l’unico strumento valido per spiegare quello che dice la Bibbia. L’Organizzazione, su La Torre di Guardia del 15 aprile 1943, pag. 127, edizione inglese, arrivò a dichiarare: “La rivista La Torre di Guardia non ha eguali sulla terra, perché è dovuta al grande Autore della Bibbia”.

Tra i cattolici è diffusa l’idea che i TdG siano protestanti; ciò è errato. I TdG non condividono affatto le dottrine del protestantesimo, ma si basano invece sulla corrente delle “sette cristiane”, sorte pressappoco nello stesso periodo, e imperniate su dottrine eretiche come il condizionalismo (secondo cui l’anima non è immortale, e l’uomo risorge solo al momento del giudizio finale, a certe condizioni) e il sacro nome (l’obbligo di usare un nome specifico per Dio, “Geova”).

In terzo luogo, i TdG non hanno una vita propriamente religiosa. È raccomandata la preghiera personale a Geova (Dio), ma il vero culto consiste nello studio biblico fatto nelle adunanze settimanali e l’appartenenza all’Organizzazione dei TdG (che si autodefinisce “l’organizzazione visibile di Dio”). Nel geovismo non ci sono pratiche religiose né vita sacramentale. C’è soltanto il battesimo, che non è inteso come sacramento, ma è il segno, dato agli altri, che si è deciso di aderire all’Organizzazione dei TdG. Una volta all’anno si fa anche un’adunanza per commemorare la morte di Gesù: il pane e il vino vengono assunti soltanto da coloro che sentono di far parte dei “144.000 unti”. Gli altri si limitano ad assistere alla cerimonia “in veste di osservatori” che, invece di avere la speranza di una vita celeste con Cristo, “si rallegrano alla prospettiva di vivere per sempre sulla terra paradisiaca”.

È un fatto abbastanza strano che i continui spostamenti di presunte “date della fine del mondo presente” da parte dell’Organizzazione – dal 1874 al 1914, dal 1914 al 1925, dal 1925 al 1975, dal 1975 a una data imminente, non specificata – non abbia provocato nel movimento geovista crisi che avrebbero dovuto dargli un colpo mortale, perché il fatto che le profezie dei presidenti e del Corpo Direttivo non si avverano era segno evidente che il movimento geovista poggiava sul falso (si consideri anche il pensiero della Bibbia in proposito, espresso in Deuteronomio 18,20-22 e Matteo 7,15).

In realtà, dopo che la data del 1925 si dimostrò falsa, ci fu nel movimento geovista una “grande delusione”, perché parecchi membri di esso avevano abbandonato il lavoro, rinviato operazioni necessarie per la salute, interrotto la coltivazione dei campi e abbandonato i loro averi. Ma la crisi fu ben presto assorbita e il movimento, opportunamente riorganizzato da J. E. Rutherford, crebbe.

Una nuova “grande delusione” si ebbe quando anche nel 1975 – altra data della presunta fine del presente mondo, profetizzata da N. H. Knorr – non avvenne nulla; ma anche questa volta l’organizzazione subì danni contenuti.

Invece una crisi grave scoppiò all’interno del Corpo Direttivo, quando nel 1979, partendo dal fallimento della loro profezia del 1975, si pose in questione la data del 1914, che è la data cardine su cui poggia tutto il geovismo. Il Corpo Direttivo ribadì con durezza che tale data non doveva essere mutata. Un membro del Corpo Direttivo – Raymond Franz – che mosse gravi obiezioni, venne espulso e più tardi disassociato: la vicenda è narrata nel volume Crisi di coscienza che, se ha mostrato che gravi dubbi esistono anche all’interno del Corpo Direttivo, ha ricordato anche, che nonostante tutte le crisi e le delusioni, il movimento geovista è in crescita.

Probabilmente, la spiegazione va ricercata nell’estrema rigidità dell’organizzazione dei TdG e nella sua capacità di plagio degli aderenti (nel libro “I testimoni di Geova: ideologie e consenso sociale”, M. Castiglione, parlando di ciò che avviene all’interno di questa organizzazione, afferma che essa è “il più rilevante esempio di coercizione psicologica e di manipolazione di massa”).

Da una parte, i membri sono sottoposti a un’estrema vigilanza, per cui ogni minimo dissenso da quanto ha stabilito il Corpo Direttivo viene immediatamente stroncato e punito con la disassociazione; dall’altra, ai TdG non è permesso di pensare in maniera autonoma: ogni membro deve “evitare lo spirito indipendente, mettendo in dubbio i consigli dell’organizzazione”; non deve avere contatti e scambi di idee con persone estranee al movimento, che potrebbero insinuargli dubbi circa i dogmi ufficiali; è scoraggiato dal leggere libri e riviste che possono influenzare il suo modo di pensare, che deve essere soltanto quello del movimento geovista. L’unica verità è quella che gli è insegnata con un continuo e implacabile martellamento psicologico nelle adunanze, in cui il TdG è sottoposto a un totale asservimento mentale. “Ecco perché non c’è un solo Testimone di Geova al mondo al quale sia consentito scrivere. Per quanto incredibile possa sembrare, in tutta la loro storia nessuno di loro ha mai prodotto nulla che fosse frutto delle sue riflessioni. È assolutamente vietato loro scrivere libri, saggi, articoli o altro, che contengano il frutto di una loro ricerca, di un loro pensiero. Quei pochissimi che hanno osato farlo sono stati puniti con la disassociazione” (cfr. S. Pollina, “Viaggio nel mondo dei Testimoni di Geova”. Nel 1982 fu “disassociato” C. Olof Jonsson, TdG da 25 anni, per aver scritto un volume nel quale mostrava l’infondatezza della data del 607 a.C. come anno della distruzione di Gerusalemme da parte del re Nabucodonosor II: in realtà, il fatto che il re babilonese non distrusse Gerusalemme nel 607 fa crollare la data del 1914, su cui poggia la dottrina geovista. È storicamente certo che Nabucodonosor II distrusse Gerusalemme 20 anni dopo, nel 587-586).

Questo ci fa concludere che l’Organizzazione esercita sui suoi adepti una sorta di plagio mentale, per cui perdono ogni senso critico e sono disposti a credere e ad accettare come volontà divina qualunque cosa che sia loro proposta dal Corpo Direttivo, anche quando questo fa affermazioni che poi si dimostrano false, come le date (1878, 1914, 1925, 1975) della fine del mondo presente, e anche quando la loro traduzione della Bibbia dal greco è manifestamente erronea. Possibile – ci si chiede – che i TdG non si rendano conto di essere ingannati da profezie palesemente false e da traduzioni volutamente erronee della Sacra Scrittura? Siamo di fronte all’aspetto maggiormente deprecabile del geovismo: la distruzione che esso opera di ciò che nell’uomo è più propriamente “umano”: la sua capacità di pensare autonomamente, di ragionare e di esercitare la facoltà critica, la sua libertà.

C’è un secondo aspetto, anch’esso assai deprecabile, del geovismo che non possiamo non segnalare; ed è che esso induce a rompere ogni rapporto “umano” e a considerare estranei e da evitare tutti coloro che non appartengono ai TdG, siano essi non solo parenti stretti e amici un tempo carissimi, ma anche il marito, la moglie e i figli, per cui nelle famiglie che non sono tutte formate da TdG avvengono rotture e scissioni crudeli e inumane. Il TdG trova calore affettivo e amicizia soltanto all’interno del movimento geovista, frequentando la loro “Sala del Regno” (il luogo dove si radunano). Tutte le altre persone sono estranee e nemiche e con esse non bisogna avere nulla a che fare. Questo spirito “settario” rende estremamente difficile ogni sincero dialogo con i TdG.

 

Il condizionamento esercitato sugli adepti

Nella stragrande maggioranza dei casi in cui parenti e amici tentano di parlare a un TdG circa gli errori della Torre di Guardia, essi non riescono a comunicare col TdG. Costoro possono avere dimestichezza con l’ideologia della Torre di Guardia, ma poi procedono come se al TdG mancassero solo le prove, presumendo semplicisticamente che, una volta di fronte alla verità, egli capirà e lascerà l’Organizzazione. Questo modo di fare non funziona quasi mai, perché si basa sull’ipotesi che la persona è solo priva di un’accurata informazione, e che una volta messa di fronte alla verità, prenderà la decisione di lasciare la Torre di Guardia.

In questo modo si parte dal falso presupposto che la persona non abbia sentito critiche sulla Torre di Guardia, o che la persona sia abbastanza obiettiva per valutare da sola la veridicità della Torre di Guardia.

E’ difficile trovare un TdG che non abbia letto o sentito notizie che svelano la disonestà intellettuale della Torre di Guardia. Allora perché problemi non ne vede? Evidentemente qualcosa gli impedisce di analizzare le notizie vere in modo obiettivo. La sua mente è abituata a non dubitare minimamente dell’Organizzazione; si eleva un muro che in effetti gli dice: “fin qui puoi arrivare, ma non oltre”. L’amico o il familiare non si rende conto che la persona è vittima del condizionamento mentale, e che qualsiasi pregiudizio o presupposto l’Organizzazione gli abbia inculcato, gli impedirà di vedere le cose con obiettività.

Si potrebbe paragonare tutto ciò al caso di una bambina che ama molto sua madre e che scopre che lei è sotto processo per omicidio di primo grado. Non avendo ancora la maturità per capire la natura umana e la complessità della personalità, la bimba sarà sopraffatta dal proprio attaccamento verso la madre e rifiuterà (anche senza una valida ragione) ogni sforzo per convincerla che sua madre può essere un’assassina. L’illustrazione non si discosta molto da ciò che succede in realtà nella mente del TdG. Gli viene insegnato che l’Organizzazione è la “madre” e che Geova è il “padre” che però parla al TdG solo attraverso l’Organizzazione. Gli viene ripetutamente ricordato quanto quest’ultima sia degna di fiducia e che senza di essa il TdG non può farcela. Chiunque altro cerchi di aiutare il TdG è considerato pericoloso.
Poiché il TdG fa parte di una “fratellanza”, legata da uno spirito di compattezza per effetto delle cinque adunanze settimanali, la sensazione di essere al sicuro e anche “amato” rafforza ciò che sostiene l’Organizzazione. Essa gli ha insegnato a non leggere niente di ciò che la mette in cattiva luce, impedendo così alla persona di pensare in modo obiettivo. Di fronte a tali pubblicazioni egli è indotto a reagire emotivamente. Egli non discute minimamente le motivazioni o la veridicità dell’Organizzazione, anche di fronte a una vera sfida.
Solo se comincia a perdere fiducia nelle pretese dell’Organizzazione, potrà uscire dal vincolo emotivo e comincerà a pensare in modo obiettivo.

Un ex-TdG ha commentato: La maggioranza dei Testimoni è in buona fede, anche perché pochissimi di loro hanno fatto dei confronti seri con realtà religiose diverse o approfondito criticamente gli insegnamenti ricevuti; molti non hanno né i mezzi né la capacità di farlo. Una volta diventati TdG, dopo qualche tempo, capacità e volontà di discernere errori e contraddizioni vengono soffocati quasi del tutto dal continuo studio di riviste e pubblicazioni edite dal Corpo Direttivo (CD), studio che consiste nell’accettazione acritica e passiva di tutto ciò che dichiara la Società. Lo so che ai Testimoni dà fastidio sentir parlare di indottrinamento, ma non possono negare questa realtà: quante volte qualcuno di loro ha potuto esprimere liberamente delle critiche agli insegnamenti dello “schiavo”?”.

Un altro ex-TdG, dopo aver lasciato l’Organizzazione, ha commentato: “Non è stato facile. Perché il mondo esclusivo che si è costruito attorno al testimone di Geova crolla quando si decide di uscirne; si perdono le amicizie, viene tolto anche il saluto. Si è nel più completo isolamento: la morte sociale. Tant’è che il 30% di quelli che abbandonano poi rientrano proprio per ritrovare l’ambiente lasciato: amicizie, affetti, calore umano. Quantunque l’Organizzazione tema più quello che lascia spontaneamente che non quello che viene allontanato. Chi lascia evidentemente ha maturato una scelta autonoma che potrebbe essere imitata da altre persone. La mia decisione di mettere fine a quest’esperienza è nata per motivi ideologici. Ma è stato stressante non poterne parlare con nessuno.”

 

C’è speranza per parenti o amici che sono entrati a far parte dei Testimoni di Geova?

È una perdita di tempo cercare di aiutare un TdG ad uscire dall’Organizzazione? Potrebbe sembrare così per chi osserva dall’esterno. Il cieco zelo e l’impenetrabilità alla critica da parte del TdG potrebbero sembrare permanenti al familiare che cerca di liberarlo dalla Torre di Guardia.

L’Organizzazione sa che deve costantemente alimentare i propri adepti con lo stesso materiale, settimana dopo settimana, perché ha paura che un affiliato cominci a pensare e ad agire autonomamente. Qualche volta il TdG si estranea per un lungo periodo dalle attività della “Sala del Regno”, e questo fa scattare nella sua mente le perplessità. Molti semplicemente si stancano di essere condizionati e la propria identificazione col movimento perde ogni attrattiva.

Che genere di forte motivazione evita al TdG di gettarsi a capofitto nelle “pericolose” acque dell’autocritica? Il motivo è la paura; il problema principale è la fiducia malriposta. Il concetto cristiano di confidare in un Dio reale ma invisibile viene sostituito da un simbolo più a portata di mano: l’Organizzazione. Il TdG impara che servire l’Organizzazione equivale a servire Dio. Crede che, se l’Organizzazione non fosse realmente voluta da Dio, non avrebbe nessun’altra sicurezza. Così rimane aggregato ad essa continuando ad ignorare la gran massa di informazioni che scardinano l’intera struttura della Torre di Guardia. Più ignora i fatti, più diventa mentalmente ristretto rischiando di non cambiare più.
Per cancellare il problema delle false profezie e delle incongruenze dell’Organizzazione, il TdG deve, in effetti, ingannare se stesso e pensare che l’Organizzazione è nel giusto.

Qualche studioso ha suggerito che per mettere a nudo i pregiudizi di un TdG è utile discutere con lui su argomenti che abbiano analogie con il condizionamento praticato dalla Torre di Guardia, ma che non riguardino direttamente né lui né l’Organizzazione.

Un cristiano può pensare di dover ricorrere subito alla Bibbia, ma si deve capire che prendere in mano la Bibbia scatena nel TdG una certa “linea di pensiero” prestabilita. Sebbene il TdG sia realmente ignaro della maggior parte del contesto biblico, tuttavia in conversazioni scritturali si sente a suo agio, perché è stato ampiamente indottrinato su cosa deve pensare e come rispondere.
Tirare fuori la Bibbia inopportunamente lo scuoterà da quella seria riflessione, e sarà di nuovo sicuro del fatto che lui sa già tutto sulla Bibbia, e che voi siete certamente nell’errore. Molte volte un cristiano ha visto naufragare i suoi sforzi di coinvolgere un TdG in conversazioni bibliche. La parte dolente della faccenda è che il cristiano crede di poter comunicare con il TdG proponendo alcuni brani biblici da chiarire; il risultato sarà che il TdG non gli parlerà più, e continuerà a credere di conoscere bene la Bibbia e di possedere tutta la verità.

Al di là dei ragionamenti logici o teologici che si possono tentare, ricordiamo che prima e sopra ogni altra cosa, la cosa migliore da fare resta comunque pregare per queste persone, perché ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio (vang. di Matteo 19,26).

Desidero concludere questo studio con le parole di un fratello, il quale consiglia di rendere semplicemente la vostra testimonianza cristiana a queste persone; dicendogli cioè “che siete dei discepoli di Cristo e che mediante la fede in Lui avete ricevuto la remissione dei peccati, avete la salvezza, avete la vita eterna, avete la pace di Dio, la gioia della salvezza, una consolazione eterna, avete lo Spirito Santo nei vostri cuori che grida: Abba! Padre!, e quindi che non vi manca nulla. Ma proseguite dicendogli che anche loro possono ricevere la salvezza se si ravvedono dai loro peccati e credono in Gesù. Ditegli che ciò si può sperimentare adesso, basta invocare Gesù Cristo.
Per quanto riguarda il vostro atteggiamento nei loro confronti, mostrategli amore quando gli parlate, non siate aspri e neppure volgari, perché questi atteggiamenti non si addicono ai santi. Ma l’amore sia sempre accompagnato da gravità e da franchezza. Ed infine pregate per loro affinché Dio li salvi.”

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