TOP

COME RICONOSCERE UN FARISEO





———————————-

Come fare a riconoscere un fariseo oggi?

Farisei

Fratelli nel Signore, non è raro oggi leggere o sentire qualche credente che accusa un altro di essere un fariseo.
Per gli uomini che amano Iddio e la verità, sorge, di conseguenza, la necessità di conoscere le caratteristiche dei farisei, per imparare a discernere e riconoscerli, affinché si guardino da essi.

Ho voluto strutturare questo scritto in modo che, oltre darvi la risposta, voglio trasmettervi anche un metodo, affinché quando si presentino altre domande a cui rispondere, possiate procedere autonomamente ed arrivare alle giuste conclusioni, secondo il senso delle cose di Dio che sono indicate nella Bibbia e non secondo il senso delle cose dell’uomo, il quale benché faccia dei discorsi perbenistici, come fece Pietro quando rimproverò Gesù (cfr Marco 8:31-33) perché non voleva che gli accadesse nulla di male. Da parte del buonismo di Pietro non ci sarebbe nulla da dire, secondo il ragionamento e il senso delle cose dell’uomo, ma non era secondo il senso delle cose di Dio, e noi appunto a quest’ultimo senso miriamo, per credere e fare la volontà di Dio e non seguire la volontà dell’uomo fallace.

Eccovi, fratelli, dei passi tratti dalle sacre Scritture che prenderemo per esaminare quali siano le caratteristiche dei farisei che li contraddistinguono dai santi sinceri.

“Allora si radunarono presso di lui i Farisei ed alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.
E videro che alcuni de’ suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate.
Poiché i Farisei e tutti i Giudei non mangiano se non si sono con gran cura lavate le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi; e quando tornano dalla piazza non mangiano se non si sono purificati con delle aspersioni. E vi sono molto altre cose che ritengono per tradizione: lavature di calici, d’orciuoli e di vasi di rame.
E i Farisei e gli scribi domandarono: [1] Perché i tuoi discepoli non seguono essi la tradizione degli antichi, ma prendon cibo con mani impure?
Ma Gesù disse loro: Ben profetò Isaia di voi [2] ipocriti, com’è scritto: Questo popolo mi [3] onora con le labbra, ma il cuor loro [4] è lontano da me.
Ma invano mi rendono [5] il loro culto insegnando dottrine [6] che son precetti d’uomini.
Voi, lasciato [7] il comandamento di Dio, state attaccati alla tradizione [8] degli uomini.
E diceva loro ancora: Come ben sapete annullare [9] il comandamento di Dio per osservare la tradizione [10] vostra!
Mosè infatti ha detto: Onora tuo padre e tua madre; e: Chi maledice padre o madre, sia punito di morte; voi, invece, se uno dice a suo padre od a sua madre: Quello con cui potrei assisterti è Corban (vale a dire, offerta a Dio), non gli permettete più di far cosa alcuna a pro di suo padre o di sua madre; annullando così la parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata. E di cose consimili ne fate tante!” (Marco 7:1-13)

“Allora i suoi discepoli, accostatisi, gli dissero: Sai tu che i Farisei, quand’hanno udito questo discorso, ne son rimasti scandalizzati? [11]
Ed egli rispose loro: Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata.
Lasciateli; sono ciechi, guide di ciechi; or se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadranno nella fossa.” (Matteo 15:12-14)

“Gli scribi e i Farisei seggono sulla cattedra di Mosè.
Fate dunque ed osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le opere loro; perché dicono e non fanno [12].
Difatti, legano de’ pesi gravi e li mettono sulle spalle della gente [13]; ma loro non li voglion muovere neppure col dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere osservati dagli uomini [14]; difatti allargano le lor filatterie ed allungano le frange de’ mantelli; ed amano i primi posti ne’ conviti e i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze e d’esser chiamati dalla gente: “Maestro!” (Matteo 23:2-7)

“Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più gravi della legge: il giudicio, e la misericordia, e la fede. Queste son le cose che bisognava fare, senza tralasciar le altre [15].” (Matteo 23:23)

Ora, ripercorriamo la lettura dei passi biblici citati, prendendo determinate parti, appositamente numerate per poterle con ordine elencare qui sotto, agevolando così l’analisi delle caratteristiche dei farisei:

[1] Il fariseo lancia delle accuse

– Questa è la caratteristica riconosciuta pressoché da tutti, ma ritenuta erroneamente da molti l’unica.
Ad esempio, se una sorella si mette il velo in un locale di culto dove le sorelle di quella comunità non usano metterlo, viene accusata di ipocrisia e di essere una farisea. Quest’accusa è lanciata solo perché la maggioranza delle sorelle non lo mette, e si sentono accusate dalla loro coscienza nel vedere che una, almeno una sorella lo usa, per loro è come se fosse LEGGE di Mosè, anziché verificare con le Scritture come stanno realmente le cose, e considerare se nella Bibbia vi è il comando di usare il velo, preferiscono accusare quella sorella, ingiustamente, di essere un fariseo.

[2] Il fariseo è un ipocrita

– Sono persone doppie, che dicono una cosa, ma ne fanno un’altra; la loro parola non ha valore alcuno, fanno le cose solo per apparenza, ma dentro sono morti spiritualmente. Ha una maschera per ogni occasione, soprattutto ne riveste una in comunità e tutt’altra vita conduce in privato. Per riconoscere l’ipocrisia di tanti fratelli occorre vivere insieme a lui diverse giornate intere, oltre che al locale di culto, anche a casa, al lavoro, etc.. Solo così si è in grado di conoscere bene a fondo un fratello, ed è appunto per nascondersi che oggi nelle comunità i fratelli sono pochi quelli che si trovano a casa insieme, per vivere una vita veramente in comunione con la fratellanza e non soltanto quelle poche ore del culto.

[3] Il fariseo onora Dio con le labbra

– Nel locale di culto è santo, prega Iddio, parla di Dio, dà gloria a Dio, ma fuori del locale di culto, pochi o nessuno si accorge che è un cristiano, perché vive una vita privata a casa e al lavoro simile a quella dei pagani, come se non fosse convertito. Non ha piacere di essere discriminato dal mondo che giace nel maligno e nel peccato, ma fa in modo che la sua diversità da esso non venga scoperto, quindi lo vediamo che non si perde certi culti cattolici, certi riti, non predica loro il ravvedimento, non difende la verità e il nome di Dio quando i pagani lo offendono. Insomma, si mimetizza perfettamente nell’ambiente in cui si trova.

[4] Il cuore del fariseo è lontano da Dio

– Fa le cose per emotività carnale e non perché sente la presenza dello Spirito santo dentro di lui. Gli senti dire spesse volte: “Dio guarda al cuore!” Ma lo dice come voler indurre l’ascoltatore a pensare che il suo cuore sia puro e santo, invece com’ è fuori, così è pure dentro: morto spiritualmente!

[5] Il fariseo invano rende il suo culto a Dio

– Ritiene di assolvere i suoi doveri di cristiano soltanto andando al culto, ma poi a casa la moglie credente maltratta il marito, il marito credente maltratta la moglie, e vive una vita simile ai pagani, in mezzo ai pagani si confonde, non è identificabile, soprattutto le sorelle, sono assolutamente irriconoscibili in mezzo alle donne pagane. Osservate l’abbigliamento delle donne pagane e quello di certe sorelle che dovrebbero fare professione di pietà, invece fanno professione di carnalità, possiedono il loro corpo a volte peggio di come lo possiedono le donne pagane perdute nei loro falli e nei loro peccati.

[6] Il fariseo insegna dottrine che sono comandamenti d’ uomini e non sono comandamenti dati da Dio

– Quando il fariseo è un conduttore o un anziano, il pericolo è maggiore e il danno è assicurato per tutta la chiesa che conducono, perché trasmette il suo fariseismo anche alle pecore che l’ascoltano. Molte volte questi suoi insegnamenti sono in contrasto con quanto insegnano le Scritture sacre, infatti egli tende a “inculcare” l’osservanza delle tradizione dell’organizzazione a scapito dei comandamenti di Dio. E purtroppo, molti fratelli che seguono ciecamente il pastore fariseo, sono sviati dalla Parola di Dio e iniziano a percorrere quelle vie laterali che non sono gradite a Dio.

[7] Il fariseo ha lasciato i comandamenti di Dio

– Se gli citi le Scritture, sembra che tu gli abbia parlato in arabo, non sa che cosa sia e come ci si debba comportare davanti alle Scritture, e per non sbagliare corre premurosamente dal suo pastore a chiedergli se è vero ciò che gli è stato detto leggendogli le Scritture. Il pastore, fariseo come lui, che tende ad annullare i comandamenti di Dio, cosa fa, gli dice il contrario di ciò che sta scritto, con vari sofismi e ragionamenti vani e umani, pieni di sapienza carnale, diabolica. Citiamo qualche esempio, certi pastori dicono che il velo le sorelle non lo devono più mettere, e siccome Dio guarda SOLO al cuore, può mettersi i vestiti che vuole, anche le minigonne e le magliette scollate fino a far vedere quasi tutto il seno; può indossare le collane e gli anelli; lo rassicura e gli dice che il mare lo ha fatto Dio, quindi può andare mezzo nudo al mare per mostrarsi al mondo carnale pieno di concupiscenza, e sfidarlo nella sua tana; poi fa capire che il cinema, la TV, le riviste mondane, e tante altre cose ancora, che penetrano in loro e rendono infruttuosa la Parola di Dio, non fanno niente al credente, perché Dio è amore e lo ama qualsiasi cosa faccia, anche se vive immerso nel peccato fino ai capelli, non fa niente, Gesù lo ama così com’è.

[8] Il fariseo sta attaccato alla tradizione degli uomini, anziché alla Parola di Dio

– Lo statuto e il regolamento della sua organizzazione li conosce, o almeno conosce ciò che piace al pastore, e per non irritarlo e non contraddirlo, non gl’ importa nulla di ciò che sta scritto nella Bibbia, lui si fa guidare solo dal suo pastore “di carne e ossa”, lo venera come un papa, e se è anche presidente, allora lo ritiene infallibile nel parlare e nella dottrina. Per lui vengono prima, o forse soltanto, la volontà del pastore, il quale a sua volta fa venir prima i regolamenti e lo statuto dell’organizzazione, a scapito dei comandamenti di Dio scritti nella Bibbia. Non conosce la Parola di Dio, non si applica neppure per conoscerla, non gl’importa nulla, l’importante per lui è essere vicino e in comunione col pastore.

[9] Il fariseo sa ben annullare i comandamenti di Dio

– Quando non vuole osservare dei comandamenti, si applica a trovare dei ragionamenti vani per annullare tale comandamento, e i pastori e i conduttori farisei sono quelli più bravi ad annullare i comandamenti di Dio, sono così bravi che talvolta bisogna conoscere bene le sacre Scritture per non essere sedotti da costoro. Ma alla fine mieteranno ciò che hanno seminato, e se hanno seminato vento, mieteranno tempesta. Sappiate fratelli, che coloro che insegnano falsità renderanno conto a Dio, ma anche voi che dormite e non volete sapere la verità e non fate nulla per conoscere le Scritture secondo il senso delle cose di Dio, renderete conto a Dio, perché siete responsabili di ciò che vi viene insegnato, di ciò che imparate, infatti Gesù ha detto di badare a come ascoltate, di vegliare e di guardarsi dagli uomini.

[10] Il fariseo osserva le regole e la tradizione dettate dalla sua denominazione, dalla sua organizzazione, anche se vanno contro la Parola di Dio

– Se i regolamenti dell’organizzazione contrastano e sono contrari alla Parola di Dio, non esita un istante, lui sa che deve osservare i regolamenti del suo conduttore e non la Parola di Dio. Se una sorella si fa trovare in minigonna a casa quando viene visitata dal pastore, non fa niente, ma se il marito è in ciabatte, allora viene ripreso e mandato a mettersi subito le scarpe. (Desidererei tanto che questa usanza me la spiegassero bene quelli delle ADI, perché faccio fatica a capirla e a trovargli una giusta collocazione nei miei elenchi di condotte sconvenienti e non confermate dalle Scritture).

[11] Il fariseo si scandalizza all’udire la verità

– Gesù ha detto la verità, e i farisei cos’hanno fatto? si sono scandalizzati perché Gesù ha detto la verità. Infatti, ancora oggi è così, i farisei non si scandalizzano perché vedono il peccato in mezzo al popolo di Dio, ma si scandalizzano se viene predicata la verità, si scandalizzano se uno riprende il peccato e lo denuncia affinché si ponga fine ad esso. Ecco, si scandalizzano di chi riprova il peccato, ma non si scandalizzano di chi ha commesso il peccato. Te lo fanno sapere chiaramente, ti dicono: “mi sono scandalizzato delle tue parole di denuncia contro il peccato”. Nulla di nuovo, quindi, hanno fatto esattamente così anche i farisei ai tempi di Gesù. Il Signore ci ha fatto sapere che quei tali dobbiamo lasciarli, perché sono ciechi e taluni sono anche guide di ciechi.

[12] Il fariseo dice e non fa

– Ciò che dicono non corrisponde a quello che fanno. Soprattutto i farisei conduttori, dicono agli altri ciò che devono fare, ma loro non lo fanno. Guai alle povere pecore che si permettono di dire al pastore ciò che deve fare, non possono assolutamente, egli gode di un grado superiore e non può perdere tempo a sentire i discorsi delle pecore che gli consigliano cosa deve fare. Egli è superiore alle pecore, e queste devono stare a lui sottomesse, non per l’osservanza della Parola di Dio, ma per lo statuto, altrimenti c’è il rischio di essere sottomessi alla disciplina e poi se persevera nel riprendere il pastore viene cacciato via. E qui mi vengono in mente alcune testimonianze di comunità delle ADI, in cui, alcuni fratelli hanno denunciato che il pastore aveva commesso dei peccati gravi, ma il comitato di zona anziché riprendere il pastore, ha ammonito i dissidenti e li voleva cacciare dalla comunità. Dire e non fare, dunque, questo è importante, così come è importante per le pecore non dire nulla se il pastore si conduce in modo scandaloso. Ma questo deve finire, fratelli, perché bisogna fare pulizia nelle comunità, il peccato deve essere bandito, e il malvagio tolto di mezzo, quand’anche sia il pastore. Domandatevi, fratelli, che cosa può insegnarvi di spirituale un pastore corrotto che si conduce malamente? Non rischiate forse di cadere nello stesso baratro in cui si sta gettando il pastore? Vegliate dunque, e state in guardia, badate a voi stessi, affinché non siate trovati mancanti il giorno che il Signore vi visiterà.

[13] Il fariseo lega dei pesi gravi sulle spalle della gente

– I farisei caricano i fratelli di cose da fare, di cose gravi e pesanti da fare, ma loro non li muovono neppure con un dito. Impongono osservanza di giorni, di sabati, impongono la decima, tutti elementi questi gravosi da osservare per i santi, che può farli piombare nella tristezza e li fa vivere aggravati e turbati. Sì, fratelli, è così, infatti anche solo il precetto della decima è un peso grave da portare, perché se uno lo vuole osservare lo deve fare secondo ciò che dice la Legge di Mosè e non secondo come pare a sé stesso. E credetemi, osservare tale precetto è molto pesante, infatti i fratelli che sono stati liberati da esso, si sono sentiti liberi nella loro anima, perché la Legge di Mosè lega le anime dei fratelli e appesantisce la loro vita, rendendoli schiavi di quel precetto. Certi conduttori come ci tengono alla decima, ah, come la predicano di continuo, e lanciano maledizioni sul popolo di Dio, quelle scritte su Malachia cap. 3, ma dimenticano volontariamente questo: “che Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi”. (Galati 3:13)

[14] Il fariseo fa tutte le cose per essere osservato dagli altri

– I pastori farisei vogliono essere riconosciuti da tutti, non solo nelle loro comunità, ma anche dagli altri pastori, fanno di tutto per farsi vedere, infatti fanno tutte le cose per mostrare sé stessi, per essere osservati. Al centro della loro vita ci sono loro stessi, non certo il Signore, Iddio è il mezzo di cui si servono per saziare la loro brama di potere e di vanagloria. Il loro obiettivo non è quello di far crescere la chiesa spiritualmente, ma quella di costruire locali di culto, grandi, enormi, in modo da poterli mostrare a tutti e vantarsene con gli altri. Sulle spalle di chi sono costruiti quei mostri di locali di culto? Ma naturalmente sulle spalle dei poveri semplici fratelli, loro certo non ci rimettono. Poi ci sono anche i semplici fratelli farisei, che pregano, parlano e qualsiasi cosa fanno, lo fanno davanti agli altri per essere veduti, se fanno opere buone le sbandierano a tutti, mentre Gesù ha comandato che la destra non sappia ciò che fa la sinistra.

[15] Il fariseo si prende cura del pagamento della decima, ma tutto il resto lo tralascia

– Ci sono molti pastori farisei che non fanno altro che predicare sui soldi, predicano di continuo sulla decima, dicono: “dovete dare! Dovete dare al Signore! Altrimenti Iddio vi maledice se voi rubate la decima al Signore.” Questi pastori farisei, ignoranti nella conoscenza delle Scritture, non sanno che la decima non va imposta ai santi, oppure fanno finta di non sapere, e che era un precetto della Legge di Mosè, imposta al popolo ebraico a favore dei leviti. Predicano di continuo sui soldi, moltiplicano le conferenze intercomunitarie con lo scopo di passare a raccogliere denaro con le offerte, e se i fratelli si azzardano a mettere delle monetine nel cestino delle offerte, allora si arrabbiano, perché loro vogliono “la carta” e non le monetine, si stancano a contare.

CONCLUSIONE

I farisei hanno RIPRESO Gesù, perché i suoi discepoli non osservavano la tradizione degli antichi.
Notate, fratelli, che è vero che i farisei accusavano Gesù, ma la cosa su cui bisogna porre mente è che accusavano Gesù di non OSSERVARE LA LORO TRADIZIONE.
A loro importava soprattutto della tradizione, delle regole umane, più che le altre cose della Legge di Dio.

A conferma di quanto detto qui, eccovi le parole dei farisei col quale accusavano Gesù, prese da Marco 7:5:
“Perché i tuoi discepoli non seguono essi la tradizione degli antichi, ma prendon cibo con mani impure?”

Un’altra cosa da considerare è che pure Gesù accusava i farisei, Egli li accusava di aver lasciato i comandamenti di Dio, di averli annullati, cioè resi inefficaci, per non essere praticati dal popolo di Dio, per lasciare il posto alla loro TRADIZIONE.
Eccovi un passo delle Scritture riportante le accuse di Gesù rivolte ai farisei:
“Come ben sapete annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra! Mosè infatti ha detto: Onora tuo padre e tua madre; e: Chi maledice padre o madre, sia punito di morte; voi, invece, se uno dice a suo padre od a sua madre: Quello con cui potrei assisterti è Corban (vale a dire, offerta a Dio), non gli permettete più di far cosa alcuna a pro di suo padre o di sua madre; annullando così la parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata. E di cose consimili ne fate tante!” (Marco 7:9-13)

Quindi, i farisei e Gesù si accusavano vicendevolmente, con la differenza che i farisei accusavano Gesù di trasgredire la loro tradizione, i loro usi e i loro costumi, mentre Gesù difendeva la Parola di Dio e accusava i farisei di trasgredire i comandamenti di Dio e di averli annullati per seguire la loro tradizione e le regole che si erano tramandate.

Alla luce di quanto detto finora, quindi, per definire un credente come fariseo, non è sufficiente come avviene frettolosamente oggi, guardare solo al fatto che un fratello lanci delle accuse, e di conseguenza venga bollato come fariseo, ma la presenza dell’ accusa non è sufficiente da sola a determinare con certezza un fariseo, in quanto è necessario che l’accusa deve essere rivolta al fratello con lo scopo di annullare i comandamenti della Parola di Dio, di gettarseli dietro le spalle e giustificare le trasgressioni, a vantaggio dell’osservanza delle loro tradizioni, regolamenti, statuti e usi della comunità voluti dal pastore e dall’organizzazione tutta.

I farisei moderni, fanno uso di vari sofismi e ragionamenti vani, per portare il popolo di Dio ad osservare i loro regolamenti umani e abbandonare così i comandamenti di Dio. E guai a quei fratelli che li contraddicono, gli mettono contro tutta la fratellanza, li tacciano come ribelli, gli tolgono persino il saluto talvolta e fanno il deserto attorno a loro. Li rendono tristi con il loro operare, e poi dicono: “vedete fratelli, voi non avete la pace e la gioia di Gesù nel vostro cuore, quindi state sbagliando voi.” Quanto sono astuti questi pastori farisei, sono maestri in astuzia, in sofismi e in ragionamenti vani, ma non lo sono nella conoscenza della Parola di Dio. Quando citi loro le Scritture sembra che li tocchi col fuoco, si fanno male, e non sanno da parte si deve prendere la Parola di Dio. Vergogna! Vergognatevi voi pastori corrotti, avete portato la chiesa ad uno stato pietoso spiritualmente, ma Dio ve ne chiederà conto e i servitori malvagi che signoreggiano il gregge non resteranno impuniti, pagheranno fino all’ultimo soldo del debito accumulato, perché Dio non è solo amore, ma è anche giusto e porta ad effetto tutte le sue parole, anche quelle col quale minaccia di punire i ribelli.

Avuto riguardo a quanto detto nel nostro scritto, quindi, per determinare la definizione di “fariseo” è necessario esaminare l’accusa lanciata dalla persona che dobbiamo esaminare e raffrontarla con la Parola di Dio, bisogna individuare quale sia il comandamento delle sacre Scritture da osservare secondo la volontà di Dio, e chi contrasta tale comandamento con vari sofismi e ragionamenti, cercando di annullarlo, è fariseo.
Non si può definire fariseo, invece, chi opera per difendere i comandamenti di Dio, come fece anche Gesù ai suoi tempi.

Quindi, fratelli, le sacre Scritture ancora una volta sono l’elemento principale di cui tener conto per avere il giusto discernimento spirituale, perché è il fariseo che fa ricorso alla sapienza umana, al proprio discernimento personale, ai ragionamenti vani e carnali. La Parola di Dio ha l’autorità di definire chi è fariseo e chi non lo è.

Ancora è utile ricordare, quindi, che non è da ritenere fariseo colui che insegna ai fratelli che devono santificarsi, osservare e praticare la Parola di Dio, perché Gesù e gli apostoli hanno fatto la medesima cosa, e lo hanno fatto per il bene dei fratelli, della chiesa tutta e non per dei tornaconti personali.

Fratelli, il centro di tutto, la cosa più importante, l’unica guida infallibile che ci fa del bene, è la Parola di Dio, la Bibbia, al cui studio bisogna che tutti i santi si dedichino doviziosamente, senza stancarsi, per non essere trasportati qua e là da ogni vento di dottrina, che ciclicamente soffia sulla chiesa di Cristo, cercando di portare fuori strada qualcuno, se fosse possibile, anche tra gli eletti.

Che Dio vi benedica e vi guardi da ogni male, dandovi di discernere i buoni operai da quelli cattivi, quelli che vi edificano, vi riprendono e vi esortano a perseverare nella fede e nella verità da quelli che usano i semplici fratelli solo come mezzi di prelevamento di denaro, ma non importa nulla della loro crescita spirituale. Si preoccupano soltanto che vadano in comunità, poi come si sentono interiormente, a loro non interessa.

Fratelli, vi rinnovo l’esortazione che fece Gesù: Guardatevi dagli uomini!

Salvato per grazia mediante la fede in Cristo Gesù: Giuseppe Piredda

Read More
TOP

A CHI DARE ASCOLTO ?

A chi diamo ascolto?

«Cosí dice l’Eterno degli eserciti: Non ascoltate le parole dei profeti che vi profetizzano. Essi vi fanno diventare spregevoli; vi espongono le visioni del loro cuore e non ciò che procede dalla bocca dell’Eterno. Dicono del continuo a quelli che mi disprezzano: ,L’Eterno ha detto: Avrete pace’ e a tutti quelli che camminano nella caparbietà del proprio cuore: ,Nessun male verrà su di voi’. Ma chi ha assistito al consiglio dell’Eterno? Chi ha visto, chi ha udito la sua parola? Chi ha prestato attenzione alla sua parola e l’ha udita? Ecco, la tempesta dell’Eterno si scatena furiosamente, una tempesta spaventevole si abbatterà sul capo degli empi. L’ira dell’Eterno non si acqueterà finché non abbia eseguito e compiuto i disegni del suo cuore; negli ultimi giorni lo capirete perfettamente.

Io non ho mandato quei profeti; ma essi sono corsi; non ho parlato loro ma essi hanno profetizzato. Ma se avessero assistito al mio consiglio, allora avrebbero fatto udire le mie parole al mio popolo, e cosí li avrebbero fatti allontanare dalla loro cattiva via e dalla malvagità delle loro azioni. Son io soltanto un DIO da vicino, dice l’Eterno, e non anche un DIO da lontano? Potrebbe uno nascondersi nei nascondigli senza che io lo veda?, dice l’Eterno. Non riempio io il cielo e la terra?, dice l’Eterno.

Ho udito ciò che dicono i profeti che profetizzano menzogne nel mio nome, dicendo: ,Ho avuto un sogno, ho avuto un sogno!’. Fino a quando durerà questo nel cuore di questi profeti che profetizzano menzogne e profetizzano l’inganno del loro cuore? Essi pensano di far dimenticare il mio nome al mio popolo con i loro sogni che si raccontano l’un l’altro, come i loro padri dimenticarono il mio nome per Baal. Il profeta che ha avuto un sogno racconti il sogno, ma chi ha la mia parola riferisca la mia parola fedelmente. Che ha da fare la paglia col frumento?, dice l’Eterno. La mia parola non è come il fuoco?, dice l’Eterno, e come un martello che spezza il sasso?» (Geremia 23: 16 a 29)

L’uomo che doveva trasmettere un messaggio del genere certamente non avrebbe avuto la vita facile. In più si trattava di un giovane sensibile al quale era stato affidato un compito difficilissimo. All’inizio era restio nell’accettare questo compito pesante ed è vero che diverse volte nel compierlo quasi gli si spezzò il cuore. Nel corso del suo ministero attirò l’odio e il rifiuto di molti mettendo addirittura in pericolo la propria vita. La sua professione gli portò la solitudine e la sofferenza. Credo che nessuno risponderebbe ad un’offerta di lavoro con una tale descrizione!

La persona di cui abbiamo parlato si chiamava Geremia ed il suo datore di lavoro era Dio. La sua professione era quella del profeta in Giudea alla fine del settimo secolo avanti Cristo.

I profeti dell’antico Israele avevano il compito di proclamare la Parola di Dio al popolo e così pure Geremia. Quando Dio lo chiamò, gli toccò la bocca e disse: «Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca…»

Quest’autorizzazione è importantissima per Geremia perché il contenuto dei suoi messaggi era tutt’altro che piacevole per gli ascoltatori.

Gli abitanti della Giudea avevano abbandonato il loro Dio e si erano rivolti agli idoli. Per questa ragione Dio avrebbe mandato forze nemiche anche contro Gerusalemme affinché l’assediassero, come l’aveva già compiuto nei confronti del regno israelita del Nord che ormai da cent’anni era territorio conquistato e soggiogato.

Era dunque il compito di Geremia annunciare il giudizio divino imminente, è ciò esigeva tutte le sue forze. Visto che non tentava in alcun modo di mitigare la Parola di Dio, subì il disprezzo dei rei, ministri, sacerdoti e dei suoi colleghi profeti. Con gran sacrificio e fedeltà adempì la sua missione nonostante gli costasse molto accettare la volontà di Dio per la sua vita.

Il popolo tuttavia non lo ascoltò e si rifiutò di accettare Geremia quale portavoce di Dio. Il suo messaggio sembrava troppo duro ed era quindi inaccettabile per loro. La questione però è: a chi dava ascolto il popolo di Dio?

Gli israeliti avevano in fondo soltanto due possibilità: o ascoltavano i veri profeti o quelli falsi, vale a dire coloro che si erano autodichiarati tali.

Purtroppo Geremia dovette affrontare la delusione che la sua “chiesa” continuasse a svuotarsi. Non c’era più nessuno che si voleva ascoltare le prediche sul giudizio perché si preferiva prestare orecchio ai predicatori che portavano messaggi gradevoli.

Dio a Sua volta non si rassegnò, ma incaricò Geremia di mettere in guardia il popolo nei riguardi ai profeti falsi. Ricordiamo i primi due versi (16 a 17) del passo biblico che stiamo considerando: «Cosí dice l’Eterno degli eserciti: “Non ascoltate le parole dei profeti che vi profetizzano. Essi vi fanno diventare spregevoli; vi espongono le visioni del loro cuore e non ciò che procede dalla bocca dell’Eterno. Dicono del continuo a quelli che mi disprezzano: ,L’Eterno ha detto: Avrete pace’ e a tutti quelli che camminano nella caparbietà del proprio cuore: ,Nessun male verrà su di voi’.»

Qual è la radice del problema riguardo ai falsi profeti?

Cos’è «falso» nei profeti falsi? Forse assomigliavano ai veri profeti perché certamente utilizzavano lo stesso linguaggio religioso, per esempio, «così dice il Signore» o «Shalom» (vedi Geremia 23: 17).

Parlavano un linguaggio religioso, ma non la Parola di Dio.

Erano spigliati nell’affermare che avevano ricevuto «una Parola di Dio», come abbiamo già constatato, utilizzando l’espressione «così dice il Signore» con sfacciata disinvoltura.

In più, si vantavano dei propri sogni che secondo loro erano colmi di significati importanti raccontandoli a tutti e pretendendo che Dio avesse parlato per mezzo loro.

Dio nondimeno li vide in tutt’altra luce e dichiarò che essi ingannavano il popolo con i loro discorsi vani. Seppure il messaggio sembrasse spirituale, non proveniva da Dio, ma nasceva dal cuore del falso profeta.

Predicavano ciò che corrispondeva ai loro desideri.

Peggio ancora: proclamavano ciò che il popolo voleva sentire (vedi Michea 2: 11 e 3: 9 a 11).

Assicuravano agli israeliti che avevano girato le spalle a Dio che il «Shalom», in altre parole la pace universale di Dio, fosse con loro (vedi Geremia 6: 14 e 23: 17 e 27: 9) e che dunque nessuna disgrazia avrebbe colpito chi aveva ormai un cuore insensibile per la voce divina.

Predicavano quindi il contrario di ciò che Geremia aveva annunciato. Parlavano della pace, quando non c’era pace. Cullavano il popolo nella falsa speranza che nulla di grave sarebbe capitato.

Palesemente il loro messaggio era privo dell’autorità divina perché questi «profeti» non intrattenevano alcun rapporto con Dio.

Non c’era alcun rapporto con Dio.

Dio stesso dichiarò che i falsi profeti non facevano parte «del consiglio del Signore», che non avevano affatto ubbidito alla Sua parola, che non avevano ricevuto la Sua chiamata e dunque non conoscevano la Sua voce. Del resto gli israeliti potevano giudicare loro stessi se il messaggio profetico era vero o falso. La prova del vero profeta consisteva nel fatto che i suoi messaggi combaciavano con quelli degli altri veri profeti ed in particolare con la legge di Mosé (vedi Deuteronomio 18:22: «Quando il profeta parla in nome dell’Eterno e la cosa non succede… » Quest’ultima espressione può essere tradotta anche «la cosa non è» rispettivamente «non esiste». Ciò significa che non è valida in confronto ai messaggi dei veri profeti!) I falsi profeti ovviamente non si attenevano a questi criteri, altrimenti avrebbero predicato al popolo affinché si rendesse conto del suo stato immorale per pentirsi e convertirsi.

Come se non bastasse che propagavano dottrine false, vivevano nel peccato e lo approvavano nella vita degli altri.

Vivevano nel peccato e lo approvavano.

Il verso 11, nonché i versi 13 a 14, ne sono la conferma. I falsi profeti erano adulteri ed impostori, e ciò senza sentirsi colpevoli, anzi incoraggiavano altri nella loro iniquità (vedi Isaia 28: 7 e segg.; Michea 3: 5; Geremia 29: 21 a 23).

Tutto ciò, insieme ai messaggi falsi ed il loro brutto esempio, doveva per forza contribuire alla decadenza del popolo che fece cadere nell’oblio «il nome del Signore» (verso 27 e vedi Deuteronomio 13: 1 a 4).

Fecero dimenticare Dio.

Non si riconosceva più la necessità di pentirsi e di ritornare a Dio (verso 14). Non c’è da meravigliarsi, dopotutto non sentivano altro che: «Il tuo modo di vivere va benissimo!»

Il punto di vista divino invece è molto diverso, come possiamo dedurre dal nostro passo. Non più per molto osserverà il comportamento dei falsi profeti che seducono il popolo e lo mandano in rovina. Li giudicherà (versi 19 e 20). È da notare che non c’erano falsi profeti soltanto nell’Antico Testamento. Anche nel Nuovo Testamento scopriamo molti passi nelle epistole dove gli autori mettono in guardia contro i «falsi dottori». Il soggetto lo trattano in termini simili a quelli utilizzati nell’Antico Testamento. In Colossesi 2: 23 c’è scritto che i falsi dottori hanno la «sembianza di sapienza» perché danno l’impressione di essere religiosi e umili. Anche loro pretendono di essere spirituali, ma sono lupi travestiti da pecore che propagano concetti falsi e disprezzano Dio vivendo nel peccato e trascinando altri con loro.

Non ascoltare menzogne gradevoli!

Così come il popolo d’Israele si fece ingannare dalle menzogne dei falsi profeti, anche noi cristiani del 21° secolo dobbiamo affrontare menzogne gradevoli che possono ingannarci.

Forse una delle bugie alle quali gli abitanti della Giudea avevano dato ascolto era:

* Non è poi così grave, se pecco!

Sono quasi certo che nessuno tra noi desideroso di seguire Gesù con tutto il cuore direbbe una cosa del genere. Ma in realtà come ci comportiamo? Non pensiamo ogni tanto:

«Visto che Gesù si è addossato il giudizio di Dio per la nostra colpa, non è poi così grave se pecchiamo!» Questa menzogna è particolarmente pericolosa perché contiene un granello di verità. È vero che noi, quali figli di Dio, non saremo più condannati eternamente a causa dei nostri peccati. Il castigo che ci eravamo meritato è ricaduto su Gesù. Per questa ragione si potrebbe in un certo senso veramente dire: «Non è poi così grave…!»

In questo modo tuttavia la grazia di Dio è disprezzata e considerata di poco valore. È vero che senz’altro possiamo accettare il dono del perdono e che dobbiamo accettarlo sempre di nuovo. Ciò però dovrebbe spingerci a vivere una vita coerente da seguaci di Gesù per gratitudine ed evitando il peccato. Simile alla nazione d’Israele d’allora dovremmo rappresentare quale popolo di Dio la Sua santità in terra. Certo che è in gioco qualcosa di molto importante, perché non possiamo aspettarci che Dio compia cose grandiose per mezzo nostro, se ci lasciamo ingannare da questa menzogna – ammettendo che si tratti di una falsità seducente.

Un’altro inganno piacevole è:

* Dio esaudisce tutti i miei desideri.

Un predicatore disse una volta: «Spesso ci serviamo di Gesù come se fosse un farmacista che adempie tutte le nostre esigenze sia quelle pie sia quelle meno pie. Se ho un dolorino vado da Gesù che mi guarisce».

Questa citazione descrive precisamente l’atteggiamento dei profeti falsi e del popolo d’Israele. I profeti profetizzarono ciò che serbavano nei propri cuori e adattarono il messaggio a piacimento dei loro ascoltatori (vedi Geremia 14: 14).

Penso che si tratti di una menzogna molto gradita che ci piace credere. Siamo convinti di sapere cosa è necessario per la nostra felicità servendoci di Dio per i nostri fini e riducendolo così al ruolo d’aiutante.

Anzi, è sorprendente ma vero che Dio desidera darti «i desideri del tuo cuore» (Salmo 37: 4). A condizione però che tu «prendi il tuo diletto nell’Eterno», che tu ci tieni a diventare sempre più simile a Gesù. Se ciò si verifica con l’andare del tempo nella tua vita, allora i tuoi desideri personali si conformeranno sempre di più alla volontà di Dio.

Penso che esiste una terza menzogna:

* Non ho bisogno della Bibbia, Dio mi parla direttamente!

Geremia descrive al versetto 25 come i profeti erano occupatissimi a celebrare i loro sogni più recenti esultando: «Ho sognato, ho sognato!»

I profeti falsi non si erano curati di condurre una vita integra nel cospetto di Dio e di cercare diligentemente la Sua volontà. Giacché Dio si rifiutò di rivelarsi a loro, interpretarono ogni sogno ed ogni desiderio del loro cuore come volontà di Dio.

Credo che anche noi siamo tentati a comportarci nello stesso modo.

Non fraintendetemi: Dio, se vuole, parla ancora nei nostri tempi direttamente alle persone, per mezzo di un sogno, di una voce, di una catastrofe, di un consiglio amichevole o altro. Dio si rivela ancor’oggi in «modo straordinario» perché ne ha tutta la libertà.

Ma questa voce sottile di Dio, o come la vogliamo chiamare, non ci risparmierà mai lo studio intenso della Parola, vale dire la Bibbia.

Naturalmente fa comodo se Dio ci parlasse in modo inequivocabile indicandoci cosa desidera che facciamo in certe situazioni.

Tuttavia, Dio ha rivelato così tanto a riguardo della Sua persona, del Suo carattere e della Sua volontà che non ci mancano le conoscenze necessarie. Per questa ragione dovremmo dedicare tutta la nostra vita alla lettura per diventare «investigatori della Bibbia». Ciò significa, leggere con attenzione cosa dice la Parola di Dio e chiedersi cosa significa. Se c’impegniamo con sincerità e devozione, Dio non mancherà di rivelarsi a noi, di plasmare il nostro carattere e di trasformarci!

In quel momento comincerà l’avventura, la sfida di mettere in pratica la nostra conoscenza di Dio. È il suo desiderio che maturiamo e che ci sviluppiamo come persone responsabili che fanno le loro scelte in modo naturale e le mettono in atto perché sanno cosa Dio dice nella Sua Parola.

Per questa ragione non ci fermiamo all’ammonimento «Non ascoltare le menzogne gradevoli», ma prendiamo sul serio l’incarico espresso nella seguente esortazione chiara:

Ascolta la Parola potente di Dio!

Invece di ascoltare menzogne, dovremmo concentrarci sulla Parola di Dio! Non sono i propri desideri e concetti su Dio che contano, ma ciò che Egli stesso dice di Sé!

I versetti 28 a 29 in Geremia 23 c’insegnano che niente può concorrere alla Parola di Dio. Ogni altra cosa sbiadisce ed è senza forza nei confronti della Sua potenza. La descrizione della Parola di Dio in verso 29 è impressionante.

La Parola di Dio non è sempre dolce e gentile, ma può essere dura come un martello. Geremia ne ha sentito le ripercussioni sul proprio corpo. La Parola di Dio ha messo sottosopra la sua vita intera così che ne sono scaturite diverse difficoltà.

Viveva, però nella presenza di Dio, teneva l’orecchio vicino alla bocca del Signore ed era poi anche disposto di compiere la volontà divina – malgrado avrebbe desiderato una via più facile.

Sono certo che Geremia alla fine della sua vita gioiva nella certezza di aver svolto quello per cui Dio lo aveva chiamato. In fin dei conti, importa solo quello.

Lo auguro a ciascuno di noi che impariamo ad essere attenti a chi diamo ascolto, affinché non ci lasciamo ingannare da menzogne gradevoli, ma ascoltiamo la Parola potente di Dio.

Ciò trasformerà la nostra vita perché Dio farà di noi persone che vivono secondo la Sua volontà.

N. Fastenrath

Read More