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QUANDO SOFFIA IL VENTO DI DIO

Il risveglio nella chiesa di Baldhu

William Haslam, 1817–1905

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Indice:

La chiesa e la conversione …………………………………………………………………………….. 4

Il nostro prete è convertito! …………………………………………………………………………….. 6

Vari effetti ……………………………………………………………………………………………………. 9

Il vento potente di Dio ……………………………………………………………………………………11

Riunioni tempestose ……………………………………………………………………………………..12

Sogni e visioni ……………………………………………………………………………………………..15

Lo Spirito Santo viene a disturbare ………………………………………………………………….17

Le cause profonde ………………………………………………………………………………………..20

Nel suo libro “Dalla morte alla vita, oppure: Venti anni del mio ministerio” (terza edizione, Dinglingen, 1904), il pastore Haslam descrive in particolare la sua conversione ed il risveglio conseguente nella sua comunità. Il presente racconto è tratto da questo libro. Ne abbiamo usato la selezione eseguita nell’anno 1939 dal Lic. Karl Ecke nella sua scrittura “La breccia del cristianesimo originario dopo Lutero (Maar, Bamberg). A codesta scrittura è stato aggiunto l’ultimo brano.

 

 

 

 

William Haslam

1817–1905

William Haslam può avvalersi della testimonianza straordinaria di essersi convertito attraverso della sua propria predicazione! Haslam, nato nel 1817, ha iniziato il suo ministerio nella diocesi di Exeter dopo essersi laureato all’università di Durham nel 1841. Dopo un breve periodo come vicario divenne prete nella chiesa di Baldhu, dove molti membri avevano conosciuto il vero Evangelo attraverso un risveglio fra i Metodisti. Ogni giorno questi membri della sua chiesa gli raccontavano dell’esperienza della loro conversione, e questo lo portò a cercare consiglio da un prete di una parroccia vicina di nome Robert Aitken. Questi lo convinse dell’assoluta necessità della conversione.

Di ritorno nella sua chiesa, un giorno predicò un sermone sul soggetto della conversione durante il quale lui stesso ricevette la certezza della salvezza! I risultati immediati furono talmente evidenti che un predicatore metodista del posto che quel giorno si trovava in quella chiesa gridò ad alta voce: “Il prete è convertito!” Questo accadde nell’anno 1851.

Di seguito, un grande risveglio scoppiò nella sua chiesa che durò per tre anni. Vi si provava una profonda sensazione della presenza di Dio durante le riunioni, e più intense diventavano le sue manifestazioni, più numerosi erano i risultati che la gente esperimentava. Ogni settimana, e spesso persino ogni giorno, c’erano peccatori che si convertivano e cuori rotti che venivano ristabiliti. Succedeva che durante le predicazioni c’erano persone che scoppiavano in un grido straziante, al punto che non si riusciva più a sentire il predicatore. Il pregare e lodare ad alta voce divenne una cosa normale e molti ricevevano sogni e visioni soprannaturali.

Dopo queste esperienze, William Haslam aderì al movimento di risveglio Metodista e durante gli anni successivi vide numerosi risvegli locali sparsi fra le sue parrocchie della Cornovaglia.

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La chiesa e la conversione .

La Cornovaglia, la punta occidentale del meridione d’Inghilterra è una penisola che si estende nel mare. Si distingue per i suoi ricchi giacimenti di metalli, per il clima mite ed i suoi abitanti laboriosi, di cui oltre il 90 percento lavora nelle miniere.

Era la metà dell’ottocento, quando un giovane prete anglicano zelante, William Haslam, fu chiamato a prestare servizio nella nuova cittadina di minatori di nome Baldhu, formata da circa 3000 anime. Era noto per la sua grande devozione alla chiesa e per il suo straordinario fervore. Nella chiesa che aveva curato prima era riuscito a ristrutturare il vecchio edificio in un modo così abile secondo i suoi propri disegni, che lo si ingaggiava anche da molto lontano per la progettazione e la realizzazione di ristrutturazioni di edifici religiosi.

Il suo interesse particolare però era rivolto verso un allestimento ricco delle messe che ministrava con il canto e con la liturgia, inoltre eseguiva dettagliate ricerche relative alle antichità ecclesiali. Nelle sue prediche dava enfasi al fatto che per essere beati bisognava essere membro della Madre Chiesa e prendere la comunione. In modo possente dal pulpito rintronava fermamente contro tutti coloro che ricercavano la propria edificazione nelle cosiddette “riunioni dei credenti”. Ma leggiamo insieme il suo proprio racconto che scrisse anni dopo, estremamente interessante ed istruttivo particolarmente per i nostri giorni:

Una donna della mia chiesa, ogni volta che andavo a trovarla mi dava da leggere la storia della sua conversione che aveva scritto. Spesso mi chiedevo in silenzio, cosa fosse questa cosa – conversione; sicuramente nulla di importante, perché i convertiti non venivano a prendere la comunione. Infatti, non sapevo ancora che si assentavano per causa mia.

In quei tempi facevo molte visite nelle case e distribuivo opuscoli che io stesso avevo scritto. Ma i foglietti della società per opuscoli che parlavano di conversione venivano letti molto più volentieri di quelli miei. Inoltre dovetti constatare a mia spiacevole scoperta che le predicazioni che mettevano in risalto il semplice Evangelo esercitavano un’attrazione di lunga maggiore sulla gente di quelle che ripetutamente davano enfasi alla potenza dei sacramenti. Mi mise in particolare imbarazzo la gentilezza non finta di un messaggero della società per opuscoli, cioè di un “settario”, dal quale osai comprare alcuni foglietti per la distribuzione. Persino mi benedisse! E alla gente piacevano tanto questi opuscoli.

Da lì entro poco tempo vennero da me tre uomini, dichiarando che si erano “convertiti” dopo aver letto questi foglietti che avevo loro dato. Uno di essi mi disse addirittura che l’opuscolo che gli avevo dato lo si dovrebbe mettere in una cornice d’oro, e alcuni mesi dopo morì con il cuore pieno di pace e di gioia nel Signore.

Non riuscivo affatto a capire queste cose. Un giorno qualcuno mi restituì l’opuscolo che gli avevo dato senza averlo letto prima. Trattava di un prete che per otto anni aveva predicato “la chiesa” senza vedere il minimo successo; ora però che predicava Cristo e non più “la chiesa”, ogni giorno venivano aggiunte anime credenti alla chiesa di Cristo. Tutto ciò per me non era altro che un enigma.

Dopo poco tempo il mio giardiniere si ammalò molto seriamente. Era un uomo molto devoto alla chiesa e molti concittadini lo trattavano con disprezzo perché era molto affezionato al mio insegnamento e alla mia persona. Lo mandai

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immediatamente dal medico, il quale diagnosticò una tubercolosi molto avanzata e non gli diede alcuna speranza.

Appena quest’uomo ebbe riconosciuto la sua situazione e si vide confrontato con l’eternità, abbandonò del tutto l’insegnamento ecclesiastico che gli avevo impartito. Non vi aveva trovato né consolazione né pace nel cuore. Nella sua tribolazione spirituale non chiese neanche di me, ma fece mandare a chiamare un vicino povero, ma realmente convertito. Questi venne, ma non provò neanche di riedificarlo come io avevo fatto fino allora, ma con tutte le sue forze lo convinse di essere piccolo e del tutto fallito, un vero peccatore perduto, bisognoso di andare a Gesù. Effettivamente il mio giardiniere giunse ad una profonda cognizione del suo peccato, e nel sangue prezioso di Gesù trovò la pace dell’anima.

Immediatamente si sparse la voce come un fuoco in tutta la città: “Il giardiniere del prete è convertito!” La novità presto giunse fino a me. Ma per me era troppo. Invece di riempirmi il cuore di gioia, questa notizia mi procurò soltanto un dolore amareggiante ed un dispiacere profondo.

Il mio povero giardiniere mi mandava a chiamare ripetutamente. Ma non riuscivo a decidermi di andarlo a trovare. Mi sentivo troppo avvilito dal fatto che quest’uomo che avevo messo così seriamente in guardia da qualsiasi passo sbagliato, ora aveva potuto commettere di persona proprio questo sbaglio così grave.

Finalmente mi recai da lui. Era ristabilito a tal punto che già felicemente andava su e giù per la sua camera. “Ah, mio caro Signor Prete”, esclamava una volta dopo l’altra, “quanto sono contento che siete venuto da me! Adesso sono così felice ed ho ricevuto la pace dell’anima e sono sicuro della mia salvezza. A Dio sia la lode ed il ringraziamento!” Volevo correggerlo, ma lui scoppiò a dire: “Oh, caro, caro Signor Prete, sono pienamente convinto che Voi non sapete ancora nulla di questa cosa, altrimenti me ne avreste già parlato da molto tempo. Sono sicuro che mi volete bene, e anch’io Vi voglio bene. Ma caro, caro Signor Prete, di tutte queste cose Voi non sapete ancora niente. Io prego il Signore che Ve li faccia comprendere. Sì, voglio insistere fino alla mia morte e ancora oltre, se posso, finché Voi sarete convertito.”

Parlando così mi rivolgeva uno sguardo di amore profondo ed il suo volto risplendeva dalla felicità. Per me fu troppo. Mi alzai involontariamente, cercai la porta ed ero sparito prima che lui avesse potuto trattenermi.

Arrivai a casa in uno stato di completa confusione nei miei sentimenti, stufo del lavoro che esercitavo per una tale gente. “Non faccio altro che parlare al vento”, dicevo a me stesso, “di queste persone non riuscirò mai a fare della gente devota alla chiesa.”

Tutti i miei insegnamenti meravigliosi avevano fallito e queste opinioni basse, contrarie alla Scrittura – così pensavo – avevano riportato la vittoria. E questo doveva succedere proprio nella mia chiesa!

Sì, il membro più devoto che così volenterosamente mi aveva sempre ubbidito, sul quale contavo più di tutti, era caduto nella trappola e pure gioiva della sua caduta! Sì, oltre a tutto ciò pregava pure per me affinché cadessi anch’io! Ero completamente annichilito.

Fino a quel momento ero stato zelante per la chiesa, perciò la conversione del mio giardiniere mi colpì in modo particolarmente crudele. Mi restava solo una scelta: o lasciare quella chiesa o tenere tutta una serie di prediche contro questa che io definivo “setta”.

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Il nostro prete è convertito!

Il tempo che seguì per me fu un tempo di grande delusione e scoraggiamento profondo. Da qualche parte sbagliavo. Ma dove si trovava lo sbaglio? Parlavo alla gente del coro, dell’organo e dei bei culti nella mia nuova chiesa che era in costruzione. Ma afferravo la cosa dal lato sbagliato.

Volevo insegnare alla gente di vivere in modo santo prima di avere ricevuto il perdono dei peccati. Volevo iniziare la mia costruzione dal pignone, sì, tutto il mio edificio era posato sulla sabbia. Da questo erano causate tutte le mie continue delusioni. Quanto è stolto scavare il terreno senza spandervi il seme e poi meravigliarsi quando non giunge il frutto e la raccolta!

In questo periodo così critico fui portato alla vera fede nel nostro Signore Gesù Cristo in un modo del tutto inaspettato. Avevo promesso ad un collega di nome Aitken di assisterlo con i miei consigli relativamente alla costruzione della sua nuova chiesa, e per distrarmi dai miei pensieri, decisi di partire subito.

Dopo che ci fummo seduti comodamente davanti al camino acceso, mi chiese: “Tutto questo lavoro che fai, ti fa sentire appagato?” “No affatto.” “Perché?” “Ho un popolo di settari accaniti.” E gli raccontai della delusione che provavo a causa del mio giardiniere.

“Giusto”, disse lui. “Ma se capitasse a me di ammalarmi, stai sicuro che neanche per me saresti tu colui che manderei a chiamare. Tu stesso non sei ancora convertito!” “”Io ancora non convertito!”, gridai pieno d’agitazione. “Come puoi dire una cosa simile?”

“Ma certo, non c’è dubbio. Altrimenti sicuramente non saresti venuto quì da me per lamentarti del tuo giardiniere. Se tu fossi veramente convertito, saresti rimasto a casa e ti saresti rallegrato con lui. È chiaro! Non puoi affatto essere convertito!”

Ero profondamente amareggiato. Ma lui rimase fermo e disse: “A me pare che tu non conosca ancora del tutto la differenza tra la conoscenza religiosa e la vera opera dello Spirito Santo.” Con queste parole aveva colpito il punto della situazione.

Così continuammo a parlare fino alle due di notte, poi mi accompagnò nella mia camera. Lì fra alcuni altri trovai il libro “L’invio del Consolatore”. Trattava proprio di questa differenza. Alcuni passi li lessi ripetutamente, finché capii la verità. Mi si aprì una luce del tutto nuova!

Quando la mattina dopo la colazione riprendemmo la nostra conversazione, il mio collega mi disse ad un tratto: “Adesso stai su tutt’altro fondamento che la scorsa notte.” Del libro nella mia camera non gli avevo detto niente.

Allora mi afferrò da un altro lato e chiese: “Hai pace con Dio?” Io risposi senza alcuna esitazione: “Sì.” Infatti, da più di vent’anni consideravo Dio come il mio caro amico.

“Ma come sei giunto a questa pace?” continuò a chiedermi. “Oh, ce l’ho sempre”, replicai. “La ricevo durante la messa, in preghiera, quando leggo la Bibbia, quando prendo la comunione. Me lo sono preso per abitudine, liberarmi ogni domenica dai miei peccati, e quando lascio l’altare della comunione mi sento libero e leggero come un uccello.” Allora il mio amico mi presentò la domanda: “E quanto persiste questa tua pace?” Questa domanda mi insospettì. “Allora”, risposi, “mi pare più o meno una settimana; perché ogni domenica torno a prendere la comunione.” “Lo pensavo”, fu la sua risposta.

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Allora prese la sua Bibbia, aprì l’Evangelo di Giovanni al quarto capitolo e lesse: “Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo.” Poi mi spiegò dettagliatamente la differenza fra una cisterna e la fonte d’acqua viva che scorre dentro di noi. “Tu ce l’hai quest’acqua viva?”, gli chiesi allora io. “Sì, grazie a Dio, già da trent’anni.” “E come l’hai ricevuta?” “Se glielo chiedi, LUI ti darà quest’acqua viva!”

Il mio collega rimase pensieroso. Dopo un po’ gli chiesi; “Vogliamo chiedergliela?” “Molto volentieri”, fu la sua risposta. Subito spostò la sua sedia e si inginocchiò vicino al tavolo rotondo, io rimasi dal lato opposto. Non mi ricordo più cosa abbia pregato. Soltanto una cosa so ancora, che io ero completamente sopraffatto e singhiozzavo forte. Lui però lodava e ringraziava Dio a voce alta.

Appena mi fui rialzato, mi volsi verso la porta, afferrai il mio cappello ed il mio mantello e me ne andai in fretta, lasciando la mia borsa di viaggio. Per arrivare alla stazione ferroviaria era un cammino di quasi tre ore, ma nella mia agitazione corsi così in fretta che vi arrivai prima della carrozza che il mio amico aveva mandato per portarmi la borsa.

In una libreria, per il viaggio di ritorno comprai un libretto redatto dal mio amico. Mentre lo leggevo mi risaltò negli occhi una frase scritta con lettere grandi: “Allora Egli dirà loro: Andate tutti via da me, non vi ho mai conosciuti.” Dovetti interrompere la mia lettura. Una voce dentro di me mi diceva: “E se un giorno lo dicesse a te?”

“Oh, ma è assurdo! Io amo Dio, visito i malati, faccio le messe e ogni domenica prendo la comunione.”

“Eppure, se te lo dirà lo stesso?” Non riuscivo a sopportare questo pensiero. Mi resi conto che queste parole erano rivolte a delle persone che proprio non se le aspettavano. Anche loro potevano dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e fatto molte opere buone.” Era proprio il mio caso! Sentivo come il cerchio, nel quale cercavo ancora di difendermi, diventava sempre più stretto. “E se io fossi nell’errore!” Oltre a tutto ciò, il mio pensiero rivolto alla gente che avevo fuorviato con il mio falso insegnamento mi fece rabbrividire: “Sarei stato io l’indicazione verso la perdizione per tante anime umane immortali?” Dovetti pensare ad alcuni che erano morti, sui quali avevo vegliato con particolare zelo affinché quei “settari” non si avvicinassero al loro letto d’infermità per pregare con loro. Avevo permesso che lasciassero questo mondo con una speranza sbagliata nel cuore. Tutti i miei sentimenti erano in subbuglio. Così si avvicinò il sabato.

La domenica stavo così male che mi sentivo completamente incapace di tenere la messa. Il mio amico prete mi aveva detto: “Al tuo posto chiuderei la chiesa e direi alla mia comunità: Non predicherò più finché sarò convertito; pregate per me!”

Dovrei proprio farlo? In quel momento le campane della chiesa iniziarono già a suonare. Dipendeva dalla mia decisione se volevo tenere la messa in modo liturgico come si usava da queste parti. Proprio questo avevo in mente di fare. Poi, mentre leggevo l’Evangelo alla gente che mi ascoltava, mi venne in mente che potrei aggiungere qualche parola di spiegazione. Allora salii sul pulpito e lessi il testo dell’Evangelo relativo alla predicazione che intendevo fare: “E voi, chi dite ch’io sia?”

Poi, mentre spiegavo il passo, mi sembrava come se una voce dentro di me mi sussurrasse continuamente: “E tu non sei migliore di questi farisei!”

Ad un tratto mi sentii illuminato di una luce meravigliosa. Il mio cuore traboccava di gioia. Non riesco a ricordare tutto quello che dissi – era a causa delle mie parole o della mia predicazione o per il mio aspetto tutt’intero? – per fare la lunga storia corta, all’improvviso si alzò uno degli insegnanti della scuola domenicale, alzò le mani in alto verso il cielo e gridò ad alta voce per tutta la chiesa, dove erano

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radunati centinaia di credenti: “Il nostro prete è convertito, il prete è convertito, Alleluia!”

Un istante dopo la sua voce fu sommersa in un forte giubilo di ringraziamento di almeno trecento o quattrocento membri della chiesa. Ora, invece di proibire in modo categorico questa lode ad alta voce come prima avrei sempre fatto, io stesso che ancora mi trovavo sul pulpito sbottai in una forte lode e in ringraziamento, verso Dio. Poi feci intonare un cantico: “Lodate il Signore”, e tutti lo cantavano e ricantavano da capo.

I miei fedelissimi che fino ad ora si erano attenuti al mio insegnamento erano impietriti dallo spavento. Poi molti di loro precipitarono in una fuga folle fuori dalla chiesa. Quando il canto finì, mi accorsi che una ventina di persone gridava ad alta voce per ricevere il perdono dei propri peccati. Presto trovarono la pace nel cuore, tra di loro tre uomini che abitavano con me nella casa parrocchiale. La notizia che il prete era stato convertito, e proprio attraverso la sua propria predicazione e sul suo proprio pulpito, si sparse come ali al vento in tutta la città.

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Vari effetti

La sera del giorno della mia conversione, la chiesa non poteva contenere la moltitudine di gente. Mi rivolsi a loro dicendo: “Se settimana scorsa fossi morto, sarei stato perduto per l’eternità.” Avevo dentro di me una luce divina talmente chiara riguardo a questo fatto che per tante persone era sorprendente da sentire dalla bocca di un prete. Ritenevo per scontato incrollabilmente: prima ero “morto” nelle mie colpe e nei miei peccati e soltanto adesso ero diventato “vivo”. Queste parole fecero inquietare molti dei miei seguaci, sì, li fecero spaventare fino alle ossa: “E allora cosa ne sarà di noi?”

Diedi loro la risposta: “Se non date a Dio tutto il vostro cuore, sicuramente andrete in perdizione.” Alla fine di questo mio compleanno spirituale, dalla gioia non riuscivo neanche a prendere sonno.

La mattina seguente mi sentii guidato di andare a trovare un uomo credente nel paese vicino per raccontargli della mia conversione. Sapevo che aveva pregato molto per me. A metà strada lo vidi venirmi incontro. Entrambi non ci aspettavamo questo incontro. Con uno sguardo strano mi chiese: “Siete convertito?”

“Perché mi chiedete proprio questo? Mi sono messo in cammino per venirvi a dire che adesso ho trovato la pace.”

Lacrime incominciarono a rigargli il viso. “Lode e grazie a Dio! Stanotte mi sono svegliato, mi sono dovuto alzare e pregare per Voi. Per due ore, il mio combattimento fu invano, non ricevetti risposta. Poi ad un tratto mi venne il pensiero che forse già eravate convertito. La mia anima si liberò, e per grazia di Dio iniziai a lodare Dio a così alta voce che tutta la mia casa si svegliò e tutti accorsero nella mia stanza per scoprire cosa stava succedendo. Sto lodando Dio, risposi, perché il prete è convertito. Mi dissero che avevo sognato, ma io non mi lasciai distogliere dal mio pensiero, ne ero fermamente convinto, e adesso stavo venendo da Voi per assicurarmene con i miei propri occhi.”

“Sì, è vero e sono infinitamente felice”, gli risposi. Percorremmo la strada insieme per un’ora, poi lui tornò a casa sua, felice di potere annunciare che la certezza che aveva percepito in preghiera gli era stata confermata.

Dopo aver fatto colazione, mi fu annunciato un visitatore di tutt’altro genere. Un mio collega che operava nelle vicinanze e che mi era amico aveva sentito della mia “conversione” e delle mie espressioni sconcertanti. Voleva andare a fondo di queste cose. La sua prima parola quando mi vide fu la domanda: “Ieri sera dal pulpito hai detto che adesso sei stato salvato e, che se fosti morto la settimana scorsa, saresti stato perduto per l’eternità?”

“Questo infatti è quello che ho detto ed è la mia profonda convinzione.” Mi osservò con uno sguardo confuso, si avvicinò di qualche passo ed iniziò ad inveire a lungo contro la mia convinzione e contro la mia esperienza. Finalmente si sedette e mi attestò la sua commiserazione ineffabile, perché, disse, “si vedeva nei miei occhi che ero impazzito”. Aggiunse: “Ti combatterò con tutta la veemenza che ho.” Poi si allontanò. Dopo venti passi tornò indietro: “Ancora una cosa! Che Dio fermi colui di noi due che è sulla via sbagliata.” “D’accordo, Amen!” gli diedi come risposta, e così ci separammo.

Il venerdì seguente una vena nel suo collo si lacerò e da allora non ha mai più predicato. Per alcune settimane la sua vita era in pericolo, e dopo non è mai più stato in grado di esprimere più di un bisbiglio sommesso.

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Senza dubbio Dio “ha fermato” lui, mentre a me da oltre ormai 29 anni ha permesso di predicare, mediamente più di 600 volte all’anno, a me che prima ero così debole che non riuscivo a predicare per quindici o venti minuti per tre domeniche consecutive senza dovermi rifugiare a letto ammalato.

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Il vento potente di Dio

Secondo il piano di Dio, la mia conversione fu l’inizio di un grande risveglio nella mia chiesa che durò ininterrottamente per circa tre anni. Talvolta l’operare dello Spirito Santi era più forte, talvolta più debole, ma non passava una settimana senza che dei peccatori evidenti si convertivano. Il fiume dello Spirito Santo mi spingeva avanti, molto oltre i limiti di forme di culto abituali che io stesso mi ero posto.

Così per esempio avevo deciso, che se mai ci fosse un risveglio nella mia chiesa, tutto si dovrebbe svolgere entro i limiti prefissi, nessuno si dovrebbe agitare troppo o fare rumore come se Dio fosse sordo o lontano.

Volevo impiegare tutte le mie forze per evitare situazioni straordinarie e sconvolgimenti del corpo e dell’anima. Nella mia chiesa tutto si sarebbe dovuto svolgere in un ordine esemplare. Non volevo tollerare una volta per tutte che si lodasse, pregasse e ringraziasse ad alta voce, ma soprattutto non volevo sentire delle grida alla ricerca della grazia di Dio e della salvezza come l’avevo sentito in un’altra chiese.

Ma a dispetto di tutta la mia intelligenza e di tutte le mie belle decisioni, il vento continuava a soffiare “dove voleva; ne sentivamo il rumore, ma non sapevamo né da dove veniva né dove andava”. Tutte le opinioni che mi ero preconcettate non servivano a niente, ma allo stesso tempo le anime venivano risvegliate e rinascevano nello Spirito.

Tutto è migliore del silenzio della morte, per quanto belle e sublimi possano essere le cerimonie religiose che rivestono questa morte. La sensazione della bellezza esteriore di feste religiose può destare una certa religiosità; ma da tutto ciò non risulterà mai una vera vita spirituale. Al contrario, può facilmente ingannare una persona a tal punto che non riconosca di essere un peccatore perduto.

Il lunedì dopo la mia conversione avevamo il primo culto settimanale nella chiesa. Era stracolma. Nella mia predicazione dissi ancora una volta alla gente che “Dio mi aveva tirato fuori dal pantano fangoso” (Salmo 40:2). Appena avevo iniziato a parlare, nella chiesa si udì un grido penetrante. Era un uomo sopraffatto a tal punto dal senso di peccato che implorava ad alta voce la pietà di Dio. Diversi altri seguirono, e tutto ciò durante il culto, prima qui e poi là nella chiesa, e non passò molto tempo che dovetti smettere di predicare e trasformare il culto in una riunione di preghiera per queste povere anime afflitte.

La gioia nella chiesa era grande. Io già ero, sì, risorto spiritualmente, ma ero ancora talmente avvolto nei miei panni di morte che questo pregare ad alta voce nella chiesa mi dava molto fastidio perché violava le regole del culto. Le persone che gridavano a Dio a causa del bisogno nell’anima o che Lo lodavano forte per quello che aveva compiuto nella loro vita superavano quello che riuscivo a sopportare e mi rendevano completamente confuso.

Allora mi organizzai in modo diverso: Tenevo il mio culto, dopo del quale spostavo la riunione nell’aula della scuola. Lì la gente poteva pregare e lodare ad alta voce come le pareva bene di fare, e in quegli incontri sera dopo sera succedevano cose strane, eternamente memorabili.

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Riunioni tempestose

In queste riunioni la potenza di Dio si manifestava in modo meraviglioso, e fin quando la sentivo, anche quel poco di rumore che sorgeva ogni tanti non mi impauriva più, e la gente che gridava a Dio per ricevere la Sua grazia, per lodarlo e ringraziarlo non mi disturbava più affatto. Un mio amico venuto da lontano a farmi visita, durante uno studio biblico descrisse la città d’oro con le sue porte di perle. Ad un tratto si sentì un grido di gioia acuto, e poi tutta la adunanza iniziò a lodare e a giubilare. Il mio amico si spaventò di modo tale che afferrò il suo cappello e si volse in fretta verso la porta.

“Fermo, fermo!”, lo chiamai, “è meglio resistere nel fuoco!” Dopo che senza agitarmi avevo intonato un cantico, ci inginocchiammo per pregare e tutto tornò alla calma.

Se volevo continuare a guidare queste persone e metterle in guardia dall’errore di non fidarsi dei loro sentimenti, dovevo prima unirmi a loro e non predicare soltanto dall’alto verso il basso. Non si possono evitare del tutto queste scosse spirituali perché capita che le persone stesse perdano il controllo di loro stessi. Spesso si commuovevano persone delle quali non me lo sarei mai aspettato, e persone di animo quieto si esternavano in un modo più forte degli altri.

Dopo un certo tempo, a mia gioia, si vedeva il frutto permanente di tutti questi avvenimenti, e quello che sembrava meno buono veniva compensato abbondantemente. Quando la potenza di Dio si manifesta in questo modo, non soltanto coloro che sono toccati, ma anche coloro che lo vedono sono sotto la stessa influenza e sono uniti spiritualmente tra di loro. Ad un estraneo disinteressato può dare fastidio; ma per quanto concerne me, in mezzo a questa gente mi sentivo infinitamente felice e mi abituai presto all’“Amen” gridato forte, e quando da coloro che mi ascoltavano non ricevevo risposta mi mancava veramente qualcosa.

Ci sono dei marinai spirituali che non osano mai abbandonare lo stagno quieto; la loro imbarcazione assomiglia ad una barca disegnata su un oceano disegnato che non viene mai scaraventata di qua e di là. Ma durante una vera tempesta si possono vivere cose estremamente interessanti. Anche il Salmo 102 (versi 20-23) che ci insegna a ringraziare dopo la tempesta ci fa capire che è normale che avvengano le tempeste spirituali dell’anima.

Naturalmente non mancavano i critici di ogni specie; ma le loro parole non mi facevano né caldo né freddo. Avrei soltanto desiderato che mi avessero mostrato un altro modo e un modo migliore per costruire il Regno di Dio.

Quando ripenso a quei tempi, ancora oggi mi si commuove il cuore. Il mio amico, pastore Aitken, attraverso il quale sono giunto alla conversione, mi è tuttora davanti agli occhi come una figura maestosa di quei giorni. Lui cantava più forte di tutti gli altri quei bei canti di lode. Era veramente qualcosa di immenso, in quale libertà si muoveva in mezzo ad ogni avvenimento avverso e come si rallegrava nel Signore. Anche nelle riunioni più rumorose e tempestose si sentiva veramente a suo agio e sicuramente sperava che avessi seguito le sue orme.

Non riesco neanche descrivere tutte le scene profondamente sconvolgenti che si svolgevano ogni volta che veniva nella mia comunità. Quando era presente, la chiesa che aveva una capienza di 600 persone si riempiva di 1500 persone. Non soltanto i corridoi erano pieni zeppi di gente, anche la scala verso il pulpito e i gradini dell’altare erano occupati, e sui banchi si sedeva il numero doppio di persone.

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Quest’uomo veramente grande regnava nei cuori come un re. Talvolta sembrava ripieno di una potenza talmente soprannaturale, che gli uni giubilavano di gioia, gli altri piangevano nel loro lamento e pentimenti, ed altri ancora invocavano gridando la pietà di Dio.

Era il predicatore più impressionante che abbia mai sentito. Le anime si convertivano a dozzine, e non raramente le riunioni con lui duravano fino a notte fonda, sì a volte persino fino all’alba del giorno seguente.

Per semplici spettatori estranei, come per esempio giornalisti, questi incontri spirituali senza dubbio erano qualcosa che non potevano comprendere; ci bersagliavano con beffa e scherni. Nonostante ciò, ogni anno da qualche parte nella nostra zona avveniva un risveglio. Questo non lo può produrre nessuno, ma ogni volta è la prova evidente della presenza della potenza dello Spirito Santo. Poi finisce in modo misterioso come è iniziato.

Così per esempio una volta avvenne, che un gruppo di alunni si mise a piangere senza motivo apparente. Spesso bastavano alcune poche parole riguardo all’amore di Dio che ha offerto il Suo unico Figlio per noi per infiammare i cuori. Proprio così l’ho vissuto una volta in una scuola con più di 100 ragazzi. Di solito un avvenimento del genere rappresentava l’inizio di un risveglio che durava quattro, cinque settimane, forse anche di più.

Capitava pure che, senza un motivo particolare, la chiesa si riempiva stracolma di gente che era venuta da diversi luoghi della zona e tutti si meravigliavano di trovarsi riuniti con tante persone. Questo era uno dei segni evidenti che potevamo prepararci per un risveglio. In tempi così era qualcosa di meraviglioso cantare e pregare con le persone e predicare. Bastava dire loro: “Restate ancora qui o andate nell’aula della scuola.” Sotto la potenza dello Spirito Santo i cuori si scioglievano come la cera.

Istruttivo è anche l’esempio di un parroco con il quale ebbi contatto. Anni fa aveva conosciuto la verità nel suo cuore ed aveva iniziato a predicare il modo vivente. La sua comunità si era risvegliata dal suo sonno di morte, gli spiriti si dividevano e a molti questi suoi nuovi modi non piacevano. Profondamente amareggiato del fatto che era divenuto impopolare, riprese ad insegnare al vecchio modo e la gente che lo ascoltava riprese a dormire spiritualmente. Tornò ad essere benvoluto e la gente lo amava.

La sua coscienza lo accusava, ma invece di riprendere a suonare la tromba a tutta forza, si ritirò – era molto ricco – nella sua vita privata, “amato e rispettato” come si diceva, perché era un uomo “così buono e pacifico”. Un giorno venne a trovarmi e pianse amaramente ritenendo il suo ministerio fallito.

Ho constatato che la gente vuole sì essere esortata dal pulpito, ma soltanto con la lama a dorso, assolutamente no con la spada affilata e puntata. La lama di una spada, osservata dal lato, è sempre bella da guardare fin quando non causa alcun danno. Ma pure se brilla in tutta la sua bellezza: se ci viene puntata sul petto è una cosa terribile, e una tal cosa bisogna tenersela lontana dal corpo. Il pastore può predicare la Parola di Dio pura e vera – ma guai se comanda delle applicazioni scomode o dice alla gente davanti al pulpito: “Siete perduti.” Ciò viene ritenuto impertinente e mancante del vero amore cristiano.

Ma al Signore fa male quando i suoi servitori, invece di ferire realmente e poi fasciare le anime, sprecano le loro forze ed il loro tempo in tante altre cose lodevoli, ma si spaventano davanti all’operare dello Spirito Santo.

L’insegnante della scuola dove ci riunivamo era contrario al risveglio. Voleva che tutto si svolgesse con calma ed in silenzio. Ma io stesso ho constatato che le persone che parlano tanto contro il rumore e la confusione, di solito non hanno nulla

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per cui vale la pena di fare rumore; ma quando ricevono un vero tocco di Dio, gridano come gli altri o ancora di più. Quando si vede bruciare una casa si grida “fuoco!”, non però quando si legge un articolo di un incendio. Quando una persona riconosce realmente di essere perduta, si agita da sé e grida aiuto.

Così pure l’insegnante della scuola. Un giorno avevo predicato sul passo “Mozzalo!”, e dopo lo trovai in ginocchio nella sua camera. “Oh”, esclamò, “temo che per me non ci sia più grazia!” E piangeva amaramente. Pregammo per lui ad alta voce. Nel mezzo del suo spavento si eccitava fortemente e gridava forte, ma noi pregammo ancora più forte. Durante questo rumore frastornante egli trovò la pace e di seguito una gioia talmente esuberante che lodava ed adorava Dio più forte di tutti. Evidentemente non si vergognava più affatto di tutta questa sua agitazione!

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Sogni e visioni

Fin quando durava un risveglio, lo Spirito Santo operava nei modi più diversi. Il profeta Gioele ha predetto: “I vostri vecchi avranno dei sogni e i vostri giovani avranno delle visioni.” Sogni e visioni tra di noi sono all’ordine del giorno. Per esempio, c’era un tempo che durante le nostri riunioni si percepiva una tensione spirituale. Pregavamo Dio che ci rivelasse l’ostacolo. Ora, una notte sognai che mi trovavo nella chiesa in uno stato emotivo sconsolato. Il mio sguardo cadde su un uomo di brutto aspetto. Quando mi avvicinai, mi minacciò con un coltello in mano. Io però mi avvicinai a lui, e lui sparì. Ad un tratto entrò tanta gente che saltellava in giro e giubilava come bambini.

La sera seguente, questa tensione era sparita. Più tardi qualcuno mi raccontò: “Fra di noi c’era un uomo che noi reputavamo sincero. Invece abbiamo scoperto che ha combinato molte sciagure, con imbrogli e scostumatezze. Ora è stato smascherato e non è più tra di noi.” Da allora nelle nostre riunioni è tornata la potenza dello Spirito Santo e nuove anime trovano la via della salvezza.

Mia sorella una volta vide un giovane in sogno, che veniva a visitarci e si convertiva, fino ai dettagli dei suoi vestiti e di tutte le circostanze, e così avvenne!

Un altro giovane venne a farmi visita a casa una sera in settimana, quando ad un tratto, eravamo seduti assieme, scoppiò inaspettatamente in lacrime ed esclamò: “Sono perduto.” Insieme ci inginocchiammo a pregare. Ma lui fu afferrato da una grande paura nell’anima e si attorcigliava da una parte all’altra.

Chiamai il personale domestico per pregare con noi. Ad un tratto una delle serve si alzò dalle ginocchia, mi spinse da parte e disse: “Il Signore stesso è qui!” Subito mi alzai e indietreggiai di un passo, mentre lei con le mani giunte stava lì in piedi, immersa nell’adorazione. Dopo ci raccontò che aveva visto il Signore, come si era abbassato verso il mio amico inginocchiato a fianco di uno sgabello, aveva posato la Sua mano sul suo capo, aveva detto qualcosa e poi si era riaddrizzato. Poi il Signore aveva fatto un movimento con la mano per scacciare l’oscurità.

Proprio in quel momento quel giovane alzò la sua testa, si rivolse verso il lato sul quale la domestica vedeva il Signore, e disse: “Signore, Ti ringrazio!” Poi svenne.

Quando questa sua visione era passata, la domestica si rivolse a me con gli occhi in lacrime chiedendomi perdono per avermi spinto bruscamente da parte. Ma perché il Signore stesso era presente, aveva dovuto farlo. Poi esclamò: “Oh, che splendore! Oh, quanto è meraviglioso il Signore!” Quel giovane divenne un esempio vivente di una trasformazione completa del cuore e di tutta la vita.

Un uomo della mia comunità che viveva assolutamente spensierato, con la mente rivolta completamente al mondo, una notte sognò che si trovava in un mercato di una certa città che conosceva. Restò meravigliato che su un muro vide un cancello che non aveva mai notato prima. Il cancello cedette alla sua spinta e si aperse verso l’interno. Entrò. Uomini e donne, la maggior parte di loro era morta da poco tempo, lo guardavano senza dir parola, profondamente rattristati e tormentati nell’anima.

Al più presto si rivolse verso il cancello, ma fu trattenuto da un portinaio dal viso oscuro che con voce cupa e funerea gli disse: “Non puoi uscire! La porta si apre solo da un lato.”

Dopo averlo implorato intensamente, il portinaio gli accordò un favore particolare, lasciandolo uscire per otto giorni. In quel momento si svegliò.

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Quando venne da me e mi raccontò questo sogno, lo misi seriamente in guardia e gli chiesi di dare al più presto il suo cuore a Gesù. “Potresti morire” gli dissi “prima che otto giorni siano trascorsi.” Alla mia parola scoppiò a ridere e disse: “Non mi lascio prendere in giro da un sogno.”

“Se un giorno mi convertirò”, aggiunse, “spero di poter dire che sono stato attirato dall’amore di Dio e non che sono stato sospinto dalla paura.” Rimase sordo per qualsiasi esortazione o ammonimento.

Otto giorni dopo era il giorno del mercato. Guardò il muro che lui conosceva, e non scorgendo alcun cancello, esclamò tutto allegro: “È tutto al suo posto. Adesso una bottiglia di vino!” A notte inoltrata, ritornando a casa, il suo cavallo lo buttò giù e rimase morto sulla via.

Un giorno una donna, dopo aver ascoltato la predicazione, rimase con un dolore profondo nell’anima. La mattina dopo sentì di doversi alzare di fretta dal letto per inginocchiarsi e pregare. E mentre stava così in ginocchio, davanti a sé, ebbe una visione sulla coperta del letto. In lettere grandi era scritto davanti ai suoi occhi: “I tuoi peccati ti sono perdonati!” Non riusciva quasi a fidarsi di quello che stava vedendo, ma seguendo le orme delle lettere con le sue dita fu convinta che esistevano realmente. Ritenne questa visione un messaggio diretto dal Signore per lei personalmente, si alzò dalle sue ginocchia lodando e ringraziando Dio e ricevette così la ferma certezza della sua salvezza.

Quando me lo raccontò mi sentii spinto a dirle di non porre la sua fiducia sulle visioni, ma sul fatto che Gesù è morta per lei.

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Lo Spirito Santo viene a disturbare Lo Spirito Santo viene a disturbareLo Spirito Santo viene a disturbareLo Spirito Santo viene a disturbare Lo Spirito Santo viene a disturbare Lo Spirito Santo viene a disturbareLo Spirito Santo viene a disturbareLo Spirito Santo viene a disturbare Lo Spirito Santo viene a disturbare Lo Spirito Santo viene a disturbare Lo Spirito Santo viene a disturbare Lo Spirito Santo viene a disturbareLo Spirito Santo viene a disturbare Lo Spirito Santo viene a disturbare Lo Spirito Santo viene a disturbareLo Spirito Santo viene a disturbare

Anche altre parrocchie mi invitavano. Una volta su un grande prato erano riunite 3000 persone. Io intonai il cantico “Oh, mille voce avessi io mai”. Poi, mentre predicavo, lo Spirito Santo si riversò come un immenso fiume su tutto la gente. Centinaia di persone caddero sulle loro ginocchia quasi contemporaneamente ed implorarono la pietà di Dio. La cosa strana era, che questo fiume di potenza divina attraversava la folla in direzione diagonale. Sì, è proprio vero: “Il vento soffia dove vuole.”

Non riuscii a concludere la mia predicazione, ma mi recai nel mezzo di coloro che erano stati “colpiti dal Signore”, per pregare con ogni singolo. Il parroco della chiesa che era rimasto in una via laterale seduto sul suo cavallo per controllare la situazione, fu altamente spaventato di quello che stava vedendo, perciò ci indirizzò l’aula della scuola. Tutti gli uomini e le donne preoccupati per la salvezza della loro anima, avviandosi verso la scuola non smisero un momento di gridare a Dio. Era una scena sconvolgente.

Quando arrivai, la scuola era talmente affollata che dovetti entrarvi per la finestra. Fino alle dieci di sera, una dopo l’altra ho potuto guidare queste anime alla pace. È quasi incredibile, ma questa stessa riunione continuò sotto la guida di diversi anziani, mentre la gente andava e veniva, fino alla sera della domenica successiva. Esattamente otto giorni senza interruzione! Nell’aula scolastica di Baldhu per tre giorni e tre notti abbiamo vissuto la stessa cosa. Ma otto giorni, che io sappia, è stato il periodo più lungo.

Ma anche l’opposizione contro il risveglio era forte come nel giorno nella pentecoste. Durante un sinodo, la riunione principale della nostra zona clericale, dovetti subire la collera fiammeggiante dei miei confratelli anglicani. Mi si disse che avevano sentito che nella mia chiesa si urlava, che nell’aula della mia scuola si piangeva, che le donne perdevano conoscenza e che gli uomini gridavano disordinatamente. Inoltre predicavo un altro insegnamento di quello riconosciuto dalla chiesa. Io confermai la mia trasformazione. Alle mie parole si elevò un rumore tremendo. Quindi la riunione si sciolse.

Uno dei preti mi inviò una lettera alla quale tra l’altro risposi nel modo seguente: “Tutti coloro che lavorano nel regno di Dio avranno a che fare con le emozioni della gente. È assolutamente impossibile che un peccatore rendendosi conto di essere tale possa rimanere in uno stato di calma ed indifferenza e che, dopo aver conosciuto il suo Salvatore, non sia ripieno di grande gioia. Non si può giudicare lo sfogo di gioia di un figlio di Dio appena nato come non si può giudicare la giocondità allegra dei bambini. Quando un bambino cresce e diventa giovinetto, la sua gioia diventerà più afferrata. Noi stiamo ancora scavando le fondamenta, e voi già brontolate perché il tempio non è ancora completato. Oh, ché laccio pericoloso è diventato per molti questa parola spietata ‘decoro’! Tuttavia, non è una cosa piacevole essere svegliati dal sonno. Ogni riprensione ed ogni rimprovero che mi attirassi per aver scosso i miei ascoltatori mi sarebbe motivo di grande gioia.

No, la tromba la si dovrebbe suonare molto più forte per scuotere intensamente la grande massa di coloro che domenica per domenica vengono in chiesa per un senso d’obbligo. Cosa importa se la gente ci chiama fanatici! Vogliamo unicamente restare fedeli. Invece di sparlare agitati dell’’agitazione nella chiesa’,

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sarebbe meglio volgerci con tutte le nostre forze contro i vizi, contro il mondo e contro l’indifferenza!

Resistere alle espressioni di gioia di questa gente semplice non sarebbe stato altro che resistere allo Spirito di Dio. Queste persone non hanno goduto di un’educazione culturale altolocata, quindi non potevo giungere a loro con discorsi intellettuali, perciò ho preferito prendere su di me l’infamia e le critiche degli uomini. Tanti dei miei colleghi sono stati presi da forte spavento e sono fuggiti. Chi non ha ancora realizzato personalmente la potenza dello Spirito di Dio non ha alcuna comprensione per tali cose. Vede il fumo senza sentire il calore del fuoco. Preferisco rivivere mille volte queste cose che abitare in mezzo all’ordine ecclesiale corretto, morto spiritualmente.”

Il predicatore Aitken che Dio usava per portare risveglio, una volta venne nella nostra comunità per metterci in guardia dalla carnalità. Dopo una predicazione potente, però, ci consolò. Allora la gente riunita prese a lodare Dio, ed anche il mio amico Aitken prese fuoco e scoppiò in una forte lode. Il giubilo riempiva la chiesa, ma in mezzo e centinaia di voce si distingueva chiaramente quella sua. Era esuberante di gioia al centro di questa grande opera di Dio intorno a lui, ed io non lo ero di meno, e tutto lo sparlare del mondo e tutti gli articoli nei giornali non ci interessavano affatto.

Ma ci sono anche dei preti che si sono messi in posizione sui confini delle loro parrocchie e gridano al mondo: “Questa è zona mia! Lasciate in pace la mia gente! Dormono un sonno pacifico! Proibisco a chiunque di disturbarli!”

C’era uno che diceva che una persona doveva essere provata per sette anni prima di attestare che la sua conversione fosse autentica. Io gli risposi: “Voi siete un vecchio scapolo e non ne sapete niente di come si trattano i piccoli bambini. Noi uomini mica abbandoniamo i nostri figli e li lasciamo sette giorni a cielo aperto prima di decidere se sono effettivamente nati o no!” Questo stesso prete più tardi mi invitò a predicare nella sua chiesa.

L’effetto della mia predicazione nella chiesa strapiena fu talmente vivificante, che il culto seguente venne spostato in un grande capannone dove solitamente veniva salmistrato del pesce. Nonostante un forte temporale, il capannone era pieno. C’erano persino uomini seduti sulle travi sotto il tetto. Mentre parlavo, notai un pescatore robusto e di alta statura che ancora indossava i suoi lunghi stivali. Il suo petto si alzava e si abbassava. Ad un tratto, prima che mi rendessi conto cosa stava succedendo, crollò a terra e gridò con voce forte, quasi urlando: “Dio, abbi pietà, abbi pietà!”

Così facendo, rovesciò il tavolo con tutto quello che vi stava sopra, lampade, bicchieri e bottiglie, che con grande fracasso caddero a terra, e anche lui stesso con riuscì più a reggersi e cadde, colpendo una o due donne che si misero a gridare acutamente. L’intero locale si riempì di un frastuono di diversissime voci di gente che gridava, cantava, giubilava, esortava.

Volevo intonare un cantico, ma il prete spaventato mi tirò fuori dalla porta con le parole: “La situazione si calmerà soltanto quando ve ne sarete andato.”

Entrammo in una piccola casa. Mentre il prete era andato da qualche parte a prendere un ombrello, entrò un uomo con degli stivali pesanti, sospirando si sedette su una sedia e diceva gemendo: “Ma cosa devo fare? Quell’uomo ha pienamente ragione!” “Chi?” “Quello che ha parlato dall’altra parte. Oh, ma cosa devo fare?”

Cadde sulle sue ginocchia e dibatteva ardentemente con Dio. Ho potuto aiutarlo a trovare la pace. Solo allora mi riconobbe e mi mise le sue braccia forti e pesanti intorno al collo che quasi mi affogò. Il prete tornò e mi liberò. La carrozza che doveva portarci a casa non era ancora arrivata, quindi tornammo ancora una volta

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nell’adunanza. La gente era talmente occupata con sé stessa che nessuno si accorse della nostra presenza.

Da lì a poco tempo fummo attorniati da un gran numero di gente felice. “Ma domani tornate!”

“Oh, no”, esclamò il prete, “una notte trascorsa in questo modo è sufficiente!” Impallidito dallo spavento, si rivolse a me: “Ma come hai potuto iniziare a fare una cosa del genere?”

Io replicai: “Non è opera mia. Ho conosciuto persone che si sono attirate il severo giudizio di Dio perché hanno ostacolato un risveglio.” Poco dopo arrivò la nostra carrozza. La riunione continuò ancora fino alle due del mattino.

La sera seguente la riunione fu convocata nella chiesa libera. La chiesa anglicana rifiutò la benedizione di Dio, ma altre mani si alzarono per riceverla e furono altamente beate che toccò a loro.

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Le cause profonde

Possiamo aspettarci che ogni risveglio è preceduto da una preparazione lunga nel silenzio, attraverso la preghiera di figli di Dio fedeli, e spesso sono anche pochi. Anche il pastore Haslam ha potuto scoprire appresso, quali furono le cause profonde della sua conversione e del risveglio della sua chiesa a Baldhu. Ma ci racconta lui stesso:

Una mattina stavamo facendo colazione, quando nell’atrio sentii qualcuno che andava avanti e indietro con passi pesanti e diceva ripetutamente: “Grazie a Dio! Grazie a Dio!” Aprii la porta ed ebbi davanti a me un uomo gentile, di bassa statura, vestito nel modo tradizionale dei quaccheri. “Allora, caro amico”, gli chiesi, “voi chi siete?”

“Sono Billy Bray”, rispose lui, guardandomi fisso con i suoi occhi ammiccanti.

“E voi siete il prete?”

“Sì, proprio quello.”

“E convertito, eh?”

“Pure questo, grazie a Dio!”

“E la donna lì dentro?”, accennando alla sala da pranzo.

“Anche convertita!”

“Ma è meraviglioso! Quanto è buono il Signore!”

Soltanto adesso si avvicinò a me e lo accompagnai nella stanza. Si inchinò davanti a mia moglie e chiese: “In casa ci sono anche domestiche?”

“Sì, ce ne sono tre in cucina.”

“Anche loro sono convertite?”

Quando risposi affermativamente alla sua domanda, si volse verso la porta della cucina, vi entrò, e dopo poco tempo potevamo sentire tutti e quattro lodare e glorificare Dio ad alta voce.

Quando tornammo con il nostro ospite nella sala da pranzo, ad un tratto mi alzò sulle sue braccia e mi portò in giro per la stanza. Rimasi talmente sorpreso che ebbi fatica a reggermi per non cadere finché completò il suo giro. Poi mi posò su una sedia, si mise ad esultare di gioia e disse che mai in vita sua era stato così felice. Quando ebbe finito si alzò in piedi ed il suo viso confermava le sue parole. La gioia ricopriva il suo volto di una luce raggiante.

Allora ci raccontò che venti anni fa era passato su quella collina dove oggi si trovava la chiesa e la parrocchia, ed era un terreno deserto e desolato. In quel mentre il Signore gli aveva detto: “Ti darò tutti coloro che abitano su questo monte.”

Lui subito era caduto in ginocchio e aveva ringraziato Dio. Poi era entrato nella prima casa, aveva parlato con la gente che vi abitava, aveva pregato con loro e li aveva portati a Cristo. Nella prossima casa aveva fatto la stessa cosa, e anche nella terza. In tutte e tre le case le anime si erano convertite a Cristo.

Poi ci raccontò che aveva detto al “Padre in cielo” che vi erano soltanto tre case su quella collina, e Gli aveva chiesto che ne fossero costruite delle altre. Questa preghiera era rimasta nel suo cuore per molti anni. I suoi vicini che ogni tanto lo sentivano pregare, si meravigliavano per quali case stesse pregando che dovevano ancora essere costruite su un terreno che loro non conoscevano.

Finalmente, dopo sedici anni, ricevette una lettera da suo fratello James che gli comunicò che su quella collina erano stati piantati degli alberi e che vi si stava

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costruendo una chiesa. Se ne rallegrò moltissimo e lodò Dio dal profondo del cuore. La sua gioia non fu meno quando suo fratello gli comunicò che su quella collina si stava costruendo una parrocchia e anche una scuola. Tutte queste cose gli procurarono una grande gioia e gratitudine.

Quando nell’anno 1848 la chiesa era stata completata e fu inaugurata, lui stesso venne a Baldhu e fu meravigliato del cambiamento che aveva avuto luogo. C’era una bella chiesa, una parrocchia con un giardino ricco di fiori ed una scuola con altre piantagioni e campi. La sua ammirazione fu immensa e riusciva ad afferrare che quella vecchia collina era diventata tanto grande.

Ma quando si recò nella chiesa, la sua gioia finì lì; cadde da tutte le nuvole del suo cielo ed era deluso amaramente. Disse al suo “Padre in cielo” che sul pulpito c’era un vecchio prete che non valeva nulla. E mentre ancora pregava, il suo “Padre in cielo” gli fece capire che non era stato il momento di venire lassù, che era venuto troppo presto e senza il Suo permesso. Quindi tornò a Bodmin dove abitava e continuò a pregare per quella collina.

Tre anni dopo suo fratello James gli scrisse di nuovo; questa volta la lettera diceva che il prete e tutta la sua famiglia erano convertiti e che a Baldhu era avvenuto un grande risveglio. Allora Billy voleva incamminarsi al più presto per convincersene di persona, ma Dio non glielo permise, nonostante che pregò ed aspettò per tre mesi, giorno per giorno.

Finalmente, durante una notte fredda di gennaio, mezz’ora prima della mezzanotte, quando si stava preparando per andare a letto, il suo “Padre in cielo” gli disse che era arrivato il momento di andare a Baldhu. Questo gli procurò tanta gioia che non aspettò la mattina, ma si rivestì, prese il suo asino dalla stalla e con la sua piccola carrozza si mise in viaggio. Cantando percorreva il suo cammino, e dopo circa dieci ore, la mattina dopo, arrivò felice a destinazione. Portò il suo asino nella mia stalla, entrò in casa e si presentò a noi nell’atrio, come ho già raccontato, cantando canti di lode a voce alta.

Quella mattina la nostra colazione durò più a lungo del solito perché quel brav’uomo dalla grande felicità continuava il suo racconto da un’avvenimento all’altro senza stancarsi di riferirci quello che “il Signore gli aveva detto”. Senza interrompere il suo racconto ci rassicurava ripetutamente della sua immensa felicità, e la sua gioia la si leggeva sul suo viso.

Alla fine ci disse che doveva raccontarci un’ultima cosa. Anni fa aveva costruito una casa che aveva chiamato “casa di predicazione”. Lì aveva pregato spesso per la nostra vecchia collina, e adesso gli farebbe piacere vedermi una volta sul pulpito di quella casa. Raccontò ancora che aveva costruito quella casa con le preghiere e con la fede, nella misura in cui il “Padre in cielo” gli aveva mandato i mezzi, e lui ed un altro fratello l’avevano edificata con le proprie mani.

“Ma ora”, disse e si rivolse a me, “voglio sentirvi predicare una volta in questa casa. Quando volete venire?” Per i prossimi giorni non mi potevo assentare dalla mia chiesa, ma promisi di guidare diversi culti nella settimana successiva.

Prima di congedarsi chiese in particolare delle due ultime case che erano state costruite sulla collina, chi vi abitasse, e particolarmente se gli abitanti erano convertiti. Poi disse che voleva passarvi di persona per rallegrarsi con queste persone e per testimoniare loro, in che modo meraviglioso Dio aveva adempiuto le promesse che gli aveva dato venti anni fa riguardo a questa collina.

Come avevo promesso, mi recai nel giorno convenuto nella casa di predicazione di Billy Bray. Era la prima volta dalla mia conversione che predicavo in un’altra chiesa. Il Signore ha manifestato potentemente la Sua grazia, nacque un risveglio immenso come Billy Bray non l’aveva mai vissuto in quella casa. Diverse

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volte dovemmo restare svegli tutta la notte per accudire anime pentite che cercavano la salvezza o anime credenti che cercavano la pace nell’anima.

Alla fine dei nostri culti, di solito ci recavamo nell’aula della scuola dove le riunioni continuavano per molte ore.

Il nostro amico Billy ritornò da noi a Baldu, vi si fermò per un certo tempo e ci era molto utile. Quando parlava alla gente nell’aula della scuola, le sue parole erano caratterizzate da una particolare naturalezza e da una santa semplicità di fede. Gli ascoltatori restavano profondamente e permanentemente impressionati. Giorno per giorno anime nuove venivano guadagnate per il Signore.

 





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