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APOCALISSE 1

APOCALISSE 1
Vediamo la persona di Cristo.
Lo vediamo nella sua gloria nella sua posizione di Gran Sommo Sacerdote che, essendo a capo della
sua chiesa, detiene il comando assoluto. E vorrei ricordare che queste sono le cose che Giovanni ha
visto.
Nei vangeli il Signore Gesù ci è sempre presentato come il mansueto, amorevole, e umile servo
ubbidiente al Padre, che da la sua vita sulla croce per la salvezza di tutta l’umanità.
Infatti sulla terra Egli si sottomise prima alla volontà del Padre, e successivamente anche ai suoi
nemici.
Ma ora non è più così che si presenta nel libro dell’Apocalisse, ora Egli si ripresenta nella sua piena
autorità; è ancora l’Agnello di Dio, ma qui lo vediamo che manifesta la sua ira che terrorizza tutta la
terra.
Non ci stancheremo mai, amici, di dire che il tema principale dell’intera Bibbia è il Signore Gesù
Cristo. Infatti apprendiamo questo dalle scritture stesse, che ribadiscono sia l’insegnamento teocentrico
che Cristo-centrico, e questo perché Gesù Cristo è Dio, ed è colui che riempie l’orizzonte di
tutta la Parola di Dio.
Questo va tenuto ben in mente nel considerare il libro dell’apocalisse,ancor più che in ogni altro
libro della Bibbia, e perfino più che nei vangeli.
La Bibbia ci annuncia ciò che Egli ha fatto, sta facendo e soprattutto ciò che farà, e questo dobbiamo
sempre tenerlo ben presente.
Leggiamo quindi il primo versetto dal quale possiamo anche dedurre il titolo:
Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire
tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni.
Apocalisse 1:1
Prima di tutto, come del resto abbiamo già detto, notiamo che il titolo di questo libro è rivelazione al
singolare e non al plurale, cioè rivelazioni.
L’Apocalisse, infatti, potremmo anche dire è ciò che mette a nudo, che fa conoscere, che rivela la
persona di Gesù Cristo, “Per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve”.
Mentre nell’ultimo capitolo dell’Apocalisse, a Giovanni viene dato l’ordine di “non sigillare le
parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino”.
Così infatti troviamo scritto nel capitolo 22:10. Quindi non è un libro sigillato, è un libro aperto, che
può essere capito ai nostri giorni. Questo libro potremmo dire che è in contrasto con la profezia
descritta nel libro di Daniele dove al profeta fu ordinato di sigillare il libro. Anche il nostro Signore
Gesù insegnò con delle parabole dette del “mistero”.
Francamente dobbiamo affermare che per la maggior parte delle chiese, ancora oggi esse rimangono
un mistero; ma il Nostro Signore disse anche in Marco 4:11 e 12: “A voi è dato di conoscere il
mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono al di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché
vedendo, vedano si, ma non discernano; udendo, odano si, ma non comprendano; affinché non si
convertano, e i peccati non siano loro perdonati”.
Vedi, nei vangeli abbiamo solo la prima metà della storia, e quindi abbiamo bisogno del libro
dell’Apocalisse, perché esso è la sua conclusione, ma dobbiamo lasciare che lo Spirito Santo ci
faccia da unico maestro.
Questo libro infatti “toglie il velo”, così che possiamo vedere Cristo nella sua manifestata bellezza,
potenza e gloria. Esso non ci comunica un segreto, ma ci rivela il segreto, ci da la spiegazione del
mistero e come vedremo nei prossimi versetti, viene definito una profezia.
Quando un cristiano dice di non capire il libro dell’Apocalisse, ho qualche perplessità, perché questo
libro ci è stato dato affinché potessimo conoscere i misteri del regno di DIO.
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Vi rileggo il 1° versetto letto:
Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire
tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni.
Apocalisse 1:1
Il termine all’inizio del versetto “per mostrare” significa attraverso immagini, simboli,
rappresentazioni dirette e indirette.
Mentre ancora “che Egli ha fatto conoscere” vuol dire che per mezzo di simboli ci viene
rappresentata la realtà.
Dobbiamo riconoscere che Pietro ci ha dato una grande regola per l’interpretazione della profezia.
In 2° Pietro1:20 leggiamo queste parole. “Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia
della Scrittura proviene da un’interpretazione personale”.
Ciò ci insegna che non dobbiamo interpretare un singolo testo da noi stessi, ma alla luce dell’intera
parola di Dio. Ricordiamoci che il linguaggio figurato dell’Apocalisse rappresenta dei fatti concreti.
L’espressione “Per mostrare ai suoi servi le cose” ci assicura che quanto Giovanni ci dice non ha la
consistenza di un sogno etereo ed effimero, ma che in questo libro ci vengono descritti con
concretezza dei fatti reali.
Qualcuno mi potrebbe chiedere: che cosa significa il termine “le cose” ?
Si può affermare che le cose siano dei simboli di situazioni concrete e reali, quindi sono realtà.
Ogni qualvolta Giovanni usa un simbolo, ci farà capire chiaramente che si tratta di un simbolo.
Ne siamo sicuri, perché la realtà è molto più grande del simbolo stesso, infatti esso ne è solo una
piccola rappresentazione.
Mentre ancora l’espressione “che devono accadere” ha in sé il significato di urgente necessità e di
assoluta certezza.
E’ da sottolineare anche che la frase “in breve”, tradotta “tra breve” nella nostra versione, ha per noi
una connotazione molto importante, ed è un’espressione ricorrente nella scrittura ed ha anche il
significato di prontamente, o imminente.
Vuole dire che quando il giudizio comincerà avrà luogo in fretta, senza lunghe attese. Ciò significa,
amici, non solo che il Signore ritornerà fra breve, ma che quando ritornerà, le cose di cui si sta
parlando avverranno prontamente e con grande rapidità. Il suo giudizio si compirà in un breve
periodo di tempo.
Giovanni ci sta dicendo che è la rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli ha dato. Vorrei attirare la
vostra attenzione sulla successione delle cose.
La rivelazione ha origine con Dio, fu data a Gesù, che l’affidò al suo angelo, che la diede a
Giovanni, per mezzo del quale essa raggiunge i suoi servi. Essi possono così venire a sapere cosa
accadrà.
Questa è la strada per mezzo della quale la rivelazione ha raggiunto voi e me oggi.
Nel versetto secondo, che ora leggo, vi troviamo il metodo della rivelazione; esso dice:
Egli ha attestato come parola di Dio e testimonianza di Gesù Cristo tutto ciò che ha visto.
Apocalisse 1:2
Giovanni dichiara di essere testimone oculare della visione, e di ciò che egli vide ce ne ha fatto una
rappresentazione.
Per darne un’immagine concreta potremmo dire che il libro dell’Apocalisse è come un programma
televisivo, anzi fu il primo programma televisivo in assoluto; ed è uno di quelli che tutti voi dovreste
vedere.
Infatti Giovanni non solo udì, ma vide anche, e come sapete questi sono i due sensi attraverso i quali
noi possiamo ricavare le nostre informazioni.
Sinceramente, talvolta ci sono descrizioni che potrebbero far pensare di poterne sentire anche il
profumo, e forse a Giovanni è veramente capitato.
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Nel versetto 3 di Apocalisse 1, potremmo dire di poter vedere la beatitudine che si prova con lo
studio della parola di Dio. Esso dice:
Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose
che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!
Apocalisse 1:3
Questo versetto, come ho detto, ci fa vedere la felicità che deriva dallo studio biblico.
E pensate questa è la prima delle sette promesse di beatitudine che si trovano nel libro
dell’Apocalisse. Questo versetto dice “beato chi legge e chi ascolta”. Sia chi legge che chi ascolta
sarà benedetto.
E inoltre una benedizione viene non solo dalla lettura, dall’ascolto, ma dal farne tesoro. Credo che
tutti coloro i quali si inoltreranno con un sincero interesse nella lettura dell’Apocalisse riceveranno
una benedizione speciale, e sono certo di questo perché è ciò che Giovanni dice.
L’espressione “perché il tempo è vicino” non significa necessariamente che le cose che sono
descritte alla fine del libro stiano accadendo ai nostri giorni, ma significa che con l’inizio della
chiesa, cioè il giorno della Pentecoste, ebbe inizio il ministero del Signore Gesù nei cieli, della cui
gloria avremo una visione in questo capitolo. Quindi per prima cosa siamo portati a considerare
questa Sua posizione e ruolo, poi saremo portati direttamente a considerare gli eventi del futuro.
Nel quarto versetto di Apocalisse 1, ci vengono descritti inizialmente i saluti dell’apostolo Giovanni
e successivamente la manifestazione del Signore Gesù Cristo nella gloria del cielo
Giovanni, alle sette chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da colui che è, che era e che viene,
dai sette spiriti che sono davanti al suo trono
Apocalisse 1:4
Abbiamo letto “Giovanni alle sette chiese che sono nell’Asia.“
Questo è un saluto indubbiamente meraviglioso, ecco perché.
Il termine Asia comprende una gran parte di quella che generalmente si chiama Asia Minore o
Turchia. Notiamo che Giovanni non mette nessun titolo davanti al suo nome all’inizio. Questo ci fa
capire che egli doveva essere ben noto in quel tempo alle chiese di quel territorio.
Sappiamo che era stato vescovo della chiesa di Efeso, e che probabilmente ebbe la cura di tutte le
chiese in quell’area, prima di essere incarcerato e mandato nell’isola di Patmos.
Desidererei attirare la vostra attenzione, e considerare il significato del numero sette.
In questo versetto sono menzionate sette chiese e sette spiriti; ma il numero sette ha un significato
particolarmente religioso nella Parola di Dio che era chiaro per la gente di allora, ma che a noi il più
delle volte è totalmente estraneo.
Nella nostra società moderna e consumistica si da importanza ai numeri del lotto, o
dell’ENALOTTO, del bingo, oppure ancora nel gioco d’azzardo o nella superstizione, ma non siamo
più abituati ad attribuire un significato religioso ai numeri, mentre nella parola di Dio il numero sette
ha un’importanza rilevante.
Il numero 7 non denota solamente la perfezione, ma bensì la completezza, e talvolta, ma non sempre,
la completezza è indice di perfezione.
Il sette parla di ciò che è completo e di ciò che è rappresentativo, infatti il numero sette è spesso
posto in relazione col patto e i rapporti di Dio con Israele.
Basti ricordare per esempio che il sabato, la circoncisione, l’adorazione sono tutti imperniati sul
settimo giorno. Scorrendo la parola di Dio si può notare che Gerico fu accerchiata per sette volte.
A Naaman, un comandante dell’esercito del re di Siria, venne richiesto di immergersi nel Giordano
per sette volte. Vi furono sette anni di abbondanza e sette di carestia al tempo di Giuseppe in Egitto.
Nebucadnesar impazzì per sette anni. Ci sono sette beatitudini nel Nuovo Testamento. Ci sono sette
richieste nella preghiera del Padre Nostro. Sette sono le parabole in Matteo 13. Sette vivande
sfamarono la moltitudine. Gesù parlò sette volte dalla croce.
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Così dopo questi numerosi esempi, senza citarne degli altri nel libro dell’Apocalisse, il numero sette
non può essere ignorato o considerato accidentale, quindi il numero sette è il numero chiave del
libro.
Qui nel versetto 4 Giovanni scrive alle sette chiese, e magari qualcuno mi potrebbe chiedere: ma non
c’erano altre chiese in Asia ?
La risposta è che sì, sappiamo che c’erano altre chiese a quel tempo come ad esempio quella di
Colosse, di Mileto, di Ierapoli, e di Troas e ancora in molti altri posti, ma a Giovanni fu chiesto di
scrivere solo a sette chiese particolari, perché ci venisse data la storia completa della chiesa sulla
terra ed esse, come potremo vedere, rappresentavano le chiese simbolo.
Il termine “Asia” si riferisce alle province che comprendono la Lidya, la Misia, la Caria e parte della
Frigia; non certo a tutta l’attuale Asia e neppure si riferisce all’Asia minore, questo termine infatti
nacque intorno al 400 d.C.
Le parole “la grazia sia con voi e la pace” esprimono i saluti espressi con termini tipici greci ed
ebraici. La pace scaturisce dalla grazia, e la grazia oggi è la sorgente di tutte le nostre benedizioni, ed
il libro dell’Apocalisse ci rivela la grazia di Dio ed anche la Sua pace.
Non dobbiamo essere necessariamente spaventati quando si studia questo libro, perché noi possiamo
avere la pace di DIO nei nostri cuori.
L’espressione “da Colui che è, che era e che viene e dai sette Spiriti “ porta direttamente davanti a
noi la rappresentazione della Trinità.
I sette Spiriti si riferiscono allo Spirito Santo e alle sue caratteristiche che ci vengono descritte nel
libro di Isaia 11:2 leggiamolo:
Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui: Spirito di saggezza e d’intelligenza, Spirito di consiglio e
di forza, Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE.
Come abbiamo letto ci sono elencate sette qualità: Riposo, saggezza, intelligenza, consiglio, forza,
conoscenza e timore che significa non paura ma rispetto, oltre a tutto ciò è probabilmente anche in
relazione coi sette candelabri accesi che vedremo più avanti.
I termini “che è, che era e che viene” enfatizzano l’immutabilità e l’eternità di Dio. Interessante
notare è che in questo passo vengono menzionati tutti i membri, le persone della trinità. Gesù Cristo,
il Dio figlio; i sette spiriti, Lo Spirito Santo; colui che è che era e che viene, il Dio padre.
Ci sarebbe molto ancora da dire ma proseguiamo con la lettura del quinto e del sesto versetto di
Apocalisse 1, che dicono:
E da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A lui
che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno e dei
sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Apocalisse 1:5-6
In questi due versetti abbiamo i titoli che sono stati dati al Signore Gesù Cristo, e guarda caso ne
abbiamo proprio sette.
Il 1° è Il testimone fedele – Gesù Cristo è l’unica fonte sicura che testimonia dei fatti di questo libro.
Egli infatti testimonia di se stesso e dei fatti che riguardano lui. Sarebbe difficile se non impossibile
credere in questo modo ad un’altra persona, possiamo tranquillamente credere al Signore Gesù.
Il 2° è il primogenito dai morti – Il termine greco ha a che vedere con la risurrezione. Ed infatti Egli
è il primo risorto dalla morte senza più ritornare a morire. Egli fu l’unico che ritornò dalla morte in
un corpo glorioso facendosi vedere da più di 500 persone. Nessun altro ne è mai ritornato, ma i suoi,
cioè coloro che hanno posto in Lui la loro fede, faranno la stessa esperienza, e ciò si realizzerà al
Rapimento della chiesa che sarà prossimo, come si può leggere nella prima lettera ai Tessalonicesi
4:14 che dice Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di
Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati.
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Il 3° titolo è il principe dei re della terra – questo ci presenta il suo ruolo futuro nel Millennio qui
sulla terra, come leggiamo nella lettera che l’apostolo Paolo scrisse ai Filippesi 2:-9-11 che dice
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome,
affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua
confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.
Il 4° è colui che ci ama – E’ stupenda quest’espressione perché essa ha il senso dell’attualità, di
adesso, in questo momento.
Si amico/ amica chiunque tu sia, qualunque possa essere la tua vita, Gesù ti ama, ti ama. Ti ama così
come sei con tutti i tuoi peccati, e desidera, che tu lo accetti come tuo Salvatore e credi in Lui.
Desidera cancellare i tuoi peccati e renderti una persona nuova. Non ti interessa questo amore?
Dalla risposta che darai a questa domanda, determinerai la condizione e il luogo dove passerai
l’eternità. Da parte mia ti invito con tutto il cuore a non rifiutare quest’amore, ma ad accettarlo in
questo stesso momento. Ma se tu che mi ascolti hai già posto la tua fiducia in Gesù,
quest’affermazione ti darà la forza necessaria per superare le difficoltà, perché essa enfatizza il suo
costante atteggiamento verso di te. Si, veramente non dobbiamo temere nulla leggendo il libro
dell’Apocalisse, perché Egli ci ama, Egli ti ama, e ti amerà per l’eternità.
Il 5° titolo è colui che ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue. Il sangue di Cristo, di cui ci è
parlato in questa quinto punto, è molto importante, perché esso non è solo un simbolo.
Nell’Antico Testamento, Dio insegnò al suo popolo che la vita di ogni essere vivente è nella carne, è
nel sangue (Levitico 17:11). Sappi, che quando Gesù, dando la Sua vita sulla croce, morì, diede fino
all’ultima goccia del suo sangue per l’espiazione dei miei e dei tuoi peccati, affinché mediante la
fede in Lui potessimo essere riconciliati con Dio.
Purtroppo oggi molto spesso viene messo in second’ordine questo sacrificio, e non sono affatto
d’accordo con chi oggi minimizza l’importanza del sangue di Cristo. A questo riguardo l’apostolo
Pietro scrive queste parole in 1° Pietro 1:18-19
Sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di
vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello
senza difetto né macchia.
E’ a causa di questo sangue versato da Gesù che Paolo può scrivere a Timoteo: “Infatti c’è un solo
Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo”.
Si, Gesù, ci ha liberato dai peccati per mezzo del suo sangue; che cosa grande e meravigliosa! E
quale grave conseguenza vi sarà per coloro che volontariamente rifiutano di essere purificati da
questo preziosissimo sangue. Ti prego, non essere anche tu fra questi!
6° titolo: colui che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo – I credenti non
sono mai stati chiamati re, perché essi sono una discendenza di sacerdoti che regneranno con il
Signore Gesù.
Il Signore verrà come re sulla terra e abolirà ogni ingiustizia, ma prima verrà nell’aria ad incontrare i
suoi per quello che viene chiamato il Rapimento.
Verrà come nostro salvatore.
Verrà come sposo per prendere la sua sposa cioè la chiesa, da lui amata e per la quale ha dato se
stesso. Si, Egli ci ha fatti veramente un regno di sacerdoti per regnare con lui.
Poi, 7° è colui al quale è data la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. – Indubbiamente
questa è un’espressione che enfatizza la sua eternità. Gesù è l’Amen di cui si legge nel libro di Isaia,
ed esso è anche una titolo del quale solamente Gesù Cristo è sia il soggetto che l’oggetto
nell’Apocalisse. Egli ne governa tutti gli eventi, e questi ruotano intorno a Lui. Egli è lo scopo eterno
e remoto di ogni cosa. Ogni cosa non solo è stata fatta da Lui, ma ogni cosa è fatta per Lui. Questo
universo esiste per Lui.
Dopo questa ampia rassegna delle sette qualità espresse nei versetti 5 e 6 passiamo al seguente e cioè
al 7 di Apocalisse 1:
6
Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e
tutte le tribù della terra faranno lamenti per lui. Sì, amen.
Apocalisse 1:7
Questo versetto ci dice chiaramente che la sua venuta sarà fisica e corporea, con una chiamata
pubblica, mentre invece ci è detto che quando Cristo verrà per rapire la sua chiesa, non apparirà a
tutti, perché s’incontrerà con lei sulle nuvole.
Non penso che sarà un rapimento segreto, come alcuni vogliono far credere, perché sarà
indubbiamente difficile dare una spiegazione plausibile alla sparizione di innumerevole persone.
Forse diranno che sono stati rapiti da qualche astronave di extraterrestri, ma tuttavia in quella
circostanza Gesù non si farà vedere sulla terra, perché i credenti saranno portati ad incontrare il
Signore nell’aria. E quindi questo versetto non ci parla del rapimento della chiesa, ma del ritorno del
Signore come re della terra.
Il versetto otto di Apocalisse 1 conferma con autorità che chi sta dicendo queste cose, le manterrà;
esso dice:
Io sono l’alfa e l’omega, dice il Signore Dio, colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente.
Apocalisse 1:8
Quest’espressione ha un significato importante nella cultura greca, perché queste due lettere sono la
prima e l’ultima dell’alfabeto. Con l’alfabeto si compongono tutte le parole e Cristo è definito la
Parola di Dio, che ne è la completa rivelazione.
Egli è il solo alfabeto per raggiungere Dio! L’unico linguaggio che Dio parli e capisca, è quello in
cui Gesù è l’alfa e l’omega e tutte le lettere comprese fra loro. E’ come dire la A e la Z.
Se stai per avvicinarti a Dio, lo potrai fare solo attraverso suo figlio Gesù Cristo.
Ma c’è ancora un particolare molto interessante nel testo greco, quando dice:
“Io sono l’alfa e l’omega, dice il Signore Dio,”
La lettera omega non è scritta per esteso come invece l’alfa. E sai perché?
Perché Cristo è l’inizio, e l’inizio è stato compiuto, ma la fine deve ancora compiersi, l’omega non è
ancora scritta completamente; un giorno Egli completerà perfettamente il programma di Dio.
Inoltre il principio e la fine hanno a che fare con l’eternità del Figlio e con la sua immutabilità.
In Ebrei 13:8 leggiamo “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, e in eterno“.
Egli non cambia, perché è’ immutabile.
Si amici, i versetti che abbiamo appena considerato e che vanno da 4 a 8 sono veramente un saluto
meraviglioso sia da Giovanni che dal Signore Gesù Cristo.
Ve li rileggo per esteso:
Giovanni, alle sette chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da colui che è, che era e che viene,
dai sette spiriti che sono davanti al suo trono e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito
dei morti e il principe dei re della terra. A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il
suo sangue, che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la
potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo
vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno lamenti per lui. Sì, amen.
“Io sono l’alfa e l’omega”, dice il Signore Dio, “colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente”.
Apocalisse 1:4-8
Ricordiamoci quanto ci ha detto, cioè che ci ama, e che ci amerà sempre:
Lo dobbiamo sempre tener presente in modo che non si possa temere nulla, anche di fronte a ciò che
troveremo andando avanti nella lettura di questo libro.
Da questo momento in poi le cose cambiano e nel versetto nove di Apocalisse 1 troviamo che Cristo,
in un corpo glorioso, giudicò la sua chiesa; leggiamo quindi quanto dice:
Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in
Gesù, ero nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
7
Apocalisse 1:9
Il termine “Io Giovanni” è un’espressione usata tre volte nel libro dell’Apocalisse, e le altre due
volte si trovano alla fine.
Mentre le parole “vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione” non si riferisce alla Grande
Tribolazione, che dovrà venire, ma alla persecuzione che era già in atto in quel tempo, e di cui
Giovanni ne subiva già le pene.
Domiziano, imperatore romano nel 96 d.C., l’aveva confinato nell’isola di Patmos.
Questa è un’isola arida di origine vulcanica, lungo la costa dell’Asia Minore, di circa dieci miglia di
lunghezza e sei di larghezza. Giovanni in quel tempo era stato molto attivo nella chiesa di Efeso, ed
aveva lavorato anche in tutte le altre chiese, insegnando la Parola di Dio.
E sapete amici, si finisce facilmente nei problemi quando si insegna la parola di Dio con la massima
franchezza. Così Giovanni conobbe la persecuzione come anche la chiesa primitiva, e sai, se questo
ora accadesse a te e a me, non sarebbe certo una novità.
Vorrei ripetere ancora che Giovanni non si sta riferendo alla grande tribolazione che ci sarà in futuro,
ma alla persecuzione che stava già colpendo i credenti.
L’espressione “nel regno” si riferisce alla condizione che si acquisisce tramite la nuova nascita, cioè
quando si accetta Gesù come personale Salvatore, in quanto se si pone in Cristo la fede, si entra di
diritto nel regno di Dio. Tutto questo non ha nulla a che fare col regno del Millennio, che verrà
stabilito al ritorno di Cristo sulla terra.
Il nome Gesù viene usato da Giovanni, sia nell’Evangelo che in Apocalisse, per portargli gloria;
spero che anche per noi possa essere così.
Prima di proseguire, lasciatemi ricordare che Giovanni, in questo versetto, ci sta dando una maestosa
visione dalla sperduta isola di Patmos.
E’ la visione del Cristo dopo la sua incarnazione, nel suo corpo glorioso, come giudice della sua
chiesa. In altre parole, potremo vedere il Gran Sommo Sacerdote nella perfetta Santità.
Ora leggiamo i versetti 10 e 11 di Apocalisse 1:
Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di
una tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a
Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea.
Apocalisse 1:10-11
Lo Spirito Santo qui sta attuando perfettamente il suo ministero, ed ecco perché mi sento di pregare
che Lo Spirito Santo di Dio possa prendere le cose di Cristo e rivelarcele. Ciò è esattamente quello
che il Signore Gesù Cristo disse a riguardo di ciò che lo Spirito Santo avrebbe fatto alla sua venuta.
Le parole esatte di Gesù furono Giovanni 16:13-14
“quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non
parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. Egli mi
glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà“.
Stiamo per avere la visione del Cristo glorificato. Oggi lo dobbiamo considerare nella sua funzione
di Grande Sommo Sacerdote. Riconosco ampiamente la mia totale incompetenza nel cercare di dare
una spiegazione a questi grandi ed importanti versetti.
Solo lo Spirito di Dio può farlo realmente con ciascuno di noi.
Tuttavia il versetto di Ebrei 3:1 ci dice “Perciò fratelli santi, che siete partecipi della celeste
vocazione, considerate Gesù, l’apostolo e il sommo sacerdote della fede che professiamo”.
La frase che dice Giovanni “Fui rapito dallo Spirito” indica che lo Spirito Santo si muoveva su
Giovanni e gli dava questa stupenda visione.
Tutto ciò potremmo paragonarlo ad un esperienza molto superiore, anche se simile, ad una
proiezione in un cinerama, nel quale si sentivano suoni e si vedevano luci in un modo particolare, e
tutto ciò era un richiamo sia per la vista che per l’udito.
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L’espressione “nel giorno del Signore” ha un significato controverso.
Alcuni eminenti studiosi lo interpretano facendo riferimento al giorno del ritorno del Signore sulla
terra. Anche se rispetto il loro punto di vista, non posso accettare questa interpretazione, perché
sebbene il grande tema dell’Apocalisse abbia a che fare col Giorno del Signore che comprende il
periodo della Tribolazione e del regno del Millennio, in questo caso ritengo che Giovanni faccia
riferimento alla domenica, detta nel Nuovo Testamento per l’appunto il giorno del Signore, il giorno
in cui era risorto.
Continuiamo con la lettura di Apocalisse 1 per capire cosa vide Giovanni – versetti 12-13:
Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro e, in
mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d’uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e
cinto di una cintura d’oro all’altezza del petto.
Apocalisse 1:12-13
Giovanni sentì una voce simile a una tromba di guerra che gli parlò. Quando il Signore Gesù
scenderà dal cielo per togliere la sua chiesa dalla terra, verrà con un grido. Ciò è scritto nella prima
lettera ai Tessalonicesi 4:16 ci dice “perché il Signore stesso con un ordine, con voce d’arcangelo e
con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo”.
La sua voce sarà come una voce d’arcangelo, e la sua voce sarà simile ad una tromba, perché qui la
sua voce viene raffigurata proprio così. Ma si tratterà della voce personale di Cristo.
Egli non avrà bisogno di nessun arcangelo che lo aiuti, per resuscitare i suoi dalla morte.
Che emozione assistere alla raffigurazione della persona del Signore Gesù Cristo!
E’ la visione di uno simile al Figlio dell’Uomo.
Vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d’oro all’altezza del petto.
I sette candelieri d’oro ci riportano al tabernacolo.
Là vi era un candeliere con sette bracci. Qui ci sono sette candelieri separati.
Dato che questi candelieri rappresentano sette chiese diverse (come ci verrà descritto nel v.20) la
differenza è chiara. La funzione di tutti è la stessa. Il Signore Gesù disse Giovanni 8:12
“Io sono la luce del mondo, chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita “.
Noi vediamo qui il Signore Gesù Cristo raffigurato come il nostro Gran Sommo Sacerdote.
I suoi vestiti sono quelli del sommo sacerdote.
La tunica rappresenta la completa giustizia di Cristo, perché in Lui non c’è peccato, ed Egli non ha
conosciuto il peccato.
Per quanto riguarda la cintura, essa era usata dai sacerdoti intorno al petto, mentre comunemente era
usata intorno ai fianchi.
Qui l’enfasi non è posta sull’uso, ma sulla forza che implica il Suo giudizio nella verità.
In questo passo ci viene chiesto di considerare il nostro Sommo Sacerdote come se stesse nel mezzo
delle chiese. Infatti sta giudicando le chiese; sta controllando i credenti, affinché la luce possa
continuare a splendere; è importante vedere quanto sia presente e importante il ministero di Cristo.
Le scritture non ci lasciano dubbi riguardo a ciò che Cristo sta facendo oggi, e ci vengono descritti
tre precisi ministeri che sono.
1) Il primo ministero di Cristo è la Sua intercessione. Egli è il nostro Grande Sommo Sacerdote.
Oggi sta in cielo presso l’altare d’oro dove vive per sempre e intercede per noi. Ebrei 7:25 ci dice.
Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento
che vive sempre per intercedere per loro. Noi tutti amiamo questa parte del Suo ministero ed è una
cosa meravigliosa.
2) Il secondo ministero riguarda il Suo intervento. Egli esce dal luogo santo e va verso la conca di
rame. Lì lava i piedi di coloro che gli appartengono. Lava coloro che hanno confessato i loro peccati,
quelli dei cristiani che hanno peccato, e devono essere confessati per poter avere comunione con
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Lui. In una sua lettera l’apostolo Giovanni scrisse che “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele
e giusto da perdonare i nostri peccati, e lavarci da tutte le iniquità”
Si amici Gesù è cinto di un asciugamano e porta una bacinella; interviene a nostro favore per
purificarci.
Nella stessa lettera Giovanni aggiunge: “Figlioli vi scrivo queste cose perché non pecchiate”.
Ci ha provveduto ogni cosa affinché non pecchiamo. Non so voi, ma io non ho ancora raggiunto
questa condizione, e francamente non ho ancora incontrato qualcuno che l’abbia raggiunta.
Ma Giovanni ci dice, “e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre”
Conoscete quest’avvocato che non ha mai perso una causa? Gradireste averlo un giorno come vostro
difensore davanti a Dio?
Un avvocato che sia a vostra disposizione per difendervi dalle accuse di Satana, che è l’accusatore
dei fratelli? Egli è il Signore Gesù Cristo ed è a disposizione di chiunque desidera affidarsi a Lui.
3) Il terzo ministero di Cristo che non è molto popolare, ed è quello menzionato nel primo capitolo
dell’Apocalisse e penso che questo sia uno dei motivi per cui questa parte è così poco conosciuta, ed
è il ministero della sorveglianza.
Ciò che Cristo sta facendo oggigiorno è chiaramente evidenziato nelle Scritture. Egli è salito al Cielo
e si è seduto alla destra di Dio, ma non per girarsi i pollici.
Quando ci viene detto che “si è seduto”, significa che Egli ha terminato il lavoro di redenzione
dell’umanità. E’ morto sulla terra per salvarci, e vive in Cielo per conservare la nostra salvezza.
Personalmente ritengo che sia più occupato adesso per mantenere la nostra salvezza di quanto non lo
fosse quando era sulla terra.
Questi sono i tre ministeri di Cristo: l’intercessione, l’intervento e la sorveglianza.
Ora ci occuperemo della sorveglianza di Cristo. Dove si trova adesso? Lo vediamo camminare in
mezzo ai candelabri.
Nel libro dell’Esodo troviamo il candelabro d’oro, esso era l’oggetto più bello dell’arredo del
tabernacolo. Era fatto di oro massiccio e c’erano tre bracci ad ogni lato dello stelo principale.
L’estremità di ogni stelo era decorata come un bocciolo aperto di mandorlo, dove vi erano sistemate
le luci. Le lampade rappresentano lo Spirito Santo; mentre il candelabro stesso rappresenta Gesù
Cristo, la sua gloria e la sua deità.
Cristo ha mandato lo Spirito Santo nel mondo. Il candelabro d’oro sostiene le lampade e le lampade
in cambio rivelano la bellezza e la gloria del candelabro.
Questa è l’immagine che troviamo in Apocalisse.
Io penso che tuttora lo Spirito Santo oggi abbia il compito di renderti reale il Signore Gesù Cristo in
tutta la sua gloria, potenza e bellezza, affinché tu possa vederti alla luce della sua presenza e lasciarti
controllare da Lui. Questo insegnamento non è molto popolare ai giorni nostri, perché non amiamo
essere controllati, ma in Apocalisse vediamo Gesù camminare nel mezzo delle chiese, mentre
adempie il suo ministero di controllo.
Nel tabernacolo solo al sommo sacerdote competeva la sorveglianza del candelabro, mentre gli altri
sacerdoti avevano altri compiti da adempiere.
Il sommo sacerdote era l’unico che accendeva le lampade, le forniva di olio, ripuliva i lucignoli e se
qualche lampada iniziava a fare fumo e non dava più una buona luce, egli era colui che poteva
spegnerla. Il Signore Gesù oggi cammina fra le lampade, Egli è in mezzo alla sua chiesa, formata da
singoli credenti.
Oggi Egli sta facendo parecchie cose: pulisce i lucignoli; un esempio di questo ci viene spiegato
nell’Evangelo Giovanni cap.15, dove dice che Egli pota i rami dei credenti affinché diano più frutto.
Una delle ragioni per cui Egli ci lascia attraversare alcune prove sulla terra è che Egli può ricavare
migliori frutti dai nostri rami, o che Egli può far risplendere e rendere la nostra luce più brillante.
Egli è colui che fornisce l’olio, che rappresenta lo Spirito Santo. Spesso si parla dello Spirito Santo
tanto per dire qualcosa: “Lo Spirito Santo qui, lo Spirito Santo là”.
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Amici, Gesù Cristo è il capo della chiesa. Egli è colui che ha mandato lo Spirito Santo nel mondo.
Egli disse che quando lo Spirito Santo sarebbe venuto sulla terra avrebbe fatto determinate cose e la
più importante è glorificare Lui. Non so voi quale cosa vorreste che facesse, ma lo Spirito Santo sta
facendo nel mondo quello per cui il Signore Gesù lo ha inviato.
Cristo è il capo della chiesa. Il Signore vuole la luce, ed Egli è colui che dona in gran quantità lo
Spirito Santo per ottenere questa luce. Se viene accesa un po’ di luce attraverso il mio lavoro, per la
radio, essa viene dallo Spirito Santo, che ne è la sorgente; la luce non ha origine in me, e ciò lo ho
imparato da tanti anni.
Cristo fa anche altro, e talvolta mi riduce in frantumi. Talvolta usa lo smoccolatoio per spegnere le
lampade. Se una lampada non dà una buona luce ed inizia a fare fumo, il Signore Gesù la spegne.
Questo e ciò che vuole dire Giovanni in 1°Giovanni 5:16 quando scrive dicendo che vi è “un
peccato che conduce a morte”.
Sappi che tu ed io possiamo essere anche messi da parte perché Egli sta camminando fra i
candelabri, e vuole che producano luce.
Leggiamo ora il seguito di questa meravigliosa visione.
Versetti 14 e 15 di Apocalisse 1:
Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come
fiamma di fuoco; i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la
sua voce era come il fragore di grandi acque.
Apocalisse 1:14-15
La descrizione di questo versetto è riscontrata perfettamente nel libro del profeta Daniele.
L’espressione “i suoi occhi erano come fiamma di fuoco” parla della sua capacità penetrante di
osservazione, e della sua conoscenza come testimone oculare della vita della chiesa.
Egli conosce tutto su di te. Egli conosce tutto su di me.
Egli si è immerso totalmente nel suo ministero e osserva come la gente si comporta.
E’ così che i Suoi occhi incontrarono quelli di Simon Pietro, dopo che egli l’aveva rinnegato.
E dopo questo avvenimento Pietro uscì e pianse. Se solo tu potessi vedere gli occhi del tuo Salvatore
oggi, amico/ amica! Egli ci sta guardando.
L’espressione “i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente“, esprime il giudizio. Questo
bronzo, o più propriamente l’altare di bronzo posto fuori del tabernacolo, rappresenta l’opera di
Cristo qui sulla terra, quando egli morì sulla croce.
Fu là che egli portò il tuo giudizio e il mio giudizio per il peccato. Ed ora egli sta giudicando quelli
fra noi che sono suoi.
L’espressione “la sua voce era come il fragore di molte acque” indica la voce dell’autorità, la voce
che chiamò questo universo all’esistenza, la voce che chiamerà i suoi dalla tomba, la voce che
chiamerà i suoi fuori dal mondo per essere con Lui.
Tutte queste figure portano alla rappresentazione di Cristo come nostro Gran Sommo Sacerdote, che
controlla e giudica la sua chiesa.
Carissimi, abbiate a cuore di considerare attentamente il vostro Sommo Sacerdote, il Signore Gesù
Cristo, e lo Spirito di Dio vi aiuterà a vederlo in tutta la sua bellezza e gloria. Quanto è meraviglioso!
Continuiamo quindi a considerarlo leggendo il 16° versetto di Apocalisse 1 che dice:
Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il
suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza.
Apocalisse 1:16
L’espressione “Nella sua mano destra teneva sette stelle” vuole dire che egli controlla questo
universo.
“dalla sua bocca usciva una spada a due tagli“ C’è chi ha chiesto ironicamente se il Signore ha
letteralmente questa spada a due tagli che gli esce dalla bocca! Naturalmente la risposta è No.
Sappiamo dalla Bibbia che la spada rappresenta la parola di Dio; in Ebrei 4:12 leggiamo
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“Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e
penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e
i pensieri del cuore”.
Dio giudica tutt’oggi attraverso la sua parola che è perfetta, e quando Egli si pronuncia, faresti
meglio ad alzarti e prendere attentamente nota, perché fa sul serio.
Le ultime parole del versetto in questione che dicono “il suo volto era come il sole quando
risplende in tutta la sua forza”, indicano la sua gloria, infatti non si può assolutamente guardare il
sole nel suo fulgore. Pensi quindi tu che si possa guardare in viso il Creatore che ha fatto il sole,
colui che è il Cristo glorificato?
Nel versetto 17 di Apocalisse 1, scopriamo la reazione che ebbe Giovanni davanti a queste cose:
Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo:
Non temere, io sono il primo e l’ultimo,
Apocalisse 1:17
Giovanni era il discepolo che ha avuto più familiarità con Gesù sulla terra.
Egli è l’uomo che si reclinò sul Suo petto nella Camera Alta; egli era molto vicino al Signore Gesù.
Ma quando vide la gloria di Cristo sull’isola di Patmos, non andò verso di lui per dargli una pacca
sulle spalle, né per stringergli la mano.
Non provò neppure ad iniziare una conversazione, ma cadde ai suoi piedi come morto!
L’effetto della visione su Giovanni fu, a dir poco, paralizzante.
Dal momento che Giovanni ha reagito così, possiamo stare certi che quando tu ed io andremo alla
presenza del Signore Gesù, non ci accosteremo a Lui in modo familiare e informale. Cadremo ai suoi
piedi come morti.
Oggi Egli è il Cristo glorificato.
Lascia che ti dica che non amo l’irriverenza con cui la nostra cultura si rivolge a Gesù, il modo con
cui ne parla come se fosse uno dei compagni di scuola.
Ma mi piace ascoltare chi parla e canta di Gesù come di un amico in modo superficiale.
Infatti Gesù ha detto in Giovanni 15:14 “Voi siete i miei amici se fate ciò che vi comando”
Se dici che Gesù è un tuo amico, ciò implica che tu gli stai ubbidendo.
La cosa meravigliosa è che Egli dice “Non temere”.
Questa è la grandezza della deità che si rivolge all’umanità.
Ci sono quattro ragioni per cui non dovremo aver paura.
1)“Io sono il primo e l’ultimo”. Così parla la sua deità. Viene dall’eternità, e si muove nell’eternità.
Il salmista nel Salmo 90:2 dice: “Prima che i mondi fossero creati”.
La parola eterno significa che da un punto indefinito dal passato a un punto indefinito del futuro egli
è Dio. E’ il primo perché nessuno era prima di Lui, ed è l’ultimo perché nessuno lo seguirà.
Nel versetto 18 di Apocalisse 1 leggiamo:
E il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e del
soggiorno dei morti.
Apocalisse 1:18
Questa è la seconda ragione per non temere “Io sono colui che vive e che era morto”, o il vivente
che divenne morto; qui si parla della sua opera redentrice e della sua risurrezione.
Molti di noi soffrono di complessi di colpa.
Ci preoccupiamo che qualcuno un giorno puntando un dito su di noi ci dica “Sei colpevole!”
Lo siamo certamente, ma Paolo tratta la questione in Romani 8:34, dove dice:
“Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio
e anche intercede per noi.”
Dov’è allora colui che li condannerà? Non vi è più nessuno perché Cristo è Colui che ha giustificato
tutti coloro che hanno posto in Lui la loro fede. Pensi che ciò possa essere un errore?
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Pensi che Dio sia un bugiardo? Voglio che tu sappia che Cristo è morto per me e per te, se hai
creduto, ed è anche risorto dalla morte per la nostra giustificazione. Infatti è risorto per la mia
giustificazione, per mostrare che sono perdonato, e un giorno andrò in cielo con lui.
Ora Egli siede anche alla destra di Dio, che meraviglia, ed intercede e prega per me. Tutto ciò lo
vediamo nella prossima ragione:
“E, terzo, sono vivo per sempre“. Questo si riferisce alla condizione attuale.
Non sta solo giudicando, ma anche intercede per noi; quanto ne abbiamo bisogno!
Quarta ragione – “E ho le chiavi della morte e dell’Ades”.
La chiave ci parla di autorità e potere. Gesù ha già avuto il potere sulla morte e sulla tomba, a motivo
della sua morte e resurrezione. L’Ades in greco significava il mondo invisibile, luogo dove vanno gli
spiriti. Tu ed io possiamo trovare conforto dal fatto che Gesù ha le chiavi della morte.
Lui è colui che ci può togliere la terribile paura della morte.
I versetti seguenti che ora andremo a considerare, ci danno l’ordine cronologico e la suddivisione del
libro dell’Apocalisse in tre serie temporali: passato presente e futuro.
Ora ho fatto come nell’introduzione una suddivisione sintetica, ma proseguendo nella lettura potrò
dimostrarne l’accuratezza
Leggiamo quindi questo versetto 19 di Apocalisse 1:
Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito,
Apocalisse 1:19
1) “Scrivi le cose che hai visto”
Cioè che Giovanni ha visto fino a questo momento riguarda la gloria di Cristo. Lascia che ti ricordi
che questo è un libro Cristo-centrico. Cristo in gloria è il soggetto. Non puntare l’attenzione sulla
bestia, di cui successivamente andremo a trattare, perché essi sono personaggi passeggeri, ma fissa lo
sguardo sul Signore Gesù. Egli è colui che era che è e che sarà; è lo stesso ieri, oggi, in eterno. E
Giovanni scrive la visione che ne ha avuto.
2) “Le cose che sono”
Quali sono le cose che sono? Sono le cose che riguardano la chiesa sia di quel tempo, che le cose
della chiesa attuale, cioè noi del terzo millennio. I fatti che riguardano la chiesa sono descritti nei
capitoli 2 e 3)“Le cose che avverranno” O secondo un’altra traduzione “Le cose che vedrai dopo
queste”. Questo è il programma del Signore Gesù.
Potremo vedere la chiesa che sale al cielo, e successivamente le cose che avverranno sulla terra dopo
il rapimento della chiesa; questo programma di Cristo è contenuto nei capitoli da 4 a 22.
Ma prima di proseguire, andiamo a considerare l’interpretazione delle sette stelle e delle sette
lampade, leggendo il versetto 20 del primo capitolo di questo libro dell’Apocalisse:
l mistero delle sette stelle che hai viste nella mia destra, e dei sette candelabri d’oro. Le sette stelle
sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese.
Apocalisse 1:20
Come vedi Giovanni dice chiaramente quando sta usando dei simboli e ciò ci aiuta a capire cosa
significhino questi simboli.
Decisamente non sta usando un linguaggio simbolico, ma sta parlando di cose letterali.
Il versetto in questione inizia con le parole “Il mistero delle sette stelle dei sette candelabri”.
Un mistero, nella scrittura, sta per un segreto sacro che non è mai stato rivelato prima. E questo che
non è mai stato rivelato prima viene spiegato a Giovanni.
E’ strettamente pertinente con ciò che Giovanni ha visto. Egli è l’unico che ha potuto vedere la
gloria di Cristo. Egli è l’unico che ha potuto posare lo sguardo sul Cristo glorificato.
Potresti domandarmi “Ma anche Paolo ha visto la gloria di Cristo?”
Bene è vero, ma cosa vide Paolo? Egli disse di aver visto una luce dal cielo, simile allo splendore del
sole, e questo è descritto in Atti 26:13.
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Io non posso guardare lo splendore del sole, e Paolo non avrebbe potuto guardare Cristo in tutta la
sua gloria, ma capì che Egli era là.
Lo splendore accecò Paolo per qualche giorno, quindi in conclusione Giovanni è stato il primo a
vedere il Cristo glorificato.
Le sette stelle sono identificabili come i sette angeli. Le stelle rappresentano l’autorità.
In Giuda al versetto 13 gli apostati sono chiamati stelle erranti.
La parola angelo significa letteralmente “messaggero” e può essere riferita sia ad un essere umano
che angelico. Potrebbe riferirsi sia ad un messaggero degli abitanti del cielo, che ad un dottore,
insegnante, o responsabile di una congregazione terrena. Mi piace pensare che si tratti degli anziani
cioè dei responsabili locali delle sette chiese che vedremo nei prossimi due capitoli.
I “sette candelabri che hai visto sono le sette chiese”. Essi rappresentano le sette chiese dell’Asia,
come andremo a vedere, anche se queste possono rappresentare la chiesa intera, la chiesa come
corpo di Cristo.
Nel primo capitolo, abbiamo visto nella visione inaugurale di Giovanni che il Cristo gli appare con
caratteristiche di grande potenza.
Non si tratta solo di una potenza metafisica, cioè di una caratteristica inerente alla sua natura, ma
anche di una potenza ricevuta e verificata storicamente, cioè quando Dio lo risuscitò dai morti.
Per questo al centro della visione stanno le parole: ”fui morto, ma sono vivente per sempre”.
La vittoria di Gesù sulla morte è infatti la manifestazione suprema della sua potenza, il fondamento e
il principio della sua glorificazione e nelle sette lettere che ora andiamo a considerare, Egli chiama i
credenti, cioè coloro che hanno posto in Lui la loro fede, ad essere anch’essi vincitori.
Questo è il messaggio centrale delle sette lettere, e devo riconoscere che è straordinario, ed ancora
attuale.
Ma qualcuno mi potrebbe chiedere: che cosa sono queste sette lettere?
Spesso abituati alle lettere scritte dall’apostolo Paolo, possiamo pensare che anche le sette lettere
dell’Apocalisse siano una raccolta di lettere scritte da Giovanni alle comunità cristiane con le quali
avere rapporti di conoscenza personale.
In realtà la parola lettere, in greco epistole, non si trova mai nell’Apocalisse.
L’unico appiglio per chiamare lettere i sette brani che compongono i capitoli 2 e 3 dell’Apocalisse è
la formula che troviamo ripetuta sette volte: “All’angelo della chiesa di… scrivi”.
Infatti definire lettere questi brani è molto difficile, perché mancano le caratteristiche formali e
sostanziale delle lettere.
Esse non hanno all’inizio la soprascritta che conteneva il nome del mittente, quello del destinatario,
il saluto e una parola di augurio (che Paolo sostituisce di solito con una preghiera d’intercessione), e
alla fine non hanno la formula di chiusura e di saluto, ne nel modo greco ne nel modo Paolino.
Quindi in conclusione, pur non trattandosi di lettere, sono dei brani previsti fin dall’inizio come parte
integrante del libro, e costituiscono nel loro insieme un tutto unitario.
Già tutto il libro era stato presentato come una lettera alle sette comunità dell’Asia Minore: (cap.
1:4-8) ma ora in sette lettere inviate alle comunità viene esposta la parola del Signore glorioso.
Giovanni, guidato dallo Spirito di Dio, proclama le parole che Egli gli suggerisce, affinché gli
uomini conoscano le cose che desidera rivelare.

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