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AIUTARE I TESTIMONI DI GEOVA ( Per gentile conc. di Achille Lorenzi )

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Chi sono i Testimoni di Geova

 

LA VITA DI CHARLES RUSSEL, FONDATORE DEI TESTIMONI DI GEOVA

Charles Taze Russel nacque in Pennsylvania nel febbraio del 1852.

All’età di quindici anni era uno scettico in quanto alla fede, ma poco dopo cominciò a studiare la Bibbia costruendosi un metodo personale per la sua interpretazione; questo metodo rimane ancora oggi il fondamento teologico dei Testimoni di Geova. Nel 1870 organizzò un gruppo di studio a Pittsburgh e sei anni dopo ne venne nominato “pastore”; ma non fu mai riconosciuto né consacrato pastore dai fratelli anziani, nel senso biblico neotestamentario di questo termine.

Nel 1879 finanziò la Zion’s Watch Tower (Torre di Guardia di Sion), un periodico che entro quello stesso anno salì alla tiratura di seimila copie e nel 1961 raggiunse la stupefacente quota di 3 milioni e 800 mila copie. Dieci anni dopo, Russell diede inizio alla Società dei Trattati della Torre di Guardia. Questa ed altre società simili stampano una quantità enorme di pubblicazioni, che vengono diffuse largamente in ogni città degli Stati Uniti, in Italia, e nel resto del mondo.

In seguito ad accuse di avere una relazione al di fuori del matrimonio e di avere commesso irregolarità nell’amministrazione delle attività della Zion, Russell fu lasciato dalla moglie, che nel 1987 si separò da lui e nel 1906 ottenne il divorzio. In seguito Russel dovette pagarle oltre 3 milioni di alimenti, un pagamento che aveva evitato mediante un falso trasferimento di azioni.

Gran parte della vita di quest’uomo è scritta su verbali di Tribunali; passando da un processo all’altro, fu sempre riconosciuto colpevole e alla fine smarscherato come spergiuro, impostore, falso ministro di culto. Nel primo decennio del nostro secolo Russell mise in vendita, al costo di un dollaro la libbra, del “grano miracoloso”, promettendo dei raccolti cinque volte superiori a qualsiasi altro. Un giornale, il Brooklyn Daily Eagle, denunciò la truffa in un suo articolo e Russell chiese, per questo motivo, un risarcimento di 100 mila dollari per diffamazione; ma perdette la causa, quando i periti dichiararono di non aver trovato alcuna superiorità in quel grano. Davanti ad un altro tribunale, nel Canada, Russel fu costretto ad ammettere di non conoscere la lingua greca, che aveva dichiarato sotto giuramento di conoscere. Fu dichiarato colpevole di falso giuramento. Questi fu l’uomo che ha fondato il gruppo dei testimoni di Geova, agli insegnamenti del quale milioni di persone affidano la loro vita e il loro destino eterno.

Le dottrine di Russel si diffusero anche per la forte personalità e il talento letterario del loro autore. La sua opera maggiore uscì in sei volumi, col titolo di Studies in the Scriptures, un’opera che egli metteva sullo stesso piano e anzi al disopra della Bibbia. Non solo, infatti, riteneva i suoi scritti necessari alla comprensione della Bibbia, ma “giunse ad affermare che sarebbe stato meglio non leggere le Scritture e leggere i suoi libri, anziché leggere le Scritture e trascurare i suoi libri” (Martin-Klann, Il Geova della Torre di Guardia, p. 32). Nonostante questa gravissima affermazione, dei suoi scritti sono state diffuse più di 16 milioni di copie, pubblicate in 35 lingue diverse.

Il 16 ottobre 1916, sul treno, mentre ritornava in Texas da uno dei suoi giri di conferenze, Charles Taze Russel morì. A proposito dei suoi funerali, sulla Torre di Guardia del 1916 furono riportate le seguenti righe dove Russel viene addirittura innalzato in modo blasfemo allo stesso livello di Gesù:

Charles Taze Russell, tu sei stato incoronato come re dal Signore; e per i secoli dei secoli il tuo nome sarà conosciuto fra le genti, e i tuoi nemici verranno e adoreranno ai tuoi piedi” (La Torre di Guardia di Sion, 1 dicembre 1916, pp. 366, 367).

Brevemente, citiamo anche le altre due figure fondamentali per i testimoni di Geova. Il primo è Joseph Franklin Rutherford, che fu il secondo presidente della Torre di Guardia, il quale tentò di demolire il mito del suo predecessore, eliminando dalla sede centrale della società ogni sua immagine, e innalzando se stesso al suo posto. Opporsi alla sua volontà era come opporsi a Dio. Rutherford reinterpretò tutte quelle Scritture che servivano a rafforzare la sua posizione all’interno dell’organizzazione e le adattò ai suoi schemi. In una cosa assomigliò a Russell: anche lui predisse la fine del mondo *, ma si sbagliò altrettanto miseramente del suo predecessore.

L’altra figura che vogliamo considerare è quella del terzo presidente dell’organizzazione, Nathan Homer Knorr. Ai suoi tempi fu insediato un comitato al quale da allora in poi spetta il compito di provvedere direttive all’intera organizzazione, e che tutt’oggi, conosciuto come Corpo Direttivo, rappresenta in effetti, “la Voce di Geova“; è soltanto ad esso che spetta il compito di far fluire le verità divine all’intera associazione mondiale dei Testimoni, e a nessun altro. È quest’organismo collegiale, composto esclusivamente da maschi di razza bianca, che detta le regole sull’abbigliamento, sulle abitudini sessuali nel matrimonio, sull’organizzazione delle adunanze, sul numero di ore da dedicare al proselitismo, sulla scelta dello svago e su ciò che si può o non si può leggere. Quando uno qualsiasi dei più di cinque milioni di aderenti al gruppo viene meno nell’osservanza di una delle migliaia di regole stabilite da questa pervasiva e onnipresente oligarchia, viene immantinente scomunicato o, per usare un termine a loro caro, “disassociato“.

* Nota: Ricordiamo che Russel, per le sue predizioni (poi rivelatesi sbagliate), attinse anche a sistemi occulti come la piramidologia (lo studio della Grande Piramide egizia) e la numerologia; vedi in particolare C.T. Russell, Thy Kingdom Come, vol. 3 di Studies in the Scriptures, ed. 1916, pagg. 322 e 342.


LE DOTTRINE DEI TESTIMONI DI GEOVA

Il messaggio centrale dei testimoni di Geova, quello che spiega il loro successo, è l’annuncio di un nuovo mondo: un messaggio che risponde ai desideri degli uomini e soddisfa le loro attese nel modo più facile ed allettante. Uno degli opuscoletti diffusi dai testimoni di Geova è La buona notizia del regno e proprio ad esso attingeremo, citando brani anche estesi, per avere davanti a noi le loro dottrine nelle stesse loro parole (se non c’è altra indicazione, i numeri di pagina si riferiscono a questo opuscolo).

La Trinità. I testimoni di Geova negano con forza la Trinità. “C’è un solo vero Dio che è onnipotente e supremo… Chi vuole la vita, incluso il Suo Figlio principale, Cristo Gesù, deve riconoscere la Sua supremazia ed assoggettarsi a Lui” (p. 5). Gesù e Geova-Dio non sono la stessa persona, né Gesù è uguale a Dio. Solo Geova è supremo” (p. 6). Lo Spirito Santo è soltanto la potenza di Dio, non è personale né divino.

Che cosa rispondere a queste affermazioni? L’insegnamento biblico intorno alla Trinità nasce dal fatto che nella Bibbia tre Persone vengono riconosciute come divine: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Basta vedere le numerose, esplicite testimoniante di Genesi 1:26; Matteo 28:19; 1 Corinzi 12:4-6; 1 Pietro 1:2, 1 Giovanni 5:7,8. (Per uno studio dettagliato che dimostra come la Trinità sia una dottrina della Bibbia si veda qui).

Il fatto che neghino la divinità di Gesù Cristo e la Sua essenziale uguaglianza con Dio il Padre, pone i testimoni di Geova al di fuori del Cristianesimo. La Parola di Dio dichiara riguardo a Cristo: “Poiché in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità” (Colossesi 2:9). “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio” (Giovanni 1:1). “Poiché Egli, che era sempre stato Dio per la Sua natura, non si tenne stretto alle Sue prerogative di uguaglianza con Dio, ma si svestì di ogni privilegio acconsentendo d’essere uno schiavo e di nascere come un uomo mortale” (Filippesi 2:6,7).

Espiazione e riscatto. Poiché riconoscono che l’uomo è un peccatore, anche se il loro concetto di peccato non è profondo, i testimoni di Geova descrivono la redenzione come un riscatto: “Così Geova-Dio, mandato il Suo Figliuolo Gesù Cristo sulla terra, per mezzo di Lui e della Sua morte provvide un prezzo di riscatto… Per mezzo del riscatto Cristo Gesù ricuperò ciò che era perduto, ossia una perfetta vita umana con i suoi diritti e le sue prospettive terrene” (p. 13). Avendo dato questa vita umana, Egli non potè riprenderla e quindi risuscitò come “creatura di Spirito”. “La Bibbia indica che per mezzo di questo riscatto ad alcuni sarà data la vita nei cieli, ed altri sulla terra” (p. 15).

Notate che ciò che fu perduto, e che doveva perciò essere redento non è la vita spirituale, ma “la perfetta vita umana con i suoi diritti e le sue prospettive terrene”. Secondo questa setta, la morte di Gesù ha semplicemente ristabilito il diritto dell’uomo di vivere una tranquilla vita di perfezione sulla terra. C’è qui ben poca consapevolezza del peccato quale grave offesa contro un Dio santo, né si comprende la profonda necessità di un’espiazione vicaria, compiuta da Cristo per mezzo del suo sangue, perché la giustizia e la santità di Dio ricevessero soddisfazione. In Matteo 20:28 e in Marco 10:45 la morte di Gesù viene descritta come un riscatto, ma Giovanni 1:29 e 1 Pietro 2:24 mostrano che l’obiettivo di questa morte era la liberazione dal peccato, non la semplice acquisizione di una benedizione terrena. I testimoni di Geova hanno una visione inesatta del peccato, della salvezza, della redenzione e dell’espiazione vicaria mediante il sangue di Cristo.

“Milioni ora viventi non moriranno mai”. Questo titolo viene spesso diffuso come un messaggio. La convinzione dei testimoni di Geova è che fra non molto, durante l’attuale generazione, Dio distruggerà le forze di Satana nella battaglia di Harmaghedon. Nel giorno in cui questa battaglia avverrà Satana sarà annientato per sempre e, da quel momento, tutti coloro che hanno accettato il messaggio dei testimoni di Geova vivranno una vita felice su una terra rinnovata.

Quando i testimoni di Geova annunziarono una conferenza che aveva il titolo sopra riportato, un Pastore evangelico ideò un eloquente messaggio in risposta a quel titolo. Fondandosi su Efesini 2:2, egli annunciò un sermone sul tema: “Milioni ora viventi sono già morti”. La speranza su cui insistono i testimoni di Geova, legata alla terra, indica che la loro religione è priva della speranza del cielo e rivela che il loro anelito è rivolto a qualcosa di terreno: è rivolto ad una vita più facile sulla terra senza dover passare per il ravvedimento. È, come ben si vede, qualcosa di ben poco elevato e di molto grossolano. Questo spiega, in gran parte, la facilità con cui molti aderiscono alla setta; per il resto, tale adesione viene spiegata con la ossessiva opera di convincimento che viene compiuta dai propagandisti e dai responsabili della setta.

La seconda venuta di Gesù. Secondo i testimoni di Geova, Gesù è ritornato nel 1914. Quando Gesù disse che sarebbe ritornato, non intese dire che sarebbe ritornato in carne visibile agli uomini viventi sulla terra. Egli ha dato la Sua vita terrena come un riscatto e non può perciò riprendersi tale vita… La Buona Notizia per oggi è che Cristo Gesù è ritornato, che il Regno di Dio per mezzo di Lui è stato stabilito ed estende attualmente la Sua legge al cielo…” (p.19). “Tutte le prove dimostrano che Gesù ha assunto il potere del Regno ed ha incominciato il Suo regno dal cielo nell’anno 1914″ (p.21).

Quali prove i testimoni di Geova presentano per dimostrare che Cristo è “ritornato” nel 1914? Essi indicano Matteo 24:3,7,8, dove guerre, carestie, terremoti e dolori sono preannunziati come segni del ritorno del Signore (pp. 20,21).

In realtà, questi sono i segni preannunciati dal Signore per il Suo ritorno, ma i testimoni di Geova dimenticano che il ritorno del Signore fu promesso come un ritorno visibile: “Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo” (Atti 1:11). Lo stesso capitolo del Vangelo di Matteo al quale i testimoni di Geova rimandano riguardo ai segni, contiene la promessa: “E allora apparirà nel cielo il segno del Figliuolo dell’Uomo, ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figliuol dell’Uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria” (Matteo 24:30). È sufficiente un altro versetto, per smentire questa dottrina. Dopo la Sua risurrezione, Gesù disse a coloro i quali pensavano che Egli fosse uno spirito: “Guardate le mie mani ed i miei piedi, perché sono ben io; palpatemi e guardate; perché uno spirito non ha carne e ossa come vedete che io ho” (Luca 24:39).

Esiste un inferno senza fine? Nell’opuscolo dei testimoni di Geova si legge: “Alcune organizzazioni religiose sostengono che ci sarà una vita nel cielo o un tormento eterno in un fuoco d’inferno. Come abbiamo visto, la Bibbia non sostiene l’idea di un tormento eterno e non limita la speranza di una vita futura di pace e di felicità soltanto in cielo” (p. 18). “Così, quando una persona muore, la sua anima non va direttamente in cielo, e non va neppure in un luogo di tormento chiamato inferno” (p. 11). “La pura e semplice verità a questo riguardo è che, quando una persona muore, entra nell’incoscienza e non sa più nulla” (p. 12).

I testimoni di Geova condividono con gli Avventisti del Settimo Giorno la teoria del sonno delle anime, ossia la convinzione che le persone, morendo, cessano d’esistere. Questi due gruppi condividono anche la credenza che il destino dei malvagi sia l’annientamento totale e che l’anima non si separa mai dal corpo: se muore il corpo, muore anche l’anima. Che questa sia una convinzione del tutto falsa appare chiaramente da Matteo 10:28: “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire il corpo e l’anima nella geenna” (vedi anche Apocalisse 20:15).

Usanze civili. Ormai da lungo tempo i testimoni di Geova sono fermi nel loro rifiuto di salutare la bandiera nazionale. “I Testimoni di Geova non salutano la bandiera di alcuna nazione” (Let God be true, 1946 p. 234). Essi si oppongono fermamente al servizio militare di ogni tipo, anche in forze non combattenti.

Per poter restar fermi in queste loro prese di posizione, alquanto arbitrarie e per la verità poco civili, i testimoni di Geova ignorano completamente Romani 13:1-15. In questo passo, infatti, Paolo insiste che i cristiani devono essere soggetti ai conduttori della nazione e li devono onorare con l’ubbidienza; al v. 5 l’apostolo spiega anche il motivo per cui devono comportarsi così: “Perciò è necessario star soggetti non soltanto a motivo della punizione, ma anche per motivi di coscienza”.

A partire dal 1945 giunsero alla conclusione, annunziata nella Torre di Guardia, che le trasfusioni di sangue sono contrarie alla legge divine. Questa convinzione deriva da un’interpretazione chiaramente arbitraria ed errata di Levitico 17:14.


CONCLUSIONE

Tirando un po’ le somme su questo movimento, innanzitutto rileveremo che i testimoni di Geova presentano “un altro vangelo”, grossolano e terreno: essi non hanno alcuna speranza nel ritorno visibile di Cristo o in un’eterna gioia in cielo, alla presenza di Dio. Il loro è un tentativo di raggiungere un “nuovo mondo” senza passare attraverso la rigenerazione personale (la nuova nascita in Cristo) che è proprio il requisito fondamentale posto dal Vangelo.

Inoltre le opere hanno, in questo movimento come in tutte le dottrine umane, un’importanza preminente: “Per ottenere l’approvazione finale da parte di Geova“, spiega This Good News of the Kingdom, bisogna “restare fedeli a Geova fino ad Harmaghedon, e poi nel nuovo mondo. Se volete essere fra queste persone, dovete dimostrare di essere il tipo di persona che Geova vuole in questo mondo” (p. 30). Il concetto cristiano di grazia, il dono immeritato di un Dio d’amore sparisce.

I testimoni di Geova dicono che riconoscono la Bibbia come l’unica Parola di Dio, la sola ad essere ispirata, e anche questo loro richiamarsi alla Bibbia spiega in parte il loro successo. Oggi, se interrogati al riguardo, essi negano di porre gli scritti di Russell o di Rutherford sullo stesso piano della Bibbia e molti di loro credono nella Bibbia, anche se ne ignorano gli insegnamenti. Ma di fatto hanno travisato il messaggio biblico giungendo perfino, molto temerariamente, a manipolare il testo delle Scritture. La loro traduzione della Bibbia l’hanno chiamata Traduzione del Nuovo Mondo ed ha subito modifiche al testo, in appoggio alla loro negazione della divinità di Cristo (si veda questo studio comparato).

L’ignoranza delle persone riguardo alla Bibbia e ai suoi insegnamenti ha fatto il gioco di questa organizzazione. Di tale ignoranza, infatti, approfittano i “testimoni” che vengono addestrati a dare alcune spiegazioni-tipo, partendo dal greco o dall’ebraico e facendo grande impressione sull’uomo comune non istruito. Questo fatto è un urgente invito a studiare a fondo la Bibbia, per poter contrapporre la verità cristiana a tutte le sfrontate bugie di una dottrina che, inventata da un uomo che non aveva il minimo senso delle cose spirituali, irretisce troppa gente spesso semplice e in buona fede.

Conoscere e aiutare i Testimoni di Geova
in cosa credono i testimoni di geova – il condizionamento mentale – come aiutarli

Chi sono i Testimoni di Geova?

I Testimoni di Geova sono riconosciuti dallo Stato italiano come “Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova”. Ma chi sono in effetti? Per rispondere ci baseremo sia sulla loro letteratura, sia sulle opere migliori di specialisti sulla storia e sulla dottrina dei Testimoni di Geova.

La prima cosa da precisare è che i Testimoni di Geova (TdG) non sono cristiani, anche se si dichiarano gli unici veri cristiani. Essi negano infatti i fondamenti stessi del Cristianesimo: la divinità di Gesù Cristo il Figlio di Dio, la salvezza attraverso la fede in Lui, e la Trinità.

In secondo luogo, i TdG hanno una propria Bibbia (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture), che non è quella ebraico-cristiana, perché in molti punti essenziali è stata manipolata in maniera da confermare la loro dottrina (le modifiche sono elencate in questo studio). Cioè non sono i TdG che si conformano alla Sacra Scrittura, ma è questa che viene adattata alla dottrina stabilita dal Corpo Direttivo dei TdG. Quest’ultimo perciò ha la grave colpa di aver falsificato la Sacra Scrittura in cose essenziali, per farle dire cose che essa non dice o per farle dire il contrario di quello che essa dice.

L’Organizzazione del movimento, la Torre di Guardia (Watch Tower, con sede a Brooklyn), e il periodico “La Torre di Guardia”, sono considerate dai TdG l’unico strumento valido per spiegare quello che dice la Bibbia. L’Organizzazione, su La Torre di Guardia del 15 aprile 1943, pag. 127, edizione inglese, arrivò a dichiarare: “La rivista La Torre di Guardia non ha eguali sulla terra, perché è dovuta al grande Autore della Bibbia”.

Tra i cattolici è diffusa l’idea che i TdG siano protestanti; ciò è errato. I TdG non condividono affatto le dottrine del protestantesimo, ma si basano invece sulla corrente delle “sette cristiane”, sorte pressappoco nello stesso periodo, e imperniate su dottrine eretiche come il condizionalismo (secondo cui l’anima non è immortale, e l’uomo risorge solo al momento del giudizio finale, a certe condizioni) e il sacro nome (l’obbligo di usare un nome specifico per Dio, “Geova”).

In terzo luogo, i TdG non hanno una vita propriamente religiosa. È raccomandata la preghiera personale a Geova (Dio), ma il vero culto consiste nello studio biblico fatto nelle adunanze settimanali e l’appartenenza all’Organizzazione dei TdG (che si autodefinisce “l’organizzazione visibile di Dio”). Nel geovismo non ci sono pratiche religiose né vita sacramentale. C’è soltanto il battesimo, che non è inteso come sacramento, ma è il segno, dato agli altri, che si è deciso di aderire all’Organizzazione dei TdG. Una volta all’anno si fa anche un’adunanza per commemorare la morte di Gesù: il pane e il vino vengono assunti soltanto da coloro che sentono di far parte dei “144.000 unti”. Gli altri si limitano ad assistere alla cerimonia “in veste di osservatori” che, invece di avere la speranza di una vita celeste con Cristo, “si rallegrano alla prospettiva di vivere per sempre sulla terra paradisiaca”.

È un fatto abbastanza strano che i continui spostamenti di presunte “date della fine del mondo presente” da parte dell’Organizzazione – dal 1874 al 1914, dal 1914 al 1925, dal 1925 al 1975, dal 1975 a una data imminente, non specificata – non abbia provocato nel movimento geovista crisi che avrebbero dovuto dargli un colpo mortale, perché il fatto che le profezie dei presidenti e del Corpo Direttivo non si avverano era segno evidente che il movimento geovista poggiava sul falso (si consideri anche il pensiero della Bibbia in proposito, espresso in Deuteronomio 18,20-22 e Matteo 7,15).

In realtà, dopo che la data del 1925 si dimostrò falsa, ci fu nel movimento geovista una “grande delusione”, perché parecchi membri di esso avevano abbandonato il lavoro, rinviato operazioni necessarie per la salute, interrotto la coltivazione dei campi e abbandonato i loro averi. Ma la crisi fu ben presto assorbita e il movimento, opportunamente riorganizzato da J. E. Rutherford, crebbe.

Una nuova “grande delusione” si ebbe quando anche nel 1975 – altra data della presunta fine del presente mondo, profetizzata da N. H. Knorr – non avvenne nulla; ma anche questa volta l’organizzazione subì danni contenuti.

Invece una crisi grave scoppiò all’interno del Corpo Direttivo, quando nel 1979, partendo dal fallimento della loro profezia del 1975, si pose in questione la data del 1914, che è la data cardine su cui poggia tutto il geovismo. Il Corpo Direttivo ribadì con durezza che tale data non doveva essere mutata. Un membro del Corpo Direttivo – Raymond Franz – che mosse gravi obiezioni, venne espulso e più tardi disassociato: la vicenda è narrata nel volume Crisi di coscienza che, se ha mostrato che gravi dubbi esistono anche all’interno del Corpo Direttivo, ha ricordato anche, che nonostante tutte le crisi e le delusioni, il movimento geovista è in crescita.

Probabilmente, la spiegazione va ricercata nell’estrema rigidità dell’organizzazione dei TdG e nella sua capacità di plagio degli aderenti (nel libro “I testimoni di Geova: ideologie e consenso sociale”, M. Castiglione, parlando di ciò che avviene all’interno di questa organizzazione, afferma che essa è “il più rilevante esempio di coercizione psicologica e di manipolazione di massa”).

Da una parte, i membri sono sottoposti a un’estrema vigilanza, per cui ogni minimo dissenso da quanto ha stabilito il Corpo Direttivo viene immediatamente stroncato e punito con la disassociazione; dall’altra, ai TdG non è permesso di pensare in maniera autonoma: ogni membro deve “evitare lo spirito indipendente, mettendo in dubbio i consigli dell’organizzazione”; non deve avere contatti e scambi di idee con persone estranee al movimento, che potrebbero insinuargli dubbi circa i dogmi ufficiali; è scoraggiato dal leggere libri e riviste che possono influenzare il suo modo di pensare, che deve essere soltanto quello del movimento geovista. L’unica verità è quella che gli è insegnata con un continuo e implacabile martellamento psicologico nelle adunanze, in cui il TdG è sottoposto a un totale asservimento mentale. “Ecco perché non c’è un solo Testimone di Geova al mondo al quale sia consentito scrivere. Per quanto incredibile possa sembrare, in tutta la loro storia nessuno di loro ha mai prodotto nulla che fosse frutto delle sue riflessioni. È assolutamente vietato loro scrivere libri, saggi, articoli o altro, che contengano il frutto di una loro ricerca, di un loro pensiero. Quei pochissimi che hanno osato farlo sono stati puniti con la disassociazione” (cfr. S. Pollina, “Viaggio nel mondo dei Testimoni di Geova”. Nel 1982 fu “disassociato” C. Olof Jonsson, TdG da 25 anni, per aver scritto un volume nel quale mostrava l’infondatezza della data del 607 a.C. come anno della distruzione di Gerusalemme da parte del re Nabucodonosor II: in realtà, il fatto che il re babilonese non distrusse Gerusalemme nel 607 fa crollare la data del 1914, su cui poggia la dottrina geovista. È storicamente certo che Nabucodonosor II distrusse Gerusalemme 20 anni dopo, nel 587-586).

Questo ci fa concludere che l’Organizzazione esercita sui suoi adepti una sorta di plagio mentale, per cui perdono ogni senso critico e sono disposti a credere e ad accettare come volontà divina qualunque cosa che sia loro proposta dal Corpo Direttivo, anche quando questo fa affermazioni che poi si dimostrano false, come le date (1878, 1914, 1925, 1975) della fine del mondo presente, e anche quando la loro traduzione della Bibbia dal greco è manifestamente erronea. Possibile – ci si chiede – che i TdG non si rendano conto di essere ingannati da profezie palesemente false e da traduzioni volutamente erronee della Sacra Scrittura? Siamo di fronte all’aspetto maggiormente deprecabile del geovismo: la distruzione che esso opera di ciò che nell’uomo è più propriamente “umano”: la sua capacità di pensare autonomamente, di ragionare e di esercitare la facoltà critica, la sua libertà.

C’è un secondo aspetto, anch’esso assai deprecabile, del geovismo che non possiamo non segnalare; ed è che esso induce a rompere ogni rapporto “umano” e a considerare estranei e da evitare tutti coloro che non appartengono ai TdG, siano essi non solo parenti stretti e amici un tempo carissimi, ma anche il marito, la moglie e i figli, per cui nelle famiglie che non sono tutte formate da TdG avvengono rotture e scissioni crudeli e inumane. Il TdG trova calore affettivo e amicizia soltanto all’interno del movimento geovista, frequentando la loro “Sala del Regno” (il luogo dove si radunano). Tutte le altre persone sono estranee e nemiche e con esse non bisogna avere nulla a che fare. Questo spirito “settario” rende estremamente difficile ogni sincero dialogo con i TdG.

 

Il condizionamento esercitato sugli adepti

Nella stragrande maggioranza dei casi in cui parenti e amici tentano di parlare a un TdG circa gli errori della Torre di Guardia, essi non riescono a comunicare col TdG. Costoro possono avere dimestichezza con l’ideologia della Torre di Guardia, ma poi procedono come se al TdG mancassero solo le prove, presumendo semplicisticamente che, una volta di fronte alla verità, egli capirà e lascerà l’Organizzazione. Questo modo di fare non funziona quasi mai, perché si basa sull’ipotesi che la persona è solo priva di un’accurata informazione, e che una volta messa di fronte alla verità, prenderà la decisione di lasciare la Torre di Guardia.

In questo modo si parte dal falso presupposto che la persona non abbia sentito critiche sulla Torre di Guardia, o che la persona sia abbastanza obiettiva per valutare da sola la veridicità della Torre di Guardia.

E’ difficile trovare un TdG che non abbia letto o sentito notizie che svelano la disonestà intellettuale della Torre di Guardia. Allora perché problemi non ne vede? Evidentemente qualcosa gli impedisce di analizzare le notizie vere in modo obiettivo. La sua mente è abituata a non dubitare minimamente dell’Organizzazione; si eleva un muro che in effetti gli dice: “fin qui puoi arrivare, ma non oltre”. L’amico o il familiare non si rende conto che la persona è vittima del condizionamento mentale, e che qualsiasi pregiudizio o presupposto l’Organizzazione gli abbia inculcato, gli impedirà di vedere le cose con obiettività.

Si potrebbe paragonare tutto ciò al caso di una bambina che ama molto sua madre e che scopre che lei è sotto processo per omicidio di primo grado. Non avendo ancora la maturità per capire la natura umana e la complessità della personalità, la bimba sarà sopraffatta dal proprio attaccamento verso la madre e rifiuterà (anche senza una valida ragione) ogni sforzo per convincerla che sua madre può essere un’assassina. L’illustrazione non si discosta molto da ciò che succede in realtà nella mente del TdG. Gli viene insegnato che l’Organizzazione è la “madre” e che Geova è il “padre” che però parla al TdG solo attraverso l’Organizzazione. Gli viene ripetutamente ricordato quanto quest’ultima sia degna di fiducia e che senza di essa il TdG non può farcela. Chiunque altro cerchi di aiutare il TdG è considerato pericoloso.
Poiché il TdG fa parte di una “fratellanza”, legata da uno spirito di compattezza per effetto delle cinque adunanze settimanali, la sensazione di essere al sicuro e anche “amato” rafforza ciò che sostiene l’Organizzazione. Essa gli ha insegnato a non leggere niente di ciò che la mette in cattiva luce, impedendo così alla persona di pensare in modo obiettivo. Di fronte a tali pubblicazioni egli è indotto a reagire emotivamente. Egli non discute minimamente le motivazioni o la veridicità dell’Organizzazione, anche di fronte a una vera sfida.
Solo se comincia a perdere fiducia nelle pretese dell’Organizzazione, potrà uscire dal vincolo emotivo e comincerà a pensare in modo obiettivo.

Un ex-TdG ha commentato: La maggioranza dei Testimoni è in buona fede, anche perché pochissimi di loro hanno fatto dei confronti seri con realtà religiose diverse o approfondito criticamente gli insegnamenti ricevuti; molti non hanno né i mezzi né la capacità di farlo. Una volta diventati TdG, dopo qualche tempo, capacità e volontà di discernere errori e contraddizioni vengono soffocati quasi del tutto dal continuo studio di riviste e pubblicazioni edite dal Corpo Direttivo (CD), studio che consiste nell’accettazione acritica e passiva di tutto ciò che dichiara la Società. Lo so che ai Testimoni dà fastidio sentir parlare di indottrinamento, ma non possono negare questa realtà: quante volte qualcuno di loro ha potuto esprimere liberamente delle critiche agli insegnamenti dello “schiavo”?”.

Un altro ex-TdG, dopo aver lasciato l’Organizzazione, ha commentato: “Non è stato facile. Perché il mondo esclusivo che si è costruito attorno al testimone di Geova crolla quando si decide di uscirne; si perdono le amicizie, viene tolto anche il saluto. Si è nel più completo isolamento: la morte sociale. Tant’è che il 30% di quelli che abbandonano poi rientrano proprio per ritrovare l’ambiente lasciato: amicizie, affetti, calore umano. Quantunque l’Organizzazione tema più quello che lascia spontaneamente che non quello che viene allontanato. Chi lascia evidentemente ha maturato una scelta autonoma che potrebbe essere imitata da altre persone. La mia decisione di mettere fine a quest’esperienza è nata per motivi ideologici. Ma è stato stressante non poterne parlare con nessuno.”

 

C’è speranza per parenti o amici che sono entrati a far parte dei Testimoni di Geova?

È una perdita di tempo cercare di aiutare un TdG ad uscire dall’Organizzazione? Potrebbe sembrare così per chi osserva dall’esterno. Il cieco zelo e l’impenetrabilità alla critica da parte del TdG potrebbero sembrare permanenti al familiare che cerca di liberarlo dalla Torre di Guardia.

L’Organizzazione sa che deve costantemente alimentare i propri adepti con lo stesso materiale, settimana dopo settimana, perché ha paura che un affiliato cominci a pensare e ad agire autonomamente. Qualche volta il TdG si estranea per un lungo periodo dalle attività della “Sala del Regno”, e questo fa scattare nella sua mente le perplessità. Molti semplicemente si stancano di essere condizionati e la propria identificazione col movimento perde ogni attrattiva.

Che genere di forte motivazione evita al TdG di gettarsi a capofitto nelle “pericolose” acque dell’autocritica? Il motivo è la paura; il problema principale è la fiducia malriposta. Il concetto cristiano di confidare in un Dio reale ma invisibile viene sostituito da un simbolo più a portata di mano: l’Organizzazione. Il TdG impara che servire l’Organizzazione equivale a servire Dio. Crede che, se l’Organizzazione non fosse realmente voluta da Dio, non avrebbe nessun’altra sicurezza. Così rimane aggregato ad essa continuando ad ignorare la gran massa di informazioni che scardinano l’intera struttura della Torre di Guardia. Più ignora i fatti, più diventa mentalmente ristretto rischiando di non cambiare più.
Per cancellare il problema delle false profezie e delle incongruenze dell’Organizzazione, il TdG deve, in effetti, ingannare se stesso e pensare che l’Organizzazione è nel giusto.

Qualche studioso ha suggerito che per mettere a nudo i pregiudizi di un TdG è utile discutere con lui su argomenti che abbiano analogie con il condizionamento praticato dalla Torre di Guardia, ma che non riguardino direttamente né lui né l’Organizzazione.

Un cristiano può pensare di dover ricorrere subito alla Bibbia, ma si deve capire che prendere in mano la Bibbia scatena nel TdG una certa “linea di pensiero” prestabilita. Sebbene il TdG sia realmente ignaro della maggior parte del contesto biblico, tuttavia in conversazioni scritturali si sente a suo agio, perché è stato ampiamente indottrinato su cosa deve pensare e come rispondere.
Tirare fuori la Bibbia inopportunamente lo scuoterà da quella seria riflessione, e sarà di nuovo sicuro del fatto che lui sa già tutto sulla Bibbia, e che voi siete certamente nell’errore. Molte volte un cristiano ha visto naufragare i suoi sforzi di coinvolgere un TdG in conversazioni bibliche. La parte dolente della faccenda è che il cristiano crede di poter comunicare con il TdG proponendo alcuni brani biblici da chiarire; il risultato sarà che il TdG non gli parlerà più, e continuerà a credere di conoscere bene la Bibbia e di possedere tutta la verità.

Al di là dei ragionamenti logici o teologici che si possono tentare, ricordiamo che prima e sopra ogni altra cosa, la cosa migliore da fare resta comunque pregare per queste persone, perché ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio (vang. di Matteo 19,26).

Desidero concludere questo studio con le parole di un fratello, il quale consiglia di rendere semplicemente la vostra testimonianza cristiana a queste persone; dicendogli cioè “che siete dei discepoli di Cristo e che mediante la fede in Lui avete ricevuto la remissione dei peccati, avete la salvezza, avete la vita eterna, avete la pace di Dio, la gioia della salvezza, una consolazione eterna, avete lo Spirito Santo nei vostri cuori che grida: Abba! Padre!, e quindi che non vi manca nulla. Ma proseguite dicendogli che anche loro possono ricevere la salvezza se si ravvedono dai loro peccati e credono in Gesù. Ditegli che ciò si può sperimentare adesso, basta invocare Gesù Cristo.
Per quanto riguarda il vostro atteggiamento nei loro confronti, mostrategli amore quando gli parlate, non siate aspri e neppure volgari, perché questi atteggiamenti non si addicono ai santi. Ma l’amore sia sempre accompagnato da gravità e da franchezza. Ed infine pregate per loro affinché Dio li salvi.”

Rifiuto delle trasfusioni di sangue

 

È nota la risoluta opposizione dei testimoni alle trasfusioni di sangue. Per i Testimoni, accettare il sangue per salvare la vita equivale a rinnegare la fede, incorrere nella disapprovazione divina e disprezzare il provvedimento per la salvezza eterna che Dio ha disposto, cioè il prezioso sangue di Cristo.

La Torre di Guardia del 1° luglio 1945 (ottobre 1946 in italiano) spiegò nei particolari il punto di vista dei TdG riguardo alla santità del sangue. [35]

Con questo articolo si voleva dimostrare che il divieto imposto a Noè di cibarsi del sangue (poiché in esso c’è la vita, Genesi 9:3-6)) era valido per tutti i suoi discendenti e non comprendeva solo il sangue animale, principio, che secondo i testimoni di Geova fu messo in risalto nel I secolo quando nella riunione conosciuta come Concilio di Gerusalemme venne comandato ai cristiani di ‘astenersi dal sangue’. Atti 15:28, 29

In base all’interpretazione che essi fanno (Levitico 17:11, 12, Ebrei 9:11-14, 22 e Isaia 48:17) ignorare questa esigenza scritturale significa mancare di rispetto per il sacrificio di Gesù e quindi, accettare di proposito una trasfusione di sangue, anche per salvarsi la vita (bisogna ricordare che invece nella tradizione ebraica, anche la più ortodossa, si può infrangere un precetto della Torah pur di salvare la vita, la propria o degli altri) costituisce una grave violazione dottrinale.

A partire dal 1961, fruire deliberatamente delle trasfusioni di sangue, senza pentimento, è motivo di disassociazione, cioè espulsione, dalla congregazione dei Testimoni di Geova. Da allora i Testimoni di Geova hanno fatto un grande sforzo per ottenere la cooperazione dei medici e per aiutarli a capire la loro posizione. [36] In Italia (dove i medici hanno per deontologia professionale l’obbligo di fare tutto il possibile per garantire il maggior benessere ai propri pazienti) alcuni ospedali[37] hanno introdotto la possibilità di scelta di trattamenti alternativi alla trasfusione allogena[38], come il recupero intraoperatorio[39], la macchina cuore-polmone e l’emodiluizione I testimoni di Geova, d’altro canto, considerano accettabili terapie trasfusionali con sostanze diverse dal sangue[40] quali, ad esempio, il Ringer lattato[38] o il Plasma expander[38]. Alcuni testimoni di Geova, considerano accettabili anche gli emoderivati, ossia le frazioni che si ricavano dai componenti principali del sangue (albumina, emoglobina, immunoglobuline, fattori della coagulazione, inteferone…).

 

 

 

 

Lo Spirito Santo è solo una “forza”?
Vi sono alcuni che vanno predicando “eresie di perdizione” (cf. 2 Pi. 2:1) che attecchiscono facilmente in coloro che non hanno una solida conoscenza della Parola di Dio, ma che sono pronti a fondare il loro modo di credere sulla logica e sui propri pensieri, quando alcuni insegnamenti biblici sembrano “non ragionevoli”, cercando di “armonizzarli” con la Bibbia.

 

Effettivamente, il termine “spirito” può far pensare a qualcosa, piuttosto che a qualcuno; ad un “vento”, piuttosto che ad una persona. Per tale ragione si presta ad una contraffazione dalle dialettiche umane, dimenticando che Dio dice: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie”(Isaia 55:8).

 

In realtà la Bibbia insegna la personalità dello Spirito Santo (a volte chiamato solo “Spirito”, Spirito di Dio, Spirito di Cristo, ecc.). E questo è indiscutibile alla luce dei seguenti versi che mettono in risalto alcune caratteristiche peculiari della “persona”. Infatti, di una impersonale “forza attiva” non si può dire che ha autodeterminazione, cioè una volontà propria, oppure che manifesti delle emozioni o dei sentimenti. Affermazioni, al contrario, fatte chiaramente per quanto riguarda lo Spirito Santo.

 

Chi possiede una Bibbia, ed è sinceramente alla ricerca della verità, consulti, chiedendo discernimento a Dio, i seguenti versi biblici riguardanti lo Spirito Santo: è sufficiente per confutare questa falsa dottrina:

 

Giobbe 33:4   Egli crea
Is. 48:16; At. 13:2, 20:28   Egli nomina e ordina ministri
Atti 8:29; 10:19,20   Egli guida i ministri su dove predicare
Atti 16:6,7   Egli guida i ministri su dove non predicare
1 Corinzi 2:13   Egli istruisce i ministri su cosa predicare
Atti 1:6; 1 Pietro 1:11   Egli parlava in e per mezzo dei profeti
Giovanni 16:8   Egli convince
Atti 9:31   Egli consola
Romani 8:26   Egli sovviene e intercede
Giovanni 14:26   Egli insegna e fa ricordare le parole del Signore
Giovanni 16:13   Egli guida
Romani 15:16; 1 Cor. 6:11   Egli santifica
Giovanni 15:26   Egli testimonia di Cristo
Giovanni 16:14   Egli glorifica Cristo
1 Corinzi 2:10,11   Egli investiga ogni cosa
1 Corinzi 12:11   Egli opera secondo la Sua volontà
Efesini 4:30   Egli può essere rattristato

Gesù dice alla Samaritana: “Dio è Spirito” (Giov. 4:24).

Paolo afferma: “Il Signore è lo Spirito” (2 Corinzi 3:17).

Queste sono due ulteriori dichiarazioni della divinità dello Spirito Santo. Egli, infatti, è Dio.

È irrazionale tutto questo? Anche se così fosse, rimane un fatto: la personalità dello Spirito Santo è inequivocabile alla luce della Bibbia. Non credere a chi ti vuol convincere che lo Spirito Santo (lo scrivono a lettere minuscole) è solo una cosiddetta “forza attiva” o “forza creatrice”.

 


Nota: Nei Vangeli, il testo originale greco non usa il genere neutro per riferirsi allo Spirito Santo, ma usa chiaramente il maschile (ad esempio, basta guardare in Giovanni 16:7-14, dove già in pochi versetti troviamo, riferiti allo Spirito Santo, “ekeinos” e “auton”, che significano “lui”; troviamo “heautou”, che significa “suo” (di lui); e troviamo “ho paracletos”, “il consolatore”; tutti termini maschili, invece che neutri). Che lo Spirito Santo sia eterno (e non creato come invece dicono certe sette), è anche scritto espressamente nella Bibbia (Ebr. 9:14; cfr. Sal. 139:7-10).

La Trinità secondo le Sacre Scritture

studio biblico sulla Trinità nella Sacra Scrittura – dottrina – confutazione delle eresie

La dottrina della Trinità – cioè, che Dio Padre, Figlio e Spirito Santo sono tutti ugualmente ed eternamente l’unico vero Dio – può apparire difficile da comprendere, ma è il fondamento dell’insegnamento cristiano.

Sia l’Antico che il Nuovo Testamento insegnano l’unità e la trinità (o tri-unità) di Dio. L’idea che ci sia un solo Dio, che ha creato tutte le cose, viene ripetutamente sottolineata in molti versi della Bibbia; un esempio è Isaia 45:18: “Così dice l’Eterno che ha creato i cieli, egli, il Dio che ha formato la terra e l’ha fatta…: ‘Io sono l’Eterno e non c’è alcun altro'”.

Questo verso dichiara che Dio ha creato i cieli e la terra, e che non esistono altri dèi. Confrontiamolo con Giovanni 1:1-3:
“Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta”.
Qui leggiamo chiaramente che tutto ciò che esiste è stato creato dalla Parola di Dio. Pochi versi dopo, in Giovanni 1:14 leggiamo che Gesù Cristo è la Parola di Dio, che “è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi”. Egli non è un essere creato ma esiste da sempre (“nel principio era la Parola”, Giovanni 1:1), dimora pienamente in Dio ed è Dio stesso (“la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”, stesso verso – si veda la nota conclusiva di questo studio per l’analisi del testo originale in greco).

La Bibbia insegna che Dio è un Dio unico, composto da tre Persone:

  • Dio Padre: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Genesi 1:1)
  • Dio Figlio: “Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio” (Giovanni 1:1)
  • Dio Spirito Santo: “La terra era informe e vuota… e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque” (Genesi 1:2).

Sono tre Persone unite ma un solo Dio:

  • Unite: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Genesi 1:1)
  • Distinte: Dio Padre dona il Suo unigenito Figlio Cristo Gesù volontariamente per la salvezza degli uomini; Dio Figlio si dona rivestendosi di mortalità, morendo alla croce e risuscitando il terzo giorno; Dio Spirito Santo discende per convincere i cuori di peccato. Non dimentichiamo che Gesù ha pregato il Padre che ci fosse dato il Consolatore (Giov. 14:16,17).

Le tre Persone della Deità risaltano da brani della Scrittura quali Isaia 48:16: “Fin dal principio non ho parlato in segreto; quando questi fatti avvenivano, io ero là. E ora il Signore, l’Eterno, e il suo Spirito mi hanno mandato”. Chi parla in questo brano dell’Antico Testamento è evidentemente Dio, eppure è proprio Gesù Cristo, infatti dice di essere stato “mandato dal Signore, l’Eterno” (cioè, dal Padre) “e dal suo Spirito” (cioè, dallo Spirito Santo).

Un altro brano, Isaia 9:5, che profetizzava della venuta di Gesù Cristo nel mondo, dice di Lui: “Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”. Qui Gesù è inequivocabilmente associato all’unico Dio.

Nel Nuovo Testamento la dottrina della Trinità è evidente nel brano di Giovanni 15:26, dove il Signore Gesù dice: “Ma quando verrà il Consolatore, che vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre mio, egli testimonierà di me”. C’è ancora la formula battesimale: “…battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28:19). Un nome (Dio)… e nello stesso tempo tre nomi!

GESÙ: Che Gesù, l’unigenito Figlio di Dio, abbia preteso effettivamente di essere Dio, uguale al Padre, è evidente da numerosi brani della Scrittura. Per esempio, Egli disse: Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio, e la fine… che è, che era e che ha da venire, l’Onnipotente (Apocalisse 1:8).
Lo stesso Spirito Santo di Dio è chiamato intercambiabilmente “Spirito di Dio” oppure “Spirito di Gesù Cristo” (Romani 8:9, Atti 16:7, Filippesi 1:19, 1 Pietro 1:11).

SPIRITO SANTO: Certe sètte insegnano la falsa dottrina che lo Spirito sia qualche genere di “forza” o influenza divina impersonale, ma la Bibbia insegna che Egli è una persona reale, esattamente come lo sono il Padre e il Figlio, che si può rattristare come una persona (Efesini 4:30), e che guida e parla da parte del Padre. Gesù disse: “Ma quando verrà lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutte le cose che ha udito e vi annunzierà le cose a venire” (Giovanni 16:13).

Il concetto di tri-unità: L’insegnamento della Bibbia a proposito della Trinità può essere sintetizzato come segue: Dio è una Tri-unità, in cui ciascuna Persona della Deità è ugualmente, pienamente ed eternamente Dio. Ognuno di loro è necessario, ognuno è distinto, eppure tutti e tre sono Uno solo. Il Padre è la Sorgente invisibile e onnipresente di ogni essere, rivelato in e per mezzo del Figlio (cfr. Matteo 11:27, Giovanni 14:6) e sperimentato in e per mezzo dello Spirito Santo. Il Figlio procede dal Padre, e lo Spirito dal Figlio. Con riferimento alla creazione divina, il Padre è il Pensiero che le sta dietro, il Figlio è la Parola che genera e che la fa sussistere, e lo Spirito è l’Atto che la traduce in realtà.

Noi “vediamo” Dio e la Sua grande salvezza nel Figlio di Dio, il Signore Gesù Cristo, poi facciamo “esperienza” della loro realtà per mezzo della fede, attraverso la presenza del Suo Spirito Santo dentro di noi.

Per quanto queste relazioni possano apparire paradossali, sono in effetti profondamente realistiche, e la loro verità è scritta nel profondo della natura umana. Perciò gli esseri umani hanno sempre intuito la verità che Dio dev’essere “là fuori”, presente dappertutto e la Causa fondamentale di ogni cosa, ma hanno corrotto questa conoscenza intuitiva del Padre per decadere nel panteismo, e infine nel naturalismo.

Allo stesso modo, gli uomini hanno sempre avvertito il bisogno di “vedere” Dio in termini della loro propria esperienza e comprensione, ma questa consapevolezza che Dio deve necessariamente rivelare Sé stesso è stata distorta per produrre il politeismo e l’idolatria. Così gli esseri umani hanno sempre costruito delle “immagini” di Dio, a volte sotto forma di immagini scolpite, altre volte anche sotto forma di sistemi religiosi o filosofici che pretendono di rappresentare la realtà ultima.

Infine, gli esseri umani hanno sempre saputo che dovrebbe essere possibile avere comunione con il loro Creatore e sperimentare la Sua presenza “dentro”. Ma questa profonda intuizione dello Spirito Santo è stata corrotta per produrre varie forme di falso misticismo e fanatismo, perfino lo spiritismo e l’occultismo diabolico. Dunque, la verità della tri-unità di Dio è insita nella stessa natura dell’uomo, ma spesso quest’ultimo l’ha distorta, sostituendovi un dio falso.



Versi della Bibbia che dimostrano che, oltre al Padre, anche il Figlio e lo Spirito Santo sono Dio.

Riguardo al Figlio.

– L’apostolo Giovanni scrive: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa é stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta…. E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità” (Giov. 1:1-3;14).

Riassumendo:

  • Gesù era ed è l’Eterno Iddio, esistente da sempre, prima del tempo e della materia: “Nel principio era la Parola”.
  • Egli era ed è una Persona distinta da Dio Padre: “La Parola [il Figliuolo preincarnato] era con Dio” (il Padre).
  • Egli era ed è Dio: “La Parola era Dio” (Giov. 1:1).
  • Egli è coesistente con Dio Padre fin dall’Eternità (verso 2).
  • Egli è il Creatore dell’universo (verso 3).

    – Paolo disse di Gesù Cristo ai Colossesi che “in lui si compiacque il Padre di far abitare tutta la pienezza” (Col. 1:19). Ed è proprio in virtù del fatto che in Cristo abitò tutta la pienezza della Divinità che noi abbiamo potuto ricevere da lui grazia sopra grazia infatti Giovanni dice: “E’ della sua pienezza che noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia sopra grazia” (Giov. 1:16).

    – L’apostolo Paolo disse ai Romani: “Dai quali (dagli Israeliti) è venuto, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen” (Rom. 9:5). Quindi Cristo Gesù, benché fu trovato nell’esteriore come un uomo, é l’Iddio che è benedetto per l’eternità.

    – Paolo dice a Tito: “Aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù…” (Tito 2:13).

    – L’apostolo Pietro ha chiamato anche lui Gesù Cristo “il nostro Dio e Salvatore”, infatti all’inizio della sua seconda epistola è scritto: “Simon Pietro, servitore e apostolo di Gesù Cristo, a quelli che hanno ottenuto una fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo” (2 Piet. 1:1).

    – Nell’epistola agli Ebrei è scritto che “dice del Figliuolo: Il tuo trono, o Dio, è nei secoli dei secoli…” (Ebr. 1:8). Anche da queste parole tratte dal quarantacinquesimo salmo si comprende chiaramente che il Figliuolo è Dio.

    – Nel libro degli Atti degli apostoli tra le parole che Paolo rivolse agli anziani della chiesa di Efeso vi sono queste: “Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata col proprio sangue” (Atti 20:28). Ora, in queste parole è detto che Dio ha acquistato la sua Chiesa con il suo sangue, il che a prima vista parrebbe incredibile perché sappiamo che non è Dio che è morto sulla croce ed ha versato il suo sangue per noi, ma il suo unigenito Figliuolo. Ma esaminando attentamente questo passo e confrontandolo con altri passi della Scrittura noteremo che qui Paolo si riferisce al Figliuolo di Dio e non a Dio il Padre il quale nei giorni della carne del suo Figliuolo continuava ad essere assiso sul suo trono nel cielo. Ricordatevi che quando Toma disse a Gesù: “Signor mio e Dio mio” (Giov. 20:28), ammise implicitamente che il suo Dio era morto sulla croce, che aveva sparso il suo sangue per comprarci con esso, e poi era risorto; ma badate che non è che con quelle parole ammise che Dio Padre era morto sulla croce; dico questo per farvi comprendere che c’è sempre da fare una chiara distinzione tra Dio Padre e Dio Figliuolo. Sono due persone unite e della medesima sostanza da ogni eternità, ma nello stesso tempo diverse tra loro e devono essere nominate separatamente al fine di non scambiare l’una per l’altra. In conclusione, Gesù Cristo è l’Iddio che, secondo le parole di Paolo, ha comprato la sua Chiesa con il suo sangue.

    – Sempre in questa lettera è scritto: “E quando di nuovo introduce il Primogenito nel mondo, dice: Tutti gli angeli di Dio l’adorino” (Ebr. 1:6). Ora, noi sappiamo che gli angeli adorano solo Dio secondo che è scritto: “L’esercito de’ cieli t’adora” (Neh. 9:6); quindi, siccome gli angeli sanno che si deve adorare solo Dio (l’angelo di Gesù che apparve a Giovanni sull’isola di Patmo, quando vide che Giovanni si prostrò davanti a lui per adorarlo gli disse: “Guàrdati dal farlo… Adora Iddio!” [Ap. 22:9]) essi sanno e riconoscono che Gesù Cristo è Dio. E poi se Dio Padre ha ordinato ai suoi angeli di adorare il suo Figliuolo vuole dire che Egli stesso riconosce in Cristo Gesù la seconda persona della Divinità. Se Gesù non fosse Dio, il Padre non avrebbe giammai ordinato ai suoi angeli di adorarlo.

    – Paolo dice ai Filippesi: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù; il quale, essendo in forma di Dio non riputò rapina l’essere uguale a Dio, ma annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini…” (Fil. 2:5-7). In questa maniera Paolo ha confermato sia che Cristo Gesù era uguale a Dio, e sia che Egli come Figliuolo di Dio era presso il Padre avanti la fondazione del mondo.

    Riguardo allo Spirito Santo.

    Innanzi tutto va detto che lo Spirito Santo è una persona infatti parla secondo che é scritto: “Perciò, come dice lo Spirito Santo, Oggi, se udite la sua voce, non indurate i vostri cuori..” (Ebr. 3:7-8); “E lo Spirito disse a Filippo: Accostati, e raggiungi codesto carro” (Atti 8:29); “E come Pietro stava pensando alla visione, lo Spirito gli disse: Ecco tre uomini che ti cercano. Lèvati dunque, scendi, e và con loro, senza fartene scrupolo, perché sono io che li ho mandati” (Atti 10:19-20); “E mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: Mettetemi a parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati” (Atti 13:2); “Ma quando sia venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annunzierà le cose a venire” (Giov. 16:13); “Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede” (1 Tim. 4:1).

    Lo Spirito Santo rivela secondo che é scritto in Luca: “Gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non vedrebbe la morte prima d’aver veduto il Cristo del Signore” (Luca 2:26).

    Lo Spirito ascolta perché Gesù disse di lui: “Dirà tutto quello che avrà udito” (Giov. 16:13).

    Lo Spirito vede infatti i sette occhi che aveva l’Agnello che vide Giovanni sono i sette Spiriti di Dio, o come disse il profeta Zaccaria “gli occhi dell’Eterno” (Zacc. 4:10).

    Lo Spirito prega secondo che é scritto: “Lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili… esso intercede per i santi secondo Iddio” (Rom. 8:26-27).

    Lo Spirito Santo fa nascere di nuovo secondo che è scritto: “…se uno non è nato d’acqua e di Spirito non può entrare nel regno di Dio… quel che è nato dallo Spirito, è spirito” (Giov. 3:5,6).

    Lo Spirito Santo costituisce gli anziani nella chiesa secondo che disse Paolo agli anziani di Efeso: “Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata col proprio sangue” (Atti 20:28).

    Lo Spirito Santo può vietare di fare qualcosa, come fece verso gli apostoli, secondo che é scritto: “Poi, traversarono la Frigia e il paese della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro d’annunziar la Parola in Asia” (Atti 16:6) (vorrei che notaste che il verbo vietare é menzionato anche in queste Scritture che si riferiscono alla persona di Gesù: “Allora vietò ai suoi discepoli di dire ad alcuno ch’egli era il Cristo” [Matt. 16:20], e: “E Gesù ordinò loro di non parlarne ad alcuno; ma più lo divietava loro e più lo divulgavano…” [Mar. 7:36]).

    Lo Spirito Santo può non permettere certe cose secondo che é scritto: “Giunti sui confini della Misia, tentarono d’andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro” (Atti 16:7) (anche in questo caso vorrei che notaste che in queste altre Scritture il non permettere qualcosa si riferisce alla persona di Gesù: “E come egli montava nella barca, l’uomo ch’era stato indemoniato lo pregava di poter stare con lui. E Gesù non glielo permise…” [Mar. 5:18-19]; “Non permetteva loro di parlare, perché sapevano ch’egli era il Cristo” [Luca 4:41]).

    Lo Spirito può essere contristato infatti é scritto: “E non contristate lo Spirito Santo di Dio..” (Ef. 4:30); “Ma essi furono ribelli, contristarono il suo Spirito Santo” (Is. 63:10).

    Lo Spirito può essere contrastato infatti Stefano disse davanti al Sinedrio: “Voi contrastate sempre allo Spirito Santo; come fecero i padri vostri, così fate anche voi” (Atti 7:51).

    Lo Spirito può essere tentato infatti Pietro disse a Saffira: “Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore?” (Atti 5:9).

    Allo Spirito si può mentire infatti Pietro disse ad Anania: “Anania, perché ha Satana così riempito il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritener parte del prezzo del podere?” (Atti 5:3).

    Allo Spirito si può parlare contro secondo che é scritto: “Ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello avvenire” (Matt. 12:32).

    Lo Spirito Santo insegna secondo che é scritto: “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa…” (Giov. 14:26), ed ancora: “Quando poi vi condurranno davanti alle sinagoghe e ai magistrati e alle autorità, non state in ansietà del come o del che avrete a rispondere a vostra difesa, o di quel che avrete a dire; perché lo Spirito Santo v’insegnerà in quell’ora stessa quel che dovrete dire” (Luca 12:11-12); ed ancora: “E desti loro il tuo buono Spirito per istruirli…” (Neh. 9:20); ed anche: “Noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito…” (1 Cor. 2:13).

    Lo Spirito investiga infatti é scritto: “Lo Spirito investiga ogni cosa, anche le cose profonde di Dio” (1 Cor. 2:10).

    Lo Spirito ricorda le parole del Signore secondo che è scritto: “E vi rammenterà tutto quello che v’ho detto” (Giov. 14:26).

    Lo Spirito ha un sentimento secondo che é scritto: “Colui che investiga i cuori conosce qual sia il sentimento dello Spirito..” (Rom. 8:27).

    Ora, metteremo a confronto i passi della Scrittura che si riferiscono allo Spirito Santo di Dio con quelli che si riferiscono a Dio al fine di dimostrare che lo Spirito Santo é Dio.

    – Lo scrittore agli Ebrei dice: “..Quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente?” (Ebr. 9:14), e Mosè afferma di Dio: “Ab eterno in eterno, tu sei Dio” (Sal. 90:2). Lo Spirito è quindi eterno come lo è Dio.

    – Davide disse a Dio: “Dove me ne andrò lungi dal tuo Spirito?” (Sal. 139:7), mentre Dio disse a Geremia: “Potrebbe uno nascondersi in luogo occulto sì ch’io non lo vegga? dice l’Eterno” (Ger. 23:24). Lo Spirito è dunque onnipresente come lo è Dio.

    – Paolo dice che “lo Spirito investiga ogni cosa, anche le cose profonde di Dio” (1 Cor. 2:10), mentre Anna disse di Dio: “L’Eterno è un Dio che sa tutto” (1 Sam. 2:3). Lo Spirito è quindi onnisciente come lo è Dio.

    – Elihu disse: “Lo Spirito di Dio mi ha creato” (Giob. 33:4), mentre Davide disse a Dio: “Poiché sei tu che hai formato le mie reni, che m’hai intessuto nel seno di mia madre” (Sal. 139:13). Lo Spirito quindi crea come fa Dio.

    – Gesù disse: “…se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio… quel che è nato dallo Spirito, è spirito” (Giov. 3:5,6), mentre Giovanni dice che coloro che credono nel nome del Figlio di Dio “son nati da Dio” (Giov. 1:13). Lo Spirito fa dunque nascere di nuovo come fa Dio.

    – Pietro, prima disse ad Anania: “Anania, perché ha Satana così riempito il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritener parte del prezzo del podere?” (Atti 5:3), e poi gli disse: “Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio” (Atti 5:4). Mentire allo Spirito Santo quindi equivale a mentire a Dio.

    – Nel libro degli Atti degli apostoli é scritto che Paolo disse a dei Giudei che rifiutarono di credere nel Vangelo: “Ben parlò lo Spirito Santo ai vostri padri per mezzo del profeta Isaia dicendo: Và a questo popolo e dì: Voi udrete coi vostri orecchi e non intenderete; guarderete coi vostri occhi, e non vedrete…” (Atti 28:25-26), mentre nel libro del profeta Isaia queste parole sono attribuite al Signore degli eserciti che Isaia vide in visione secondo che é scritto: “Nell’anno della morte del re Uzzia, io vidi il Signore assiso sopra un trono alto… Poi udii la voce del Signore che diceva: Chi manderò? E chi andrà per noi? Allora io risposi: ‘Eccomi, manda me!’ Ed egli disse: ‘Và, e dì a questo popolo: Ascoltate, sì, ma senza capire; guardate, sì, ma senza discernere!…” (Is. 6:1,8-9). Quindi lo Spirito Santo mandò Isaia a predicare come fece anche il Signore degli eserciti.

    – Nel libro degli Atti degli apostoli dopo che lo Spirito Santo parlò ad Antiochia dicendo: “Mettetemi a parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati” (Atti 13:2), è scritto che essi “mandati dallo Spirito Santo, scesero a Seleucia, e di là navigarono verso Cipro” (Atti 13:4). Gesù disse: “Ben è la mèsse grande, ma pochi son gli operai. Pregate dunque il Signor della mèsse che spinga degli operai nella sua mèsse” (Matt. 9:37-38), facendo chiaramente capire che é Dio che manda i suoi operai nella sua messe; quindi lo Spirito Santo è Dio perché mandò Paolo e Barnaba nella messe del Signore.

    – Gesù chiamò lo Spirito Santo “il Consolatore” (Giov. 15:26) quindi Egli consola quelli che sono abbattuti. Paolo ai Corinzi dice: “Ma Iddio che consola gli abbattuti, ci consolò con la venuta di Tito..” (2 Cor. 7:6), ed anche: “Benedetto sia Iddio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle misericordie e l’Iddio d’ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione” (2 Cor. 1:3-4). Quindi lo Spirito Santo consola come fa Dio.

    – In Isaia é scritto che gli Israeliti nel deserto “contristarono il suo Spirito Santo” (Is. 63:10), mentre nei Salmi é scritto: “Quante volte si ribellarono a lui nel deserto, e lo contristarono nella solitudine!” (Sal. 78:40). Gli Israeliti quindi, contristando lo Spirito Santo contristarono Dio.

    – Paolo disse ai Corinzi “Non sapete voi che il vostro corpo é il tempio dello Spirito Santo che é in voi..?” (1 Cor. 6:19) ed anche: “Non sapete voi che siete il tempio di Dio..?” (1 Cor. 3:16). Lo Spirito Santo quindi abita nel credente assieme a Dio.

    – Gesù disse: “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa…” (Giov. 14:26), ma disse anche: “Saranno tutti ammaestrati da Dio” (Giov. 6:45), e Davide dice che Dio “insegnerà ai mansueti la sua via” (Sal. 25:9). Lo Spirito Santo quindi insegna come fa Dio.

    – Gesù ha detto dello Spirito: “Ma quando sia venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità” (Giov. 16:13); e Davide nei Salmi dice a Dio: “Guidami nella tua verità” (Sal. 25:5). Quindi se lo Spirito della verità guida nella verità come fa Dio ciò significa che Egli è Dio.

    Come potete da voi stessi vedere le Scritture affermano che lo Spirito Santo è eterno, onnipotente, onnipresente e onnisciente come Dio.



    Risposte alle obiezioni dei Testimoni di Geova


    1. GESU’ NON E’ UN DIO MINORE

    I Testimoni di Geova negano la divinità di Gesù Cristo, e affermano che nel verso di Giovanni 1:1 Egli è chiamato “un dio”, e non “Dio”. Per questo, le loro Bibbie (la cui versione è detta “Traduzione del Nuovo Mondo”) sono state alterate in modo che quando si parla di Gesù si parla sempre di “un dio”. Le alterazioni presenti nelle loro Bibbie sono elencate in questo studio, e messe a confronto con il testo originale del Nuovo Testamento.

    Essi basano la loro interpretazione sul fatto che in greco (la lingua originale del Nuovo Testamento) non esiste l’articolo indeterminativo, così essi considerano fondamentale la presenza dell’articolo determinativo. Quando trovano “ho theos” (“il dio”), traducono con “Dio”, mentre quando trovano solo “theos” (“dio”), traducono con “un dio”.
    È davvero questa l’interpretazione corretta? No. È una regola sbagliata, e infatti essi stessi la violano! Il verso di Giovanni 1:18 si riferisce a “theos” due volte senza l’articolo, eppure i Testimoni di Geova traducono “theos” in un caso con “Dio” e nell’altro con “dio”. Il verso è il seguente: “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere”. È evidente che nel primo caso si parla di Dio Padre, e nel secondo si parla di Dio Figlio, cioè Gesù, che è chiamato “l’unigenito Dio”.

    Osserviamo ora il testo originale in greco di Giovanni 1:1 con relativa traduzione: “En archei en ho Logos [Nel principio era la Parola], kai ho Logos en pros ton Theon [la Parola era con Dio], kai Theos en ho Logos [la Parola era Dio]“.
    Per la precisione, “kai Theos en ho Logos” menziona prima “Theos” (Dio), e poi “Logos” (Parola). Perché questo? Perché in greco, per riconoscere il soggetto di una frase, è necessario osservare il modo in cui terminano le parole. Nel caso di parole come “Theos” e “Logos”, che terminano nella stessa maniera, si utilizzava l’articolo determinativo per “marcare” il soggetto della frase.
    L’apostolo Giovanni, dunque, scrisse “kai Theos en ho Logos” (“ho” è l’articolo) proprio perché non intendeva dire “Dio era la Parola” (frase che dottrinalmente poteva generare confusione), come l’ordine delle parole potrebbe far pensare, ma “la Parola era Dio”. Questo è il motivo per cui, seguendo la grammatica greca, Giovanni omise l’articolo determinativo accanto a Theos.

    Del resto, l’affermazione dei Testimoni di Geova secondo cui Gesù è “un dio minore”, non poteva che essere falsa, in quanto, nelle Scritture, Dio dichiara almeno quattro volte l’impossibilità che vi sia “un altro dio” o “un dio” all’infuori di Lui!

    2. LA DOTTRINA DELLA TRINITA’ SI TROVA NELLA SCRITTURA

    In questo studio abbiamo citato numerosi passi che confermano la Trinità, e ve ne sono molti altri ancora. Il concetto di Trinità è presente non solo nel Nuovo Testamento, ma in tutta la Scrittura, e fin dal primo verso della Genesi, dove leggiamo che “Dio” (“Elohim”, nel testo originale ebraico) creò i cieli e la terra.
    “Elohim” letteralmente significa “Dii” ma è accompagnato dal verbo al singolare. Il primo verso della Genesi significa letteralmente: I Dii creò i cieli e la terra” (Gen. 1:1), e non “crearono”. Questo nome di Dio al plurale sottintende la Trinità. Dio è una pluralità di Persone (Padre, Figlio, Spirito Santo), ma è e resta un unico e solo Dio, per questo motivo il testo sacro si riferisce a Lui usando il verbo al singolare.

    Il concetto è ripetuto in Deuteronomio 6:4. Un’antica esegesi ebraica su questo verso spiega: “Perché è necessario citare tre volte il nome di Dio in questo versetto? Il primo, Jahwe, è il Padre. Il secondo è la discendenza di Iesse, il Messia (il Cristo), che viene dalla famiglia di Iesse, tramite Davide. E il terzo è lo Spirito Santo che ci mostra la via, e questi tre sono Uno.” (cit. in: Wie erkennt man den Messias?, pag. 23, Der Òlbaum e.V., Lorrach).


    3. GESU’ E’ DIO, NON E’ UN ESSERE CREATO

    Abbiamo già dimostrato che Gesù è Dio, ma vogliamo aggiungere alcune considerazioni. In Romani 1:25 l’apostolo Paolo dice, a proposito degli idolatri: “… Essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna, e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen” (Rom. 1:25). Noi dunque dobbiamo adorare Dio, e non le sue creature; non importa che sia una creatura potente come gli angeli o benedetta come gli apostoli, nessuna creatura deve essere adorata. Se Cristo fosse una creatura di Dio (che sia la prima o una delle tante non importa) noi saremmo degli idolatri. Sarebbero idolatri anche i discepoli, perché lo adorarono, come pure i magi, le donne che lo seguirono, e gli stessi angeli di Dio, perché lo adorano (Ebrei 1:6). Ma come abbiamo visto, Gesù Cristo non è una creatura, ma è “Dio benedetto in eterno” (Rom. 9:5).

    Cristo viene definito “principio della creazione di Dio” e “primogenito di ogni creatura” nel senso che egli è superiore alla creazione e a ogni creatura, infatti è scritto che Egli “è sopra tutte le cose” (Rom. 9:5) e “sopra tutti” (Giov. 3:31), ed anche nel senso che tutta la creazione ha il suo principio in Lui, e senza di Lui nessuna cosa è stata fatta (Giov. 1:3).
    Notiamo che se si volesse intendere che Gesù fu creato perché è chiamato “il principio” (Colossesi 1:18), la stessa cosa si dovrebbe dire anche di Dio Padre perché anche lui è chiamato “il principio” (Apocalisse 21:6).
    Il termine “primogenito” usato nel verso in Colossesi indica la supremazia di Cristo sopra tutte le creature di Dio, come quando nei Salmi è detto: “Io altresì lo stabilirò il primogenito, il più eccelso dei re della terra” (Sal. 89:27).
    Ricordiamo anche che il profeta Michea, profetizzando della venuta di Cristo, dichiarò che le sue origini non risalgono a un determinato momento della creazione, ma bensì “dall’eternità” (cap. 5:1-2).

    Consideriamo infine ciò che Gesù disse ai Giudei: “Prima che Abramo fosse nato, io sono” (Giov. 8:58). Poté dirlo anche se esteriormente appariva come un uomo, perché egli esisteva dall’eternità prima di assumere la natura umana. Se così non fosse stato, cioè se Gesù fosse stato creato, egli non avrebbe potuto fare quell’affermazione perché si sarebbe arrogato un attributo che spetta solo a Dio. Avrebbe potuto affermare: “Prima che Abramo fosse nato io esistevo o io ero”, ma non “io sono” (è evidente anche il riferimento al nome di Dio in Esodo 3:14).
    Secondo alcuni Testimoni di Geova, Gesù non disse “io sono” ma “io ero”. Guardiamo allora il testo greco di Giovanni 8:58: “eipen autois Iêsous, Amên amên legô humin, prin Abraam genesthai egô eimi”. La conclusione della frase di Gesù è “egô eimi”, che significa “io sono” (prima persona singolare, tempo presente indicativo). Sono le stesse identiche parole che Gesù usa quando dice “io sono” in numerosi altri passi dei vangeli.


    4. GESU’ E’ CHIAMATO DIO POTENTE E PADRE ETERNO

    Il profeta Isaia profetizzò della venuta di Cristo molti secoli prima della nascita di Gesù dicendo: “Poiché un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci é stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace” (Isaia 9:5). Questa frase equipara molto esplicitamente Cristo al Padre. Vediamo da vicino i titoli che sono elencati in questo verso.

    Consigliere ammirabile. Nei Salmi è scritto che Dio disse a Davide: “Io ti consiglierò” (Sal. 32:8), e Davide stesso nel sedicesimo salmo disse: “Io benedirò l’Eterno che mi consiglia” (Sal. 16:7); quindi Dio era il consigliere di Davide. Del fanciullo che sarebbe nato fu detto che sarebbe chiamato Consigliere, e difatti Cristo Gesù è il nostro Consigliere. A conferma di ciò vediamo le seguenti parole che il Figlio di Dio rivolse all’angelo della chiesa di Laodicea: “Poiché tu dici: Io sono ricco, e mi sono arricchito, e non ho bisogno di nulla, e non sai che tu sei infelice fra tutti, e miserabile e povero e cieco e nudo, io ti consiglio di comprare da me dell’oro affinato col fuoco, affinché tu arricchisca; e delle vesti bianche, affinché tu ti vesta e non apparisca la vergogna della tua nudità; e del collirio per ungertene gli occhi, affinché tu vegga” (Ap. 3:17-18).

    Dio potente. Sotto l’Antico Patto Geremia chiamò così il Creatore di tutte le cose infatti gli disse: “Ah, Signore, Eterno! …. Tu sei l’Iddio grande e potente, il cui nome è l’Eterno degli eserciti” (Ger. 32:17-18). Anche Isaia chiamò così Dio quando disse: “Un residuo, il residuo di Giacobbe, tornerà all’Iddio potente” (Is. 10:21). Siccome non possono esistere due dii che si possano chiamare ambedue “Dio potente” perché c’è un solo Dio potente, ne consegue che Cristo Gesù è Dio. Egli mentre era sulla terra ha dimostrato ampiamente di essere l’Iddio potente, e tuttora lo sta dimostrando perché salva, guarisce, e opera potentemente in chi crede in Lui.

    Padre eterno. Nessuna creatura avrebbe potuto portare un simile nome perché esso s’addice solo a Dio. Gesù è chiamato Padre eterno perché egli quale Figlio di Dio è eterno, cioè senza inizio di giorni e senza fine di vita, e poi perché noi credenti essendo stati generati da Lui diveniamo suoi figli. A tale proposito Gesù chiamò i suoi discepoli non solo fratelli ma anche figlioletti (“Figliuoli, avete voi del pesce?” (Giov. 21:5), e: “Figlioletti, è per poco che sono ancora con voi” (Giov. 13:33). Il profeta aveva detto di lui: “Egli sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per la casa di Giuda” (Is. 22:21), ed in verità Egli lo è un padre per tutti noi. Badate che con questo non vogliamo dire che Cristo Gesù è il Padre perché in tale caso negheremmo l’esistenza della prima persona della Trinità, cioè del Padre, ma solo che egli è un padre per tutti noi.

    Principe della pace. Chi è colui che dà la pace? Dio, secondo che è scritto in Isaia: “O Eterno, tu ci darai la pace” (Is. 26:12); e per questo Egli è chiamato “l’Iddio della pace” (Rom. 16:20). Ma Isaia disse che Gesù sarebbe stato chiamato Principe della pace, e infatti Gesù disse ai suoi discepoli: “Io vi lascio pace; vi do la mia pace” (Giov. 14:27). Siccome solo Dio può dare pace all’anima afflitta e Isaia disse che Egli ci avrebbe dato la pace, vediamo anche qui che Gesù Cristo è Dio.

    Riguardo alla gloria che spetta a Dio solo. Dio disse tramite Isaia: “Io sono l’Eterno; tale è il mio nome; e io non darò la mia gloria ad un altro, né la lode che m’appartiene, agl’idoli” (Is. 42:8). Gesù, prima di essere arrestato, nella preghiera che fece al Padre suo disse: “Ed ora, o Padre, glorificami tu presso te stesso della gloria che avevo presso di te avanti che il mondo fosse” (Giov. 17:5); questo lo disse perché egli voleva che il Padre gli restituisse quella gloria di cui Lui, quale Figlio di Dio coeterno col Padre, si era privato per un breve tempo assumendo la forma di un servo e divenendo simile agli uomini per morire sulla croce annoverato tra i malfattori. Più avanti nella preghiera Gesù disse anche: “Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati, affinché veggano la mia gloria che tu m’hai data; poiché tu m’hai amato avanti la fondazione del mondo” (Giov. 17:24); quindi da ciò si comprende che Dio ha dato la sua gloria al suo Figliuolo, e siccome che la gloria appartiene solo a Dio (secondo che è scritto: “A te appartengono il regno, la potenza e la gloria, in sempiterno. Amen” [Matt. 6:13]) si deduce che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è l’Iddio a cui appartiene la gloria. L’Agnello è ora circondato di gloria in cielo; Giovanni nel libro della Rivelazione dice tra le altre cose: “E vidi, e udii una voce di molti angeli attorno al trono e alle creature viventi e agli anziani; e il numero loro era di miriadi di miriadi, e di migliaia di migliaia, che dicevano con gran voce: Degno è l’Agnello che è stato immolato di ricever la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l’onore e la gloria e la benedizione” (Ap. 5:11-12); e siccome che poco prima egli aveva visto i ventiquattro anziani prostrarsi davanti a Dio Padre che era seduto sul trono ed adorarlo dicendo: “Degno sei, o Signore e Iddio nostro, di ricever la gloria e l’onore e la potenza…” (Ap. 4:11), e tra le cose che anche l’Agnello è degno di ricevere al pari di Dio ci sono pure la gloria, l’onore e la potenza si deve affermare che Gesù è Dio benedetto in eterno.

Nota (inviata da un lettore): Alcuni critici sostengono che la dottrina cristiana della Trinità sia riscontrabile nel neoplatonismo medievale; ma il medioevo inizia nel 476 d.C., quando la dottrina trinitaria era ampiamente riconosciuta. Basta citare Teofilo che visse tra il 120 e il 185 (si veda Ad Autolico, Libro II, cap. 15), oppure Origene verso il 200 (si veda Contro Prassea, II). Piuttosto, molti riconoscono che nell’idea plotiniana dell’Hen c’è un’influenza cristiana: le tre ipostasi plotiniane, ossia l’Hen, il Nous, e la Psychè sono lontanissime dalla Trinità, visto che come nel platonismo più classico ogni ipostasi degrada in luminosità rispetto alla precedente, come un sasso gettato in uno stagno, più i cerchi concentrici si allargano e più si disgregano.
Geova non è il nome di Dio

I testimoni di geova pretendendo di essere la sola organizzazione sulla terra che parla da parte di Dio, hanno dato troppe volte prova di essere falsi profeti. Gli adepti di questa terribile setta, gente sincera, in cerca della Verità, non sanno di essere caduti nella rete di un’organizzazione che, incutendo timore attraverso l’arma psicologica della dissociazione, non li lascia più liberi di vivere. Chi si battezza come testimone di geova non sa che accetta come autorità assoluta e suprema l’organizzazione, e che se dovesse dissentire dai dogmi da essa emanati, verrebbe severamente richiamato, ammonito e minacciato di dissociazione, che per il testimone è una vera sciagura: viene di fatto emarginato anche dal proprio coniuge, dai figli, dai genitori, dai parenti, dagli amici (se sono anch’essi testimoni di geova).

I testimoni di geova, di fatto, non hanno la Bibbia come sola autorità in materia di fede, anche se la citano molto e la portano sempre con loro; la loro effettiva autorità è l’Organizzazione denominata Società Torre di Guardia, con sede a Brooklyn ed il periodico “La Torre di Guardia”, che considerano l’unico strumento valido per spiegare quello che dice la Bibbia. Naturalmente, se viene posta la domanda: “È Dio l’autore de La Torre di Guardia?”, i seguaci di questa setta, ignorando le affermazioni fatte in passato dall’organizzazione centrale, negano apertamente; ma su La Torre di Guardia del 15 aprile 1943, pag. 127, edizione inglese, si legge:

“La rivista La Torre di Guardia non ha eguali sulla terra, perché è dovuta al grande Autore della Bibbia”.

 

Un’affermazione che non lascia adito a dubbi sulla loro reale autorità. L’Organizzazione dei testimoni di geova è una setta crudele, che obbliga i suoi adepti a divulgare le dottrine che vengono emanate dalla sede centrale di Brooklyn da un ristretto numero di persone che costituiscono il Consiglio Direttivo. Questo Consiglio carpisce persone in buona fede, le convince che hanno finalmente trovato la verità, e giorno per giorno, con un lavoro sistematico di indottrinamento, le depersonalizza con tecniche psicologiche il cui unico scopo è quello di annullare la capacità di ragionare, rendendola del tutto subdola. Una dimostrazione è il divieto assoluto ad ogni testimone di leggere qualsiasi libro od opuscolo che non proviene dall’Organizzazione: non devono averli nemmeno in casa. Inoltre non devono tenere nella benché minima considerazione le osservazioni fatte dai non testimoni.

È con questa tecnica che hanno convinto tutti gli adepti a credere che Dio abbia un solo nome. Con questo breve studio cercherò di evidenziare che i nomi di Dio nell’Antico Testamento sono diversi e ciascuno di essi rivela una caratteristica della Sua Persona Divina.

Chi studia l’ebraico capisce subito che il nome GEOVA non ha nessun senso, né significato. La lingua ebraica è una lingua consonantica, le vocali vengono solo pronunciate. È difficile al non ebreo entrare in questa particolarità, ma un esempio può rendere bene il senso anche in italiano. Prendiamo i termini ETERNO e SIGNORE, che sono nomi entrambi riferiti a Dio, e scriviamoli senza consonanti. Avremo: TRN e SGNR. Sostituendo le vocali di SIGNORE ad ETERNO, si ha TIRONE. Cosa significa questa nuova parola? Nulla. È quello che è avvenuto nella lingua ebraica e che verrà spiegato in seguito.

In conclusione, ridimensionare l’Iddio onnipotente e vero, Creatore del cielo e della terra, dell’universo e di tutto il suo esercito; l’Iddio Redentore, santissimo, ad un nome solo è una vera profanazione. I testimoni di geova, in definitiva, si sono dati una definizione giusta: testimoni di nessuno, perché geova non ha nessun significato.
I NOMI DI DIO NELL’ANTICO TESTAMENTO

L’Antico Testamento è stato scritto in Ebraico (tranne alcuni brevi brani in Aramaico) per preciso volere di Dio, non per caso. Nel libro degli Atti viene riportato un episodio in cui Dio parla all’apostolo Paolo in lingua ebraica.

L’unicità di questa lingua sta nel poter esprimere con esattezza un concetto per mezzo di una parola appropriata che non ammette equivoci, cosa che non è sempre possibile nelle nostre lingue indoeuropee.

Un’altra caratteristica dell’ebraico è l’immutabilità: si arricchisce solo di nuovi vocaboli, ma non si estingue. La nostra lingua italiana proviene dal latino, che è una lingua morta perché nessuno parla più, o scrive, in latino da secoli; pochi sono quelli che lo conoscono. Ora, nonostante la profonda conoscenza che alcuni possono avere del latino, non possono comunicare con altri, rimane solo una conoscenza intellettuale. Dal latino provengono tante altre lingue europee: francese, portoghese, spagnolo, rumeno ecc…

L’ebraico invece è rimasto immutato, si sono solo aggiunte parole nuove dell’era tecnologica. L’ebreo medio di oggi è in grado di leggere e capire un manoscritto di molti secoli prima di Cristo. Un italiano medio di oggi non sarebbe in grado di capire nemmeno l’italiano della divina commedia.

Si può dire che se Isaia o Geremia si trovassero oggi a Gerusalemme non avrebbero difficoltà a comunicare con l’attuale popolo eletto; si troverebbero solo di fronte a termini nuovi come aereo, computer, automobile, moto, ecc.

Queste brevi osservazioni rendono omaggio ad una lingua unica nella quale Dio si è espresso per comunicare con l’uomo. Egli ha voluto anche comunicarci i suoi diversi nomi per farsi conoscere nei suoi diversi aspetti divini.

Ogni nome riferito a Dio nell’Antico Testamento, quindi, mette in evidenza una caratteristica della Sua persona divina. È Lui stesso che si rivela all’uomo con i Suoi diversi nomi, mai l’uomo che glieli attribuisce. Vediamo ora nel testo biblico ebraico con quali nomi Dio si fa conoscere ed identificare. Ne vediamo alcuni che mettono in particolare evidenza l’essenza della Sua Persona e rivelano la Sua volontà di redimere l’uomo peccatore.

 


Elohim

Dal primo rigo della Bibbia Dio si rivela all’uomo. In Genesi 1:1 si fa conoscere come Creatore dell’universo, della terra e di tutto ciò che è in essa, e dell’uomo. Questo atto creativo si sviluppa in sei giorni e tutte le cose vengono all’esistenza dal nulla.

Nella lingua cananea e caldea dio si dice El e identifica gli idoli pagani, fatti con mano d’uomo. È un nome comune di cosa. Questo nome da solo non viene mai utilizzato nell’Antico Testamento per designare il solo, unico e vero Dio. Nel popolo d’Israele El assume un carattere completamente nuovo: da nome comune, diventa nome proprio ed è sempre accompagnato da un epiteto che sottolinea un aspetto, una virtù del Solo, Unico, Vero Dio che si è rivelato all’uomo:

 

El-Hai Dio Vivente (Genesi 3:10)

El-Elion Dio Altissimo (Genesi 14:18)

El-Shaddai Dio Onnipotente (Genesi 17:1)

El-Olam Dio d’Eternità (Genesi 21:23)

El-Ganna Dio Geloso (Esodo 20:5)

Elohim è la forma plurale di El, e lo si trova solo nella lingua ebraica e solo nella Bibbia. Deriva da una radice che significa “Potente”, “Forte”. Questo nome mette in evidenza l’Onnipotenza manifestata nella creazione. I verbi che seguono Elohim sono sempre alla terza persona singolare. Questo nome di Dio racchiude il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo che compiono la stessa azione: la creazione. In Genesi 1:1 il testo ebraico dice Elohim barah, che significa Elohim fece venire all’esistenza dal nulla. Elohim è plurale, barah è la terza persona singolare del passato remoto del verbo creare. Come si vede, si tratterebbe di una “anomalia” grammaticale perché un nome proprio plurale è seguito da un verbo alla terza persona singolare. Invece è un fatto straordinario, unico, presente solo nella Bibbia. Già alla creazione la Trinità è una verità rivelata. Il verbo barah in tutta la Bibbia è associato solo ad Elohim.

Col nome Elohim si mette in evidenza la straordinaria potenza che conviene al Creatore. Da una fonte statistica si rileva che esso è presente 2312 volte nell’Antico Testamento, e 49 volte (7×7) nella forma Elohim barah.
YaHWeH

È il famoso tetragramma. Nella lingua ebraica non è un sostantivo, ma un attributo. Gli ebrei, come si sa, scrivono le parole con le sole consonanti e pronunciano le vocali oralmente. Fino al V secolo a.C. la tradizione bastava ad assicurare una lettura corretta del testo biblico. Dal V sec. a. C. al X sec. d. C. a causa degli eventi storici che avevano portato il popolo ebraico alla dispersione, si rischiava di compromettere, se non di perdere del tutto, la conservazione dell’esatta pronuncia delle parole del testo biblico. Alcuni rabbini ebrei, detti Masoreti, hanno iniziato una minuziosa, scrupolosa attività per fissare l’esatta pronuncia. Essi hanno fissato il testo prendendo come campione un manoscritto e lo hanno poi copiato nel tempo con una cura straordinaria. Per prevenire aggiunte o omissioni, a margine di ogni riga annotavano il numero delle lettere, il numero di certe espressioni ecc. Per fissare l’esatta pronuncia hanno poi creato i segni vocalici, corrispondenti ai suoni vocalici pronunciati oralmente. Questi segni furono posti nelle consonanti o sotto di esse, in modo da preservare l’integrità del testo consonantico tradizionale, prevenendo così a pericolosi cambi di significato.

YHWH è il nome ineffabile col quale Dio si fece conoscere a Mosé, quando gli disse di tornare in Egitto e di andare da Faraone per chiedere di lasciare libero il popolo d’Israele. Gli Ebrei non osavano pronunziare questo nome, sostituendolo nella lettura del testo biblico con ‘Adhonay (Signore, mio Padrone). Con questo artifizio evitavano che anche gli stranieri pronunziassero il nome impronunciabile di Dio. Impronunciabile perché troppo santo e puro: l’uomo, peccatore, non è degno.

I Masoreti posero sotto YHWH i segni vocalici di ‘Adhonay. Per effetto di una regola grammaticale della lingua ebraica che vuole un suono chiuso perché YHWH non inizia con alef (prima lettera dell’alfabeto ebraico), il simbolo vocalico che appare sotto la prima lettera del tetragramma (W) identifica un suono incolore (come per esempio nella parola francese renard). Quando il tetragramma YHWH è preceduto, nel testo biblico, da ‘Adhonay, le vocali sono quelle di Elhoim per evitare all’ebreo, durante la lettura, di ripetere due volte ‘Adhonay.

Il lettore non ebreo, e solo lui, vedendo il tetragramma con i segni vocalici riportati, legge Y’HoWaH. Questo errore di lettura cominciò a diffondersi nel XV secolo d. C. Il lettore ebreo mentre leggeva il testo biblico non commetteva errori, perché sapeva di avere davanti agli occhi due parole in una: una tutta consonanti, l’altra tutta vocali. Egli non pronunciava mai Y’HoWaH, ma ‘Adhonay.

Molto probabilmente la pronuncia del tetragramma è YaHWeH. In italiano, nella versione riveduta, è tradotto con Eterno. Questa traduzione rende perfettamente evidente il modo con cui Dio si fece conoscere a Mosé:

“Mosè disse a Dio: «Ecco, quando sarò andato dai figli d’Israele e avrò detto loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi”, se essi dicono: “Qual è il suo nome?” che cosa risponderò loro?» Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: “l’IO SONO mi ha mandato da voi”». “Dirai così ai figlioli d’Israele: l’Eterno (YHWH), l’Iddio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe mi ha mandato a voi. Tale è il mio nome in perpetuo, tale la designazione per tutte le generazioni”. (Esodo 3:13-15).

Ed ancora Dio ricorda a Mosé che fino a quel momento si era rivelato ad Abramo, Isacco e a Giacobbe come il Dio Onnipotente (El-Shaddai); ora a lui si fa conoscere come l’Eterno, YHWH:

“Dio parlò a Mosè e gli disse: Io sono l’ETERNO. Io apparvi ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, come il Dio onnipotente; ma non fui conosciuto da loro con il mio nome di ETERNO” (Esodo 6:3).

Inoltre, in Esodo 3, brano del pruno ardente, è straordinario notare come dal pruno è ora l’Angelo dell’Eterno a parlare, ora il Signore, ora l’Eterno. L’Angelo dell’Eterno nell’Antico Testamento è Gesù. Gesù è il Signore! Se il traduttore non riporta questi particolari nella lingua ricevente stravolge tutto. Nel pruno è Gesù, l’Eterno e il Signore a parlare con Mosé!

YHWH mette in evidenza l’aspetto di Dio come REDENTORE, che si rivela all’uomo per salvarlo dalla schiavitù del peccato. È necessario ricordare come l’Egitto è una figura del mondo senza Dio. Nel libro della Genesi troviamo YaHWeH-Elhoim (Eterno Iddio) che entra in contatto diretto con l’uomo: prima creandolo dalla polvere della terra, poi provvedendo a rivestirlo di pelli da animali sacrificati.

Nella Bibbia si riscontrano sette aspetti di YaHWeH dati da espressioni composte, che rivelano l’amore di Dio nel voler redimere l’uomo:

 

1. YaHWeH (Es. 3:14) IO SONO

2. YaHWeH Jiré (Gen 22:13 / 14:2) L’ETERNO PROVVEDERA’

3. YaHWeH Rafa (Es. 15:26) L’ETERNO CHE TI GUARISCE

4. YaHWeH Nissi (Es 17:15) L’ETERNO MIA BANDIERA

5. YaHWeH Shalom (Giud 6:24) L’ETERNO PACE

6. YaHWeH Raah (Salmo 23:1) L’ETERNO MIO PASTORE

7. YaHWeH Tsidkenu (Gen 23:6) L’ETERNO NOSTRA GIUSTIZIA

 

Questi sette aspetti di YaHWeH si ritrovano nella persona di Gesù.

Concludendo, YaHWeH ci parla del Dio della redenzione che interviene direttamente per salvare l’uomo e avere comunione con lui.

Statisticamente è il nome più presente nell’A.T.: 6499 volte.
‘Adhonay (si trova 427 volte nell’A.T.)

Il significato di ‘Adhonay è “MIO PADRONE”. Questo nome mette in evidenza la sovranità di Dio e quindi la dipendenza della creatura dal Creatore. L’uomo è al servizio del suo Creatore e gli deve ubbidienza. Questo è il nome con il quale viene chiamato Gesù nel Nuovo Testamento. Gesù è il Signore dei signori, il Re dei re.

Nell’inno cristologico, in Filippesi 2:5-11, è scritto:

 

“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.”

ALTERAZIONI CHE I TESTIMONI DI GEOVA FANNO AL

VECCHIO TESTAMENTO (SCRITTURE EBRAICO-ARAMAICHE)

Molti degli errori qui riportati denotano solo una cattiva conoscenza della lingua ebraica/aramaica da parte degli anonimi traduttori del TNM, ma in diversi casi vi sono anche importanti implicazioni dottrinali. Tutta la Traduzione del Nuovo Mondo (TNM) è caratterizzata, errori a parte, da un linguaggio italiano scadente.

Errori e forzature

Traduzione corretta

Note

LEV. 23:21 TNM 67= santo congresso di Geova NM 86 + altre = ci sarà per voi un santo congresso
NUMERI 11:6
…la nostra anima si è inaridita…
…abbiamo la gola asciutta…
GIOBBE 14:17
La mia rivolta è sigillata in una borsa. Tu applichi colla sul mio errore.

In un sacchetto chiuso sarebbe il mio misfatto e tu cancelleresti la mia colpa.

GIOBBE 29:6
Quando lavavo i miei passi nel burro
Quando mi lavavo i piedi nel latte (o ungevo i miei piedi nel burro)
GIOBBE 37:9
L’uragano viene dalla stanza interna
L’uragano viene da mezzogiorno
SALMO 84:6
L’insegnante si avvolge di benedizioni
La pioggia benedice la valle

Altre traduzioni = v.salmo 84:7

SALMO 6:6
faccio nuotare il mio letto
inondo di lacrime il mio letto
ISAIA 3:20
…le case dell’anima…
…i vasetti di profumi…
GIOBBE 12:5-6
GIOBBE 31:27
PROV. 15:30
PROV. 16:26
PROV. 21:6
PROV. 23:1-2
PROV. 25:23
PROV. 27:17
PROV. 28:25
LAMENTAZIONI 5:5
.
 

Altri versetti privi di significato in italiano nella versione TNM.

GEREMIA 4:10
…la spada è giunta fino all’anima…
…la spada è giunta fino alla gola…

In questo, come in tanti altri versetti, il termine nephesh che in ebraico ha diversi significati (ma mai quello di componente immortale o spirituale dell’uomo), è nella TNM tradotto sempre con “anima”. Ciò da un lato rende alcuni versetti incomprensibili e dall’altro è causa di ambiguità. Infatti i TdG usano il fatto di rendere nefesh sempre con “anima” per “dimostrare” che, secondo la Bibbia, nulla dell’uomo sopravvive alla morte. Questa conclusione è illegittima anzitutto perché non può basarsi esclusivamente sul significato di questo termine. Inoltre induce a confusione: nelle lingue moderne infatti “anima” ha il significato principale di componente spirituale e/o immortale dell’uomo (non solo o necessariamente in senso platonico), secondariamente viene usato nel senso di “essere vivente”, ad esempio nell’espressione: “non c’è un’anima viva”.

La parola ebraica nefesh può avere invece i seguenti significati:
1 – Essere vivente, uomo o animale, così come appare ai nostri sensi.
2 – Persona (uomo o donna), quando il nefesh è detto d’un essere vivente umano.
3 – Animale, quando il nefesh indica un essere vivente infraumano.
4 – Vita, sia umana che infraumana, secondo i casi, come risulta dal contesto.
5 – Tutti questi significati del nefesh possono essere espressi nelle nostre lingue coi pronomi corrispondenti io, tu, egli, ella, noi, voi, loro, essi, esso, essa, essi, esse.
6 – Altri ancora come nei versetti qui citati.

Per tale motivo, la maggior parte dei traduttori biblici, per maggior chiarezza e per evitare equivoci, preferiscono rendere il nefesh hayyâh con essere vivente, persona e simili che è il suo significato basilare. Alcuni traduttori usano ancora il termine anima per Genesi 2,7b, ma risulta in ogni caso evidente che il termine va inteso nel senso di composto umano o persona, non come soffio divino o anima spirituale, infatti viene detto che “l’uomo DIVENNE un’anima vivente” e non che Dio DIEDE all’uomo un’anima. Vedi ad esempio la nota a Genesi 2,7 e a Ezechiele 18,4 de La Sacra Bibbia a cura dell’Istituto Biblico, Roma ).
I TdG invece, strumentalizzando la traduzione scelta dalla TNM, giocano sull’equivoco per sostenere che secondo la Bibbia non esiste alcuna componente spirituale dell’uomo (comunemente chiamata “anima”)  che sopravviva alla morte… l’anima sarebbe quindi mortale! L’equivoco, derivato dall’abuso del termine ebraico nefesh, può essere espresso nei termini seguenti:
– il verso dice che nefesh/psychè muore,
– ma la nefesh/psychè è l’anima,
 dunque l’anima muore.

Per convincere meglio chi studia “la verità” con i TdG la TNM traduce nefesh sempre con la parola anima e così è dimostrato che l’anima è mortale e nulla sopravvive alla morte dell’uomo… resta solo da spiegare perché Paolo fosse così desideroso di morire! (vedi oltre).

Ecco un esempio di traduzione infelice:
In Genesi 1, 20-21 sta scritto: “Dio disse: Le acque brulichino di un brulichio di esseri vivi (nefesh) … E così avvenne. Dio creò i grandi cetacei e tutti gli esseri vivi (nefesh) guizzanti di cui brulicano le acque, secondo la loro specie” (Garofalo). È ovvio che qui la Bibbia parla di pesci, non di anime.
La TNM rende invece così: “E Dio proseguì dicendo: Brulichino le acque di un brulichio di anime viventi (nefesh)… E Dio creava i grandi mostri marini e ogni anima vivente (nefesh) che si muove, di cui le acque brulicano secondo la loro specie”. Il che non sarebbe errato in senso lessicale ma lo è in senso concettuale dal momento che in nessuna lingua moderna la parola anima indica un pesce, piccolo o grosso che sia; e neppure un animale selvatico o domestico, come per esempio la tigre, l’asino, il gatto, la pecora, ecc. 

Con questa traduzione infelice della parola nefesh (anima anziché essere vivente) i TdG non hanno molta difficoltà a convincere il “cristiano medio” (che a sua volta è convinto a torto che la Bibbia insegni la dottrina platonica dell’immortalità dell’anima) che l’”anima” muore, vale a dire che secondo i primi cristiani nulla sopravvive dell’uomo al momento della morte il che è ugualmente falso come si può verificare in alcuni passi esaminati più avanti in questo studio. Lo “studente biblico” dei TdG passa quindi da una convinzione errata ad un’altra parimenti errata se ci si riferisce al pensiero dei primi cristiani e non a quello veterogiudaico).

PROVERBI 11:9
Mediante la sua bocca chi è apostata riduce il prossimo in rovina…
SALMO 101:3 (100:4)
Ho odiato il fare di quelli che apostatano
Con la sua bocca l’ipocrita rovina il prossimo Lontano da me il cuore perverso (ipocrita)

Questi versetti dell’Antico Testamento sono stati alterati in modo da poter essere usati per diffamare coloro che abbandonano i TdG. Gesù non giudicava le persone in base alla religione di appartenenza (vedi LUCA 10:25-37) ma disprezzava solo gli ipocriti come i farisei.

NUMERI 1:52
I figli d’Israele si devono accampare ciascuno rispetto il suo campo e ciascun uomo secondo la sua divisione (di 3 tribù) per i loro eserciti.
I figli d’Israele pianteranno le loro tende ognuno nel suo campo, ognuno vicino alla sua bandiera secondo le loro schiere.

Il termine ebraico degel significa letteralmente bandiera, insegna, vessillo, ecc. Poiché i TdG considerano il saluto alla bandiera come un atto di idolatria, hanno “corretto” tutti i versetti in cui si parla delle “insegne” delle tribù di Israele. L’accampamento degli Israeliti doveva formare un quadrilatero. In mezzo stava il tabernacolo. A ognuno dei 4 lati si mettevano 3 delle tribù accomunate da un vessillo (bandiera). Ogni singola tribù aveva poi le proprie insegne di riconoscimento (vedi NUMERI 2:2).

ISAIA 43:10 (2a parte)
Prima di me non fu formato nessun Dio e dopo di me continuò a non essercene nessuno.
Prima di me nessun Dio fu formato e dopo di me non ve ne sarà nessuno.

Nel testo originale il verbo è al futuro e indica che mai nessun altro essere condividerà in futuro la divinità di Dio. Il verbo, reso al passato, serve a giustificare l’interpretazione che Gesù è “un dio” inferiore.

ALTERAZIONI CHE LA “TORRE DI GUARDIA” FA AL

NUOVO TESTAMENTO (SCRITTURE GRECHE–CRISTIANE)

(esempi di alterazioni fatte al testo originale del Nuovo Testamento con importanti implicazioni dottrinali)

N.B.: il testo originale da cui è stata ricavata la traduzione corretta è il testo critico di Westcott e Hort riconosciuto e pubblicato dalla stessa Società Torre di Guardia nella versione interlineare greco/inglese che riporta due traduzioni: una parola per parola quasi sempre corretta ed una “ufficiale”, sulla colonna destra, che risulta alterata. Nella prefazione dell’interlineare viene spiegato che la TNM si basa essenzialmente su questo testo critico, ma ne sono stati consultati anche altri. Ciò potrebbe far a pensare che le differenze tra la traduzione di “sinistra” e quella di “destra” siano giustificate dall’esame di testi critici più aggiornati. Tuttavia l’ultima edizione (1993) del Nestle Aland, il principale e più completo testo critico del Nuovo Testamento, utilizzato da tutti gli studiosi, non presenta differenze nei punti in cui la TNM si discosta dal Westcott e Hort.

“Ogni parola di Dio è affinata con il fuoco… Non aggiungere nulla alle sue parole,
perché Egli non ti rimproveri e tu sia trovato bugiardo.” – Prov. 30:5

 

Errori e forzature

Traduzione corretta

Note

GIOV. 1:1
…e un dio era la Parola
…e Dio era la Parola La mancanza dell’articolo davanti a theos (Dio) non indica un’inferiorità di Gesù, come sostengono i TdG, ma semplicemente evita di identificare la Parola con il Padre altrimenti ci sarebbe una totale identificazione tra soggetto e predicato (come ad es. in I GIOV. 3:4). Giovanni infatti non voleva identificare il Logos (Gesù) con il Padre (Geova) ma voleva dire che entrambi hanno la stessa natura divina: es.: il ghiaccio e la nebbia sono cose distinte ma sono entrambe acqua. In ogni caso l’assenza dell’articolo davanti a theos riferito a Gesù non dimostra comunque che sia inferiore al Padre in quanto in GIOV. 20:28 theos con l’articolo viene riferito a Gesù, mentre ad es. in II COR.1:3, theos senza articolo viene riferito al Padre.
Se infine fosse corretta l’interpretazione dei TdG al versetto 1 sarebbe scritto: “in principio Dio creò la Parola”. Facendo di Gesù un dio minore i TdG dimostrano di essere influenzati dalla filosofia greca – la credenza nel “demiurgo” di Platone.
(N.d.R.: Nel contesto di Giovanni 1:1-18, la parola theos compare senza articolo in 6 occasioni: nei versi 1, 2, 6, 12, 13, e 18. La TNM la traduce correttamente con “Dio” nei versi 2, 6, 12 e 13, eppure al verso 1 la traduce con “un dio”, e al verso 18 con “dio” (iniziale minuscola), pur trattandosi della stessa identica costruzione, nello stesso contesto).
GIOV. 7:29
Io sono un Suo Rappresentante [riferito a Gesù rispetto al Padre]
GIOV. 14:9-10
Chi ha visto me ha visto anche il Padre … Non credi che il Padre sia unito a me?
GIOV. 14:13
…affinché il Padre sia glorificato riguardo al Figlio
GIOV. 17:8
Sono uscito come Tuo Rappresentante
ecc.
Io sono (vengo) da Lui
Chi ha visto me ha visto il Padre … che il Padre è in me…affinché il Padre sia glorificato nel Figlio Sono provenuto da Te
Esempi di versetti la cui traduzione è stata alterata in modo da evitare un’uguaglianza di natura tra il Padre ed il Figlio.
GIOV. 14:14
Se voi chiederete qualcosa [si intende al Padre] nel mio nome io la farò
Se voi MI chiederete qualcosa io la farò Nella TNM il “mi” scompare (ma c’è nella traduzione interlineare greco/inglese) in questo modo si evita  un’equivalenza tra Gesù ed il Padre (v. GIOV. 15:16).
In nota la TNM “grande” specifica che in alcuni codici il “mi” è presente! Ma questo non dimostra la buona fede dei traduttori: infatti, prendendo per buona proprio quella nota, si può verificare che n° 3 codici NON conterrebbero il “mi” ma ben 7 lo contengono. Riguardo i 3 che non lo conterrebbero 1 è la vetus latina che non è un originale ma è una traduzione in latino, mentre i codici A e D risalgono al V-VI secolo e quindi non sono tra i più antichi. A parte la differenza numerica tra i codici che lo contengono e quelli che non lo contengono, se un codice più antico lo contiene ed uno successivo non lo contiene, quale è più attendibile? Non per niente sia il testo critico di Westcott e Hort che il Nestle Aland, riconosciuti da tutti COMPRESO IL CORPO DIRETTIVO, riportano il “mi”!
Con queste e altre “piccole correzioni” anche Gesù, che evidentemente rischia l’apostasia, viene messo d’accordo con le dottrine della Torre di Guardia.
ATTI 7:59
Stefano fa appello a Gesù
Stefano invoca (prega) Gesù Nel libro La verità che conduce alla vita eterna, pag. 152, essi dicono che Gesù non va pregato né che abbia mai insegnato a farlo. È vero che il verbo epikaleo significa anche “fare appello” in senso giuridico-legale, come attestato anche dalla letteratura greca. Tuttavia i termini nel NT non sempre sono usati con il significato principale che avevano nel greco classico. L’esempio più noto è proprio quello di “stauros“. Per quanto riguarda invece epikaleo, questo verbo viene usato nel NT col significato giuridico-legale di “fare appello” in ATTI 25:11, 21. In altri casi questo verbo viene usato per rendere l’equivalente significato dell’ebraico “invocare” (vedi ad esempio Gioele 2:32 o Salmo 86: 6-7 nella TNM), dove “invocare il Signore” (Adonai, nell’ebraico originale) ha l’evidente significato di “pregare” e non certo di “fare appello”. In questo senso quindi i Cristiani “invocavano il Signore” (vedi 1 Corinti 1:2 o Atti 9:21) e in questo senso Stefano “invoca” Gesù: quelle di Stefano sono due evidenti preghiere precedute da due invocazioni al Signore (Kyrie nel testo originale):
1) “Signore Gesù accogli il mio spirito”, e
2) “Signore non imputare loro questo peccato”.
Per la WTS invece solo la 2 è una preghiera e quindi ha sostituito, come al solito arbitrariamente, il secondo “Kyrie” con “Geova”. Ci troviamo quindi di fronte in realtà non ad una ma a due alterazioni nel testo.
Nel NT il verbo epikaleo quando è rivolto a Dio o a Gesù vuol dire: a) sempre “invocare”, eccetto un caso in cui ha il senso di “chiamare a testimonio”; b) c’è un senso di appello giuridico, che vale per Cesare come termine tecnico; c) una sola volta serve a dire che uno aveva un certo “soprannome”, e infine d) semplicemente “chiamare”.
In Atti-Luca ci sono solo i sensi a-b-c, ma quando si tratta del Padre o di Cristo ha sempre il senso di  “invocare”. E la TNM stessa quando si riferisce al Padre mette “invocare”, e anche per il Figlio in 1Corinzi 1:2 .
Ecco i passi in cui si usa il verbo epikaleo nel NT:
a) invocare: Atti 2:21, 9:14, 15:17, Rom.10:12-13, 1Corinzi 1:2, Giacomo 2:7, 2 Timoteo 2:22, 1Pietro1:17.
b) appellare: Atti 25:11, 21, 2Corinzi 1:23.
c) cognominari: Atti 1:23.
d) vocare: Matteo 10:25, Ebrei 11:16.
La nota su questo versetto nella TNM dice: «”Faceva appello”: o, “invocava; pregava”», lasciando così intendere che sia indifferente tradurre in un modo o nell’altro. Fra le accezioni possibili il CD ha scelto però proprio quella più improbabile e che meglio si adatta alla sua teologia, mettendo nella nota in calce “invocare, pregare” come significati secondari.
GIOV. 8:54-58
…prima che Abramo venisse all’esistenza Io ero
Gesù dichiara la propria eguaglianza di natura con il Padre anche in Riv. 1:8 ed in Riv. 22:13. I TdG “risolvono” il problema sostenendo, contro ogni evidenza data dal contesto, che questi versetti si riferiscono a Geova.
Prima che Abramo venisse all’esistenza Io SONO I TdG cercano di giustificare questa “traduzione” sostenendo che vi sono casi in cui il verbo all’indicativo presente si traduce al passato. Chi non si fida e va a controllare scopre… che è lo stesso trucco del caso successivo: quando non si altera il senso della frase si può anche tradurre liberamente, ma non quando si sovverte il significato! A parte il fatto che in greco vi è l’indicativo presente (“Io sono”, dunque non “io ero”), dal contesto del discorso si comprende che finché gli Ebrei avevano creduto che Gesù volesse dire che ai tempi di Abramo Egli c’era già (come traduce e vuole fare intendere la TNM) lo prendono solo in giro, ma quando Egli si autodefinisce come Dio (v. Esodo 3:14) allora si scandalizzano e lo vogliono lapidare.
COLOSSESI 1:15 – 16
Egli è il primogenito di tutta la creazione perché per mezzo di lui tutte le altre cose sono state create.
LUCA 13:2
…questi galilei e tutti (gli altri) galilei
Egli fu generato prima di ogni creatura poiché per mezzo di lui tutte le cose furono create Nel testo originale greco “gli altri” non c’è; comunque anche aggiungendolo il significato non cambia. Il verbo generare è diverso da creare: solo creare significa venire dal nulla. Anche in italiano “genitore” non è colui che crea i figli dal nulla (infatti un figlio ha la stessa natura del padre) ma essi vengono generati a partire da elementi che esistevano fin dall’inizio nel genitore altrimenti sarebbe un Creatore cioè uguale a Dio. Infatti Gesù è l’Unigenito (GIOV.1:14, 3:16 – I GIOV. 4:9): se inseriamo “altre” Gesù diventa una creatura sia pure la prima, ma poiché “altre” non c’è Egli diventa il Creatore. “Ragioniamo” a pag. 406 spiega che “altre” è stato inserito in analogia ad altri vv. come Luca 13:2 ove, pur non essendoci nel greco, varie Bibbie lo inseriscono. Ciò che non viene detto però è che in tutti questi versetti si confrontano categorie omogenee per cui il senso non cambia. Esempio:
Se io dico: “i TdG e le Sette sostengono di essere nel giusto”, oppure “i TdG e le altre Sette sostengono di essere nel giusto”… sono due affermazioni ben diverse!
Verbo greco “PROSKUNEO
Nella TNM ogni qualvolta ha per oggetto Gesù viene tradotto “rendere omaggio” (tranne nella traduzione del 67 dove in Ebrei 1:6 venne reso “adorare”) es. Matteo 2:2, 29:9, Luca 24:52 ecc., mentre quando ha per oggetto il Padre (I Giov. 4:20-24, Atti 8:27, o Satana Mt. 4:9, o gli idoli Atti 7:43), viene sempre tradotto ADORARE.
Tale verbo si può tradurre sia con “adorare” sia con “rendere omaggio”. Ciò non spiega però la discriminazione tra Gesù e tutto il resto se non con un preconcetto teologico (forzatura).
STAUROS: palo o croce?
Come si può verificare in ogni dizionario greco, stauros nel greco classico significa palo ma ai tempi di Gesù (6 secoli dopo) aveva assunto il significato di croce. Così come avviene per molte parole: “canzonare” 6 secoli fa voleva dire “comporre canzoni”, mentre oggi vuol dire “prendere in giro qualcuno”.
Che Gesù sia morto in croce è provato anche da scoperte archeologiche e testimoniato da scrittori extrabiblici di quel periodo.
I TdG pensano che la croce sia un simbolo pagano, ma Gesù non poteva essere certo ucciso con uno strumento “cristiano”. Ma da allora è diventato un simbolo cristiano di vittoria (Gal. 6:14)
Il palo invece è rimasto un simbolo pagano, mentre la “Torre” è addirittura il più antico simbolo pagano e segno della ribellione a Dio (Genesi 11:4)
In GIOV.20:25 viene detto ..se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi….
se Gesù fosse stato messo al palo come raffigurato nelle pubblicazioni della WTS ci sarebbe stato scritto: …il segno del chiodo
In Mt 27:37 è scritto: “gli posero al di sopra della sua testa…”. Se Gesù fosse morto su un palo ci sarebbe scritto “al di sopra della mani” così come raffigurato nelle pubblicazioni della WTS.
Il libro “Ragioniamo”, a pag. 85, cita in modo scorretto (usando dei puntini … di sospensione) l’autorevole  dizionario greco “Le Monnier” in modo da indurre chi fa ricerca a pensare che stauros significhi solo palo mentre al posto dei puntini il dizionario metteva la parola …croce. Ciò ha indotto la casa editrice “Le Monnier” ad inviare una lettera di protesta alla Congregazione centrale in data 23/8/1988 ricevendo per risposta solo un tentativo di corruzione (documentato dall’autore del presente studio).
È ovvio che se io scrivo: “tizio…è un ladro”, il lettore capisce una cosa, se io scrivo: “tizio non è un ladro”, il lettore ne capisce un’altra.
ATTI 3:15
…mentre uccideste il principale agente della vita
…avete ucciso l’Autore della vita Una delle tante “piccole” manipolazioni per degradare il ruolo e la figura di Gesù.
ATTI 20:28
…la congregazione di Dio che Egli acquistò col sangue del suo proprio Figlio.
La Chiesa di Dio che Egli acquistò col suo proprio sangue. Almeno in questo caso nelle note della TNM viene detto chiaramente che la parola “del Figlio” non c’è nell’originale. Tuttavia si afferma che “sicuramente” una volta c’era ma poi sarebbe andato perduto nei manoscritti successivi. Ammesso che ciò sia possibile sorge una domanda: se l’autore riteneva che Gesù è uguale a Dio l’omissione della parola “del Figlio” non è grave perché non cambia il significato del discorso. Ma se Gesù non è uguale a Dio allora la “perdita” di questa parola altera completamente il significato. Perché Dio in questo caso non avrebbe preservato l’integrità della Sua Parola?
ROMANI 14:7-9
Nessuno di noi vive infatti solo per se stesso e nessuno muore solo per se stesso poiché se viviamo viviamo per Geova e se moriamo moriamo per Geova perciò sia che viviamo sia che moriamo apparteniamo a Geova . Poiché per questo Cristo morì e tornò in vita, per essere Signore sia dei vivi che dei morti
“Signore” (riferito a Gesù) va al posto di “Geova”. Nel testo originale vi è “Kyrios” = Signore. Qui come in altri casi è stato arbitrariamente sostituito con Geova sempre per evitare un’equivalenza tra Geova e Gesù. È evidente però l’alterazione in quanto se i versetti 7 e 8 fossero riferiti a Geova risulterebbe senza senso il versetto 9 in cui Paolo a conclusione del suo discorso afferma che Gesù (e non Geova) è il Signore dei vivi e dei morti.
ROMANI 10:13
Chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato.

ATTI 2:21
Chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato.
[Sono entrambe citazioni di GIOELE 2:32]
Chiunque invoca il nome del Signore sarà salvato. Un altro esempio in cui il termine “Kirios” è stato sostituito con “Geova”, mentre i Cristiani applicavano queste scritture che citavano l’Antico Testamento a Gesù. Anche qui dal contesto si capisce infatti che il “Signore” da invocare è Gesù (vedi versetto 9 di Romani e Atti 4:10-12).
ATTI 10:36
…Gesù Cristo. Questi è il Signore di tutti gli altri
…Gesù Cristo. Egli è il Signore di tutti Nel Nuovo Testamento la TNM sostituisce impropriamente “Signore” con “Geova”. Qui non poteva farlo e allora ha aggiunto “altri” usando lo stesso trucco già noto (vedi Colossesi 1:15-16).
ROMANI 8:32
Colui che non risparmiò nemmeno il proprio Figlio…non ci darà con lui benignamente anche tutte le altre cose
Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio…non ci donerà forse tutte le cose con Lui Qui Gesù diventa addirittura una delle tante “cose” che Geova ci ha donato! L’alterazione è in armonia (si fa per dire) con quelle fatte in Atti 10:36, Filippesi 2:9, Colossesi 1:15-16, ecc.
ROMANI 13:1
…le autorità esistenti sono poste nelle loro rispettive posizioni da Dio.
…le autorità che esistono sono stabilite da Dio. Per il geovismo tutti i governi fanno parte del sistema satanico destinato alla distruzione. Questo versetto è stato tradotto in modo da attenuare la dichiarazione di Paolo non “in armonia” con le direttive della WTS.
FILIPPESI 2:6
Egli non considerò una rapina: che dovesse essere uguale a Dio…
Egli era come Dio (in forma di Dio) ma non considerò l’essere uguale a Dio come qualcosa da conservare gelosamente, ma svuotò se stesso e prese la forma di servo… È il versetto fondamentale per comprendere perché Gesù, quando era sulla terra, si definiva inferiore al Padre, in quanto aveva rinunciato alla Sua natura divina. Nella TNM, in cui la premessa viene capovolta, diventa oscuro il senso del discorso.
COLOSSESI 2:9
Perché in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della qualità divina.
Perché in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità In italiano “divinità” può significare:
a. essenza divina cioè l’essere Dio, Deità;
b. “qualità divina”.
In greco si dice nel primo caso “theotes” da theos = Dio, mentre nel secondo “theiotes” da theios = divino. In questo caso vi è “theotes”.
II COR. 4:6
…con la gloriosa conoscenza di Dio mediante la faccia di Cristo
…la conoscenza della gloria di Dio che è sul volto di Cristo Sembrano sfumature ma queste correzioni contribuiscono, insieme alle alterazioni più gravi, ad inquadrare la figura di Gesù nello schema dottrinale del Corpo Direttivo.
ROM 9:5
…dai quali sorse il Cristo secondo la carne: Dio, che è sopra tutti, sia benedetto per sempre.
TITO 2:13
Mentre aspettiamo…la gloriosa manifestazione del grande Dio e del Salvatore nostro Cristo Gesù
TITO 3:4-5
Comunque quando si manifestò la benignità e l’amore per l’uomo da parte del nostro Salvatore, Dio, non per opere di giustizia che noi avessimo compiuto, ma secondo la sua misericordia egli ci salvò…
  …dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo che è sopra tutte le cose Dio benedetto per sempre mentre aspettiamo l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore Gesù Cristo comunque quando la benignità di Dio, nostro Salvatore, ed il suo amore verso gli uomini si sono manifestati, Egli ci ha salvati non per opere di giustizia… Mentre Rom. 9:5 e Tito 2:13 si trovano nella Bibbia originale in una forma volutamente (?) “ambigua” per cui è grammaticalmente giustificata anche la TNM (così come riportato in appendice a questa Traduzione e come peraltro riportato anche in altre Bibbie), in Tito 3:4-5 il termine “Dio” non può che concordare con “Salvatore” in quanto non separato né da punteggiatura né da congiunzioni o altro. È significativo che la TNM non dia in questo caso nessuna spiegazione per la sua contorta traduzione.
II COR. 13:14
La grazia di Cristo, l’amore di Dio, la partecipazione nello Spirito Santo
La grazia di Cristo, l’amore di Dio, la comunione dello Spirito Santo Ennesima grave alterazione del testo per dimostrare che lo Spirito Santo è solo una forza impersonale. Si fa un grave errore di traduzione, evidentemente volontario: si traduce «la comunione dello Spirito Santo» (tou haghiou pneumatos) con «la partecipazione nello spirito santo». Se uno studente di quarta ginnasio traducesse il genitivo singolare rendendolo come nella TNM, si beccherebbe una bella insufficienza.
Obiezione dei TdG: è contro la ragione affermare che tre persone sono uguali e distinte nello stesso tempo. Contro obiezione: poiché si parla della natura di Dio non si deve rifiutare una interpretazione solo perché incomprensibile per la logica umana. Forse possiamo comprendere l’eternità di Dio?

(Si possono comunque fare degli esempi: l’acqua esiste in 3 forme: solido, liquido ed aeriforme, eppure la molecola è sempre la stessa). In MATTEO 28:19 viene detto di battezzare anche nel nome di Gesù e dello Spirito Santo. Poiché “in nome di…” significa “con l’autorità di…”, se Dio è soltanto il Padre che senso ha unire l’autorità di Dio a quella di un angelo (Gesù) e di una cosa (lo Spirito Santo) come se l’autorità del Padre non fosse sufficiente? Se lo Spirito Santo è una cosa perché il peccato contro di Lui è più grave di quello contro Cristo? V. MATTEO 12:31-32.
Obiezione dei TdG: se lo Spirito è una persona come può riempire tutti gli apostoli? Risposta: anche Cristo e Dio possono “dimorare” negli uomini: GIOV. 14,23 e
I GIOV. 4:6.
I TdG hanno una concezione antropomorfica e semplicistica di Dio: Geova sarebbe una “persona” con una dimora precisa nei cieli. Se così fosse, dov’era prima di crearli? Se non è onnipresente, non è onnipotente perché ha bisogno di una dimora, non è eterno perché il luogo che lo contiene non è eterno, ecc. V. I RE 8:27, GEREMIA 23:24, SALMO 139:8 = Dio non ha una dimora precisa. Se si abbandona il concetto di Dio come “persona” in senso antropomorfico diventa meno “illogico” il concetto di un’unica divinità che si manifesta in più “forme”.
LUCA 17:20-21
Il Regno di Dio è in mezzo a voi.
Il Regno di Dio è dentro di voi. Alcune Bibbie, traducono come la TNM “in mezzo a voi” (ma in genere riportano anche la traduzione letterale). Anche in questo caso la TNM si allontana dal testo originale per giustificare un preconcetto teologico, che peraltro è lo stesso che avevano già i farisei ai quali Gesù stava parlando, vanificando in questo modo la correzione che Gesù stava impartendo al loro punto di vista.
MATTEO 24:3, 32-33
…dicci, quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?…

versetto 33: così anche voi quando vedrete queste cose sappiate che Egli è vicino RIV. 1:7
Ecco = Guarda! Egli viene con le nuvole ed ogni occhio lo vedrà….
Dicci quali saranno i segni della Tua venuta? 32-33: [TNM corretta] Pur avendo la parola “parousia” il significato principale di “presenza”, ha anche quello di “essere vicino”, “venuta”. Dalla conclusione del discorso di Gesù si comprende chiaramente che il significato corretto è il secondo. Infatti disse …comprendete l’illustrazione: quando vedete il fico germogliare sapete che l’estate è vicina [l’estate quindi NON c’è ancora, deve ancora arrivare]. Quindi prima vengono i segni e poi ritorna Gesù, e non viceversa come sostiene la WTS per giustificare il fallimento della “profezia” del 1914 (dove il tempo della fine iniziava per Russell nel 1799 anno del colpo di stato di Napoleone e fine dei 1260 anni di dominazione papale), e si attendeva per il 1914 la “venuta” di Cristo (vedi pag. 120 Annuario 1983). La WTS utilizzò quindi la stessa “scappatoia” adoperata da Barbour, che la “insegnò” a Russell, per giustificare il fallimento delle “profezie del 1844 e del 1874. [Riguardo a questa e altre previsioni fallite, leggi quanto avverte la Bibbia in Deuteronomio 18:22].
Al contrario la Bibbia dice: “nessuno sa il giorno e l’ora” (Marco 13:32 , Matteo 24:36, ecc., e aggiunge: molti diranno: la fine è vicina. Non seguiteli! (LUCA 21:8)
I TIMOTEO 2:3-6
Questo è eccellente ed accettevole di fronte al nostro Salvatore, Dio, il quale vuole che ogni sorta di uomini siano salvati e vengano all’accurata conoscenza della verità. Poiché vi è un solo Dio, ed un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che diede se stesso quale riscatto corrispondente per tutti.
Questa è una cosa buona e gradita a Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati, e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti è il mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Una delle dottrine che allontana il geovismo dal Cristianesimo, è che Gesù non è il mediatore di tutti ma solo di alcuni (gli “Unti” o 144.000). Per cui hanno alterato questo, ed altri versetti per sostenere questa dottrina. Nello stesso versetto vi è un’altra grave alterazioni: la conoscenza che porta alla salvezza per la Bibbia è semplice ma per il Corpo Direttivo deve essere “accurata” (e quindi richiede lo studio delle sue pubblicazioni). Infine non bastava che il sacrificio di Cristo sia un riscatto per l’umanità, ma bisognava aggiungere “corrispondente” sottinteso ad Adamo, che non era certamente Dio ma solo un uomo e quindi anche Gesù è solo un uomo sia pure “perfetto” come Adamo! Con un solo versetto alterato il CD è riuscito a stravolgere il messaggio cristiano.
….di casa in casa = ex oikias eis oikian ATTI 5:42 di casa in casa
ATTI 20:20-21 non mi sono trattenuto… dall’insegnarvi pubblicamente e di casa in casa, ma ho completamente reso testimonianza ai giudei e greci…
Nelle case (sottinteso dei discepoli con significato distributivo ovvero “in ognuna delle vostre case”). I TdG cercano di giustificare la loro interpretazione con il contesto: in particolare il versetto 21 di Atti 20. Solo che qui si trova un’altra alterazione: un “MA” al posto di una “E” che indicava due azioni diverse e separate. Il termine di casa in casa con significato di spostamento da una casa all’altra viene usato da Luca solo in LUCA 10:7 ma non è riferito al metodo di diffusione della buona notizia infatti Gesù invita qui gli apostoli a NON andare di casa in casa, mentre negli altri versetti usati dai TdG per sostenere la “necessità” di seguire tale metodo (indubbiamente il migliore per distribuire riviste e far arricchire i Dirigenti della casa editrice WTS), tale termine non viene usato. Gesù non è mai andato di casa in casa né ha mai detto di farlo, ma dava esclusivamente testimonianza pubblica e si recava nelle case solo se invitato.
II TIM. 3:14
persuaso a credere…
ti sei accertato o ti sei convinto [in ogni caso indica il frutto di un atteggiamento mentale attivo e non passivo] Con la modifica di questo versetto il CD vuole convincere il riluttante TdG, o aspirante tale, ad affidare a loro il proprio cervello e non prestare più ascolto a nessun altro tipo di argomentazione per quanto convincente sia.
I PIETRO 2:17
Onorate uomini di ogni sorta
Onorate tutti Sembra quasi la stessa cosa, ma la TNM vuole far intendere: dovete onorare bianchi, neri, gialli, poveri, ricchi… purché buoni, cioè TdG, e non semplicemente TUTTI senza limitazioni.
MATTEO 28:19
…fate discepoli di persone di tutte le nazioni
Istruite tutti i popoli Il compito dei primi discepoli era quello di diffondere la buona notizia, prima tra il popolo Ebreo e poi tra le altre nazioni, che Gesù è il nostro Salvatore ed avendo fede in Lui possiamo avere la vita eterna. Gesù non aveva mai dato loro il compito di creare una organizzazione isolata, una setta. Infatti la predicazione degli apostoli era ben diversa da quella dottrinale svolta dai “proclamatori” TdG e finalizzata a distribuire pubblicazioni (pagate dal proclamatore e da chi le accetta) e a reclutare altre persone disposte a lavoratore gratis per la Casa Editrice americana WTS!
GALATI 3:7
Sicuramente sapete che quelli che aderiscono alla Fede, quelli sono figli di Abramo.
Riconoscete dunque che quanti hanno fede sono figli di Abramo Il Corpo Direttivo ha alterato questo ed altri versetti per dimostrare che per essere salvati bisogna “aderire” ad una Organizzazione religiosa (ovviamente quella dei TdG).
GIOVANNI 13:35
Da questi tutti conosceranno che siete i miei discepoli: se avrete amore
fra voi.
[Da notare che nei versetti precedenti lo stesso termine viene tradotto correttamente]
…amore gli uni verso gli altri. Si vuole evidenziare che l’amore doveva distinguere in modo settario (all’interno dell’Organizzazione dei TdG) i Cristiani, mentre invece Gesù dà un significato opposto: vedi Matteo 5:46 e Luca 10:25-28.
ATTI 15:17
…affinché quelli che rimangono degli uomini cerchino premurosamente Geova insieme a persone di tutte le nazioni, persone che sono chiamate con il mio nome dice Geova.
…affinché il rimanente degli uomini e tutte le nazioni su cui è stato invocato il mio nome, ricerchino il Signore (vedi Atti 4:10,12). Il testo originale è stato completamente alterato nella forma e nel significato per sostenere che oggi Dio ha un popolo che porta il nome di Geova e che tutte le persone del mondo se vogliono salvarsi devono affrettarsi a farne parte. Leggendo per intero il cap.15 di Atti si comprende bene che il significato è opposto: una volta Dio aveva un popolo per il suo nome, isolato dalle altre nazioni, ma adesso non esiste più un popolo separato, ma tutte le nazioni sono chiamate a ricevere la salvezza, ed il Salvatore porta il nome di Gesù (Atti 4:10,12). Infine in tutto questo non vi è alcuna “premura” come è stato aggiunto arbitrariamente nel testo. Russell spiegò così il passo di Atti 15:14: «L’apostolo (Atti 15:14) narra che lo scopo principale dell’Evangelo durante la presente età, e “di trarre un popolo dai gentili”, per il nome di Cristo, – la chiesa vittoriosa, che sarà unita a lui durante la sua seconda venuta e riceverà il suo nome» (Il Divin Piano delle Età, p.93, edizione francese del 1889; il corsivo è nel testo).
ROMANI 6:4
…fummo sepolti con lui per mezzo del nostro battesimo
Fummo dunque sepolti con lui per il battesimo… In Romani 6:4 il “battesimo” diventa… “il NOSTRO battesimo” per indicare che solo quello dei TdG conta e quindi bisognava distinguere il battesimo nostro da quello degli altri (che ovviamente non conta).
FILIPPESI 1:7
…nel difendere e stabilire legalmente la buona notizia
…nel difendere e sostenere la buona notizia Il verbo “bebaio” ha il significato di “sostenere”, “consolidare” senza alcun riferimento alla legge. Anche la TNM lo traduce sempre correttamente (Marco 16:20; Romani 15:8; Ebrei 2:3; ecc.); ma c’era bisogno di una base scritturale per giustificare le richieste allo Stato di riconoscimento da parte dell’Organizzazione (con i relativi benefici), così in questo versetto i traduttori geovisti hanno aggiunto “legalmente”. In questo modo, nel caso in cui la WTS riesca a stipulare un concordato con uno Stato (che ha una valenza legale simile ad un “matrimonio” tra due persone), si potrà fornire una spiegazione “biblica” agli eventuali TdG “disorientati” per questo “matrimonio” tra “l’organizzazione di Geova” e “l’organizzazione di Satana” (lo Stato).
MATTEO 5:9
…beati i pacifici…
Beati gli operatori di
pace
(o “quelli che si
adoperano per la pace”)
L’etica del TdG è caratterizzata dal NON FARE tranne andare a distribuire letteratura per la casa editrice WTS. Ogni altro tipo di attività a carattere sociale sarebbe una perdita di tempo e, ancorché il fine possa apparire buono, in realtà mirerebbe a prolungare e/o migliorare la vita di questo sistema di cose destinato alla distruzione. Ecco quindi che l’invito di Gesù di ADOPERARSI per la pace, è stato tradotto in linea alle direttive del CD con “pacifici”, che ha un significato essenzialmente passivo.
I TESSALONICESI 5:3
L’Iddio della pace vi santifichi completamente. E lo Spirito e l’anima ed il corpo (composto) di voi (fratelli) sia conservato sano sotto ogni aspetto.
Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile… Per il Corpo Direttivo l’anima non è qualcosa di separabile dal corpo, ma è il corpo vivente, per cui hanno alterato questi versetti in cui il corpo viene distinto dall’anima. Vedi nota a GEREMIA 4:10 nello studio sulle scritture Ebraico-aramaiche
ROMANI 8:23
…anche noi stessi che abbiamo le primizie, cioè lo spirito, si, noi stessi gemiamo in noi medesimi mentre spettiamo ansiosamente l’adozione come figli…
…anche noi che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione… Per il geovismo lo Spirito Santo è solo una forza impersonale di Dio (tutti i versetti al riguardo vengono forzatamente “tradotti” in tal senso) e quindi mentre nel testo originale le “primizie” derivano dallo Spirito, nella TNM sembra che sia lo spirito un derivato delle primizie!
I TIMOTEO 4:1
l’espressione ispirata dice…
Lo Spirito dice… Vedi commento precedente
GALATI 6:18
L’immeritata benignità del nostro signore Gesù sia con lo spirito che voi mostrate fratelli.

II TIM. 4:22
Il Signore sia con lo spirito che tu mostri
La grazia del nostro Signore Gesù sia con il vostro spirito Il Signore sia con il tuo spirito Questa alterazione ripetuta in molti altri versetti cerca di nascondere il fatto che esista nell’uomo uno spirito individuale oltre il corpo. Per il geovismo invece la parola “pneuma” significa solo “respiro, qualcosa simile al vento”, ecc. Qualche volta significa anche queste cose, ma nel Nuovo Testamento indica in genere la componente spirituale dell’uomo che sopravvive al corpo. In questo versetto di saluto, Paolo voleva invece augurare a Timoteo che lo Spirito del Signore sia unito al suo. Ciò significa che il Signore può essere in comunione con lo spirito di una persona (vedi GIOV. 14:23). Ma neppure a Paolo è permesso contraddire la WTS, e perciò non potendo rendere “pneuma” con respiro o simili, con notevole sforzo di fantasia, è stato reso con “spirito che tu mostri” nel senso di “disposizione mentale”, il che sembra un responso sibillino di un oracolo!
I PIETRO 1:10-11
Circa questa salvezza una diligente investigazione ed un’attenta ricerca furono fatte dai profeti… essi continuarono ad investigare quale particolare periodo di tempo… lo spirito che era in loro indicasse circa Cristo…
Su questa salvezza hanno indagato anche i profeti… indagando quale e di quanto valore fosse il tempo che lo Spirito di Cristo in anticipo… In I Pietro 1:10 – 11 il testo dice che i profeti dell’Antico testamento erano ispirati dallo Spirito di Gesù. E’ un’ulteriore affermazione della uguaglianza col Padre del Figlio. Per il geovismo invece non solo Gesù è inferiore al Padre ma lo Spirito è solo una forza impersonale di Geova.
Quindi il testo che letteralmente diceva: “to en autois pneuma Cristou” = “lo Spirito di Cristo in loro”, diventa nella TNM: “lo spirito che era in loro indicasse circa Cristo”!
FILIPPESI 1:23-24 (v.anche II COR. 5:8)
Poiché nel mio caso vivere è Cristo, e morire, guadagno. Ora se sia il continuare a vivere nella carne, questo è frutto della mia opera, eppure ciò che sceglierei non lo faccio conoscere Sono messo alle strette da queste due cose; ma ciò che desidero è la liberazione e di essere con Cristo, poiché questo, certo, è molto meglio comunque è più necessario che io rimanga nella carne a motivo di voi
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. Sono messo alle strette da queste due cose: da una parte il desiderio di partire (lasciare il corpo) per essere con Cristo, il che sarebbe molto meglio, dall’altra il mio rimanere nel corpo è più necessario per voi. La traduzione geovista rende oscuro e privo di logica il discorso di Paolo: se Paolo credesse che dopo la morte vi è solo il nulla fino al giorno della resurrezione, non si capisce dove sia il dilemma. Solo la speranza di essere subito dopo la morte con Cristo rende il discorso logico!
MATTEO 27:50 ed. 1967
Di nuovo Gesù gridò ad alta voce e rese il suo respiro. [TNM “nuova”: ..e rese il suo spirito (in nota: “cessò di respirare”)]

 

 

 

 

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