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LA VITE E I TRALCI…..


GIOVANNI 15,16
Iniziamo ora a considerare il capitolo15 del Vangelo secondo Giovanni che contiene una parte del
discorso fatto nella sala della cena, anche se probabilmente il Signore Gesù non lo pronunciò lì.
Si presume che non lo abbia fatto lì perché l’ultima affermazione nel capitolo 14 è “Levatevi,
andiamo via di qui”. Da qualche parte fra quella sala e il Giardino del Getsemani il Signore ha
pronunciato le parole trovate nei capitoli 15 e 16, poi ha fatto la preghiera menzionata al capitolo 17
quando entrò nel giardino.
Molti studiosi ritengono che il Signore pronunciò questo discorso nella Valle di Kidron oppure quasi
sul Monte degli Ulivi, perché sappiamo che a quel tempo c’era un vigneto in quella zona che
ricopriva la valle. Sappiamo anche che c’era la luna piena perché era il tempo della Pasqua. Potrebbe
anche aver pronunciato queste parole mentre attraversarono il vigneto.
Sarebbe stato un luogo appropriato. Un altro suggerimento dato da altri studiosi è quello secondo cui
quella notte Gesù andò al tempio; le porte sarebbero state aperte durante le notti della Pasqua. Quelle
belle porte del Tempio erano in effetti un’attrazione turistica.
Erano state forgiate in Grecia, trasportate attraverso la penisola ellenica, quindi trasportate a
Gerusalemme e poste lì nel Tempio di Erode.
Le porte erano fatte in bronzo e su ognuna c’era in rilievo una vite d’oro.
Che questa vite rappresenti la nazione di Israele risulta evidente dai seguenti versi 
Salmo 80:8,9:
“Portasti fuori dall’Egitto una vite; scacciasti le nazioni per piantarla; tu sgombrasti il terreno ed
essa mise radici e riempì la terra.”
Anche Isaia 5:1-7 ci parla delle stesse cose: Io voglio cantare per il mio amico il cantico del mio
amico per la sua vigna. Il mio amico aveva una vigna sopra una fertile collina: La dissodò, ne tolse
via le pietre, vi piantò delle viti scelte, vi costruì in mezzo una torre, e vi scavò uno strettoio per
pigiare l’uva. Egli si aspettava che facesse uva, invece fece uva selvatica. Ora, abitanti di
Gerusalemme e voi, uomini di Giuda, giudicate fra me e la mia vigna! Che cosa si sarebbe potuto
fare alla mia vigna più di quanto ho fatto per essa? Perché, mentre mi aspettavo che facesse uva, ha
fatto uva selvatica? Ebbene, ora vi farò conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna, le toglierò la
siepe e vi pascoleranno le bestie; abbatterò il suo muro di cinta e sarà calpestata. Ne farò un
deserto; non sarà più né potata né zappata, vi cresceranno i rovi e le spine; darò ordine alle nuvole
che non vi lascino cadere pioggia. Infatti la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele, e gli
uomini di Giuda sono la sua piantagione prediletta; egli si aspettava rettitudine, ed ecco,
spargimento di sangue; giustizia ed ecco grida d’angoscia!
Pure Osea 10:1 aggiunge altre considerazioni:“Israele era una vigna rigogliosa, che dava frutto in
abbondanza; più abbondava il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più bello era il suo paese, più
belle faceva le sue statue.” E’ chiaro che la vite è una immagine della nazione di Israele.
Ora, il Signore sta dicendo ai discepoli qualcosa che di più rivoluzionario non hanno mai sentito.
Sembra familiare a noi oggi, ma era strano per le loro orecchie. Ascoltate cosa dice: 1 “Io sono la
vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Giovanni 15:1
La parola per vite è alèthinos che significa genuino.
Una cosa può essere vera in contrapposizione ad errore o falsità, oppure una cosa può essere vera,
cioè non contraffatta. In questa versione infatti è tradotto “vera vite”.
Questa parola è stata usata già in precedenza nel Vangelo di Giovanni.
Giovanni Battista era una luce riflessa, ma Gesù Cristo è la vera luce. Mosè diede il pane nel
deserto; ma Gesù Cristo è il vero pane.
Quindi Gesù qui sta dicendo “Io sono la vera vite, la vite genuina”.
Questi discepoli avevano idee basate sulla conoscenza dell’Antico Testamento.
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Gesù dice loro che la nazione di Israele non è la vera vite. La loro identificazione con la nazione
ebraica e la religione ebraica non sono la cosa essenziale. “Io sono la vera vite”. La cosa importante
ora è che i discepoli siano in relazione con Gesù Cristo. Questo era rivoluzionario!
Il Signore ha usato una meravigliosa parabola ed ha fatto intendere molto chiaramente che non è la
tua identificazione con una religione o con una cerimonia o con una organizzazione che è la cosa
fondamentale. Noi dobbiamo identificarci con Cristo!
Noi siamo in Cristo per il battesimo dello Spirito Santo nel momento in cui abbiamo creduto in
Cristo come nostro Salvatore e siamo nati di nuovo come figlioli di Dio.
“Mio Padre è il vignaiolo”: Anche questa è una parola sorprendente.
Nei brani dell’Antico Testamento, Dio è il proprietario della vigna. Egli è il vignaiolo, il fattore,
colui che si prende cura della vigna. Gesù è la vera vite e il Padre si prende cura di Lui.
Nell’Antico Testamento era stato profetizzato che il Signore Gesù sarebbe cresciuto davanti a Lui
come un germoglio, come una radice in un luogo arido. Pensate quanto spesso il Padre è intervenuto
per salvare Gesù dal maligno che Lo voleva eliminare, togliere di mezzo.
Il Padre è Colui che si è preso cura della vite e si prenderà cura anche dei tralci.
I tralci devono restare uniti alla vite. A quale scopo? Per portare frutto. Ci sono tre parole o frasi che
sono molto importanti e le prenderemo in considerazione mentre andiamo avanti nella lettura.
Leggiamo il versetto 2 di Giovanni 15:
Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne
dia di più.
Giovanni 15:2
“In me”, cioè in Cristo, è ciò che significa essere salvati.
Ci sono parole straordinarie come propiziazione, riconciliazione, redenzione che ricoprono fasi
particolari della salvezza, ma tutta l’essenza della salvezza è nella frase “in Cristo”.
Ci sono solo due gruppi di persone: quelli che sono in Cristo e quelli che non sono in Cristo. Come
si diventa “in Cristo”? Attraverso la nuova nascita. Quando credi in Cristo come Salvatore, diventi
figlio di Dio mediante la fede. Sei nato di nuovo per lo Spirito di Dio.
Lo Spirito Santo fa qualcos’altro: Egli non solo dimora in te, ma anche ti battezza. Questo è ciò che
pone ogni credente nel corpo di Cristo, “ogni tralcio in me”.
Questo brano è indirizzato ai credenti, a quelli che sono già in Cristo. Gesù non sta parlando di come
una persona sia salvata. Non sta parlando proprio di salvezza in questo brano. Piuttosto, Gesù sta
parlando di portare frutto ed è questa l’altra parola che vogliamo evidenziare.
Frutto viene menzionato sei volte nei primi dieci versetti. Scopriremo, mentre andremo avanti, che
ci sono tre gradi del portare frutto; frutto, più frutto, molto frutto. L’intero argomento qui è il portare
frutto. “Ogni tralcio che in me non dà frutto, Egli lo toglie via”. Da dove lo porta via?
Lo porta via dal portare frutto. Sentite cosa descrive il versetto 6 di Giovanni 15
Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si
gettano nel fuoco e si bruciano.
Giovanni 15:6
Qualcuno potrebbe dire: “sembra che si possa perdere la salvezza”.
No, ricorda che questo brano non sta parlando di salvezza, ma di portare frutto. Parla di ciò che è il
risultato dell’essere salvato. Prima di tutto, cos’è il frutto? Non credo che il frutto citato qui si
riferisca al convincere delle anime, delle persone, a seguire Cristo, come molti pensano.
Io credo che quello sia un sottoprodotto, non il frutto stesso. Il frutto è il frutto dello Spirito Santo
Galati 5:22-23. “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mansuetudine, autocontrollo.” Questo è il frutto nella vita del credente.
Dimorare in Cristo produrrà una preghiera efficace, frutto continuo ed una gioia celeste.
Leggiamo i versetti  Giovanni 15:7,8,9,10,11
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Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. In
questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli.Vi ho detto
queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa.
Giovanni 15:7,8,11
La preghiera efficace è legata al fatto di dimorare in Gesù Cristo e le Sue parole in noi.
I Suoi discepoli così portano molto frutto e il Padre è glorificato in questo.
Così avremo una gioia perfetta.
Però torniamo alla frase: “Ogni tralcio che in me non porta frutto egli lo toglie via “ Dio vuole dei
frutti nelle nostre vite. Se un tralcio non porta frutto come lo toglie via? Uno dei modi con cui lo
toglie via è di portare via questa persona dal luogo del servizio in cui non porta frutto.
Potremmo essere accantonati, messi da parte perché siamo inutili in quel servizio.
“Ogni tralcio che porta frutto, lo rimonda affinché ne dia di più”: La parola greca è kathairò, che
significa “purificare”. Alcuni considerano la purificazione come ‘potatura’, sì, Dio fa anche questo,
ma in realtà il suo significato è “purificazione”.
Non vi è alcun dubbio che Dio faccia delle potature. Egli si muove nelle nostre vite e porta via quelle
cose che offendono, e a volte fanno soffrire.
Egli rimuove quelle cose che ci paralizzano. Ognuno potrebbe parlare personalmente di questo e
ammettere che fa davvero male. Dio pota ciò che ci impedisce di portare frutto.
Una delle ragioni per cui tanti figli di Dio soffrono per questa potatura è che essi si allontanano tanto
da Dio, dalla sua comunione! Quanto più vicini siamo a Dio, tanto meno soffriremo.
Il Signore castiga, corregge, chi ama. Il Suo castigo non è un segno che Lui è contro di noi; Egli sta
cercando invece, di portare frutto dalle nostre vite. Noi tendiamo a lamentarci ed allontanarci da Lui,
ma se ci avviciniamo sempre di più a Lui, allora non soffriremo così tanto.
In Palestina si può notare che nei vigneti si lasciano crescere le viti fino a terra e si puntellano con
dei sassi. Poiché l’uva si sporca, si lavano i grappoli prima della maturazione. Lo stesso fa il
Signore nelle nostre vite; Egli ci solleva, ci lava in modo che possiamo portare più frutto. Come lo
fa? Torniamo a Giovanni 15:3
Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata.
Giovanni 15:3
“Voi siete puri a causa della parola” La purificazione accompagnata dalla Parola di Dio.
La potenza della purificazione della parola di Dio è una cosa meravigliosa. Sentiamo così tanto
parlare dei miracoli moderni nel lavare il bucato, ma non li ho mai trovati così miracolosi. L’unico
vero miracolo del lavaggio è la potenza di purificazione della Parola di Dio. 1°Pietro 1:22-23.
“Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor
fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore, perché siete stati rigenerati non da seme
corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la Parola vivente e permanente di Dio.”
Noi siamo nati di nuovo attraverso la Parola di Dio, lavati dai nostri peccati. Poi nel nostro cammino
quaggiù noi ci sporchiamo e abbiamo bisogno che la Parola di Dio ci purifichi continuamente. C’è
una ragione per studiare la Bibbia – essere purificati Salmo 119:9: “Come potrà il giovane rendere
pura la sua via? Badando a essa mediante la tua parola”.
Ci sono punti di vista secondo cui tu puoi vivere qualunque stile di vita fin tanto che rimani fondato
nel tuo credo di salvezza tramite la grazia di Dio. Ma Dio usa la Parola di Dio per rivelarci quando
non stiamo camminando secondo la sua volontà.
Il vero test che rivela se una persona è sincera nella sua relazione con Dio è se studia la Parola di Dio
e se si lascia guidare nella sua vita da essa! Dio vuole che noi siamo obbedienti alla Sua Parola.
Queste sono due affermazioni del salmista che scrisse il Salmo 119.
Salmo 119:67 “Prima di essere afflitto, andavo errando, ma ora osservo la tua parola”.
E ancora Salmo 119:71:E’ stata un bene per me l’afflizione subita, perché imparassi i tuoi statuti.”
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Tu ed io abbiamo bisogno di studiare la Parola di Dio e applicarla alle nostre vite, solo così potremo
sperimentare la purezza.Abbiamo visto che in Gesù si porta frutto, ora leggiamo il v. 4:
Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella
vite, così neppure voi, se non dimorate in me.
Giovanni 15:4
Siamo giunti alla terza parola che voglio mettere in evidenza, che è dimorare.
Dimorare in Cristo significa costante comunione con Lui, tutto il tempo. Abbiamo appena parlato
della potenza purificatrice della Parola di Dio. Questo è dimorare.
Dobbiamo essere purificati ogni giorno. Questa è ciò che è successo a Spurgeon, un famoso
predicatore, che si è fermato in mezzo alla strada, si è tolto il cappello e ha pregato.
Uno dei suoi collaboratori lo vide e gli chiese il motivo. Spurgeon gli disse che una nuvola si era
frapposta tra lui e il Signore e voleva rimuoverla immediatamente; si era fermato per confessare un
pensiero peccaminoso. Abbiamo bisogno di confessare i nostri peccati al Signore per dimorare in
Lui, per stare in continua comunione con Lui. Ma per dimorare in Lui, dobbiamo anche osservare i
suoi comandamenti. Continuiamo ora la nostra lettura leggendo i versetti da 10 a 14
Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti
del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e
la vostra gioia sia completa. “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io
ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici. Voi siete
miei amici, se fate le cose che io vi comando.
Giovanni 15:10-14
Spesso cantiamo canti che dicono qualcosa come “Gesù è un caro amico” e “Non c’è amico uguale a
Gesù”. Chiamare Gesù mio amico è molto piacevole e sentimentale, ma può essere in un certo senso
sbagliato. Se dico che il presidente della repubblica è mio amico, lo abbasso al mio livello. Se lui
dice che il sono suo amico, allora è un’altra cosa.
Ascolta quello che Gesù dice: “Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando”
Forse non abbiamo bisogno di tutte queste cose sentimentali al giorno d’oggi, ma abbiamo bisogno
di un cuore onesto e desideroso di ubbidire. Facciamo ciò che Gesù ci comanda di fare?
L’obbedienza è fondamentale per dimorare in Lui. Torniamo al versetto 9 di Giovanni 15
Come il Padre mi ha amato, così anch’io ho amato voi; dimorate nel mio amore. Giovanni 15:9
Dimorare è una comunione continua. Questa è la relazione tra la vite e i tralci.
Un coltivatore di frutta non deve mai dire ai rami di dimorare sull’albero altrimenti non ci sarà alcun
frutto. Non deve mai stare in piedi di notte per controllarli e non sarà mai arrivato a casa di sorpresa
trovando i rami che gironzolano lontano dagli alberi. Essi dimorano e portano frutto.
Forse pensi che questa cosa sia ridicola. In ogni caso, molti credenti credono di poter vivere come
vogliono, nel peccato, tutta la settimana e al sabato sera, per poi venire a servire il Signore alla
domenica. Molti cercano di vivere così per anni.
Amici, dobbiamo essere in continua comunione con il Signore per portare frutto. Questo significa
che quando ti alzi al mattino, quando sei alla scrivania del tuo ufficio, quando guidi la tua macchina
per le strade, tu dimori in costante comunione. Leggiamo ora tutti insieme i versetti da 5 a 11
Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto;
perché senza di me non potete far nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si
secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. Se dimorate in me e le mie
parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre
mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli. Come il Padre mi ha amato, così anch’io
ho amato voi; dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio
amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto
queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa.
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Giovanni 15:5-11
Poiché noi abbiamo una volontà libera, possiamo rompere la comunione con Dio permettendo al
peccato di entrare nella nostra vita, muovendoci al di fuori della volontà di Dio, o essendo coinvolti
con le cose di questo mondo. Egli vuole che dimoriamo in Lui così portiamo molto frutto.
Notate qui che c’è una somiglianza alla parabola del seminatore.
Ricordate che alcuni semi caddero sulla buona terra e portarono trenta volte tanto, questo è frutto.
Alcuni dei semi portarono sessanta volte tanto, che è frutto, altri semi portarono cento volte tanto,
che è molto frutto. Dio vuole che noi portiamo molto frutto. Voglio dire ancora una volta che il
frutto di cui si sta parlando è il risultato, l’effetto della nostra salvezza.
Non si sta parlando di come essere salvati.
Paolo usa un’altra immagine per questa stessa cosa 1°Corinzi 3:11-14: “Poiché nessuno può porre
altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno costruisce su questo
fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera di ognuno sarà messa in
luce; perchè il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il
fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha costruito sul fondamento rimane,
egli ne riceverà ricompensa.”
Credo che la ricompensa verrà data solo per il frutto nelle nostre vite, e per portare frutto dobbiamo
dimorare in Cristo. Un tralcio che non dimora “in Cristo” è gettato via come il tralcio e si secca; gli
uomini li raccolgono, li gettano nel fuoco e li bruciano.
Questo è ampliato in 1°Corinzi 3:15 “Se l’opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno, ma egli stesso
sarà salvo, però come attraverso il fuoco”.
Una delle cose più tristi è che oggi quasi ogni credente crede che la normale vita cristiana sia un
fallimento. Pensano che portare molto frutto sia proprio fuori questione, qualcosa di eccezionale e si
accontentano di vivere a un basso livello, accontentandosi di portare poco frutto.
Ricordate che il Signore vuole che produciamo molto frutto.
Ribadiamo il concetto che la promessa di risposta sicura alle preghiere è a una condizione: “Se
dimorate in me e le mie parole dimorano in voi”: significa essere obbedienti al Signore.
Così avremo delle preghiere efficaci. Lo scopo principale del dimorare e della preghiera è che il
Padre possa avere gloria. Questo elimina la preghiera per ragioni egoistiche. La questione è portare
frutto. Dio è glorificato quando portiamo frutto.
Il Signore vuole farci godere la vita. Uno dei frutto dello Spirito è di avere gioia nella nostra vita. Un
credente che porta frutto si divertirà molto nella sua vita. Ci sarà divertimento ad andare allo studio
biblico; ci si divertirà nel servire il Signore e nel fare molte altre cose con piacere.
Una vita in comunione con Cristo è una vita gioiosa. Leggiamo ora i versetti da 12 a 17
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha
amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate le cose
che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore;
ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. Non
siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate
frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve
lo dia. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
Giovanni 15:12-17
Ricordatevi che in questo discorso Gesù sta parlando ai credenti. Dobbiamo amarci l’un l’altro come
ci ha amato Lui! E’ triste vedere cristiani che non vanno d’accordo o litigano, rifiutando questo
comandamento del Signore. Lo Spirito di Dio non lavora in una tale situazione. Amare come ci ha
amato Gesù significa darGli molta importanza.
Solo lo Spirito di Dio può produrre questo amore nelle nostre vite.
Il test proposto è quello di dare la vita. Siamo disposti a dare la vita per i nostri amici?
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La vita cristiana comunque non è fatta di buoni proponimenti. La vita cristiana è seguire le istruzioni
di Gesù Cristo, e le istruzioni sono chiare. Se segui queste istruzioni, porterai frutto.
Gesù ha dato la sua vita per noi, Egli ci chiede di obbedirgli. Gesù è nostro amico perché è morto per
noi. Lui ha superato il test. Noi siamo Suoi amici quando obbediamo ai Suoi comandamenti. Gesù
non chiede a noi tutti di morire per Lui.
Siamo amici di Gesù se osserviamo tutto quello che ci comanda. Ora ci dice che Egli ci ha aperto il
cuore. Dio si vuole manifestare a noi. Ricordatevi di come aveva cercato Abramo per rivelargli il
Suo piano perché Abramo era Suo amico.
Gesù dice ora che Egli ci ha rivelato le cose di Dio. Questo è ciò che fa un amico.
Da quante persone puoi andare ed aprire il tuo cuore? Una delle cose che dovrebbe caratterizzare un
cristiano è che si può andare da lui e dirgli i propri problemi e ricevere comprensione, aiuto ed
incoraggiamento da lui. Ecco come dovremmo amarci gli uni gli altri.
Notate ora “non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi”: Molto credenti
scoraggiati vanno al Signore dicendo “Signore, tu mi hai chiamato e mi hai scelto ed io sono tuo
figlio, sono sotto la Tua responsabilità”.
Questo ridà coraggio e questa è la fede! Il piccolo gruppo dei discepoli di Gesù sta per sparpagliarsi
nel giro di poche ore. Il Pastore sarà crocifisso e le pecore disperse. Proprio in questo frangente,
Gesù dice loro “Non siete voi che avete scelto me, sono io che ho scelto voi.”
Il Suo grande proposito è che noi portiamo frutto, non un frutto che passa via, ma un frutto che
rimane. Deve essere tutto nella Sua volontà. Se dimoriamo in Gesù, possiamo quindi chiedere nel
Suo nome. Ancora una volta Gesù pone enfasi sul portare frutto, affermando ancora che dovremmo
amarci gli uni gli altri. Questa dovrebbe essere la relazione tra credenti.
C’è anche una relazione col mondo, ed ora Gesù entra in argomento.
Leggiamo i versetti da 18 a 25 di Giovanni 15, che parlano della relazione con il mondo:
“Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo
amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo,
perciò il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detta: “Il servo non è più grande del suo
signore”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola,
osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non
conoscono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero
colpa; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non
avessi fatto tra di loro le opere che nessun altro ha mai fatte, non avrebbero colpa; ma ora le hanno
viste, e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo è avvenuto affinché sia adempiuta la parola
scritta nella loro legge: “Mi hanno odiato senza motivo”.
Giovanni 15:18,25
Nei versetti precedenti abbiamo visto come i seguaci di Gesù dovevano essere ubbidienti, erano
amati e scelti da Lui. Ma nei confronti del mondo le cose sono diverse.
Osserva ciò che accadrà se sei un figlio di Dio. Il mondo ti odierà. Credo che la popolarità di un
credente possa essere una indicazione di come egli stia rappresentando Cristo al mondo.
Non credo che un credente possa essere troppo popolare nel mondo.
Nessun credente ha il diritto di essere più popolare di Gesù. Attenti a non scendere a compromessi
pur di essere famoso. Il mondo non amerà un vero figlio di Dio.
Il mondo ti amerà se sei del mondo. Non devi comportarti stranamente oppure essere super
spirituale. Il mondo ti odierà se tu sei un figlio di Dio.
E’ difficile questo, specie per i giovani che desiderano molto essere famosi e vivere tranquilli.
Diciamo ai nostri giovani cosa dice il Signore. Non devono aspettarsi di essere famosi agli occhi del
mondo se sono figli di Dio.
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Non cercate di essere più grandi del vostro Signore. Il servo non deve essere più famoso del Maestro.
E’ detto che il mondo odierà i seguaci di Gesù perché odiano Lui e chi odia Lui odia anche il Padre.
Il mondo non ha scuse per il fatto di rifiutare Gesù.
Ha avuto la possibilità di vedere le opere che Gesù ha compiuto, ma le ha rifiutate.
Chi odia me, odia il Padre, è una frase molto importante. Il mondo non odia l’idea di Dio, qualcosa
di vago lassù. E’ Cristo che essi odiano. Gesù lo dice chiaramente in questo stesso Vangelo di
Giovanni 3:19 l’apostolo Giovanni si esprime così: Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo
e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
“Essi mi hanno odiato senza motivo”. Non c’è motivo per odiare Gesù. La causa è nel cuore pieno
di peccato degli uomini.
Gesù cita questo come adempimento dei Salmi 35:19 e 69:4, quando dice che lo hanno odiato senza
motivo. Essi odiano Gesù Cristo perché li ha messi di fronte alla luce che metteva in evidenza le loro
opere malvagie.
Gesù termina questa sezione negativa in cui si parla di odio dicendo, nei versetti 26 e 27:
Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità
che procede dal Padre, egli testimonierà di me; e anche voi mi renderete testimonianza, perché
siete stati con me fin dal principio.
Giovanni 15:26,27
Lo Spirito Santo testimonierà di Cristo. Se il Signore Gesù Cristo è reale per voi, questa è opera
dello Spirito Santo. Un modo per dire se lo Spirito di Dio è all’opera è se Cristo viene glorificato.
Se il Signore Gesù non è reale per te come tu vorresti che fosse, chiedi allo Spirito di Dio di
compiere un’opera nel tuo cuore.
Abbiamo bisogno della realtà di Cristo nei nostri cuori e nelle nostre vite.
Gesù disse ai discepoli che essi avrebbero testimoniato di Lui, ed essi infatti lo fecero.
E’ proprio la testimonianza di Giovanni sul Signore Gesù Cristo che stiamo studiando ora.
Nessuno, al di fuori degli apostoli, poteva testimoniare in tal modo, perché essi sono stati con Gesù
fin dal principio.

 

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