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LUCA CAP. 15 : IL FIGLIOL PRODIGO , LE 10 DRAMME , IL BUON PASTORE

LUCA 15
Ora arriviamo alla parabola probabilmente più amata che il Signore abbia raccontato; noi la
chiamiamo la parabola del figlio prodigo.
Il retroscena di questa parabola è rappresentato dai pubblicani, gente che riscuoteva le tasse, e i
peccatori che vennero ad ascoltare il Signore Gesù in gran numero.
I Farisei e gli scribi iniziarono a mormorare, a criticarlo a causa di questo.
Loro erano scandalizzati che li avesse ricevuti e pranzasse insieme a loro.
La risposta a questo mormorio dei Farisei e degli scribi è questa parabola.
Di solito vengono riconosciute come tre parabole: la parabola della pecorella smarrita, la parabola
della moneta perduta, e la parabola del figlio prodigo.
Veramente sono tre parti di un’unica parabola; sono tre affreschi in un’unica cornice, che illustrano
il messaggio principale del Vangelo di Luca, cioè Luca 19:10 “…il Figlio dell’uomo è venuto per
cercare e salvare ciò che era perduto”
Ma cominciamo a leggere i primi due versetti del capitolo 15:
Tutti i pubblicani e i “peccatori” si avvicinavano a lui per ascoltarlo. Ma i farisei e gli scribi
mormoravano, dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Luca 15:1-2
Certamente Gesù riceve tutti. Grazie a Dio, Egli riceve i peccatori, cioè te e me.
Ora in questa meravigliosa parabola vediamo il primo affresco, quello della pecora smarrita.
Leggiamo il testo con i versetti 3 a 7:
Ed egli disse loro questa parabola: “Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le
novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? E trovatala, tutto
allegro se la mette sulle spalle; e giunto a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro:
“Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta”. Vi dico che così ci sarà
più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno
bisogno di ravvedimento.
Luca 15:3-7
Il pastore di questa parabola è il Grande Pastore, Gesù Cristo. Noi siamo le pecore. Egli ha cento
pecore, ed una di queste si è smarrita. Francamente, sarebbe comunque buono iniziare con cento
pecore e finire con 99. Questo pastore, però, non è soddisfatto con solo 99 pecore. Quando una
pecora si smarrisce lui esce e la cerca. Quando la trova, se la mette sulle sue spalle, al sicuro.
La gente di allora sapeva a che cosa si riferisse Gesù. E’ un immagine dell’Antico Testamento.
Il sommo sacerdote dei figli di Israele vestiva un efod. Sulle spalle di questo efod c’erano due pietre.
Su di queste erano incisi i nomi delle 12 tribù – 6 tribù su una pietra e 6 sull’altra.
Il sommo sacerdote d’Israele portò i figli d’ Israele sulle sue spalle. Il nostro Sommo Sacerdote porta
noi sulle Sue spalle, e noi non siamo in pericolo. Quando Egli inizia con 100 pecore, bada a tutte.
Questa è un’immagine del Signore Gesù Cristo che guarda coloro che sono Suoi, il che ci dimostra
quanto prezioso è ognuno di noi per Lui.
La seconda immagine in questa cornice è quella della moneta perduta. Leggiamola nei ver. 8 a 10:
“Oppure, qual è la donna che se ha dieci dramme e ne perde una, non accende un lume e non
spazza la casa e non cerca con cura finché non la ritrova? Quando l’ha trovata, chiama le amiche e
le vicine, dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta”. Così,
vi dico, v’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede”.
Luca 15:8-10
La moneta era probabilmente parte di una collana che formava un copricapo, simbolo del fatto che la
donna era sposata. Perdere un pezzo di questo copricapo sarebbe come perdere un diamante dal tuo
anello di fidanzamento.
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Vengono evidenziate tre cose: 1°- il grande valore della moneta. 2°- l’insistenza della ricerca.
3°-la grande gioia di aver ritrovata la moneta.
Gesù, in altre parole, dice che il valore di ogni persona, cioè di te e di me, e molto alto, e c’è grande
gioia nel cielo quando una persona si ravvede e si fa trovare da Dio.
Ora vediamo il terzo esempio. Come ho già detto, Luca, il medico, riporta delle parabole di Gesù,
che nessuno degli altri scrittori dei vangeli cita. Leggiamo i versetti da 11 a 13:
Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: “Padre, dammi la
parte dei beni che mi spetta”. Ed egli divise fra loro i beni. Di lì a poco, il figlio più giovane, messa
insieme ogni cosa, partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente.
Luca 15:11-13
Ecco, qui vediamo la terza immagine nella nostra cornice. Luca inizia a mettere lo sfondo sulla tela.
Vedo una bellissima casa, una casa gloriosa che rappresenta la casa del Padre celeste.
E’ una casa che ha tutte le comodità e tutte le gioie e tutto l’amore che mai sono entrati in una casa.
In quella casa c’è “un certo uomo”, e questo è Dio il Padre. Questo Padre ha due figli.
Uno di questi ragazzi viene chiamato il maggiore e l’altro il più giovane.
Qui c’è la bellissima casa, una casa dove c’è tutto ciò che il cuore di un giovane potrebbe volere –
amore, gioia, comunione, comodità. Questo ragazzo più giovane fa una cosa strana.
Forse ha detto: “Sono stanco della disciplina. Non mi piace qui. Voglio aprire le ali. Se solo potessi
andarmene via da solo, sarebbe meraviglioso. Ho guardato in giro, e l’erba di là nell’altro campo mi
sembra molto più verde.” Io non so perché sia così, ma a noi l’erba del vicino sembra sempre più
verde. Al giovane non piace stare a casa. E così chiede la sua eredità, va via con il portafoglio pieno
di soldi – per i quali non aveva lavorato. Tutto ciò che ha glielo aveva dato suo Padre.
Non lo ha ricevuto per le sue abilità, non ha ricevuto perché fosse in gamba o perché avesse lavorato
sodo. I soldi che ha in tasca li ha perché ha un padre generoso. E così il ragazzo parte.
Ora la nostra scena si sposta, e dobbiamo immaginare, il paese lontano. Questo ragazzo sapeva che
avrebbe avuto ciò che oggi si chiamerebbe ‘divertimento’. Lui era in tutti i night club; conosceva le
compagnie dei bar; lui aveva soldi. E quando hai soldi, tu trovi degli amici bontemponi. E per un
certo periodo il ragazzo visse così. Godette dei piaceri per una stagione lì in quel paese lontano.
Il nostro Signore non mise i dettagli di ciò che lui fece. Comunque, un giorno tutto finì; lui toccò il
portafoglio e sentì che non c’era rimasto niente. Leggiamo appunto questo nei versetti da 14 a 16:
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel
bisogno. Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a
pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma
nessuno gliene dava.
Luca 15:14-16
Non solo si trova in una crisi finanziaria, ma il paese stesso è messo male a causa della carestia.
Vedi, in quel paese dove lui aveva pensato che l’erba fosse più verde, l’erba si era seccata.
C’è fame in quel paese e questo ragazzo non sa cosa fare. Posso immaginare che abbia avuto paura
di tornare a casa. Ora lui è disperato. Allora, lui va a vedere alcuni dei suoi vecchi amici, e dice
“Paolo, ti ricordi come venivi ai banchetti – e le cene che ho sempre pagato – e le ragazze? Ti ricordi
questo? Ora sono messo male. Mi chiedo se mi potessi dare una mano o farmi avere un lavoro”. E
questo amico dei tempi buoni dice: “Mi dispiace. Dici che hai perso tutti i tuoi soldi? Allora, ho
chiuso con te. Non ho più nessun interesse verso di te. La mia segretaria ti accompagna alla porta.” E
il ragazzo, dopo essere andato da uno all’altro, vede che non ha nessun vero amico in quel paese
lontano. Non trova un lavoro. Allora, finisce con l’andare ai margini della città dove c’era un uomo
che allevava dei maiali, il che si sentiva già a un chilometro di distanza. E il ragazzo va lì dicendo:
“Vorrei lavorare” L’uomo dice, “Ma non ti posso pagare. Vedi, abbiamo tante difficoltà, ma se badi
ai maiali, almeno puoi mangiare qui.” E’ questo esattamente il punto fin dove scende il ragazzo. E
quando il nostro Signore dice che quest’uomo “avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali
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mangiavano” ogni Israelita, sia Fariseo o pubblicano, che lo stava ascoltando quel giorno, avrebbe
sussultato perché un Ebreo non poteva scendere più in basso di così.
Infatti per iniziare, non doveva aver niente a che fare coi maiali perché la legge mosaica lo proibiva,
ma arrivare così in basso come fece lui, di vivere con loro, era orribile.
Qualcuno immediatamente dice “Certo, questo è un ragazzo peccatore, e verrà salvato.” No, mi
dispiace dirti che questo non è il quadro che ci viene dato qui. Questo non è il quadro di un peccatore
che viene salvato. Posso dirti, è lo dico con molta attenzione, che quando questo ragazzo viveva a
casa con suo padre ed era in comunione con lui, era un figlio, e non c’era dubbio.
Quando questo ragazzo arrivò nel paese lontano ed era lì a buttar via i suoi soldi, lui era ancora un
figlio. Non c’era dubbio. E quando questo ragazzo scese e toccò il fondo ed era lì fuori coi maiali, lui
non era un maiale – era un figlio. In questa storia raccontata dal Signore, non c’è nessun dubbio che
questo ragazzo sia un figlio o meno. Lui per tutto il tempo è stato un figlio.
Comunque, vogliamo capire che cosa vuol dirci questa parabola.
Essa non spiega come un peccatore viene salvato, ma rivela il cuore del Padre che non solo salva un
peccatore, ma accetta ancora suo figlio che pecca. I suoi peccati non sono solo le azioni che ha
commesso in quel paese lontano, il peccato più grave e quello che lui si sia allontanato dal padre.
Forse tu hai pensato un attimo fa, che io stessi esagerando quando parlavo di quei vecchi amici che
non lo aiutarono. Gesù dice molto chiaramente che non lo avevano aiutato – “nessuno gliene dava”
dice alla fine del versetto 16.
Come mai oggi pensiamo che l’uomo del mondo sia il nostro amico mentre invece sta cercando di
guidarci nel peccato e lontano da Dio? Anche questo ragazzo aveva questa impressione errata.
Fu invece guidato lontano da casa, dal padre, sempre più lontano, pensando che queste persone
fossero i suoi amici. Proseguiamo con la lettura dei versetti 17 a 19
Allora, rientrato in sé, disse: “Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio
di fame! Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di
te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi”.
Luca 15:17-19
Il versetto 17 dice all’inizio: “Allora, rientrato in sé” fa un’analisi della sua situazione.
Sai, il peccato fa qualcosa di terribile in noi. Ci fa vedere il mondo in modo sbagliato; fa vedere noi
stessi nella luce sbagliata; fa vedere i piaceri di questo mondo nella prospettiva sbagliata, e
semplicemente non vediamo bene quanto siamo nel peccato. Questo ragazzo, mentre era a casa,
guardò a quel paese lontano, e tutto sembrava cosi bello, l’erba era così verde e la gioia così
eccitante; ma ora tornò in se stesso. E la prima cosa che fece fu di ragionare un po’.
Comincia a usare la sua intelligenza. Dice: “Eccomi qua in un paese lontano. Sono quaggiù coi
maiali, e lì nella casa di mio padre i servi stanno meglio di me, ed io sono Suo figlio.”
Quando cominciò a pensare così, allora capì qualcosa. Adesso quest’uomo agisce con intelligenza.
Ora arriviamo a un quadro davvero luminoso. Questo è il più luminoso di tutti, ed è l’immagine di
quella bellissima casa della quale abbiamo già parlato. Il Signore Gesù dice: “Nella casa di mio
Padre ci sono molte dimore.” Questa è la casa. La casa è li sullo sfondo, ed io vedo un padre che
guarda fuori dalla finestra. Ha guardato fuori dalla finestra ogni giorno da quando il figlio se ne è
andato. E sai perché sta guardando fuori dalla finestra? Lui sapeva che un giorno il ragazzo sarebbe
tornato a casa. Qualcuno chiede, “Credi che se sei salvato, sei salvato per sempre?” Si.
Qualcun altro chiede: “Credi che un cristiano possa cadere nel peccato?” Si. “Può un cristiano
rimanere nel peccato?” No. Perché nella casa del Padre il Padre sta guardando, e dice: “Tutti i miei
figli tornano a casa. Ai miei figli non piacciono i porcili, perché non hanno la natura del maiale,
Sono miei figli, hanno la MIA natura, e non sarebbero felici, lontano dalla casa del Padre.
L’unico posto nel mondo che amano è la casa del Padre. E ognuno dei Miei figli che se ne va in quel
paese lontano e finisce in un porcile- non importa quanto sporco diventi, o quanto in basso cada – se
è MIO figlio, un giorno dirà: “Mi alzerò e andrò da mio Padre”.
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E la ragione per la quale il figlio dice: “Vado da mio Padre”, è che l’Uomo che vive nella grande
casa è il Padre. Finora, dopo almeno 6.000 anni di storia umana, non c’è mai stato un maiale che
abbia voluto lasciare il porcile, i maiali stanno bene lì.
Non vogliono andare nella casa del Padre. L’unico che vuole andare nella casa del Padre è un figlio;
e un giorno il figlio dirà: “Mi alzerò e andrò da mio Padre.”
Ora il figlio va a casa.
Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne
ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò.
Luca 15:20
Forse un momento fa hai pensato che io stessi esagerando dicendo che suo padre stava guardando
dalla finestra ogni giorno. Ma lui lo ha fatto, ed ora lo vede arrivare.
Lui ebbe compassione, e corse, a dire al servo: “Va a quell’albero e staccami mezza dozzina di rami
flessibili. Picchierò il ragazzo per bene.” E’ questo che sta scritto nella tua Bibbia? No, neanche
nella mia! Avrebbe dovuto essere così. Sotto la legge mosaica un padre aveva perfettamente il diritto
di portare un figlio disobbediente davanti agli anziani e farlo lapidare a morte.
Il padre aveva il pieno diritto di dire “Questo ragazzo prese il mio nome, e i miei soldi, la mia
sostanza, e li ha sprecati. Lui ha disonorato il mio nome. Lo picchierò a morte.”
Lui aveva il diritto di farlo. Invece questo padre fece qualcosa che ci meraviglia.
E mentre il Signore Gesù arrivava a questa parte della parabola causava a tutti coloro che erano
presenti un battito di ciglia. Loro dicevano: “Non lo possiamo credere. E’ davvero brutto vederlo
toccare il fondo e andare coi maiali, ma è peggio che il padre lo riprenda in casa senza far niente.
Dovrebbe punirlo. E’ questa la cosa che non ci piace. Lui dovrebbe essere punito.”
Nota quel che fece il padre. rileggiamo il versetto 20:
Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne
ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò.
Luca 15:20
Lui è coperto di stracci, si può sentire la puzza – oh, quella puzza di maiali! Lì sta il ragazzo, e il
padre va e gli mette le braccia attorno al collo e lo bacia.
E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere
chiamato tuo figlio”.
Luca 15:21
Vedi, lui aveva imparato a memoria quel che voleva dire. Dice la cosa che si era preparato nel paese
lontano. Io penso che lui si ripetesse questa frase per tutta la strada tornando a casa. Penso che a ogni
passo su quella strada diceva: ”Quando arrivo a casa, io dirò a papà: “Padre, ho peccato contro il
cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio, fammi un tuo servo”. Lui
comincia a dir questo al padre, ma non arriva alla fine.
Arriva al punto: “non sono più degno di essere chiamato tuo figlio” quando viene interrotto.
Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella, e rivestitelo, mettetegli un
anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e
facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto, ed è stato
ritrovato”. E si misero a fare gran festa.
Luca 15:22-24
Se vuoi avere veramente successo, non puoi averlo nel paese lontano. Se sei figlio di Dio, non puoi
peccare e continuare così. Puoi anche andare nel porcile, ma, non troverai mai gioia. Se sei un figlio
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del Padre, verrà il giorno in cui dirai: ‘Mi alzerò e andrò da mio Padre’ e andrai. E quando lo farai,
confesserai a Lui il tuo peccato.
Dice la Bibbia in 1°Giovanni 1:9 “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da
perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” E’ questa la maniera in cui il figlio peccatore
ritorna nella comunione della casa paterna. Infatti, l’unica via è quella della confessione.
Hai mai notato le cose che il padre dice di fare per il figlio? Lui dice “Porta un vestito.”
Era un vestito pulito che gli venne messo dopo essersi lavato. “Se confessiamo i nostri peccati, egli è
fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” .
Il nostro Signore ci lava; il figlio prodigo deve essere lavato dopo che è stato nel paese lontano.
E la veste è quella della giustizia di Cristo che copre il credente dopo che lui è stato purificato.
Il figlio viene riportato nella sua posizione originale.
Dobbiamo dire come il figlio prodigo. “Padre, ho peccato, non sono più degno ad essere chiamato
figlio tuo. Fammi un servo.” E il Padre dirà: “Non farò mai un servo di te. Tu sei mio figlio. Ti
purifico, ti perdono, ti riporto nel posto di comunione per essere utile.” Un figlio è un figlio per
sempre! Ma vi è un altro figlio in questa parabola. Leggiamo dal versetto 25
Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e
le danze. Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse. Quello gli disse: “É tornato tuo
fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si
adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli rispose al padre:
“Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato
neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha
sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato”. Il padre gli
disse: “Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi,
perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato.”
Luca 15:25-32
Ascolta questo ragazzo – che brontolone che è! Questo è il vero figlio prodigo. Lui era arrabbiato nel
sentire che suo fratello è ritornato e che viene data una festa in suo onore. Lui non entra per
raggiungere gli altri alla festa. Suo Padre viene fuori e lo invita a venire al banchetto.
Ci sono molti cristiani che non vivono nel paese lontano, loro cercano di vivere per Dio, ma sono dei
poveretti. Perché? Sono benedetti di tutte le benedizioni spirituali, ma non confidano in questo. Dio
dice: “E’ tutto tuo, tutto ciò che ho io, appartiene a te – prendilo.”
Il nostro Padre celeste è ricco di benedizioni spirituali e queste appartengono a noi, ma lui non ce le
impone. Dobbiamo prenderle noi stessi. La storia si chiude con il figlio maggiore fuori dalla
comunione col suo Padre. Il Padre, comunque, tiene aperta la porta.
Un certo Dott. Chadwick fece l’affermazione che ci fosse un terzo figlio nella parabola del figlio
prodigo. Il figlio più giovane ruppe il cuore del Padre, il figlio maggiore era fuori comunione, e il
terzo Figlio è Colui che dà questa parabola. Egli è Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
Egli è il Figlio ideale senza peccato. Egli venne in un paese lontano, non per scappare, ma per fare
la volontà di Suo Padre.
Egli non sprecò la Sua vita in ribellione, ma la sacrificò in ubbidienza e amore per il Padre. Egli
non era un figlio prodigo ma il Principe di Pace che donò il suo sangue per i peccati del mondo.
Egli non era un figlio ribelle ma uno che si sacrificò volontariamente.
Egli dice Giovanni 1:12:“ma a tutti quelli che o ’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare
figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome;”
La salvezza viene a coloro che semplicemente credono nel Suo nome.
Se tu sei il figlio che è andato via nel paese lontano, puoi tornare al Padre confessandoGli i tuoi
peccati. Forse sei come il figlio maggiore che era fuori dalla comunione. Lui non si preoccupava ne
amava suo fratello. Lui pensava di servire Dio; lui non aveva mai trasgredito come invece aveva
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fatto suo fratello. Ma lui non aveva mai goduto della libertà e dei benefici che il padre era pronto a
dargli. Il Padre gli ha detto: “Tutto ciò che ho, è tuo.” Che meraviglioso avere un Padre così!
Se tu non hai mai confidato in Gesù Cristo come il tuo Salvatore, non sei un figlio, una figlia del
Padre. Puoi diventare un figlio soltanto se metti la tua fede e fiducia in Cristo che morì per te.
Se accetti Cristo e vieni a Lui, Egli diventa tuo Padre e non ti butterà mai fuori. Se tu Lo lasci, e un
giorno ritorni, Egli starà aspettando a braccia aperte. Com’è meraviglioso Dio!
E con questa bellissima immagine abbiamo concluso il quindicesimo capitolo nel quale ha dominato
il messaggio da parte di Dio che Lui vuole che nessuno di noi perisca ma abbia la vita eterna! Lui ci
sta aspettando a braccia aperte.
Sì, anche TE!
Fonte : crc  

 

 





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