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MEDITAZIONE : LETTERA DI PAOLO AI GALATI CAP 5….

 

 

GALATI 5

Quella che inizia con il capitolo cinque è la terza grande divisione del libro dei Galati.

La prima parte era personale, ed era importante per noi conoscere la personale esperienza di Paolo.

La seconda era la parte dottrinale, sulla giustificazione per fede, nella quale Paolo ribadisce che la

nostra salvezza deve appoggiarsi sulla salvezza procurata da Dio e dove dice che c’è un solo vangelo.

Ora siamo arrivati alla parte pratica, che tratta della santificazione per mezzo dello Spirito.

La giustificazione è per fede; la santificazione viene dallo Spirito di Dio.

Eppure, la scrittura ci dice che Gesù Cristo è stato fatto (unto us) per noi santificazione – cioè, Dio ci

vede in Lui.

Pur considerando tutti i tuoi margini di miglioramento, pur considerando quanto tu possa diventare

buono, non raggiungerai mai il Suo standard. In questa vita, non sarai mai come Cristo

Cristo è infatti l’unico di cui Dio dice: “Questo è il mio diletto figlio, nel quale mi sono compiaciuto”

Mat.3:17.

Ma il corpo dei credenti, la chiesa, è stata messa in Cristo, edificata su Cristo, Egli è il capo del

corpo; oggi, noi che siamo credenti, siamo il suo corpo nel mondo – e, a proposito, mi permetto di

dire che dovremmo rappresentarlo più degnamente.

Il processo della santificazione avviene per mezzo dello Spirito, ed in questa parte vedremo anche

come lo Spirito sia contrario alla carne; vedremo la libertà contraria alla schiavitù.

Paolo inizia proprio sulle note della libertà che noi abbiamo in Cristo. Il soggetto che tratta in questi

primi 12 versetti è: “essere salvati per fede e vivere secondo la legge ci fa scadere dalla grazia”.

Scadere dalla grazia significa: “sei salvato per fede ma nel tuo modo di vivere ti assoggetti alla

legge”.

Questo concetto lo illustreremo man mano che ci addentreremo nel commento.

Leggiamo, a questo punto, i primi 12 vers. del cap. 5 dei Galati:

Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto

il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi

gioverà a nulla. Dichiaro di nuovo: ogni uomo che si fa circoncidere, è obbligato ad osservare tutta

la legge. Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla

grazia. Poiché quanto a noi, è in spirito, per fede, che aspettiamo la speranza della giustizia. Infatti,

in Cristo Gesù non ha valore né la circoncisione né l’incirconcisione; quello che vale è la fede che

opera per mezzo dell’amore. Voi correvate bene; chi vi ha fermati perché non ubbidiate alla verità?

Una tale persuasione non viene da colui che vi chiama. Un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta.

Riguardo a voi, io ho questa fiducia nel Signore, che non la penserete diversamente; ma colui che vi

turba ne subirà la condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la

circoncisione, perché sono ancora perseguitato? Lo scandalo della croce sarebbe allora tolto via. Si

facciano pure evirare quelli che vi turbano!

Galati 5:1-12

Paolo inizia il suo discorso dicendo che non solo siamo stati salvati per fede e quindi non dalla legge

ma anche che la legge non deve essere la regola di vita del credente.

Non dobbiamo vivere per nulla secondo la legge. Il principio della legge non è la regola per la vita

cristiana.

Ricordo quanto detto precedentemente, cioè che per “legge” non si intende la legge dello stato, ma la

legge data da Dio a Mosè; tutto quell’insieme di regole che erano state date al popolo d’Israele e che,

come abbiamo visto, l’uomo non è in grado di seguire fedelmente.

Ricordo ancora che la legge era stata data proprio per dimostrare all’uomo che la sua natura

peccaminosa non gli consentiva di avvicinarsi alla santità di Dio con le proprie forze e che per

questo Dio ha mandato Gesù Cristo, il mediatore di un nuovo patto tra Dio e l’uomo, non più

fondato sulle opere della legge ma sulla fede in Cristo stesso e nella sua opera redentrice adempiuta

sulla croce.

Tornando al nostro testo possiamo notare che Paolo dice che, poiché siamo stati salvati per fede,

dobbiamo continuare a camminare per questa via.

La grazia ci offre la pienezza dello Spirito e ci permette di vivere su un livello più alto di quello che

richiede la legge.

Questa è tutta la nostra parte, quando confidiamo in Cristo come Salvatore. E’ in Cristo, infatti, che

noi abbiamo tutto – salvezza e santificazione.

Non ditemi quindi che devo ricercare una seconda benedizione

Quando andai al Signore ho ottenuto ciò di cui avevo bisogno.

Paolo mi dice che sono stato benedetto di ogni benedizione spirituale in Cristo Gesù.

Allora crediamo in Lui e iniziamo a fidarci.

Smettiamo di sforzarci di piacere a Dio attraverso qualche sistema legale od osservando un insieme

di regole. In Cristo abbiamo libertà. Egli non ci pone sotto qualche tipo di sistema legale.

Noi non usiamo i dieci comandamenti come legge della vita.

Non voglio dire che li dobbiamo violare. Credo che tutti noi capiamo che violare alcuni di essi (cioè:

non uccidere, non rubare, ecc.) porti, oltre che ad essere eticamente immorali, ad essere arrestati

dalle autorità locali. Certamente i cristiani non violano i comandamenti, ma sono chiamati a vivere

in un modo più elevato.

Questo livello è quello della libertà in Cristo.

Io ho libertà in Cristo, e quella libertà non è una regola, ma un principio. Io devo piacere a Lui.

La mia condotta deve essere quella che mi porta ad essere gradito a Cristo; non devo piacere a voi,

neppure ad un gruppo, ma solo piacere a Lui.

Questa è la libertà che abbiamo nel Signore Gesù Cristo, e questo è anche il senso delle parole

dell’apostolo Paolo: “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate

porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù”.

Secondo Paolo, in quel momento, sottoporsi al rito ebraico della circoncisione, era per i Galati

equivalente ad assoggettarsi di nuovo alle regole della legge, per questo egli sottolinea nuovamente

quanto dichiarato nel cap. 2 di questa stessa lettera:

Galati 5:2 Ecco io Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla.

La circoncisione era il distintivo della legge.

Il distintivo indica a quale organizzazione o partito si appartiene. Forse tanti cristiani dovrebbero

portare un distintivo perché è l’unico mezzo per dire agli altri che sono cristiani.

Paolo continua, dicendo che se ti metti sotto il distintivo della legge, in questo caso la circoncisione,

allora Cristo non ti gioverà a nulla.

Ragioniamo ancora un po’ insieme su questo esempio di Paolo, esempio che scaturiva però da una

situazione reale.

La circoncisione era il segno distintivo dell’Ebreo ortodosso ed era considerata assolutamente

essenziale all’obbedienza della legge ed alla salvezza.

Comunque la si guardi la circoncisione è un atto dell’uomo in vista della giustizia, per cui ciò che

Cristo è ed ha fatto giova ben poco a coloro che fanno affidamento sul proprio adempimento della

legge. La salvezza, dice Paolo in tutti i suoi scritti, non viene da Cristo più la legge, ma da Cristo

soltanto. Paolo dice anche che il sottomettersi alla circoncisione non è un atto rituale che resta

isolato, ma un sottomettersi di fatto a tutta la legge; ricordo che come abbiamo visto nei capitoli

precedenti che la legge prevede un’osservanza totale, una totale obbedienza, ma ricordo anche che

all’uomo naturale questo è impossibile.

Per questo motivo Paolo, nel versetto 4, dice che coloro che ricercano questa sottomissione e

cercano di essere salvati attraverso le opere della legge sono separati da Cristo, sono scaduti dalla

grazia.

Scaduti dalla grazia non significa, come alcuni oggi sostengono, scaduti dalla salvezza, ma piuttosto

che essi sono caduti da una vita sostenuta dalla grazia ad un’esistenza impantanata nel legalismo.

Le due vie si escludono a vicenda.

Paolo tratta l’argomento di scadere dalla grazia nel resto di questo capitolo. Lo tratta, a dire il vero,

anche nell’epistola ai Romani.

La lettera ai Romani inizia col descrivere la condizione di completo fallimento dell’uomo, che si

trova – senza una giustizia, completamente corrotto, come un frutto marcio non più utile. L’uomo

dinanzi a Dio è un peccatore.

Alla conclusione di Romani vediamo l’uomo che dopo essere stato ammonito dal fare certe cose, è al

servizio di Dio, egli è completamente separato per Dio, e deve essergli obbediente.

Tra l’uomo nella sua condizione di caduta, e quella al servizio di Dio, ci sono due opere potenti di

Dio stesso. Queste sono la salvezza e la santificazione.

Come abbiamo visto, la salvezza è la giustificazione per mezzo della fede. Questo è molto

importante.

Santificazione significa che dopo che sei stato salvato devi arrivare ad un nuovo livello di vita.

Credo che il più grande errore sia quello di credere che l’operare è essenziale nella vita cristiana, che

tu debba immediatamente impegnarti.

La chiesa primitiva era più preoccupata del modo di vivere e che la vita potesse essere una

testimonianza per il mondo.

Oggi, il mondo di fuori guarda alla chiesa e le passa accanto, poiché siamo troppo occupati, come

delle api operaie, ma non viviamo una vita che passa ad altri il nostro testimone.

Piuttosto che concentrarci sul cercare di fare bene, dovremmo vivere “bene”. Se stiamo piacendo a

Cristo, stiamo facendo anche bene.

Ora, Dio come fa a far diventare un peccatore, giusto?

Gli dà una nuova natura. Deve allora il Cristiano attenersi alla legge? Oh no, doppiamente no.

Questo non vuol dire che deve violare la Legge, ma è chiamato a vivere ad un livello superiore.

Non c’è nulla di buono nella vecchia natura.

Anche Paolo lo ha constatato e ha realizzato per esperienza che non vi è nessun potere nella vecchia

natura.

Per quanto riguarda la salvezza dice: “Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun

bene”, e realizzò anche che: “in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene no” Romani

7:18. Anche lui come uomo salvato grida: “Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?”

Romani 7:24.

Paolo non ha paura di perdere la salvezza, ma è comunque un cristiano sconfitto. Dio però ci da un

nuovo principio.

In questo capitolo vedremo che il nuovo principio è il frutto dello Spirito.

Vivere la vita cristiana con questo metodo, per alcune persone è come andare fino alla luna!

Non si aspetterebbero mai di andare lassù. Forse non hanno nemmeno udito la possibilità di farlo,

ma è questa la vita che Dio vuole che noi viviamo, per fede.

Siamo salvati per grazia; dobbiamo vivere per grazia. Adottare il legalismo è ripudiare Cristo.

Non è possibile cercare di salvare se stessi e nello stesso tempo confidare interamente in Cristo per

la salvezza.

I Cristiani, continua Paolo, per mezzo dello Spirito e della Fede attendono la sperata giustizia; non

siamo noi a conseguire la giustizia, ma essa è il dono di Dio in Cristo.

“La speranza della giustizia”, è l’unico riferimento profetico che c’è nell’epistola.

È piuttosto notevole perché, nelle sue epistole, Paolo ha sempre qualcosa da dire riguardo al

rapimento della chiesa o alla venuta di Cristo sulla terra per stabilire il Suo regno.

Ma qui, dice soltanto: “aspettiamo, per fede, la speranza della giustizia”, e questa speranza è il

Signore Gesù Cristo.

L’unica speranza è la beata speranza, e Cristo è la nostra giustizia. Infatti, prosegue Paolo: in Cristo

Gesù non ha valore né la circoncisione né l’incirconcisione; quello che vale è la fede che opera per

mezzo dell’amore.

Galati 5:6

Nessun meccanismo legale produrrà una vita cristiana. La ricetta è semplicemente: “fede che opera

per mezzo dell’amore”.

Proseguendo nello studio dell’epistola Paolo ci indicherà il “modus operandi”, ma ricordiamoci che

la ricetta è semplice: “fede che opera per mezzo dell’amore”.

Questo è il modo di vivere la vita cristiana. La fede opererà per mezzo dell’amore. L’amore sarà il

frutto dello Spirito Santo.

L’essenza del Cristianesimo non è quindi il legalismo, ma una personale relazione con Gesù Cristo

caratterizzata dalla fede e dall’amore.

Paolo a questo punto interrompe la sua argomentazione e ricorda ai Galati che essi avevano

progredito bene e domanda loro:

Voi correvate bene; chi vi ha fermati perché non ubbidiate alla verità? Una tale persuasione non

viene da colui che vi chiama.

Galati 5:7-8

Paolo rimprovera i Galati, dà loro una gentile sgridata.

Finché non sono arrivati i giudaizzanti stavano andando cosi bene!

“La verità” citata nel versetto 7 è naturalmente il vangelo ed il Signore Gesù Cristo in persona.

Una tale persuasione, la persuasione che essi hanno non è venuta da parte di Cristo ma da un’altra

fonte. Paolo usa a questo punto, così come ai Corinti, una frase che potrebbe essere un antico detto

popolare: Un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta.

Galati 5:9

Nella scrittura, sia nel Vecchio che nel Nuovo testamento, il lievito è spesso usato in senso di

malvagio.

In Matteo13:33, quando la donna nasconde il lievito in tre misure di farina, il lievito non era il

vangelo.

”Disse loro un’altra parabola: “Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e

nasconde in tre misure di farina, finché la pasta sia tutta lievitata”.

Infatti Paolo non lo considera affatto vangelo.

Il Signore Gesù stesso mise in guardia i Suoi discepoli dal lievito dei farisei: “ E Gesù disse loro:

“Guardatevi bene dal lievito dei farisei e dei sadducei”. Mat.16:6

Penso che anche noi oggi dovremmo guardarci dal lievito del legalismo. È una cosa terribile.

Il legalismo ci dice che quando Gesù morì sulla croce per te e per me, duemila anni fa, non ci ha dato

una completa salvezza, ma che è necessario fare un rito battesimale, o ricercare qualcosa d’altro dallo

Spirito Santo, od operare in un certo modo per renderla completa.

Amica, amico, io l’ho ricevuta per intero, quando ho accettato Cristo.

Ora posso anche avere delle esperienze dopo che sono stato salvato, ma queste non aggiungono nulla

alla mia salvezza. Cristo è l’unico che ha decretato la nostra salvezza.

Il Signore Gesù disse che la donna prese il lievito e lo nascose in tre misure di farina, che

simboleggia il vangelo.

In altre parole, il lievito è stato nascosto nel vangelo e lo fa’ diventare più gustoso alla natura

dell’uomo.

Paolo si contrappone allo sconosciuto perturbatore ed esprime la fiducia che i Galati alla fine

rifiuteranno il suo errato insegnamento:

Riguardo a voi, io ho questa fiducia nel Signore, che non la penserete diversamente; ma colui che vi

turba ne subirà la condanna, chiunque egli sia.

Galati 5:10

Egli dice: “riguardo a voi ho questa fiducia nel Signore”, che quando scenderete dalle nuvole e

poggerete i piedi per terra, e la testa sul collo, ritornerete al vangelo che vi ho predicato, e così

vedrete che l’insegnamento dei giudei era solo un invadenza, era solo lievito.

Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono ancora perseguitato? Lo

scandalo della croce sarebbe allora tolto via.

Galati 5:11

È importante fare attenzione a questo versetto.

Paolo chiede: “se io predico la circoncisione perché sono ancora perseguitato?” Aggiungendo

qualcosa al vangelo lo faccio divenire gradito, perché quindi sono ancora perseguitato?

Sappiate che il vangelo da solo non è gradito dalla natura umana. Predicare il vangelo vuol dire

inimicarsi qualcuno.

Paolo chiede: “se introduco qualcos’altro nel vangelo, perché continuate a tormentarmi?”

Allora la croce di Cristo non sarebbe più motivo di scandalo.

Possiamo domandarci, “perché la croce è motivo di scandalo”?

Perché:

1°) è un’offesa all’amor proprio dell’uomo,

2°) è un’offesa alla sua moralità perché gli dice che le sue opere non possono giustificarlo,

3°) è un’offesa al suo ragionamento perché si appella alla fede e non alla ragione,

4°) è un’offesa al suo orgoglio perché mostra una sovrabbondante peccaminosità del cuore

5°) è un’offesa al suo volere perché chiama ad un resa incondizionata,

6°) è un’offesa alla sua cultura perché le sue verità sono rivelate ai piccoli,

7°) è un’offesa al suo ceto sociale poiché Dio sceglie il povero e l’umile,

8°) è un’offesa alla sua persona perché gli dice che deve nascere di nuovo.

Sapete, questo era quasi un insulto per il fariseo Nicodemo quella notte, quando Gesù gli disse,

religioso quale era, che doveva nascere di nuovo.

Non dobbiamo ammorbidire il vangelo o modificarlo perché la croce è un’offesa alla ragione umana,

dobbiamo mantenerlo integro, ma allo stesso tempo non dobbiamo ingrandire l’offesa. Qualche

volta, purtroppo, il modo in cui proponiamo il vangelo può divenire un’offesa, che il Signore ci

perdoni per questo.

La questione per Paolo era così importante, così radicale nella sua semplicità che l’apostolo alla fine

del brano aggiunge: Si facciano pure evirare quelli che vi turbano!

Galati 5:12

Cioè auspica che costoro non si fermino alla circoncisione ma arrivino fino al punto di castrarsi.

Certi riti pagani, ad esempio il culto di Cibele, terminavano con l’automutilazione dei sacerdoti.

Paolo a questo punto passa a considerare il tema della libertà in Cristo, leggiamo i versetti da 13 -15

Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per

vivere secondo la carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri;

poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: “Ama il tuo prossimo come te stesso”.

Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere consumati gli uni dagli altri.

Galati 5:13-15

Ci sono tre metodi per vivere la vita cristiana – due di questi non funzionano. Uno è una vita di

legalismo, che Paolo ha appena esaminato.

L’altra è la vita libera, della quale Paolo ha discusso in Romani 6, ricordate? “dopo che siamo stati

salvati per grazia, rimarremo forse nel peccato? La risposta di Paolo è: “No di certo”.

Non puoi vivere nel peccato ed essere cristiano. Ora, puoi cadere in peccato ma devi subito uscirne.

Il figliolo prodigo è finito nel porcile, ma non si è stabilito là dentro, non sarebbe stato il suo

domicilio. Lo avrebbe lasciato.

La vita cristiana non è quindi la vita del legalismo e neppure del permissivismo.

Il terzo metodo per vivere la vita cristiana è la vita della libertà, e nel resto di questo capitolo ci verrà

indicato il modo per vivere questa libertà.

La vita di legalismo comprende non solo i dieci comandamenti ma anche delle regole a cui alcuni

credenti si attengono. Essi ti dicono quello che non devi fare e dove non puoi andare.

Mi ricordo di una donna che faceva un importante lavoro di insegnamento della Bibbia.

Un giorno un credente venne da me e mi disse: “Pensi che lei sia veramente una cristiana? Si

trucca”! Chi mai ha detto che il trucco è una prova per capire se una persona è Cristiana o no? Io

risposi a questo credente che lei viveva sotto la libertà.

Forse metteva troppo trucco, ma alla sua età aveva forse bisogno di calcare un po’ la mano.

Francamente, non penso che le fosse tanto utile, ma era libera in Cristo.

Sia se tu mangi della carne o non la mangi non è questo che ti rende approvato da Dio.

Sia che ti trucchi, o non trucchi, non è questo che ti rende approvato da Dio.

Paolo sta dicendo che tu puoi osservare tutti i comandamenti e in ogni modo non vivere la vita

cristiana.

Puoi anche osservare non solo i dieci comandamenti ma anche seguire tutto ciò che gli altri ti dicono

di fare, e in ogni modo non vivere la vita cristiana.

Ci sono anche coloro che pensano di vivere la vita cristiana, facendo tutto ciò che desiderano.

Costoro sono all’estremo opposto dei legalisti, ma la vita cristiana non é né l’una e né l’altra cosa; è

libertà in Cristo.

“Soltanto, dice Paolo, non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo

dell’amore servite gli uni agli altri”.

“Libertà” in questo testo include la libertà dagli ordinamenti religiosi legalisticamente imposti, ma il

suo significato positivo è l’essenziale libertà spirituale dell’uomo cristiano, che è ciò che Dio si

prefigge per l’uomo. Romani 8: 32-36

L’uso della libertà deve essere però moralmente qualificato. La vera libertà implica, dice Paolo, il

servire gli altri. La libertà non può essere usata come un’occasione per soddisfare la propria

carnalità, intesa in questo caso come natura umana che spinge al male, ma dovrebbe manifestarsi

nell’amore, espresso nell’azione benevola per il benessere degli altri, che dà luogo al reciproco

servizio: questo dovrebbe essere il frutto della libertà cristiana.

Dobbiamo anche riflettere sul fatto che è la grazia, e non la legge, che ci libera dal fare il male e ci

permette di fare il bene.

La grazia non ci libera per peccare ma ci libera dal peccare.

Vedete, il desiderio del credente deve essere di essere gradito a Dio, non perché gli debba essere

gradito come uno schiavo, ma perché è un figlio e vuole piacere a suo Padre.

Egli fa ciò che Dio vuole, non perché lo teme, ma perché desidera piacerGli.

Il credente serve Dio, non perché c’è la pressione e l’oppressione di una certa Legge, ma perché ha

una grande convinzione e anche perché la vita di Cristo è dentro di lui.

Serviamo Dio perché lo amiamo.

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: “Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti”

Spesso mi sono chiesto se un discepolo avesse detto: “non ti amo”, Gesù avrebbe risposto: “allora

dimenticati dei Miei comandamenti”.

L’ubbidienza è tutta basata su un rapporto d’amore per Lui. La legge non potrebbe mai portarci in

questo stato. E’ stato un inizio negativo. Ha prodotto una bontà negativa – che è il tipo di bontà che

molte persone hanno oggi.

La bontà negativa non è altro che una bontà legale.

Tu puoi dire, “non faccio questo e non faccio quello”. Ma allora, cosa fai? Amica, amico, tutti i

sistemi di legge producono solo della bontà negativa, non arrivano mai alla sfera della bontà positiva

dove le cose che si fanno per Dio si fanno per amore di piacergli.

Egli vuole che noi lo serviamo sulla base di questo principio.

Paolo scrive in Galati 5:14

Poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: “Ama il tuo prossimo come te stesso”

Qui la legge viene ridotto al minimo comune denominatore.

Questo è un testo brusco, per coloro che pensano di vivere secondo le legge.

“Ama il tuo prossimo come te stesso”. L’unica parola è amore.

Qui l’amore, in quanto è rivolto a tutti gli uomini e non solo ai confratelli cristiani, è considerato

l’appropriata conseguenza della fede in Cristo.

Concludendo, possiamo dire che vi è certamente una schiavitù cristiana, ma non nei riguardi della

legge. E’ una gioiosa e spontanea servitù verso Dio e gli uni verso gli altri nella libertà

dell’evangelo.

Paolo fa poi riferimento, nel versetto 15:

“Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere consumati gli uni dagli altri”.

ad un problema che ci è sconosciuto, forse fa riferimento a meschini contrasti personali o alle

profonde divergenze e lacerazioni che la predicazione dei Giudaizzanti aveva portato all’interno

della chiesa; in ogni caso questo atteggiamento rischiava di dissolvere la loro comunione fraterna e

ciò era in netto contrasto con quanto l’apostolo aveva appena detto.

Paolo passa ora ad esporre il contrasto tra la vita nello Spirito e la vita sotto la legge, ma prima di

inoltrarci nell’argomento leggiamo i versetti da 16 fino alla fine del capitolo 5 di Galati:

Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la

carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte

tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. Ma se siete guidati dallo Spirito, non

siete sotto la legge. Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità,

dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette,

invidie, ubriachezza, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa

tali cose non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza,

benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge. Quelli

che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se viviamo dello

Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito. Non siamo vanagloriosi, provocandoci e

invidiandoci gli uni gli altri.

Galati 5:16-26

Prima di inoltrarci nella parte appena letto, vorrei fare un riepilogo e collegare il tutto.

Paolo ci ha detto che dobbiamo “stare saldi nella libertà che Cristo ci ha dato” vs. 1.

Da che cosa ci ha liberati Cristo? Paolo lo ha menzionato diverse volte in questa epistola.

Nel capitolo 1:4, ci dice che ci ha liberati da questo mondo malvagio e che non dobbiamo servirlo.

Poi nel capitolo 2:20 dice: “Non sono più io che vivo”.

Noi non possiamo vivere la vita cristiana, ma Cristo la può vivere in noi. Che stupenda libertà!

Nel capitolo 3:13 ci dice che siamo stati riscattati dalla maledizione della legge.

Siamo stati riscattati dal giudizio e dalla condanna della legge. Infatti, siamo stati riscattati dalla

legge stessa: “ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò Suo figlio, nato da donna, nato

sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione”

Galati 4:4-5.

Ora Paolo mette a confronto la vita e i desideri della carne con il camminare nello Spirito.

Abbiamo letto la sua intimazione in Galati 5:16 Io dico: camminate secondo lo Spirito e non

adempirete affatto alla concupiscenza della carne.

Questo versetto espone il grande principio della vita cristiana – camminare per mezzo dello Spirito.

Il comando di camminare per lo Spirito è l’antidoto più indicato contro l’insegnamento giudaico, che

includeva l’affermazione che senza la pressione della legge essi sarebbero caduti nel peccato. Paolo

sollecita i Galati a lasciare che la loro condotta sia guidata dall’impulso interiore dello Spirito. Fare

questo è il modo più sicuro per non cedere all’interiore potere che inclina al male.

La parola camminare in greco è peripateo, che vuol dire “andare su è giù”.

Questa parola greca fu utilizzata in una scuola di filosofia ad Atene, il suo fondatore, infatti, quando

pensava andava su è giù per la via. Il principio per noi è di camminare nello Spirito.

Se così facciamo non adempiremo alla concupiscenza della carne. La parola concupiscenza nel

nostro linguaggio comune ha acquisito un significato immorale, che la parola greca invece non ha.

Concupiscenza della carne si riferisce solamente ai desideri della carne, molti dei quali non sono

immorali, ma sono carnali (musica, arte, hobby, ecc.)

Ci sono molte cose in se stesse che non sono immorali, ma possono prendere il posto di quelle

spirituali. Alcuni cristiani possono essere coinvolti in un hobby che li porta lontano dalla parola di

Dio. Molti cristiani passano il loro tempo adorando quella piccola scatola idiota che chiamiamo TV.

Ora non fraintendetemi, anch’io guardo la TV. Non sono sotto nessuna legge che mi dice che non

devo guardare la TV. Ci sono pochi programmi che le persone possono apprezzare. Ma guardare la

TV è un desiderio della carne. Se ti distoglie da ciò che è spirituale allora è inopportuna.

Paolo prosegue dicendo:

Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e Io Spirito ha desideri contrari alla carne; sono

cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste.

Galati 5:17

Una parafrasi di questo versetto ci aiuterà a capire il significato: “Poiché la carne guerreggia contro

lo Spirito, e lo Spirito guerreggia contro la carne: sono cose opposte tra di loro; in modo che non

potete fare ciò che vorreste” cioè le cose che la vecchia natura vorrebbe fare.

Il principio che vivere la vita dello Spirito è la via sicura che conduce alla vittoria sui desideri, sugli

impulsi della carne, influenza il modo in cui questo versetto dovrebbe essere inteso.

Paolo non si prospetta una incerta, prolungata battaglia tra contendenti che si equilibrano, (Spirito e

carne), il cui contrasto annulla la nostra libertà d’azione.

La chiave è il principio enunciato nel versetto precedente: ”voi non adempirete i desideri della

carne”. Spirito e carne si combattono.

Il camminare per lo Spirito di Dio ci assicura che non facciamo più come ci piace, che non cadiamo,

cioè, nella falsa libertà degli impulsi carnali. Piuttosto viviamo in una libertà che trionfa su questi

impulsi. Non si tratta di una libertà che si destreggia in un certo corso intermedio tra cattivi impulsi

ed ubbidienza a regole religiose, ma di una via nuova che trascende l’una e l’altra cosa.

Per cui essere condotti dallo Spirito è non essere più soggetti alla legge.

Un credente ha una nuova natura. Questo è quello che il Signore disse a Nicodemo, quando disse:

“Quello che è nato dalla carne è carne; e quello che è nato dallo Spirito è Spirito” Giovanni 3:6.

Il credente però ha ancora la sua vecchia natura della carne, e purtroppo non se ne libererà in questa

vita. L’idea che noi possiamo liberarci dalla vecchia natura è un triste errore.

Giovanni disse: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi”

Abbiamo due nature – la vecchia e la nuova.

È questa che Paolo descrive nell’ultima parte della lettera ai Romani.

Egli stesso sperimentò l’agitazione delle due nature, ed è stata anche l’esperienza di tanti credenti.

La carne fa guerra allo Spirito e lo Spirito la fa alla carne.

Quindi, non possiamo fare le cose che vorremmo fare. La nuova natura si ribella contro la vecchia

natura. Sono in contrasto, sono in guerra l’una con l’altro. Hai sperimentato questo nella tua vita?

Io ho una natura che è incline a sbagliare, incline ad abbandonare l’Iddio che amo. Ci sono delle

volte in cui la mia vecchia natura vuole vagare lontana dal Signore! Hai avuto questa esperienza? Ho

anche una nuova natura che è incline a lodare il Signore. Ci sono delle volte, mentre viaggio da solo

nella mia auto, che non faccio altro che rivolgermi a Lui, “Oh Signore, sei magnifico! Ti amo e ti

adoro”. Questa è l’espressione della mia nuova natura.

Ogni credente ha una vecchia e una nuova natura. Certe persone dicono: “Beh, non so dire se sto

camminando nello Spirito o no”.

Non vi ingannate. Voi potete saperlo. Paolo lo ha spiegato qui, così non potete sbagliare, “cammina

per lo Spirito e non adempirai affatto i desideri della carne”.

Ora Paolo chiarisce quali sono le opere della carne:

Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria,

stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, orge e

altri simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non arrederà il

regno di Dio.

Galati 5: 19-21

Ecco sotto i nostri occhi un brutto elenco di peccati sensuali, religiosi, sociali e personali, che

purtroppo conosciamo molto bene:

01°) – Peccati sessuali – Adulterio omesso dai migliori manoscritti poiché è incluso nella

fornicazione.

02°) – Fornicazione – prostituzione

03°) – Impurità – peccati sessuali incluso la pornografia

04°) – Dissolutezza – violenza, perversità (ne vediamo tanta ai giorni nostri)

05°) – Peccati religiosi – Idolatria adorazione di idoli il denaro e tutto ciò che prendo il posto di

Dio

06°) – Stregoneria

07°) – Peccati passionali – Odio – inimicizie distruttive

08°) – Discordie – competizioni, liti, gelosie, rivalità.

09°) – Ira – temperamento focoso

10°) – Lotta – fazioni, sette

11°) – Disordine – divisioni

12°) – Dottrine errate – gruppi, sette.

13°) – Invidie

14°) – Peccati personali – Ubriachezza, orge, volgarità

Notate che Paolo conclude questa lista delle opere della carne con “altre simili cose” che vuol dire

che ve ne sono molte altre che avrebbe potuto menzionare.

“Chi fa queste cose non erediterà il regno di Dio”.

“Chi fa” indica un’azione costante. Coloro che sono soliti fare .

Il Signore raccontò del figliol prodigo che andò nel porcile ma non si fermò li. Gli unici che restano

li sono i maiali. Se un figlio va a finire là dentro si deve sentire molto male finché non ne esce.

E se tu puoi continuare a vivere normalmente nel peccato, allora sei in una posizione pericolosa.

Significa che non sei figlio di Dio.

Dopo aver elencato le opere della carne, Paolo elenca il frutto dello Spirito.

Notate il contrasto: opere della carne e il frutto dello Spirito.

Le opere della carne sono le cose che si fanno. I Dieci comandamenti furono dati per controllare la

carne. Ma ora la vita cristiana deve produrre il frutto dello Spirito.

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,

mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge

Galati 5: 22-23

Il Signore Gesù parlò riguardo al frutto dello Spirito in Giovanni 15. Egli disse che senza di Lui non

possiamo fare nulla.

Ed Egli vuole il frutto nella nostra vita. Egli vuole frutto, più frutto, ancora più frutto.

Nella parabola del seminatore, Gesù parlò di un seme che portò molto frutto dando il trenta, il

sessanta e il cento per uno Matteo.13. Egli desidera che noi portiamo molto frutto.

Ora il frutto è prodotto dal Signore Gesù per mezzo dello Spirito di Dio nelle nostre vite.

Egli vuole vivere la Sua vita attraverso di noi. È per questo motivo che continuo a dire che non ci è

chiesto di vivere una vita cristiana. Ma ci è chiesto di lasciar vivere Lui, Cristo, attraverso noi.

Nessun credente può vivere la vita cristiana da sé. La vecchia natura non può produrre il frutto dello

Spirito.

Paolo chiarisce questo concetto in Romani.7:18 dove dice che la nuova natura da sé non ha il potere

di produrre il frutto dello Spirito.

“… in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene no”.

Questo è il problema per molti di noi. Come potete fare? Non è un’operazione ‘fai da te’.

Ma come lasceremo che lo Spirito di Dio possa produrre il Suo frutto nelle nostre vite?

L’argomento del portare frutto è molto interessante.

Il Signore disse, “…come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, cosi neppure

voi, se non dimorate in me” Giovanni 15:4.

Il nostro problema è che noi offriamo noi stessi a Dio come sacrificio vivente, ma quando l’altare

incomincia a scaldarsi, allora ne strisciamo via.

Dobbiamo dimorare in Cristo se vogliamo produrre frutto.

Paolo sta facendo una dichiarazione sul principio del produrre frutto in modo che possiamo capirlo.

Il frutto è prodotto per mezzo della rinuncia – rinuncia a quelle dolci cose che ci stanno intorno.

Dobbiamo arrenderci allo Spirito Santo che dimora in noi. Lo Spirito Santo vuole portare frutto.

“Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace……”.

Notate che il frutto è singolare: “è” e non “sono”.

La parola greca che indica il frutto dello Spirito è Karpos e può essere tradotto con “raccolto”, il

raccolto dello Spirito, e potrebbe stare ad indicare che tutte queste qualità spirituali elencate e molte

altre ancora sono il prodotto spontaneo della presenza dello Spirito di Cristo nel cuore del cristiano.

Possiamo però notare che la virtù messa al primo posto in quest’elenco è l’amore ed è come se da

esso scaturissero tutti gli altri frutti.

L’amore è il più importante frutto dello Spirito.

Paolo in 1Corinzi.13:1 dice che, senza l’amore “….saremmo dei rami risonanti o dei squillanti

cembali” L’amore è tutto.

Paolo in 1Corinzi 13 continua dicendo che se anche tu dessi il tuo corpo ad essere arso, e tutto quello

che hai, ma non hai amore, allora ciò non ti gioverebbe a niente.

Dobbiamo riconoscere l’importanza di ciò di cui Paolo sta parlando.

Un’altra cosa che Paolo dice in 1Corinzi 13 è che “l’amore non cerca il proprio interesse”.

L’amore fa sempre qualcosa per gli altri.

Nella chiesa un dono dovrebbe essere sempre praticato. È una dimostrazione dello Spirito a tutti i

credenti. Tutti i credenti hanno dei doni e questi dovrebbero essere praticati per il bene del corpo dei

credenti. Dobbiamo riconoscere che nessun dono può essere praticato senza il frutto dello Spirito – e

quel frutto è l’amore.

“Ma il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, mansuetudine, bontà, fedeltà, dolcezza,

autocontrollo: contro queste cose non c’è legge v.22-23.

Non c’è nessuna legge contro di loro, e nessuna legge li può neppure produrre.

Non ne puoi produrre neanche uno di questi frutti con il tuo sforzo.

Per esempio, hai mai provato ad essere mansueto? Se provi ad esserlo e ci riesci, sarai orgoglioso di

esserci riuscito, ed ecco che in questo modo perderesti la tua umiltà e mansuetudine.

La domanda è: stai producendo qualche frutto nella tua vita? Ora, l’amore dovrebbe essere nel tuo

cuore e nella tua vita se sei un credente.

Ma, se ci sono peccati carnali nella tua vita, allora non puoi conoscere quale sia il vero amore.

Ci sono molti giovani, oggi, che sanno tante cose del sesso, ma non sanno niente dell’amore.

L’amore è il frutto dello Spirito, e solo lo Spirito di Dio presente nei nostri cuori può darcelo.

Il secondo frutto elencato è la gioia, o allegrezza.

La gioia è la profonda felicità che nasce da una personale relazione con Dio ed include un senso di

personale adempimento della Sua volontà.

Gesù nell’evangelo di Giovanni 15:11, parlando della Sua relazione con il Padre e della sua

relazione con noi disse: ”Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia

sia completa”. Nella sua prima lettera lo stesso Giovanni dice: “Queste cose noi vi scriviamo,

perché la nostra gioia sia completa” 1°Giov.1:4.

Queste cose sono state scritte perché voi possiate gioire nella vostra vita.

Li stai veramente vivendo nella tua vita? Se sei credente, lo spero vivamente, perché la gioia è un

frutto che il Signore Gesù vuole che tu abbia nella tua vita. Egli venne perché noi avessimo gioia,

allegrezza.

Il terzo frutto dello Spirito è la pace, la pace di Dio. La religione non ti può mai dare ciò.

“Pace” nel Nuovo Testamento è innanzitutto serenità di spirito o spirituale benessere, fondato sul

perdono. Solo Cristo dunque ti può dare una vera profonda pace.

Ricordate come inizia il capitolo 5:1 della lettera ai Romani? ” … giustificati dunque per fede,

abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”

La pace interiore con Dio influenza evidentemente in modo significativo i nostri rapporti con gli

altri. Ci sono altri frutti. Sei longanime, cioè paziente e temperante?

Il senso del vocabolo qui tradotto con “longanimità” è “pazienza-sopportazione”.

Dio è stato longanime con noi in Cristo come dice lo stesso Paolo nella lettera che scrisse a

1°Tim.1:16: “Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me,

per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in

Lui per avere vita eterna”così, allo stesso modo noi dovremmo essere pazienti gli uni con gli altri.

In questo campo io ho bisogno di qualche aiuto, e solo lo Spirito di Dio può farlo. Ho visto che io

non riesco.

Poi c’è il frutto della benignità, o benevolenza, che significa gentilezza, dovuto riguardo per la fragile

natura della personalità umana e per i suoi bisogni.

Essa è unita alla bontà, che è il carattere ideale, ma implica anche fermezza addolcita dall’amore.

La fede in questa lista, significa fedeltà.

Se sei un figlio di Dio, sarai fedele. Se sei sposato, sarai fedele a tua moglie o marito. Se sei un

impiegato, sarai fedele al tuo lavoro e al tuo capo. Se sei un membro di chiesa, sarai fedele alla tua

chiesa. Sarai fedele dovunque sarai e in qualunque cosa farai.

Poi c’è la mansuetudine, dolcezza; il termine è usato nel Nuovo Testamento in due sensi collegati,

remissività verso la volontà di Dio e delicatezza nei riguardi degli uomini, ma non vuol dire mitezza

o debolezza.

I due uomini più mansueti furono Mosè e il Signore Gesù Cristo. Forse si può pensare che Mosè non

era poi tanto mansueto quando venne giù dal monte, e trovò la gente che adorava un vitello d’oro.

Ma era mansueto.

Gesù era forse mansueto, quando cacciò i mercanti di denaro dal tempio? Mansuetudine non è

mitezza e neppure debolezza.

Mansuetudine significa fare la volontà di Dio, rinunciare al proprio volere per fare quello di Dio.

Alla fine dell’elenco troviamo la temperanza, l’autocontrollo; il termine greco così tradotto indica

padronanza di sé o continenza. In questo passo essa si riferisce particolarmente al frenare gli impulsi

carnali.

Risulta evidente che contro queste virtù non ci siano proibizioni, contro queste cose, dice Paolo, non

c’è legge. Ma l’apostolo va oltre e dice: Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le

sue passioni e i suoi desideri.

Galati 5:24

Quand’è che è stata crocifissa la carne? Se consideriamo quando fu crocifisso Gesù, allora anche noi

siamo stati crocifissi, e possiamo rinunciare a noi stessi su questa base.

Paolo nelle sue lettere scrive più volte intorno a questo tema; in Romani 6:13 dice: “e non prestate

le vostre membra al peccato come strumenti d’iniquità, ma presentate voi stessi a Dio, come di morti

fatti viventi, e le vostre membra come strumento di giustizia a Dio”.

In Col. 3:3: “Poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”

In Galati 2:20: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!

La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato

se stesso per me”

In tutti questi versetti il pensiero è che il credente è stato crocifisso nello stesso momento in cui è

stato crocifisso Cristo.

Ora il credente è legato al Cristo vivente, e la vittoria non si ottiene lottando ma arrendendosi a

Cristo.

La parola scritturale è arrendersi; è un atto dì volontà.

La chiave di tutto ciò è:Galati 5:25: Se viviamo nello Spirito, camminiamo anche guidati dallo

Spirito

Parecchi anni fa un professore di teologia richiamò la mia attenzione sulla parola camminare che

troviamo in questo versetto, e per me ha significato tanto.

Come vi ricorderete, nel versetto 16 – “camminare nello Spirito” è in greco parapateo, qui invece

camminare è una parola diversa. È stoichomen, che sostanzialmente significa “procedere o fare un

passo regolare”.

Nel versetto 16 c’è il principio del camminare, il versetto 25 esprime invece il concetto di come

imparare a camminare.

Così come abbiamo imparato a camminare fisicamente provando e cadendo, così dobbiamo iniziare

a camminare nello Spirito – è un processo di apprendimento.

Vi illustro questo principio con un’illustrazione ridicola. Che cos’è il camminare? Mettere un piede

davanti all‘altro. Certamente conoscerete quel racconto dove due piedi si dicevano “ora ti

accompagno io poi mi accompagni tu”.

Questo è camminare, portare cioè un piede in avanti rispetto all’altro.

È così che si impara a camminare.

Voi come avete imparato a camminare? Avete forse letto qualcosa al riguardo.

Siete andati forse a scuola e avete fatto un corso?

Credo proprio di no, si impara a camminare agendo, provando e sbagliando.

E’ così che dobbiamo imparare a camminare nello Spirito – provando e sbagliando.

Conosco persone che hanno frequentato convegni, convegni sulla vita spirituale, convegni Biblici;

hanno le loro agende piene di appunti di come vivere la vita cristiana ma tuttavia non la vivono.

Cosa c’è che non va? Devi imparare a camminare nello Spirito, e ciò vuol dire che devi cominciare.

Se sei un credente, se hai creduto in Cristo Gesù e sei diventato un figlio di Dio puoi iniziare adesso.

Di: “Camminerò nello Spirito. Dipenderò solo dallo Spirito Santo per produrre i frutti nella mia

vita”. Forse pensi che cadrai. E io ti dico di si: cadrai. Ti farai anche male. E mi chiederai: “quante

volte dovrò cadere?” Questo non lo so.

Io sto tuttora cadendo. Ma è cosi che tu cammini nello Spirito, ed è l’unico modo.

Amica, amico, tu hai bisogno di agire oggi, e incominciare ad appoggiarti allo Spirito di Dio.

Arrenditi a Lui; è un atto di volontà.

Paolo ci dice anche, “se camminiamo per lo Spirito non c’è più posto per la vanagloria, la

provocazione e l’invidia.”

Galati 5:26 Non siamo vanagloriosi, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.

“Non siamo vanagloriosi” – non saremo mai dei santi eccezionali, degni di Dio.

Solo Lui è eccezionale. È meraviglioso! È degno della nostra lode.

Incominciamo a camminare, appoggiandoci a Lui come piccoli bambini. Lui vuole che facciamo

così. “Provocandoci” vuol dire sfidandoci gli uni gli altri.

Non ci dobbiamo sfidare e invidiare a vicenda. Dobbiamo scendere dai nostri alti sgabelli e

camminare nello Spirito.

La vita cristiana è un cammino giornaliero: è questione di procedere con un piede dopo l’altro,

dipendendo solo dallo Spirito Santo.

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