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1° GIOVANNI CAP 1

1° GIOVANNI 1
Introduzione
Alcuni studiosi della Bibbia considerano l’epistola di Giovanni come l’ultimo libro della Bibbia
scritto. Certamente le epistole di Giovanni sono le ultime cose che egli scrisse.
Sono chiamate lettere; eppure la prima epistola non è scritta in forma o con lo stile di una lettera,
infatti non c’è saluto all’inizio e nemmeno alla sua conclusione.
Il suo stile è più quello di un sermone.
Ha tutte le qualità del messaggio di un predicatore devoto, che ama, e si preoccupa per un particolare
gruppo di credenti.
Giovanni serviva come anziano o pastore della chiesa di Efeso, che fu fondata da Paolo.
Nella chiesa si è creduto per molti anni che Giovanni scrisse prima il suo Vangelo, poi le sue
epistole, e infine l’Apocalisse, proprio prima della sua morte.
Ad ogni modo, in anni recenti alcuni di noi sono giunti alla convinzione che Giovanni scrisse le
epistole per ultime.
Quindi, scrisse le sue epistole dopo la sua prigionia sull’isola di Patmos. Questo le pone nell’anno
100 circa dopo Cristo. Giovanni morì ad Efeso e fu seppellito lì. La basilica di San Giovanni fu
costruita sopra la tomba di Giovanni da Giustiniano, nel quinto secolo.
Per capire la prima epistola di Giovanni dobbiamo sapere qualche cosa sulla città di Efeso all’inizio
del secondo secolo.
Era molto simile alla tua città o al tuo paese oggi.
C’erano quattro fattori importanti che prevalevano ad Efeso, e in tutto il mondo Romano:
1°) C’era una semplice familiarità con il cristianesimo.
Molti dei credenti erano figli e nipoti dei primi cristiani. Lo splendore iniziale fresco e luminoso
della fede cristiana era sbiadito. La novità se ne era andata. Il brivido e la gloria dei primi giorni si
era dileguato. Oh, quanto era stato eccitante essere un credente in quei giorni, quando Paolo era
venuto in paese e aveva sfidato Diana degli Efesini!
L’intero paese era stato in subbuglio.
In Atti 19 leggiamo degli effetti della predicazione nella sinagoga di Efeso, e anche l’impatto della
sua lezione giornaliera alla scuola di Tiranno per due anni.
Quanto era fervente il loro amore e lo zelo per Cristo, in quei giorni.
Ma molti anni dopo, quando il Signore Gesù Cristo mandò una lettera ai credenti di Efeso, tramite
Giovanni, mentre questi era in esilio sull’Isola di Patmos, disse Apocalisse 2:4:
“Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore”.
Era come Gesù aveva avvisato molti anni prima, Matteo 24:12 “…poiché l’iniquità aumenterà,
l’amore dei più si raffredderà”.
La devozione degli Efesini e la dedizione a Cristo era in declino.
2°) Gli alti standard della “cristianità!” resero i cristiani diversi, ma i figli e i nipoti dei primi
cristiani non volevano essere diversi.
I credenti venivano chiamati “santi”; il significato primario della parola è “messo da parte” per uso
esclusivo di Dio, quello “che appartiene a Dio.”
I vasi e gli utensili nel tempio erano chiamati santi, in quanto erano usati per il servizio reso a Dio.
Il tempio era santo; il Sabato era santo. Ora i Cristiani dovevano essere santi – diversi, messi a parte
per il servizio a Dio.
Ma gli Efesini erano diventati cristiani da catena di montaggio, programmati dal computer dei
compromessi. Erano diventati cristiani di plastica. Erano fatti da uno stampino diverso da quello dei
discepoli ai quali Gesù aveva detto, Giovanni 15:19 “Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello
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che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò io ho scelto voi
in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia” .
E anche nella Sua preghiera a Suo Padre vi sono queste parole Giovanni 17:14: “Io ho dato loro la
tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo”.
C’era un cedimento dell’etica giudeo – cristiana ed una indifferenza verso gli standard della Bibbia.
3°) La persecuzione non era il nemico della Cristianità.
Il pericolo per la chiesa di Efeso non era la persecuzione dal di fuori ma la seduzione dall’interno. Lo
stesso Signore Gesù li aveva avvisati di questo Matteo 24:24: “Perché sorgeranno falsi cristi e falsi
profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti”
E l’apostolo Paolo aveva detto agli anziani di Efeso Atti 20:29-30: “Io so che dopo la mia partenza
si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi
sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli”.
La cristianità non era in pericolo di distruzione; era in pericolo di mutamento.
Si stava provando a migliorarla, a darle rispettabilità intellettuale, e farla parlare nei termini della
filosofia popolare.
4°). infine: lo gnosticismo era il vero nemico del cristianesimo e, amico/ amica, lo è ancora. Lo
gnosticismo era la base filosofica dell’Impero Romano.
Lo gnosticismo prese diverse forme. Ad ogni modo, un principio primario passava per questa
filosofia: le cose materiali erano essenzialmente qualcosa di male; solo lo spirito era buono.
Tutto il mondo materiale era considerato del maligno.
Per questo lo gnosticismo disprezzava il corpo. Essi affermavano che nel corpo c’era lo spirito, come
un seme nella terra sporca.
Lo stesso principio è nel liberalismo moderno oggi, che sostiene che c’è un po’ di buono in tutti e
che ogni persona deve sviluppare quella scintilla di buono. Gli gnostici cercavano di far crescere il
“seme”, lo spirito in loro, e cercavano di liberarsi del male che è il corpo.
C’erano due metodi estremi per adempiere questo, praticati dagli Stoici e dagli Epicurei. L’incontro
dell’apostolo Paolo con queste due sette è riportato in Atti 17:18:
“E anche alcuni filosofi epicurei e stoici conversavano con lui. Alcuni dicevano: “Che cosa dice
questo ciarlatano?” E altri: “Egli sembra essere un predicatore di divinità straniere”; perché
annunziava Gesù e la resurrezione.”
Gli stoici erano discepoli di Zeno, ed il loro nome veniva dal portico dipinto di Atene, dove Zeno
insegnava. Erano panteisti che sostenevano che l’uomo saggio avrebbe dovuto essere libero da
passioni, non colpito da gioia o rabbia, e sottomessi alla legge naturale.
Osservavano regole rigide e di auto – disciplina.
Gli Epicurei presero il loro nome da Epicuro che insegnava ad Atene.
Essi accettarono le divinità greche del monte Olimpo. Consideravano il piacere piuttosto che la
verità come lo scopo della vita. Originalmente essi cercavano soddisfazione e gratificazione
intellettuale, non sensuale; ma più tardi insegnarono ai loro seguaci il soddisfare i desideri del corpo
in modo che non se ne sarebbero più preoccupati.
C’erano tante sfumature e differenze tra i due estremi dello Stoicismo e dell’epicureismo, ma tutti
rinnegavano Gesù come Messia.
Io credo che Giovanni avesse in mente loro quando scrisse, in 1°Giovanni 2:22:”Chi è il bugiardo
se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Egli è l’anticristo, che nega il Padre e il Figlio.”
Essi rinnegavano l’incarnazione, facendo il ragionamento che Dio non avrebbe potuto prendere un
corpo umano, in quanto tutta la carne è malvagia.
Per questo Giovanni dichiarò distintamente Giovanni 1:14: “E la parola è diventata carne e ha
abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre”.
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E nell’Epistola scrisse: da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito, il quale riconosce
pubblicamente che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; e ogni spirito che non riconosce
pubblicamente Gesù, non è da Dio, ma è lo spirito dell’anticristo.
Voi avete sentito che deve venire; e ora è già nel mondo. 1° Giovanni 4:2-3
Lo gnosticismo considerava l’incarnazione impossibile, in quanto Dio non poteva unirsi con niente
di malvagio come il corpo. Insegnava che sembrava solo che Gesù avesse un corpo, ma di fatto non
lo aveva. Per esempio, quando camminava non lasciava impronte.
Cerinthus era più sottile nel suo insegnamento. Egli dichiarò che c’era sia un Gesù umano che un
Cristo divino; questa divinità scese su di Lui al Suo battesimo e lo lasciò alla croce.
Infatti, il “Vangelo di Pietro”, che è un libro apocrifo, traduceva le parole di Gesù sulla croce così:
“Forza mia, forza mia, perché mi hai abbandonato?”
I padri della chiesa primitiva avevano combattuto questa eresia e dichiararono che “Egli divenne
quello che noi siamo per farci diventare quello che Lui è”.
È mia ferma opinione che Giovanni scrisse questa epistola per rispondere agli errori dello
gnosticismo.
Effettivamente c’è uno scopo diviso in cinque parti espresso in 1°Giovanni:
1°) “…perché voi pure siate in comunione con noi 1:3
2°) e,… con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo” 1:4,
3°) “perché la nostra gioia sia completa;” 2:1,
4°) “Perché non pecchiate” 5:13,
5°) “perché sappiate che avete la vita eterna” e 5:13, “che credete nel nome del Figlio di Dio”.
La 1°Giovanni è stata chiamata il luogo santo del Nuovo Testamento, perché porta il figlio di Dio
oltre la soglia nella comunione della casa del Padre.
Tutte le altre epistole sono epistole di chiesa, ma questa è un’epistola di famiglia e dovrebbe essere
trattata in tale modo.
La chiesa è un corpo di credenti e siamo benedetti come ci dice Efesini.1:3: “… ci ha benedetti di
ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo”.
Ci viene data questa posizione quando crediamo nel Signore Gesù Cristo. Credere nel Signore Gesù
ci porta nella famiglia di Dio.
Nella famiglia abbiamo una relazione che può essere danneggiata, ma restaurata 1°Giovanni 1:9
“Quando confessiamo i nostri peccati“egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da
ogni iniquità”.
Sono convinto che quest’epistola sia più importante per i credenti nella chiesa che le epistole dirette
alla chiesa. Quando ci si muove in questo libro meraviglioso, si vede crescere la Chiesa.
I credenti hanno bisogno di certezze, e in questa lettera troveremo delle certezze riguardo a Dio e a
Cristo: i motivi, la causa della sua venuta – l’amore – e il suo scopo di togliere i peccati.
Rafforzeremo anche la certezza sulla nostra situazione di cristiani. Giovanni ci dirà che sappiamo
che siamo in Lui – che dimoriamo in Lui ed Egli in noi, poi che siamo da Dio in quanto siamo della
verità, e poi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, che abbiamo perciò la vita eterna.
Essere un cristiano per Giovanni vuol dire essere nato da Dio, conoscerlo, essere in Lui, godere
dell’intima comunione personale con Lui che è la vita eterna.
Giovanni dichiara che lo scopo del suo scritto è spiegare che coloro che credono possono anche
sapere. Non dobbiamo quindi avere dubbi sul nuovo rapporto che abbiamo con Dio.
Questa certezza, darà al credente l’audacia e la franchezza nel suo rapporto con Dio attraverso la
preghiera. E’ quindi molto importante capire questo piccolo libro.
In 1°Giovanni ci sono tre definizioni di Dio: Dio è luce, Dio è amore, e Dio è vita, ed io ho usato
queste espressioni per formare le tre maggiori divisioni di quest’epistola.
Ve li enuncio.
Prima cosa : Dio è Luce.
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Possiamo vedere come i Figlioli possono avere comunione con Dio camminando nella Luce,
confessando i peccati e con l’intercessione di Cristo come avvocato.
Seconda cosa: Dio è Amore
E vedremo come i figli possono avere comunione l’uno con l’altro, non devono amare il mondo,
possono conoscersi e vivere insieme. Esamineremo l’amore del Padre per i Suoi Figli, come
agiscono le due nature del credente, l’avvertimento contro i falsi insegnanti e, siccome Dio è Amore,
i figli si ameranno.
Terza cosa, Dio è Vita.
Vedremo la vittoria sul mondo e la sicurezza della salvezza.
1°GIOVANNI 1
Passiamo quindi a considerare il primo capitolo il cui soggetto è: Dio è luce.
Sotto l’ampio titolo, Dio è Luce, vediamo prima il prologo di quest’epistola, poi vedremo come i
“figlioli” – così Giovanni chiama i credenti – possono avere comunione con Dio.
Come ho menzionato nell’Introduzione, Giovanni ha scritto per confutare la prima eresia che sorse
nella chiesa, lo gnosticismo.
Gli gnostici avevano una grandissima conoscenza. Essi accettavano la deità di Gesù ma rinnegavano
la sua umanità. Notate come Giovanni presenterà il vero gnosticismo, cioè la vera conoscenza di
Dio.
Iniziamo dal PROLOGO – versetto 1
Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel
che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita
1 Giovanni 1:1
“Quel che era dal principio”. Di che inizio sta parlando Giovanni?
Nelle Scritture ci sono tre principi, due dei quali ci sono molto familiari.
 Il primo si trova in Genesi 1:1: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra”.
Questo è un principio senza data. Non sappiamo quando Dio abbia creato i cieli e la terra. Potremmo
leggere libro dopo libro, volume dopo volume, quanto scritto sulla domanda che nasce dal primo
capitolo della Genesi.
Se si mettessero tutti uno in cima all’altro, sono sicuro che raggiungerebbero almeno la cima di un
palazzo. Ma sono convinto che non ci sia nessun teologo o nessuno scienziato che abbia alcuna idea
sul quando Genesi 1:1 abbia effettivamente avuto luogo.
Mi dicono che oggi ci sono degli scienziati cristiani che sostengono che la terra sulla quale viviamo
non sia vecchia come la scienza del passato diceva che fosse.
Molti anni fa si stimava che la terra avesse tra i 3 e i 700.000 anni. Poi la scienza iniziò a parlare in
milioni di anni. Dopo ancora si arrivò a stimare che la terra avesse 2 milioni e mezzo di anni, poi si
parlava di un bilione.
Ora alcuni scienziati si stanno allontanando dalle datazioni più lontane della terra e stanno ponendo
una data più recente.
Bene, Genesi 1:1 andrebbe bene in entrambe le teorie, in una nuova terra o una vecchia terra, in
quanto non è datato.
Tutto quello che Genesi 1:1 dichiara è che Dio creò i cieli e la terra. Fino a quando tu non sarai
pronto ad accettare questo fatto, non sei pronto a leggere oltre nella Parola di Dio, in quanto il resto
della Bibbia si basa su questo primo verso. Dio creò questo universo o è stato un caso? É ridicolo
pensare che l’universo si creò per caso.
Come ha detto qualcuno “La probabilità che la vita si sia originata per caso, è paragonabile alla
probabilità del formarsi di un dizionario in seguito ad un’esplosione della tipografia.”
Amico/ amica, c’è un’intelligenza dietro all’universo nel quale tu ed io viviamo.
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Tornando alla data dell’inizio, non la conosciamo; ma se hai bisogno di un paio di miliardi di anni
per farlo stare nei tuoi schemi di interpretazione, va bene perché abbiamo a che fare con un Dio di
eternità. Dio ha l’eternità dietro di Lui. Anche se non so cosa Egli stesse facendo prima di creare i
cieli e la terra, so che Egli stava facendo qualche cosa.
Poi Dio creò i cieli e la terra, e lo fece con uno scopo. Sta mettendo a punto un piano nel Suo
universo oggi che è più grande di quanto una mente umana possa capire.
Quando Dio registrò il Suo atto di creazione, non stava cercando di darci uno studio in geologia. Ad
ogni modo, mise molte rocce intorno in modo che tu possa guardarle se sei interessato a cercare di
scoprire una data.
Vi è un secondo principio che troviamo nella Parola di Dio.
È scritto in Giovanni.1:1: “Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era
Dio.” Egli aggiunge: “Essa era nel principio con Dio.”
Poi ci è parlato dell’atto della creazione che dice: Giovanni 1:1-3:
“Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta” .
Amico/ amica, vai indietro più che puoi, oltre la creazione, indietro bilioni e trilioni di anni, e
dall’eternità viene il Signore Gesù Cristo. Anche a quei tempi Lui era già nel passato remoto.
Nota che Giovanni ha scritto, “Nel principio era (non è) la Parola.” In altre parole, questo è un
principio che non ha inizio in quanto Egli non ha inizio. “Nel principio era la Parola” significa che
puoi andare indietro nel passato quanto vuoi, mettere giù il tuo paletto dove vuoi, e Dio viene
dall’Eternità per incontrarti.
Questo è grande; è più grande di quanto la mia mente possa comprendere. Sono incapace di capirne
l’immensità fino a che giungo a Giovanni 1:14: “E la Parola è diventata carne…” Questo mi porta
indietro a Betlemme dove Egli nacque, e comincio a capire quel tempo.
 Il terzo principio è quello con il quale abbiamo iniziato in 1° Giovanni 1:1 –
”Quel che era dal principio”, che si riferisce al tempo in cui Cristo venne in questo mondo, a
Betlemme. Quando aveva circa 30 anni, Giovanni lo conobbe. Giovanni e suo fratello Giacomo,
Lo conobbero a Gerusalemme.
Più tardi erano con loro padre e riparavano le reti, quando Gesù passò e li chiamò perché lo seguisse.
Essi lasciarono loro padre e seguirono Gesù.
Ora Giovanni dice, voglio parlarti di Lui, ed egli asserisce la realtà dell’intera personalità di Gesù:
1°) “Quel che abbiamo udito”;
2°) ”abbiamo visto”;
3°) “abbiamo contemplato”;
4°) ”e le nostre mani hanno toccato”.
Giovanni, ovviamente, sta parlando dell’incarnazione di Gesù e della sua vicinanza a Lui quando
Egli era qui sulla terra.
“Quel che abbiamo udito”. Giovanni non sta chiacchierando sulle sue opinioni e le sue speculazioni.
Sta parlando del fatto che ha sentito il Signor Gesù, ha sentito la Sua voce, e che quando Lo ha
ascoltato, ha ascoltato Dio.
“Quel che abbiamo visto con i nostri occhi”. Gli apostoli non solo Lo avevano sentito parlare, ma
Lo avevano anche visto con i loro occhi.
Ai giorni nostri non possiamo vederlo con i nostri occhi fisici, ma possiamo vederlo con l’occhio
della Fede. Pietro ci disse 1°Pietro 1:8 “Benché non Lo abbiate visto, voi lo amate; credendo in Lui,
benché ora non Lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa” .
Ed il Signore Gesù disse a Tommaso, il quale disse che non avrebbe creduto che Lui fosse risorto
fino a che non avrebbe potuto vederlo e toccarlo, Giovanni 20:29 “…Perché mi hai visto, tu hai
creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” .
Noi oggi camminiamo per fede, e il Signore può esserci reso reale quanto lo era per Tommaso.
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“Quel che abbiamo contemplato.” La parola contemplare viene dalla parola greca dalla quale viene
la nostra parola teatro, e che significa “fissare lo sguardo attentamente su”.
Il teatro è un luogo dove ti siedi e guardi, non solo con uno sguardo di sfuggita ma in
contemplazione, una contemplazione fissa, per un paio d’ore. Giovanni sta dicendo che per tre anni
essi contemplarono Gesù.
Fu Giovanni che scrisse Giovanni 3:14, “E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna
che il Figlio dell’uomo sia innalzato”..
Durante la marcia nelle zone selvagge, la gente che era stata morsa dai serpenti doveva guardare, per
la guarigione, quel serpente di ottone che era stato eretto su un palo.
Giovanni lo sta applicando al Signore Gesù, e sta dicendo che ora dobbiamo guardare a Lui in fede,
per avere la salvezza. Dopo che lo abbiamo fatto, Lo dobbiamo contemplare, e lo faremo
nell’epistola. Il guardare, salva; il contemplare, santifica. Giovanni1:14 scrisse nel suo vangelo, “E
la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità”
Molti di noi hanno bisogno di fare più che guardare verso di Lui per la salvezza.
Abbiamo bisogno di passare del tempo contemplandolo con l’occhio della fede.
“Le nostre mani hanno toccato”. Giovanni dice che essi fecero più che contemplarlo da lontano;
essi Lo toccarono. Giovanni stesso si inclinò sul suo petto nella stanza dove festeggiarono la Pasqua.
Parlando ai Suoi dopo la Sua resurrezione, Egli disse Luca 24:39-40, “Guardate le mie mani e i
miei piedi, perché sono proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma non ha carne e ossa
come vedete che ho io. E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi.” .
Un commentatore dice che, quando il Signore Gesù allungò la Sua mano a Tommaso e agli altri
discepoli, essi erano così sorpresi che non lo toccarono. Invece si inginocchiarono riverenti.
Questa sarebbe la cosa normale da fare, ma Giovanni dice chiaro che essi toccarono il Signore.
L’avranno toccato anche prima della sua morte e resurrezione.
Ma quando Giovanni dice che essi Lo toccarono, io penso che egli intende che essi toccarono le Sue
mani e sfiorarono le impronte dei chiodi, il che li convinse che Egli era Dio fatto uomo, la Parola è
diventata carne, Dio è manifestato nella carne.
Dopo la morte di Paolo, nel 67 DC circa, sorse nella chiesa l’eresia chiamata gnosticismo, esso è
l’opposto dell’agnosticismo. L’agnosticismo sostiene che la realtà di Dio è sconosciuta e
probabilmente non si conoscerà mai.
Ci sono molti agnostici ai nostri giorni, come ben saprai. Charles Spurgeon diceva che agnostico non
è altro che la parola greca per ignorante. Così uno potrebbe dire, “Io non credo nella Bibbia, perché
sono un ignorante”. Lo gnostico invece dice, “Io so.” Gli gnostici erano un gruppo che entrò nella
chiesa asserendo di avere una conoscenza superiore, che i semplici cristiani non avevano.
Si consideravano dei super santi, che sapevano più di tutti gli altri.
Gli gnostici vennero con parecchie nuove idee, delle quali ho parlato più dettagliatamente
nell’introduzione.
Uno dei loro insegnamenti eretici era che Gesù fosse solamente e semplicemente un uomo, quando
nacque. Era proprio come un qualsiasi altro essere umano al tempo della nascita, ma al Suo
battesimo, lo Spirito scese su di Lui in quanto era il Messia, e quando era appeso alla croce, lo
Spirito lo lasciò. Giovanni rifiuta questo insegnamento non in termini incerti, quando dice nel
resoconto del suo Vangelo, “La Parola fu fatta carne”. E qui, nella prima epistola, egli dichiara con
enfasi che dopo che Gesù tornò dai morti, Egli era ancora un essere umano. In poche parole
Giovanni dice, “Noi lo abbiamo toccato, Egli era ancora carne ed ossa.” Vedi, Giovanni non sta
parlando di una teoria. Sta parlando di Qualcuno che lui ha sentito, ha visto e ha toccato.
Concludiamo questa descrizione leggendo i versetti 2 e 3 di Giovanni 1
(poiché la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi
annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata), quel che abbiamo visto e
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udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra
comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. 1 Giovanni 1:2-3
“Poiché la vita è stata manifestata.” Cioè, la vita è stata portata allo scoperto, dove l’uomo la
potesse vedere. Giovanni sta parlando della Parola di Vita, il Signore Gesù Cristo, come abbiamo
visto nel versetto 3.
Una volta una persona chiese ad un predicatore: “Hai parlato di vita eterna. Cos’è la vita eterna?
Mi piacerebbe sapere cosa sia la vita eterna.” Così lui gli citò questo verso: e vi annunziamo la vita
eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata.
Poi gli disse, “La vita eterna di cui sta parlando Giovanni non è altro che Gesù Cristo. Se vuoi una
definizione, vita eterna è una Persona, e quella Persona è Cristo. È così semplice che chiunque lo
può capire. Tu o hai Cristo o non Lo hai. O ti fidi di Cristo, o non ti fidi di Cristo. Se ti fidi di Cristo
hai vita eterna. Se non ti fidi di Cristo non hai vita eterna. Ora, visto che questa è la vita eterna, tu
hai vita eterna?” Egli si girò e se ne andò senza rispondere, evidenziando il fatto che egli non aveva
la vita eterna, e non continuò più sul discorso.
Poi Giovanni dice qualche cosa di meraviglioso. Ci dice come avere comunione con Dio! Una delle
più gloriose prospettive davanti a noi oggi, è che tu ed io possiamo avere comunione con Dio.
Ripete: “Quel che abbiamo visto e udito”; questa è la terza volta che lui ha detto questo, e dovrebbe
essere chiaro nella nostra mente.
Perché, Giovanni, stai ripetendo questo? “Perché voi pure siate in comunione con noi.” Sta dicendo
che i credenti possono avere comunione l’uno con l’altro.
“E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio Suo, Gesù Cristo”. Come potrai avere
comunione con Dio? Ecco un dilemma. Dio è santo. L’uomo non è santo.
Come si può formare un ponte su questo divario?
Come puoi unire Dio e l’uomo o, come lo dice il profeta Amos.3:3,
“Due uomini camminano forse insieme, se prima non si sono accordati?”.
Come avremo comunione? Per scavalcare questo ostacolo apparentemente impossibile, Giovanni
presenterà tre metodi. Due di questi sono metodi ideati dall’uomo, l’altro è il metodo di Dio.
Prima che ci addentriamo nei metodi per scavalcare gli ostacoli verso Dio, lasciami dire due parole
sulla comunione.
Comunione è il greco “koinonia”, e significa “avere in comune o dividere con”.
Comunione cristiana significa condividere le cose di Cristo e per fare questo, dobbiamo conoscere il
Signore Gesù – non solo sapere qualcosa di Lui, ma conoscerlo come personale Salvatore.
Ai giorni nostri abbiamo perso il vero significato della parola comunione. Per molti avere
comunione vuol dire frequentare lo stesso ambiente, fare dei pasti insieme, parlare di tante cose,
avere interessi in comune, cantare la stessa canzone.
Un esempio più vicino alla realtà è quello degli studiosi, che si siedono attorno a un tavolo per
condividere le cose che riguardano un certo argomento di lavoro, una certa persona.
Ora comunione per i credenti significa che ci incontriamo e condividiamo le cose di Cristo. Parliamo
insieme del Signore Gesù Cristo e della Sua Parola.
Questo è il tipo di comunione di cui sta parlando Giovanni quando dice, “perché voi pure siate in
comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo”.
Questa comunione è il significato della vita eterna. Come il figlio, che è la vita eterna, era
eternamente col Padre, così noi possiamo avere comunione con loro – Padre e Figlio- e gli uni con gli
altri. La comunione indica la partecipazione comune alla grazia di Dio, che è la salvezza che ci ha
dato Cristo, e la continua presenza in noi dello Spirito Santo.
A farci essere uno è il fatto che siamo tutti di proprietà di Dio, Padre Figlio e Spirito Santo.
La nostra comunione gli uni con gli altri, come credenti, nasce e dipende dalla nostra comunione con
Dio. Gesù aveva espresso questo desiderio nella sua preghiera al Padre: ‘…che siano tutti uno… che
anch’essi siano in noi”. Perché Giovanni dice queste cose?
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Lo leggiamo al versetto 4 di 1 Giovanni 1:
Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa.
1 Giovanni 1:4
Ora questo è il secondo motivo per cui scrive l’epistola:
“Perché la nostra gioia sia completa”. Quanto è meraviglioso avere gioia! non solo una piccola
gioia ma grande gioia perché stiamo sperimentando comunione. Koinonia a volte si riferisce all’atto
della Santa Cena: dare è un atto di comunione, e pregare è un atto di comunione.
Ma in questo capitolo Giovanni sta parlando dell’esperienza della comunione, come quella che Paolo
aveva in mente quando scrisse, Filippesi.3:10 “ Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la
potenza della sua resurrezione, la comunione delle sue sofferenze…” .
Amico/ amica, l’obiettivo ultimo nel predicare è che, tramite la convinzione e il ravvedimento,
uomini e donne possano venire alla salvezza e che possa portare grande gioia ai loro cuori, come
l’eunuco etiope che venne a Cristo con l’aiuto di Filippo.
Non continuò il suo viaggio proclamando che bravo predicatore Filippo fosse stato; proseguì per la
sua via con gioia! Perché? Perché aveva conosciuto Cristo.
Lo scopo dell’epistola di Giovanni è che tu ed io possiamo condividere queste cose meravigliose di
Cristo, che lo Spirito di Dio possa rendere reale a noi il Signore Gesù ed il Padre in un modo tale che
la nostra comunione possa essere piacevole.
Ora torniamo al problema che ho menzionato precedentemente.
Giovanni disse che egli aveva scritto queste cose in modo che possiamo avere comunione e che la
nostra gioia possa così essere completa, e la nostra gioia sarebbe naturalmente completa se
potessimo avere comunione con Dio. Ad ogni modo, c’è un ostacolo da superare.
Giovanni è messo a confronto con un vero dilemma che ogni figlio di Dio riconosce.
La stessa possibilità che ha l’uomo di avere comunione con Dio, è una della più gloriose aspettative
che abbiamo, ma immediatamente le nostre speranze cadono quando ci troviamo davanti a questo
dilemma: versetto 5 di Giovanni
Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono
tenebre.
1 Giovanni 1:5
“Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre” significa che Dio è santo, e sappiamo che l’uomo non è
santo, quindi come si può avere un ponte sopra lo stretto, tra un Salvatore meraviglioso e tu
personalmente? Che grande differenza c’è! L’abisso tra noi è profondo. Come possono essere messi
insieme Dio e l’uomo? Infatti l’invocazione descritta in Giobbe.9:33 era per avere un arbitro che
potesse mettere la sua mano su Giobbe e su Dio, e riunirli.
Tramite Isaia.55:8. Dio disse, “Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri…”
Come camminerà con Dio un uomo peccatore?
Giovanni ci dice che Dio è luce. Questa infatti è una definizione di Dio. Ma come avremo mai
comunione con Dio? Sembra che dovremo fare una di queste due cose, o dovremo portare Dio giù al
nostro livello, o dovremo portare l’uomo su, al livello di Dio.
Nessuna di queste può essere fatta, ma ugualmente gli uomini ci hanno provato.
Giovanni espone che avevano realmente sentito la voce di Gesù, lo hanno visto con i loro occhi, lo
hanno contemplato e lo hanno toccato con mano.
Questo parla di incontro intimo con Gesù, non un incontro fugace o a distanza.
Ed è questo che ora annunciano ad altri, di questa comunione che si può avere con Gesù.
Come possiamo superare l’ostacolo ed avvicinarci a Dio?
Vediamo meglio cosa significa che Dio è luce.
La scienza moderna, afferma di non essere proprio sicura di ciò che sia la luce.
È energia o è materia? Cos’è la luce? Oh, la sorgente di luce è una cosa, ma quando accendi la luce
nella tua stanza, l’oscurità nell’angolino diventa luce. Cos’è successo? Cos’è che è avvenuto lì
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nell’angolo e ha fatto sparire l’oscurità? Perché quando la sorgente di luce lì sul soffitto si spegne,
l’oscurità ritorna nell’angolo? Cosa è luce?
Beh, quando Giovanni dice che Dio è luce, sta rivelando molte sfumature sulla persona di Dio.
Anche se non ricopre l’intero spettro degli attributi di Dio, dice molto su di Lui.
Prima di tutto, la luce parla di gloria, di splendore, di bellezza, e di meraviglie di Dio.
Hai visto il cielo d’estate, quando il sole sale su, come una fiammata di gloria?
Due amici erano accampati per passare la notte in un campeggio in alta montagna. Era un luogo
bello, avevano passato la notte in sacchi a pelo, e uno di loro racconta:
“Quando mi svegliai la mattina seguente, il mio amico era lì in piedi, che guardava l’inizio
dell’alba. Gli chiesi cosa stesse facendo sveglio così presto, e fece un’affermazione: “Sto guardando
Dio creare un nuovo giorno.” Oh quale emozione era essere lì e osservare Dio creare un nuovo
giorno!
All’improvviso il sole apparve sopra l’orizzonte, e venne su come marciando in una fiammata di
gloria. Devo confessare che divenne abbastanza caldo più tardi durante la giornata, ma che aurora
stupenda era stata! Dio è luce. Oh, la bellezza, lo splendore e la gloria di Dio!
Un altra caratteristica della luce è che può essere vista, ma si diffonde da sola. Illumina l’oscurità.
É rivelante. Mi lascia vedere le mie mani, ho toccato libri, e vedo che una delle mie mani è sporche,
e dovrò andare a lavarla. Se non fosse stato per la luce, non avrei visto lo sporco.
La luce rivela mancanze e impurità.
Un poeta lo espresse in questo modo:
I nostri pensieri sono aperti alla tua vista e nudi al tuo sguardo; i nostri peccati segreti sono nella
luce del tuo puro volto.
Come dire: “Un peccato segreto quaggiù, è scandalo aperto in cielo.” I nostri peccati sono proprio lì
davanti a Lui, perché Dio è luce.
La luce parla anche della bianca purezza di Dio e della Sua santità senza macchia. Dio si muove
senza ombra perché Lui è luce. Egli è puro. Non solo dà luce, è anche un grandioso depuratore.
Molte signore mettono fuori un abito al sole per pulirlo o per toglierne un odore. Il sole è un grande
agente depuratore. La luce parla della purezza di Dio.
La luce è anche una guida per l’uomo. Indica il sentiero. La luce all’orizzonte guida gli uomini e dà
loro coraggio per continuare ad andare avanti. Dio è luce. Lasciami andare all’altro estremo.
Il buio è attualmente più che una negazione della luce. Non è solo l’opposto della luce. È di fatto
ostile alla luce. La luce e la santità di Dio sono in diretto conflitto con la malvagia oscurità e il caos
del mondo.
Ora ci viene presentato questo dilemma. Io sono una piccola creatura qui giù sulla terra, piena di
peccato. Se vuoi sapere la verità, sono totalmente corrotto. Senza la grazia di Dio che salva, non
sarei altro che una creatura in ribellione contro Dio, con assolutamente niente di buono in me. Dio ha
reso molto chiaro che non trova niente di buono nell’uomo.
Paolo dice in Romani 7:18 “Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene…”.
Poi aggiunge ancora anche Romani 3:10 “…non c’è nessun giusto, neppure uno”.
Non solo non hanno alcuna bontà innata, ma sono addirittura in ribellione contro Dio.
Paolo prosegue nel discorso per parlarci della ribellione che è nel cuore umano dicendo in Rom 8:7
“Infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e
neppure può esserlo”.
Oggi stiamo vivendo in un mondo che è in ribellione contro il Dio onnipotente. Dio è santo.
Io sono un peccatore. Io sono stato salvato per grazia, sì, ma come avrò comunione con Lui?
Come camminerò con Lui? Gli uomini hanno cercato di farlo in tre diversi modi che sono qui
presentati, e due di questi sono sbagliati.
Il primo metodo è di portare Dio giù, al livello dell’uomo.
Leggiamo al versetto 6 di 1 Giovanni
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Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non
mettiamo in pratica la verità.
1 Giovanni 1:6
“Se diciamo che abbiamo comunione con lui” ci sono molte persone che sostengono di avere
comunione con Lui quando in realtà non è affatto così.
“Noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità”.
Capisci cosa Giovanni dice in questo versetto? È piuttosto schietto, non credi? Lui dice che noi
mentiamo. Non è cosa carina chiamare un altro bugiardo.
Giovanni dice che se tu dici di avere comunione con Dio e cammini nelle tenebre, cioè nel peccato,
stai mentendo. Sappi che non ho detto io questo ma Dio nella sua Parola.
Noi pensiamo sempre a Giovanni come ad un ragazzo gentile e riccioluto, come veniva dipinto nel
Medioevo. Suppongo che all’artista venne l’idea dei riccioli dal fatto che Giovanni è chiamato
l’apostolo dell’amore. Ma il nostro Signore non lo chiamò mai così. Lui lo chiamò: figlio del tuono!
Giovanni era un pescatore, lui è quello che dice, “Se tu dici di avere comunione con Dio e cammini
nelle tenebre, menti, perché Dio è luce; Dio è santo.”
Non sentiamo parlare così tanto riguardo al peccato tra i cristiani oggi.
Ad esempio spesso si cerca di capire o giustificare l’adulterio o la fornicazione in una qualche
maniera, ma uno dei dieci comandamenti è: “Non commettere adulterio” Esodo 20:14.
Amico/ amica, se camminerai con Dio, camminerai nella luce. E se c’è peccato nella tua vita, non
stai camminando con Lui. Non puoi portare Dio giù al tuo livello, Lui non fa compromessi col
peccato chiamandolo in maniera diversa.
Il versetto 7 di Giovanni 1 continua il discorso dicendo:
Ma se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il
sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.
1 Giovanni 1:7
“Ma se camminiamo nella luce”, cioè, se camminiamo secondo la Parola di Dio.
Uno studioso biblico parla della propria confusione mentale riguardo a questo versetto.
Notando che il purificare del sangue dipende dal camminare nella luce, lo legge come se dicesse, “Se
camminiamo secondo la luce, il sangue di Gesù Cristo Suo Figlio ci purifica da ogni peccato”. Lui
pensava che significasse che se lui fosse stato molto puntiglioso verso ogni comandamento di Dio,
Dio lo avrebbe purificato.
Poi nota che non dice “se noi camminiamo secondo la luce,” ma “se camminiamo nella luce.”
La cosa importante è dove camminiamo, non come camminiamo.
Siamo venuti alla presenza di Dio e abbiamo permesso alla Parola di Dio di illuminare i nostri cuori
peccatori? Dobbiamo camminare nella luce come Lui è nella luce.
Potremo mai arrivare a questo? Saremo mai in grado di camminare chiaramente nella luce come
Colui che chiamiamo “nostro Padre” , di cui è scritto “in Lui non vi è tenebra alcuna”. Questo è il
modello posto davanti a noi, in quanto il Salvatore stesso disse “Siate perfetti, com’è perfetto il
vostro Padre celeste”, e se anche sentiamo di non poter mai competere con la perfezione di Dio,
pure vogliamo ricercarla, e non saremo soddisfatti fino a quando non riusciremo a raggiungerla.
Il giovane artista, quando prende in mano per la prima volta un pennello, può appena sperare di
emulare Raffaello o Michelangelo, ma anche in questo caso, se non ha mai davanti a sé un ideale
nobile, otterrà solo qualcosa di mediocre.
Ma cosa si intende quando si afferma che il credente deve camminare nella luce, come Dio è nella
luce? Possiamo concepire una somiglianza, ma non nella medesima proporzione.
Siamo veramente nella luce, onestamente nella luce, ma non possiamo esserlo in misura uguale a
Gesù. Non posso vivere sul sole, è un luogo troppo luminoso, ma posso camminare alla luce del
sole; e così, anche se non posso raggiungere la perfezione di purezza e verità che appartiene al
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Signore che è infinitamente buono, pure posso mettere davanti a me il Signore, e lottare, con l’aiuto
dello Spirito che dimora in me, in conformità alla Sua immagine.
Noi dobbiamo avere la stessa luce, ed essere certi di possederla, camminare in essa come riesce a
Dio; ma quanto alla Sua santità e alla Sua purezza, questo è riservato al momento in cui entreremo
nella perfezione del Dio Altissimo.
Vedi, è possibile camminare nelle tenebre, pensando che tutto è a posto.
Lasciami illustrare questo pensiero.
Un uomo racconta una sua avventura.
Dopo essere stato a caccia con un amico, ad un certo punto arrivammo ad una biforcazione del
sentiero e lui mi disse, “Io prendo la via di destra e tu quella di sinistra. Ti condurrà intorno alla
collina e dietro alla fattoria. Ci incontreremo lì.” Intanto sembrava che stesse per iniziare a
piovere. Erano scese una o due gocce ma aveva poi smesso. Quando mi incamminai da solo e feci il
giro della collina, notai parecchie caverne nella collina e quando iniziò davvero a piovere sapevo
che mi sarei bagnato; così mi misi in una di quelle caverne. Andai in quella più grande che trovai e
mi sedetti al buio per circa trenta minuti. Iniziai ad avere freddo e decisi che avevo bisogno di un
fuoco; così raccolsi un mucchio di foglie sparse sul pavimento della caverna e accesi un fiammifero.
Presto ebbi un piccolo fuoco e quando mi guardai intorno nella caverna scoprii che non ero solo.
Non sono mai stato in un posto con così tanti ragni e lucertole come ce n’erano lì nella caverna,
dall’altra parte, in un ’angolo, c’era perfino un piccolo serpente tutto arrotolato che mi guardava.
Puoi immaginare quale spavento presi, subito corsi fuori da quel posto deducendo che siccome
quelle creature avevano occupato quella caverna per prime, apparteneva a loro. Procedetti giù
verso la fattoria ed ero bagnato fradicio, ma non sarei rimasto in quella caverna!
Ora lasciami fare questa applicazione. Quella persona era stata seduta comoda per trenta minuti
mentre era al buio, ma quando la luce rivelò cosa c’era nella caverna, non poteva più essere comodo
in quel posto. Vedi, c’è un grande numero di persone che anche quando va in chiesa non ascolta la
Parola di Dio, queste persone sono sedute al buio, sentono qualche esortazione sulla “buona vita” o
un incoraggiamento a fare del loro meglio, e sono ovviamente a loro agio!
Ma se entrassero nella luce della Parola di Dio, vedrebbero che sono peccatori e che non possono
portare giù Dio al loro livello.
Giovanni disse che, se una persona dice di avere comunione con Dio, ma sta vivendo nel peccato, sta
mentendo.
Riconosco che stiamo vivendo in tempi dove gli standard morali stanno cambiando drasticamente, e
la gente razionalizza il proprio peccato e cerca di trovare scuse, ma non può abbassare Dio al proprio
livello. Se stai vivendo nel peccato, Dio non avrà comunione con te. Se pensi diversamente, ti stai
prendendo in giro da solo.
Qualcuno può chiedere “Cosa intendi, ci sono per caso ipocriti anche nella chiesa?” E se vai al
“nocciolo” è proprio questo ciò di cui stiamo parlando, di ipocrisia. Si professa una cosa, “Sto
avendo comunione con Dio”, e contemporaneamente si sta camminando nell’oscurità. Giovanni dice
che chi fa così sta mentendo.
Ora, supponi che sei un figlio di Dio, e stai vivendo nel peccato, ma ora vedi che sei nella luce della
Parola di Dio. Hai perso la salvezza? Certamente no e a questo riguardo voglio farti un esempio.
Quando mi accorgo che ho le mani sporche non le taglio e le butto via non ti pare, ma vado a lavarle
e ritornano pulite e questo succede molte volte nella giornata.
Allo stesso modo Giovanni dice che “Il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.”
Quella parola purifica è al tempo presente, il sangue di Cristo continua a pulirci da ogni peccato, da
qualunque peccato, da tutto il peccato.
Non hai perso la tua salvezza, ma hai perso la tua comunione con Dio fino a che non sei purificato. Il
testo, abbiamo visto, dice ‘purifica’ e non ‘purificherà’. Tanti pensano che al momento di morire
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possono sperare di essere perdonati. Oh! Ma è infinitamente meglio essere purificati ora, anziché
dipendere dalla possibilità di essere perdonati in punto di morte.
Altri immaginano che il perdono si possa raggiungere soltanto dopo molti anni di cammino cristiano,
invece la remissione dei peccati è una realtà presente, un privilegio attuale, una gioia per ora. Nel
momento in cui il peccatore si affida a Gesù viene completamente perdonato.
Il tempo presente utilizzato nel testo indica anche la continuità; come è stato purificato ieri, viene
purificato oggi e lo sarà anche domani. Sarà sempre così per te; la purificazione è completa.
“Il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni peccato”, non soltanto dal peccato, ma ricordati
sempre da “ogni peccato”.
Amico/ amica, io non sono in grado di esprimere la straordinaria dolcezza di questa parola, solo lo
Spirito Santo può fartela gustare.
I nostri peccati contro Dio sono innumerevoli, ma che il nostro conto sia piccolo o grande, vale la
medesima ricevuta. Il sangue di Gesù Cristo è un pagamento sia per le “trasgressioni” gravi sia per le
lievi “mancanze”; la nostra iniquità se n’è andata via subito, per sempre.
Se tu sei nella famiglia di Dio e nella tua vita c’è peccato, Dio non ti tratterà come il peccatore che
vive fuori dalla famiglia di Cristo. Egli ti tratterà come un figlio disubbidiente. Ti porterà nell’angolo
per punirti. Ricorda che portò Davide nell’angolo e certamente Anania e Saffira non la passarono
liscia. Il nostro tentativo di portare Dio al nostro livello, semplicemente non funziona.
Ad ogni modo, c’è un altro metodo che è spesso usato per cercare di coprire quel buco tra un Dio
santo ed un uomo peccatore.
Il metodo che è spesso usato è un tentativo di portare l’uomo, al livello di Dio. Dicono che l’uomo
ha raggiunto la perfezione senza peccato e che sta vivendo su quella piattaforma davvero alta. Bene,
Giovanni reagisce a quell’approccio. Ascoltalo – versetto 8
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi.
1Giovanni 1:8
Questo è ancora peggio che essere un bugiardo. Quando arrivi al punto di dire che non c’è peccato
nella tua vita, in te non c’è nessuna verità. Questo non significa che sei semplicemente un bugiardo;
significa che non hai nemmeno la verità. Certe persone non possono beneficiare della purificazione
che opera il sangue di Cristo semplicemente perché dicono di essere senza peccato.
Peccato, al singolare, si riferisce al principio ereditario del peccato.
Gli eretici che Giovanni sta combattendo stanno dicendo che comunque possa essere la loro condotta
esteriore, non vi è peccato nella loro natura.
Altri pensano che si intenda “essere colpevoli”, perché il peccato è qualcosa che interessa la carne,
poco importante, e non contamina lo spirito. Giovanni rifiuta queste tesi. Se tu fossi illuminato dalla
verità, sembra dire, ti accorgeresti di avere peccato, ma negandolo inganni te stesso, ti stai prendendo
in giro da solo.
Non prendi in giro nessun altro. Prendi in giro solo te stesso.
Uno studente di teologia racconta:
Quando entrai come matricola all’università, il mio compagno di stanza era un giovane uomo che
stava studiando la Bibbia come me. Era un ragazzo dolce, per certi versi. L’unico problema con lui
era…, che era perfetto. Quando trovai la camera che mi era stata assegnata, il mio compagno non
c’era, ma quando entrò, si presentò e mi informò che non aveva commesso un peccato da tanti anni,
non mi ricordo se aveva detto che erano uno, due o tre. Mi sconvolse conoscere una persona che
non peccava. Avevo sperato che sarebbe diventato mio amico, ma non era un amico. Vedi, in ogni
stanza nella quale io abbia vissuto, le cose andavano male ogni tanto. E lì vivevo in una stanza nella
quale eravamo solo in due e uno di noi non poteva fare niente di sbagliato. Quindi se qualche cosa
andava male, indovina di chi era la colpa? Ora io ammetto, che di solito era colpa mia, ma non
sempre. Anche se era un bravo ragazzo, non aveva certo raggiunto il livello di perfezione che diceva
di avere; non era perfetto. Dopo il primo semestre, una matricola poteva trasferirsi dove voleva,
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così gli dissi, “Mi trasferisco.” Era molto l’afflitto e disse, “Oh, no! Dove vai?” Mi chiese: “Ho
conosciuto un ragazzo in fondo al corridoio che è cattivo proprio come me, e mi trasferirò con lui.”
Così mi trasferii e lui dopo non trovò un altro compagno. Il mio nuovo compagno di stanza ed io
andammo d’accordissimo. Siamo ancora amici e passiamo dei bei momenti insieme. Nessuno di noi
è perfetto anche se siamo migliorati un po’ nel corso degli anni.”
Qui termina il racconto di quello studente di teologia. Amico/ amica, se senti di aver raggiunto lo
stato di perfezione, mi dispiace davvero per coloro che ti stanno vicino; per tuo marito o tua moglie,
perché è difficile vivere con qualcuno che pensa di essere perfetto.
L’apostolo Giovanni dice:“Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non
è in noi.” Non possiamo portare noi stessi al livello di Dio. È impossibile raggiungere la perfezione
in questa vita.
Abbiamo visto che ci sono due tentativi dell’uomo di superare gli ostacoli al fine di avere comunione
con il Dio perfetto che “è luce”.
1°) Si tenta di portare Dio a livello dell’uomo cercando di negare che lui è luce. Non ci si
confronta con la SUA luce, non ci si mette nella sua luce, e quindi non si vedono i propri peccati.
2°) Si cerca di innalzare l’uomo a Dio, ossia si nega i propri peccati più dall’inizio e quindi si è
al suo livello. Alcuni chiamano il peccato: un errore poco importante.
Chi credi di prendere in giro quando dici di non avere peccato? Prendi in giro te stesso, e sei l’unica
persona che prendi in giro. Non prendi in giro Dio. Non prendi in giro i tuoi vicini. Non prendi in
giro i tuoi amici. Ma sicuramente prendi in giro te stesso.
E Giovanni dice che la verità non è in una persona come quella, perché non riesce a vedere che è un
peccatore e che non ha raggiunto la perfezione. Eppure tante persone stanno provando quella via,
sforzandosi di coprire il varco tra loro e il Dio santo.
Siccome non puoi abbassare Dio al tuo livello e non puoi portare te stesso al Suo livello, cosa farai?
Giovanni qui ci dà l’alternativa al versetto 9 di Giovanni 1:
Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni
iniquità.
1 Giovanni 1:9
Il giusto atteggiamento verso il peccato non è negarlo, ma confessarlo, così da ricevere il perdono
che Dio ha reso possibile e ci ha promesso.
“Se confessiamo i nostri peccati.” v.9 Qui c’è un altro dei nostri “se.”
Ne abbiamo visti parecchi:
“Se diciamo che abbiamo comunione” v 6;
“Se camminiamo nella luce” v 7;
“Se diciamo di essere senza peccato” v 8.
Ora qui c’è il giusto metodo per portare insieme un uomo peccatore ed un Dio santo: la confessione
dei peccati. Peccare ha il significato di mancare il bersaglio.
Questo è il significato originale della parola. Potremmo quindi dire “fallire” anziché peccare.
Se diciamo a qualcuno che è un fallito rimarrà male, ma se gli diciamo che è un peccatore farà due
cose, o negherà il fatto, oppure dirà “beh, modestia a parte, me la cavo bene”.
In effetti, non manchiamo il bersaglio ogni volta che sbagliamo qualcosa?
Il peccato è tanto negativo quanto concreto. Non consiste soltanto nella trasgressione alla legge di
Dio, ma anche nella mancanza di conformità alla Sua volontà.
Immaginiamo un gruppo di uomini che si sta dirigendo ad un ufficio di reclutamento senza sapere
che l’altezza richiesta è di un metro e settantadue centimetri.
Tutti sono notevolmente al disotto di quell’altezza, ma il più alto si vanta di essere di due centimetri
più alto dei suoi compagni.
Egli verrà respinto, come il più basso di loro, perché non ha raggiunto la misura richiesta.
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Tu puoi esser migliore di tante persone che ti stanno attorno, ma avrai bisogno del perdono e della
salvezza di Cristo al pari del peggiore uomo sulla terra.
Non vantarti di essere migliore degli altri, misurati con Dio.
Se hai peccato, occorre confessarlo.
Non nasconderlo o coprirlo davanti a Dio, ma confessalo con cuore dispiaciuto.
Confessalo subito, senza aspettare un momento particolare, che ti potrebbe sembrare più opportuno.
Inoltre non è sufficiente confessare tutto a Cristo, se hai peccato contro qualcuno devi anche andare a
riconciliarti con lui.
Quando Dio perdona, dimentica, perché Egli è fedele e giusto da perdonare e purificare.
Attraverso il sacrificio avvenuto al Calvario, Dio può essere assolutamente giusto e allo stesso tempo
rendere giusti quelli che credono in Gesù.
Perché Dio è fedele e giusto da perdonarci? Fa parte della sua fedeltà mantenere le promesse, il patto
stipulato.
In Geremia.31:34, Dio dice: “Io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più del loro
peccato”: questa è la fedeltà.
Ma come può essere giusto da rimetterci i peccati, se spesso nella nostra mente la giustizia si associa
con la punizione, non con il perdono?
Non è scritto Esodo.34:7, che Dio non terrà il colpevole per innocente, come può perdonare?
Il Giudice di tutta la terra non può rimettere il peccato alla leggera.
E’ vero, infatti la croce è l’unica base sulla quale può perdonare il peccato, perché là il sangue di
Gesù fu versato per espiare il peccato.
Possiamo quindi dire che perdonando i nostri peccati e purificandoci da essi, Dio onora il Suo patto,
con la fedeltà nei riguardi di quanto ha detto e con la giustizia attraverso ciò che ha compiuto.
In modo più semplice, è fedele nel perdonare perché lo ha promesso e giusto perché il Suo Figliolo è
morto per i nostri peccati.
Quello che ci viene richiesto è la confessione dei nostri peccati.
Non del peccato in generale, ma dei singoli peccati.
Cosa significa il confessare i nostri peccati?
La parola confessare deriva dal verbo greco che significa “dire la stessa cosa”.
Devi dire la stessa cosa che dice Dio.
Quando Dio nella Sua Parola dice che ciò che tu hai fatto è peccato, devi metterti nei panni di Dio e
osservarla dal Suo punto di vista.
E devi dire, “Hai ragione Signore, dico la stessa cosa che tu dici. È peccato.”
È questo ciò che significa confessare i peccati.
Questo, amico/ amica, è uno dei maggiori bisogni che abbiamo.
Questo è il metodo che Dio ha dato ai cristiani, per affrontare il peccato nella loro vita.
Un uomo, a causa di tante esperienze negative, di cui era molto scoraggiato disse al pastore della sua
chiesa. “Voglio servire Dio, ma ho fallito, infatti sono un fallimento totale.”
Il pastore gli disse molto francamente: “Non piangere sulla mia spalla. Vai e parlane a Dio.
Vuole che tu vada da Lui. Raccontagli che hai fallito. Raccontagli che ti sei sbagliato.
Cerca il Suo aiuto. Lui è tuo Padre, tu sei nella famiglia. Tu hai perso la comunione con Dio, ma
puoi riaverla. Se confessi i tuoi peccati, Lui è fedele e giusto per perdonare i tuoi peccati.”
Dopo che noi abbiamo confessato i nostri peccati, cosa fa Dio?
Lui ci purifica completamente.
Nella parabola, il figlio prodigo tornò a casa dal lontano paese maleodorante come un porcile.
Tu non credi certamente che il padre abbia messo una veste nuova su quel ragazzo sporco, che
puzzava tanto, vero? No, gli fece fare prima un bel bagno, fu lavato prima che la veste nuova gli fosse messa addosso.La settimana dopo non disse, “Papà, credo che andrò nel paese lontano e finirò di nuovo nel porcile.”
Non quel ragazzo.
Quando hai confessato il tuo peccato, significa che ti sei allontanato da quel peccato, che lo consideri
sbagliato e non vuoi farlo più. Significa che tu hai detto la stessa cosa che Dio ha detto.
Il peccato è una cosa terribile. Dio lo odia e ora tu lo odi.
La confessione ti riavvicina al Padre. Giovanni conclude questo pensiero, dicendo al versetto 10:
Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi.
1 Giovanni 1:10
Ora, non rendere bugiardo Dio.
Perché non vai dal Signore, amico/ amica, gli apri il tuo cuore e gli parli come non parli con nessun
altro? Raccontagli i tuoi problemi. Raccontagli i tuoi peccati. Raccontagli le tue debolezze.
Confessa tutto a Lui. E dì a tuo Padre che vuoi avere comunione con Lui e che Lo vuoi servire.Egli ha preparato un modo meraviglioso, magnifico, per tornare a Lui!
Da crc

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